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  1. Aiden Leveson-Gower
     
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    Un uomo buono? Un uomo che nasconde con successo le sue azioni malvagie.
    ▬Aiden Leveson-Gower▬
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    Aveva sentito dire che, per alcuni, era un sogno partecipare a certe feste. Probabilmente era stata una delle prime che si era portato a letto, che aveva favoleggiato e sognato sulle feste dei nobili maghi purosangue, blaterando qualcosa sul lusso e lo sfarzo e le incredibili conoscenze che si facevano e … qualcos’altro. Onestamente, mentre lei chiacchierava il giovane Aiden si era già rivestiti e l’aveva ringraziata, per poi svignarsela rapidamente. Molto rapidamente, prima che iniziasse a chiedere favori, per esempio essere portata ad una delle suddette feste che tanto sognava proprio dal giovane rampollo. L’Aiden di sedici anni rise del vecchio sé stesso, sistemandosi la cravatta e passandosi una mano fra i capelli, mentre l’elfo domestico finiva di allacciargli le scarpe laccate. Dopo un’ardua lotta, per quella sera aveva deciso per uno smoking grigio comprato qualche settimana prima, al suo arrivo nella Grande Mela.

    New York … puzza come una vecchia signora ed è altrettanto brutta

    Sentiva la mancanza di Londra, delle strade pulite e della gente che camminava tranquilla. Gli mancavano i parchi e il suono del fiume che scorreva proprio sotto le finestre delle sue stanze, e l’accento morbido della cara, vecchia Inghilterra. Mentre scendeva nel salone per accogliere gli ospiti, Aiden considerò con una smorfia che in quelle due settimane aveva sentito solo strilla e strepiti provenire dalle strade, il suono di centinaia di persone che sbraitavano in contemporanea, a qualunque ora del giorno. L’aveva trovato, in tutta sincerità, a malapena sopportabile. Come a malapena sopportabili sarebbero stati i festeggiamenti, poteva scommetterci: a malapena sopportabili, ma necessari. Sua madre, Indil Leveson-Gower, si era sbizzarrita negli ultimi giorni per quella festa … probabilmente perché, dopo parecchi anni, avrebbe rivisto sua cognata e voleva mostrarle Aiden Leveson-Gower Senior, dieci anni più vecchio di lei e già vedovo, che la vecchia Inghilterra aveva ancora qualcosa da offrire ai giovani stati uniti. Il giovane erede capiva anche perché il padre aveva accettato: i Leveson-Gower erano arrivati in pompa magna meno di un mese prima, risalendo con una nave a dir poco appariscente l’East River e accolti da una delegazione del governo babbano … oltre che da una folla di curiosi, magici o no che fossero. Ovviamente, a bordo c’erano i fantocci magonò che sarebbero stati usati per muoversi nel mondo di coloro che non erano dotati di magia, e che impersonavano ufficialmente la famiglia nel mondo non magico. Loro, i veri Leveson-Gower, erano arrivati tramite passaporta, in modo molto più rapido e tranquillo, direttamente nel palazzo appena comprato e arredato in un curioso mix fra il nuovo stile americano – quell’art decò, come la chiamavano – e il sobrio e pesante stile inglese. Sua madre non era stata affatto contenta del modo in cui avevano sistemato il salotto per gli ospiti, la sala da pranzo per la famiglia o … qualunque altra cosa. Erano state settimane movimentate per tutti, e Aiden sapeva che quell’arredamento sarebbe durato ancora per poco.

    Dunque, quel giorno l’alta società americana avrebbe dato il suo benvenuto ad una delle famiglie più illustri della vecchia Inghilterra, o perlomeno avrebbe finto di farlo. Aiden non era particolarmente contento, suo padre nemmeno, ma entrambi erano stati costretti a cedere di fronte alle insistenze dei gemelli e della Duchessa di Sutherland, impazienti di vedere l’America.

