[ESPERIENZA 3] - Somebody’s Watching

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    [ESPERIENZA 1]: Somebody’s Watching

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    Halloween, la notte più spaventosa dell'anno era finalmente scesa sul castello di Hogwarts. Tutti gli abitanti del castelo erano in fermento, in sala grande erano state incantate delle zucche affinchè volassero sospese a mezz'aria, mentre alcuni pipistrelli volavano nella volta incantata accompagnata da terribili tuoni. A dare il tocco finale ci pensavano i fantasmi del castello, che per tutta la giornata si erano aggirati per le mura di Hogwarts spaventando i loro abitanti, interrompendo le lezioni e disturbando la quiete della biblioteca. Il più attivo di tutti in questa giornata era stato Pix il Poltergeist entusiasta che per questa occasione il Barone Sanguinario avesse dato promessa di non impedirgli alcuno scherzo. Caccabombe esplodevano senza preavviso nei corridoi, capi di vestiario venivano sottratti ed esposti a pubblica gogna, un Corvonero aveva pure denunciato la presenza di una Palude Portatile al posto del suo letto a baldacchino. Soltanto pochi prescelti avevano ricevuto l'invito personale - e conseguente permesso dal preside a violare il coprifuoco - per prendere parte alla festa di compleanno, o meglio l'anniversario di morte- di Nick-Quasi-Senza-Testa. Il fantasma di Grifondoro attendeva con ansia questa serata per tutto l'anno e quel giorno non si era visto per il castello: sicuramente era stato troppo impegnato ad organizzare la festa spettacolare di cui gli invitati non facevano alcuna parola. Tutti sapevano che si sarebbe svolta, ma restava comunque un evento esclusivo. Gli invitati erano stati contattati con un criptico invito, in perfetto stile di Nick-Quasi-Senza-Testa e di Halloween.

    21.00
    Foresta Proibita

    N.H.N.



    In lontananza rintoccò per nove volte la Torre dell'Orologio, mentre le ombre degli alberi della foresta si allungavano sul limitare del bosco con il sorgere della luna piena. Intanto gli invitati giungevano sul luogo indicato ma nessuno sembrava essere pronto ad accoglierli, o a portarli sul luogo della festa.



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    HEDEL ANAKIN CRAWFORD
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    Era qualcosa di primordiale, l'istinto della fuga. Qualcosa di intrinseco nella nostra anima. Di fronte al pericolo il primo pensiero di ognuno è correre. run, boy, run. Corri ragazzo corri. Non ero mai stata brava a correre. Avevo sempre detestato sentire la gola bruciare per l'assenza di ossigeno e le gambe che pizzicavano per lo sforzo fischio e per il freddo. Così come detestavo il vento gelido che frusta il viso e sferza i capelli senza sosta. Correre non faceva per me. Decisamente no. Eppure stavo correndo. In bocca sentivo il gusto amaro del ferro e non ero padrona delle mie gambe. Si agitavano, i passi calcavano il terreno quel poco che bastava per compiere il passo successivo. Ero veloce eppure sapevo di non essere al sicuro. Sentii lo stomaco contrarsi per l'agitazione, quasi mi mancò il respiro. Dovevo fermarmi per prendere fiato. No non potevo fermarmi o mi avrebbero presa. Si parò davanti a me d'improvviso, calato dall'alto da una forza misteriosa. Un muro di mattoni, copriva l'intero corridoio impedendomi di proseguire. Ero bloccata. Mi voltai come un animale in trappola cercando disperatamente un'altro passaggio. Non potevo permettere di essere presa. Ma stava arrivando, ogni cellula del mio corpo avvertiva la minaccia imminente che avanzava verso di me insieme al freddo pungente. Indietreggiai appiattendomi contro il muro, le spalle premute contro la fredda pietra. Chiusi gli occhi, mentre l'oscurità avanzava e prendeva possesso di ogni cosa. Era finita. Sentii una risata malvagia e poi più nulla. Solo tenebre.