    Ed ora eccoci qui, a farci rimirare come bestie esotiche. Spero che gli affari di mio padre qui si concludano presto

    Aveva formulato quel pensiero da meno di un istante, quando le fiamme dei camini brillarono di verde, lasciando intravedere delle figure umane …


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    Edited by Aiden Leveson-Gower - 7/8/2018, 19:32
     
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  2. »lövë&smïlë«
     
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    L’AMORE È QUELLA COSA CHE TU SEI DA UNA PARTE, LEI DALL’ALTRA E GLI SCONOSCIUTI SI ACCORGONO CHE VI AMATE
    ▬SEAN BENNET▬
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    Ero stato preso da poco cone docente di volo. Non potevo essere più felice così! Ma anche se avevo un impiego, non potevo permettermi di restare senza lavoro prima di iniziare; perdipiù dovevo aiutare mia madre che, seppur non vivevamo più insieme, non volevo si preoccupasse di me,ancje economicamente parlando. Così lavoravo ogni tanto come cameriere e barman in serate come questa. Ero a casa di uno dei ricconi della città. Non che io fossi del tutto sguarnito di soldi, ma di certo non sarei mai arrivato ad una ricchezza tale. Questo...era davvero troppo! Insomma, sembrava di essere in un castello più che un appartamento. Gli invitati dovevano ancora arrivare, così sistemai la mia postazione per fare i cocktail. Avevano un bancone bar tutto loro! Incredibile!
    Una mia collega della serata, Sarah, mi si avvicinó portandomi gli ultimi bicchieri puliti.
    Certo che il proprietario di casa è proprio un uomo affascinante
    Avevo lavorato con Sarah diverse volte, aquanto pare ai ricconi piaceva avere molte donne belle in giro per casa che servivano i loro ospiti. Mica scemi.
    Sarah siamo pagati per lavorare e non per fare apprezzamenti
    Dissi divertito, Sarah diciamo che era una donna indipendente e a cui piaceva divertirsi in tutti i sensi....cosa un pó impensabile a quell’epoca.
    Giusto,ma potresti divertirti anche tu! Sai quante belle ereditiere verranno stasera? Magari io mi accalappio il ricco tenebroso e tu una ricca esuberante
    Scossi la testa sorridente, per non scoppiare a ridere e così farci scoprire dal padrone di casa.
    Sei assurda Sarah. Adesso vai alla tua postazione, che a momenti arriveranno gli ospiti
    Sarah mi fece un occhiolino e mi lasció finire d’allestire la postazione. Indossavo una divisa tipica per questi lavori: camicia bianca e papillon nero,pantaloni eleganti neri e un gilet nero. Mi sistemai allo specchio dietro di me il papillon che era leggermente storto e mi misi in posizione in attesa che qualcuno arrivasse e mi chiedesse un drink.

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    Edited by »lövë&smïlë« - 5/8/2018, 09:31
     
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  3. .reverse
     
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    23 y.o.
    ReaDumont

    Quella appena trascorsa era stata una giornata abbastanza stressante per gli standard di Rea. Dopo una mattinata movimentata all’ospedale magico si sarebbe aspettata un pomeriggio tranquillo all’emporio delle pozioni, e invece no. Mancava meno di un mese all’inizio della scuola e gli studenti, accompagnati dai portafogli dei genitori, se ne andavano già scorrazzando per le strade di Dragon Alley a comprare i materiali scolastici, tra cui anche gli strumenti per le pozioni. Un gruppo di marmocchi si era affacciato al negozio, uno dopo l’altro, tutti con la stessa vocina stridula e l’acne stampato in faccia come a voler dire “sì, sono diventato adolescente con gli ormoni a palla, guardami e servimi”. Oltre a questo, gli stronzetti figli di papà aggiungevano talvolta, non a parole ovviamente, anche una specie di poor bitch quando fissavano Rea intenta a fare il suo dovere. Glielo si leggeva in faccia che si stavano già facendo una serie di seghe mentali (e non) sulla ragazza, e Rea questo lo sapeva. Se l’era fatte anche lei all’epoca ma con la differenza che non aveva la faccia da ebete mentre fantasticava. Al contrario, molte fantasticherie le aveva fatte diventare realtà. Per di più, ai marmocchi che si azzardavano a fare i galletti di fronte a lei spudoratamente dedicava un trattamento speciale. Con qualche scusa banale avvicinava i ragazzini a sé per fargli odorare un infuso preparato per l’occasione e che aveva come particolarità quella di far addormentare TUTTI i muscoli del basso ventre, soprattutto nei maschietti più eccitati. L’effetto iniziava nel giro di qualche minuto, giusto il tempo di farli sgombrare dal negozio, e durava pressoché qualche ora. I ragazzini, terrorizzati dal mal funzionamento del loro amichetto tornavano quasi subito, da soli, al negozio di pozioni per farsi risolvere il problema non volendo andare all’ospedale e non potendo usare la magia. Uno scherzetto che almeno le migliorava la giornata.
    Non appena fu rientrata a casa, quella sera, si accorse di aver poggiato il piede su un foglio di carta inviatole da sua cugina Hedel tramite gufo, in cui questa la invitava ad una festa che si sarebbe tenuta qualche giorno dopo in un lussuoso appartamentino di NY da un suo cugino che, però, non sapeva se era anche cugino di Rea. Ed in qualità di nobile ed altolocata, avrebbe dovuto fare le veci di sua madre, la defunta Phoebe Crawford. La prima cosa a cui pensò la ragazza fu che erano ormai passati i tempi in cui doveva partecipare a questi eventi di dovere. Anche la sua famiglia, a suo tempo, aveva organizzato feste di circostanza e lei se l’era sempre svignata pur di non dover salutare decine di persone che ripetevano tutte la stessa cosa. Era ricca ma odiava i ricchi, o meglio le persone che se la credevano. Ed i ricchi se la credevano quasi tutti. Ricco o povero se uno era deficiente era deficiente e basta. L’unica cosa interessante dell’appartenere ad una famiglia con una certa nomina era il potere che questa nomina ti dava. Per quanto riguardava le feste, comunque, le cose erano leggermente cambiate quando Rea, intorno ai 14 anni, aveva scoperto l’alcol, e dopo aver fatto la sua comparsa in pubblico, si rinchiudeva in uno sgabuzzino con un ragazzo ad ubriacarsi e fare cose, per poi ricomparire la mattina dopo. E forse fu solo per questo motivo che alla fine Rea accettò. Se ci fosse andata avrebbe bevuto fino a non reggersi più in piedi e magari avrebbe movimentato la serata. Ah già, avrebbe rivisto anche la sua cuginetta che si diceva fosse un tipetto abbastanza sveglio per la sua età e forse avrebbe scoperto anche una qualche altra parentela.
    Così attacco sul frigorifero l’invito su cui era scritto l’indirizzo e iniziò a pensare a cosa indossare per l’occasione.

    Quella sera era arrivata e Rea decise di sfoggiare un abito nero di raso, più o meno lungo, dalle bretelline sottili, abbastanza scollato dietro la schiena così come lo era davanti, con abbinate un paio di scarpe nere dal tacco sottile ed altrettanto eleganti. Un vestito semplice ma che poteva aiutare la fantasia dei giovani rampolli che avrebbe incontrato quella sera. L’unica cosa in cui sperava era che ci fosse almeno un maggiorenne con cui divertirsi, oltre che ad una bella bottiglia di vero champagne.
    Non appena la giovane purosangue fu pronta (e in ritardo) si materializzò esattamente nel grosso appartamento di lusso in cui c’era già un certo via vai di gente. Forse Rea avrebbe dovuto riconoscere un po’ di gente perché qualche vecchia mummia ben conservata tentò di avvicinarsi alla ragazza, la quale cercò di allontanarsi rapidamente trovando rifugio nel suo posto preferito: il banco delle bevande, che, grazie a Merlino, era davvero molto grande e ben fornito. Anche di camerieri. Durante tutto il tragitto dal camino al banco non fece neanche lo sforzo di cercare con lo sguardo il padrone di casa. I ragazzini lì presenti erano praticamente uno uguale all’altro, e prima o poi il principino avrebbe fatto una delle sue comparse teatrali per mostrarsi pubblicamente. Non vide neanche Hedel ma immaginava sarebbe arrivata da lì a poco. In compenso il cameriere al banco dava l’idea di essere un tipo abbastanza interessante oltre al fatto che sembrava stesse aspettando proprio qualcuno da servire.
    «Ciao» disse la ragazza, facendo una smorfia leggermente maliziosa. «Un bicchiere di champagne per cominciare a movimentare questa serata»

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    Edited by .reverse - 7/8/2018, 12:29
     
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    «E comunque siamo imparentanti con mezza America.» Era stata l’occhiataccia decisa ma risoluta che aveva scoccato alla madre, impuntando i piedi e quasi arrivando a sbatterli rumorosamente in terra. Hedel Anakin Crawford era una bimba viziata, cresciuta nel lusso e carica di attenzioni. Figlia prediletta del padre ( era arrivata alla conclusione che dovesse essere così visto le inefficienze mostrate dal fratello Nathaniel) e rampolla di prim’ordine di una delle famiglie più potenti ed influenti del mondo magico. Si dice che i Crawford stanno alla politica come gli squali stanno al mare. Nel loro habitat naturale, predatori indiscussi ed implacabili. Non era stata a sentire la risposta della madre, una delle solite repliche buonista sul fatto che erano una famiglia e dovevano restare uniti, mentre infilava rapidamente un abito in velluto cobalto. Sembrava che avesse strappato quel tessuto proprio dalla volta celeste, in una di quelle notti buie e senza luna, strappandone brutalmente le stelle e poi indossandolo. Ricadeva morbido ed avvolgente esaltando le figure di giovane donna. «E Nate... quell’impegno di lavoro, mamma! Sarà sicuramente svenuto ubriaco con qualche squallida arrampicatrice sociale. Giuro aggiunse piccata, arcuando il sopracciglio in una V capovolta che sottolineava quanto fosse perplessa da quella vicenda. Anzi era certa che il rampollo di casa si stesse esibendo in acrobazie a letto con una, forse più, spettatrici particolari. Forse l’ingenuo sguardo della madre non coglieva queste sfumature, anche se il puzzo di distilleria e fumo doveva essere un segnale piuttosto allarmante. Dunque alla festa sarebbe andata accompagnata da madre e padre. I Crawford in pompa magna. Meno uno. Non poté fare a meno di pensare quanto fosse fortunato Nathaniel che con l’ennesima bevuta colossale si era ritagliato la serata libera... per altro alcol.


    Arrivata alla festa la giovane Crawford non poté fare a meno di pensare a quanto fossero opulenti e pacchiani i cugini inglesi. Oltre oceano andava così di moda ostentarsi ? Persino con la comunità No Mag avevano avuto desiderio di interagire. Che schifo! Non trattenne un sorrisetto divertito che ben presto si tramutò in un espressione di sincera perplessità, con una buona dose di acida disapprovazione di fronte a tanta ostentazione. Sospirò roteando gli occhi al cielo ed osservando i coniugi Crawford, mamma e papà, dirigersi a porgere prontamente i loro saluti ai cugini inglesi. Distese le spalle, raddrizzando la testa e allungando la schiena, per poi dirigersi sul biondino: suo cugino. «Avete nascosto un circo da qualche parte anche? O ci farete vedere un numero di vile lotta babbana? » domandò ironica, alludendo a tutto il gran casino che avevano creato scendendo da quella nave quando erano sbarcati nel nuovo modo. Gli europei, che strana razza! « E prima che tu fraintenda...sono Hedel, cugino.» soffiò un bacio verso il bel volto del cugino, un residuato della famiglia Crawford, prima di volgergli le spalle senza alcun rispetto e dirigersi verso la zona bar. « Offrite qualcosa da bere che non sia brodaglia NoMag?»

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  5. Aiden Leveson-Gower
     
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    Un uomo buono? Un uomo che nasconde con successo le sue azioni malvagie.
    ▬Aiden Leveson-Gower▬
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    Quella di buttarsi sugli alcolici – e magari portarsi in camera la cameriera carina che lo guardava da inizio serata – gli sembrava un’idea sempre più allettante. Non era cambiato nulla da quando era il rampollo più ambito d’Inghilterra: ora era, forse assieme a suo cugino, lo scampolo più ambito d’America … ma in realtà la sostanza dei fatti non cambiava. Si trattava sempre di sorridere, dire qualche parola gentile alle ragazze, salutare gli uomini con una stretta decisa e le donne con un baciamano. In pratica, era una noia mortale. Cambiavano i volti, lo sfondo – gli mancava il suo castello di pietra grigia, con millenni di storia alle spalle! – e a volte perfino la musica, ma la solfa rimaneva sempre la stessa. Aiden ci era abituato, era abituato allo sfarzo e alle atmosfere fiabesche … mentre, a giudicare dalle espressioni degli ospiti, nessuno di loro era preparato ad uno spettacolo simile. Il giovane rampollo trattenne a stento una smorfia. Americani, rozzi e selvaggi, poco ma sicuro.

    Vado a prendere da bere. Arrivano quei maledetti Crawford e vado a prendere da bere

    Eh si, perché a quello si aggiungeva l’ennesimo granello di noia … bisognava aspettare i cugini americani, il motivo per cui lui era stato costretto a lasciare le sofisticate atmosfere londinesi per il chiasso newyorkese. Già non li tollerava, quegli sconosciuti che l’avevano trascinato in mezzo al puzzo di due fiumi usati come discariche e ad un accento incomprensibile.

    Sono scortesi, questi famosi cugini d’America. Mi aspettavo di più da dei maghi del loro lignaggio … se non altro, la capacità di arrivare puntuali

    Commentò, a voce bassa, all’indirizzo di sua madre. La donna continuò a sorridere, composta, mentre il marito si intratteneva con alcuni suoi collaboratori … ma i suoi occhi si fecero improvvisamente freddi. Aiden aveva colto nel segno: Indil era una sorella minore, probabilmente l’avevano sempre paragonata a qualcun’altro; inoltre, era vanitosa come pochi altri, e adorava ostentare la forza e il potere della sua famiglia. Formava una strana coppia con suo marito, che invece non sentiva quasi mai il bisogno di mostrarsi in maniera tanto pacchiana: Aiden Leveson-Gower Senior sapeva benissimo di essere importante e ascoltato, in qualunque ambiente si trovasse. Erano gli altri a muoversi per lui, mai il contrario … ma per sua moglie, era disposto a fare piccole follie come comprare un palazzo nel centro esatto di New York e spostare per un po’ la famiglia in America, dando feste sfarzose e pacchiane.

    CITAZIONE
    «Avete nascosto un circo da qualche parte anche? O ci farete vedere un numero di vile lotta babbana? »

    Simpatica come carta vetrata. Sia la voce, che le parole. Aiden girò pigramente lo sguardo, squadrando la ragazzina che gli stava davanti dalla testa ai piedi. Carina, ma niente di speciale; inoltre non le avrebbe dato più di quattordici anni a dir molto, quindi era anche piccola. Una piccola bambina viziata, come ne esistevano a migliaia fra la nobiltà. Si sarebbe presentata, pretendendo la sua attenzione, e poi avrebbe finto di non essere interessata. Noiosa, come tutto in quel posto.

    CITAZIONE
    « E prima che tu fraintenda...sono Hedel, cugino. Offrite qualcosa da bere che non sia brodaglia NoMag?»

    A quelle parole, gli comparve un sorrisetto sul volto. Ah, ecco da chi aveva preso la linguaccia lunga: si vedeva che aveva il suo stesso sangue nobile. Non fosse stata imparentata con lui, l’avrebbe ignorata e l’avrebbe presa in giro per l’età … invece, sua madre doveva averle passato più di quanto sembrasse a prima vista. Purtroppo, non il regale accento inglese che doveva di certo possedere.

    NoMag … che nome curioso che usate per loro. E che leggi retrograde, anche

    Le sorrise sornione, lanciando un’occhiata a suo padre, intento a salutare la sorella Galadriel: non l’avrebbe biasimato se si fosse allontanato per parlare con la piccola dei Crawford, poco ma sicuro. Se non altro, si sarebbe risparmiato i saluti di qualche altra grassa e ricca erede che si credeva bella solo perché aveva un po’ di soldi. Porse il braccio alla cugina, notando con piacere che mezza sala li stava guardando … bene. Aiden adorava essere al centro dell’attenzione.

    Esattamente, com’è riuscito il mio caro cugino a sfuggire a questi doveri sociali? Perché è decisamente una magia che vorrei imparare a fare più spesso

    In Inghilterra riusciva a trovare scuse piuttosto facilmente, bazzicando in giro con gli altri rampolli nobili, mentre lì in America doveva ancora crearsi un giro abbastanza altolocato da giustificare le sue assenze. I Crawford avrebbero anche potuto fare al caso suo. Non dovevano nemmeno uscire assieme veramente, bastava che i loro genitori ne fossero convinti. Aiden si appoggiò al bancone, meditando solo per un istante su cosa prendere.

    Un Sidecar, mentre per la mia cara cugina …?

    Aveva assaggiato quel mix di Cognac e triple sec solo una settimana prima, ma era diventato il simbolo delle poche cose buone che l’America del proibizionismo avesse da offrire. In realtà, per il momento era stata l’unica cosa buona, assieme ad un paio di adorabili americane che amavano divertirsi, ma Aiden era un ottimista.


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  6. »lövë&smïlë«
     
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    L’AMORE È QUELLA COSA CHE TU SEI DA UNA PARTE, LUI DALL’ALTRA E GLI SCONOSCIUTI SI ACCORGONO CHE VI AMATE
    ▬SEAN BENNET▬
    La festa parve incominciare e finalmente arrivó da lavorare anche per me, almeno non sarei rimasto inutilmente in piedi tutta la serata,no? Poi alla gente ricca piaceva bere. La cosa assurda e anche ovvia è che sul mio banco avevo solo i migliori distillati e vini. Bottiglie da 3000 galeoni! O almeno in Inghilterra valevano tanto. Si avvicinó la prima donna, una giovane donna dai capelli mori e mossi. Quando lavoravo come barman o cameriere mi piaceva immaginare che storia ci fosse dietro gli occhi di una persona. In quel caso, guardai gli occhi chiari della giovane donna e ci vidi una donna forte e sicura.
    CITAZIONE
    ciao. Un bicchiere di champagne per cominciare a movimentare questa serata

    Le sorrisi al suo saluto.
    Buonasera, Miss. Ottima scelta! Cos’è meglio di un ottimo champagne per iniziare la festa? Arriva subito.
    Seppure vivessi in america da anni, una cosa che non mi aveva mai lasciato fu il mio accento scozzese, duro e pronunciato su ogni consonante.
    Presi un flut e,aprendo la prima bottiglia di champagne senza che il tappo scoppiasse, versai al suo interno la bollicina.
    Posai sul bancone, dopo aver posato un tovagliolo sopra di esso, il flut.
    Ecco a lei,mi’lady.
    CITAZIONE

    Subito dopo si avvicinarono il proprietario di casa con un’altra ospite. Sembravano battibeccare,ma con riservatezza. Questi ricchi non li capiró mai.
    CITAZIONE
    Offrite qualcosa da bere che non sia brodaglia NoMag?

    Un’altra cosa che non capivo degli americani o dei ricchi americani? Che erano contro i babbani. O NoMag. Che avevano di male? Erano persone come noi solo senza poteri!
    Potrei farle una rivisitazione della burrobirra con champagne e vaniglia,Miss.
    CITAZIONE
    Un Sidecar, mentre per la mia cara cugina …?

    Feci un cenno con la testa. Così mentre la signorina decideva cosa prendere, io iniziai a preparare il drink al ragazzo.

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  7. .reverse
     
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    23 y.o.
    ReaDumont

    «Buonasera, Miss. Ottima scelta! Cos’è meglio di un ottimo champagne per iniziare la festa? Arriva subito.» probabilmente Rea avrebbe ignorato la risposta del cameriere se non fosse stata colpita dal suo accento strano, sicuramente non americano. Nonostante fosse risaputo (e palese) che in America ci fossero molti maghi e NoMag emigrati era difficile averne piena consapevolezza. Del resto anche lei aveva origini ‘straniere’, come si poteva immaginare dal cognome.
    Si concentrò allora sul cameriere che aveva attirato la sua attenzione. Lineamenti marcati, ciuffo ribelle, labbra pronunciate e..bocca grande. E certo, anche un sorriso niente male se si era abbastanza ubriachi da non pensarci. La fissazione di Rea su alcuni dettagli era maniacale, poteva pensare per ore a qualcosa che l’aveva colpita così come poteva fissarsi per ore su qualcosa che l’aveva infastidita. Il tipo ancora non aveva capito se le piaceva o la infastidiva. Spruzzava gioia e ottimismo fino a farti girare la testa ed era molto, troppo gentile. Il lavoro era lavoro, ma Rea conosceva abbastanza bene la differenza tra l’essere educato per dovere e gentile. «Ecco a lei,mi’lady.» Ecco appunto.
    Una volta afferrato il flut di champagne lo alzò alla salute del ragazzo e poi si girò dandogli le spalle e appoggiando queste al banco per godersi lo spettacolo davanti a sé. Mandò giù il primo sorso. Sicuramente non ce l’avrebbe fatta a resistere tutta la serata senza essere almeno un po’ brilla, il ché significava diventare la migliore amica del barman che ben presto le avrebbe dovuto servire un altro bicchiere dello stesso champagne o di qualcos’altro di molto forte, ma almeno per questo avrebbe potuto aspettare.
    Come volevasi dimostrare, dopo qualche istante, arrivò rapido un profumo di sprezzante acidità che non era il suo. Musica per le sue orecchie. « Offrite qualcosa da bere che non sia brodaglia NoMag? » Hedel, la cugina prediletta, l’unica vera cinica della famiglia. Se qualcuno entrava nelle sue grazie aveva le porte spalancate per qualsiasi cosa, altrimenti spalancava le porte solo per far conoscere l’inferno. « Se ti può stuzzicare questa brodaglia NoMag è meglio di un incantesimo Confundus, » anticipò Rea alludendo al bicchiere di champagne che aveva in mano « ma l’amichetto qui dietro sembra essere un tipo molto creativo, sono certa ti soddisferà » lanciò uno sguardo al barman per poi tornare sulla cugina. « Buonasera cuginetta »
    Come un cagnolino che seguiva il suo padrone arrivò un ragazzo al suo seguito. Un biondino, alto, dal temperamento ribelle che cercava divertimento, specie in un mortorio come quello. Probabilmente una faccia nuova, con l’età stampata sul suo bel faccino da adolescente. Che Hedel avesse già trovato il giochino della serata?
    «Esattamente, com’è riuscito il mio caro cugino a sfuggire a questi doveri sociali? Perché è decisamente una magia che vorrei imparare a fare più spesso» Rea rise sentendo quella frase. La giovane Dumont era abbastanza certa che quelle fossero le parole di un principiante e non riuscendo a trattenersi si intromise nella discussione.
    «Vuoi sapere davvero come fare a svignartela? Fai un po’ di casino, movimenta la serata, divertiti con qualche ricca erede sotto gli occhi del padre e stai pur certo che non ti pregheranno di partecipare a qualsiasi evento. Se poi ci sarai ti porteranno rispetto nella speranza di imparentarsi con te fosse solo per il cognome che porti, ma se non ci sarai sentiranno immediatamente la tua mancanza. » anni di esperienza dovevano pur servire a qualcosa, no? I ricchi, oltre a essere pieni di soldi, erano anche pieni di ambizioni. «Hedel, non sarà mica lui il rampollo inglese, figlio del Lord che ha organizzato questa festa che di festa ha solo il nome? » disse, usando l’accento inglese per sottolineare la parola Lord. Termine ovviamente fuori contesto lì in America. « Aspetta.. ricordami perché siamo venuti » sogghignò alla piccola dei Crawford, lanciandole uno sguardo divertito, per poi ritornare sul padrone di casa. «A proposito, io sono Rea, sua cugina, ma non ho ben capito se sono anche tua cugina. Penso che questo sia il contesto adatto per scoprirlo, non trovi? »

    medimag&saleswoman ♣ pureblood ♣ lover

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    Uno, due... mamma aveva impartito una ferrea educazione ai pargoli di casa Crawford non appena si era resa conto di quanto teppisti criminali potessero essere i pensieri che animavano le more testoline diaboliche, così a suon di schiaffi ben assestati e qualche diabolico Tarantallegra - era già stato un successo non fosse ricorsa a dei Crucio, ma la cosa non era ancora da escludersi- aveva impartito loro una lezione fondamentale per essere socialmente accettato: contare almeno fino a cinque prima di proferire una cattiveria. Con il tempo Hedel aveva applicato questo metodo a tutto fuorché a contare prima di parlare. Il cugino inglese aveva impiegato due secondi esatti prima di finire ingarbugliato nella sottile tela magistralmente intessuta dalla Crawford è ancora non aveva capito di esserci rimasto impigliato.
    Giunta al bancone dei cocktail fu una ragazza dai lineamenti simili ai suoi a rivolgerle per prima la parola: sorriso beffardo, sguardo di chi ha appena scambiato la bottiglia di gin con una di veleno di doxy. « Andrea» la lingua accarezzò quel nome così elegante e particolare, non che Hedel non lo fosse, ma quello della cugina aveva un tocco di esotico che al suo mancava, sorridendo altrettanto divertita. «Vada per la sua rivisitazione... se mi troverò avvelenata saprò da chi andare a cercare vendetta» aggiunse indugiando qualche istante ancora sul barista per poi scoccare una rapida occhiata alla cugina, sicuramene nella lista dei sospettati « Lavori da Beardmore Apothecaries giusto? È un sospetto legittimo » sorrise giustificandosi con una scrollata di spalle che le avrebbe fatto scivolare di dosso ogni senso di colpa, se mai qualcosa di simile potesse nascere dalla sua anima arida.
    « Nathaniel è troppo furbo per farsi incastrare in queste feste» commentò con una certa soddisfazione nelle sue parole
    «Ma anche puzzare peggio di una distilleria e svegliarsi nei letti più disparati di Manhattan con sempre una (una?) donna diversa aiuta...» probabilmente il caro fratellino si stava rotolando tra le lenzuola della sua nuova conquista, con il corpo carico di rum e la bocca che sapeva di fumo di sigaretta, unica concessione NoMag che veniva tollerata dai Crawford.
    «E noi che abbiamo fatto di male per meritarci un simile supplizio?» aggiunse roteando gli occhi al cielo con una certa teatralità, mancava soltanto uno sbuffo carico di esasperazione per essere incoronata come drama Queen della festa. « Oh tutte queste parentele mi confondono al punto che non ho idea se siate imparentati... potendo io sceglierei di non essere imparentata con il Lord del Tamigi, cara Rea...un destino nefasto che sicuramente mi macchierà a vita» sorrideva mentre dalla sua bocca uscivano parole contrastanti. Il caos era il suo regno e gettare nello sconforto i suoi interlocutori era quanto mai divertente. Stava scherzando o soltanto usando l’ironia per camuffare una dura verità?




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  9. Aiden Leveson-Gower
     
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    Un uomo buono? Un uomo che nasconde con successo le sue azioni malvagie.
    ▬Aiden Leveson-Gower▬
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    Si trattenne a stento dal sorridere, sentendo le parole delle due ragazze. Ci erano cascate, e con tutte le scarpe. Aiden nascose per qualche istante il viso nel bicchiere, dominando le proprie emozioni come ogni Leveson-Gower che si rispettasse. A volte, in realtà, dubitava fortemente di avere una qualunque emozione, anche solo la più banale. Gli sembrava che tutto fosse … grigio. Piatto. Annoiato, ecco come si sarebbe potuto descrivere il giovane erede della più ricca famiglia britannica: annoiato. L’unica cosa che riusciva a spezzare la noia era il disprezzo misto ad un divertimento perverso, ad esempio sentire quelle due americane parlare della sua famiglia.

    Credetemi, cugina e forse-cugina, se avessi potuto impedire a mia zia di imparentarsi con un americano di quarta categoria l’avrei fatto. Fra tutte le famiglie nobili e ricche, perché doveva scegliere degli scarti della società? Avrei capito un nobile europeo, o perfino quegli sciattoni d’Australia, almeno hanno un bel panorama … ma voi?

    Era una domanda che avrebbe voluto fare direttamente alla donna bionda dall’altra parte della sala, che in quel momento stava conversando con suo padre. Fece girare il cocktail nel bicchiere, schioccando le labbra soddisfatto.

    Se non altro, qui siete bravi a fare dei cocktail. Temevo di dover restare sobrio per tutta la durata del mio soggiorno

    Voleva tornarsene in Inghilterra. L’aveva già detto? Beh, meglio ripeterlo: voleva tornare in Inghilterra, con i suoi salotti fumosi e le conversazioni sofisticate. E le ragazze carine almeno della sua età, invece delle marmocchie che giravano lì in America. Poi, erano donne o uomini? Quei capelli corti erano osceni. Capelli corti, petti piatti e sederi quasi assenti. Tutto considerato, si sarebbe dovuto portare il laudano.

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