    Bum-bum-bum. Riuscivo a sentire il mio cuore rimbalzarmi fino in gola, il battito accelerato. Da un momento all'altro sembrava dovesse sfondare la cassa toracica per uscirne. Decisamente uno spettacolo poco divertente. Piccole gocce di sudore imperlavano la mia fronte, mentre la schiena era percorsa da brividi di freddo e dalla sensazione malsana che qualcosa non andasse. Era un peso all'altezza dello stomaco, un aggrovigliamento nelle viscere. Ad ondate percepivo ancora quel senso di sconforto e di smarrimento. L'angoscia mentre mi vedevo la strada sbarrata da un muro che prima - avrei potuto giurarlo sulla mia stessa vita- non c'era ed il successivo senso di sconforto. Per non parlare della crudele consapevolezza di quello che sarebbe accaduto. Era come guardare un film già visto, sapere cosa cambiare per ottenere un finale differente ma non esserne capaci. Aprii gli occhi mentre mi rimettevo a sedere nel letto, cercando in qualche modo di riprendere il controllo del mio corpo. Anche respirare mi sembrava doloroso, la gola secca bruciava ad ogni respiro, mentre il cuore batteva così forte da far male. Provai a svuotare la mente da ogni pensiero, provai a liberarmi da quelle immagini e dalla sensazione di essere in trappola. Dovevo distrarmi, concentrarmi su altro. Ma riuscivo solo a vedere oscurità e occhi neri come la pece, e a sentire quella risata che raggelava il sangue. Era come il rumore di unghie sulla lavagna.E continuava a riprodursi nella mia testa come un giradischi rotto che si è fermato su quel pezzo e continua a ripeterlo. Peccato che non potessi spegnerlo. Qualcuno bussò alla porta della mia stanza.
    « Hedel ti ho portato il vestito per stasera» Due occhi a mandorla si fissarono nei miei, mentre un espressione di imbarazzo si espandeva sul viso della ragazzina. Zoey Ch'ang era la Serpeverde del secondo anno alla quale avevo affidato alcune semplici mansioni. Come ritirare il mio vestito per stasera. In cambio le avrei svelato il passaggio segreto per accedere alla più esclusiva festa dell'anno. Stando a quanto andavano dicendo i fantasmi. «lascialo lì» indicai un punto non meglio definito nella semioscurità della camera. Doveva essere pomeriggio ma io ero esausta dalle nottate precedenti. Delle quali non ricordavo nulla. E di certo la colpa non era dell'alcol. Era molto peggio. La causa di tutto era la mia diabolica nemesi, che aveva sviluppato una certa predilezione ad estromettermi completamente dalle sue malefatte. Se prima si divertiva a tormentarmi mentre ero costretta ad assistere impotente al suo piano ora provava maggiori soddisfazioni dal mio senso di smarrimento. E la notte mi tormentava con terribili incubi, con immagini violente e con occhi neri che spuntavano sui volti delle persone a me più care.

    Nessuno può organizzare una festa clandestina che si rispetti senza un certo tipo di invitati. Ed io non perdevo mai una festa che fosse degna di essere chiamata come tale. Avevo partecipato - con poco entusiasmo ed ancor meno interesse- alla banale festa organizzata dalla scuola. Infondo dovevo trovare un modo per riempire le ore che avevano separato il mio risveglio dalla mezzanotte. E non essendoci nessun Grifondoro da spaventare a morte, avevo optato per il tranquillo banchetto di Halloween. Ero stata informata della festa nella foresta proibita quasi una settimana prima, direttamente da uno degli organizzatori. Il Barone Sanguinario che tra le altre cose era il fantasma della nobile casata di Serpeverde. Era sbucato fuori direttamente nella stanza che condividevo con un paio di altre Serpeverdi, ma aveva informato esclusivamente me dell'imminente festa. Aveva fornito delle frettolose informazioni su come raggiungere l'entrata, accompagnate da un criptico bigliettino e poi si era dileguato. Non era certo uno dei fantasmi più chiacchieroni del castello e di sicuro non aveva tempo da perdere. Stavo finendo di ultimare il costume di Halloween tracciando una riga con sangue finto sulla gola, come se qualcuno vi avesse passato una spada da parte a parte, quando un rumore di catene e risate si diffuse in tutta la stanza. Questo era il segnale: la festa stava per cominciare.

    Durante i miei vagabondaggi notturni avevo avuto modo di scovare molti dei passaggi segreti che collegavano il castello all'esterno. C'era quello della strega gobba che portava direttamente nella cantina di Milandia, per esempio, ma il mio preferito restava quello che conduceva dal Platano Picchiatore direttamente nella Stamberga Strillante. Eppure le indicazioni del Barone conducevano ad un passaggio di cui non avevo mai sentito parlare. Nemmeno da Dean Lawrence che sicuramente era il maggior esperto in materia. Ritenevo improbabile che si fosse potuto sbagliare a riguardo, ma restavo scettica sulla sua esistenza. Fino a quando non mi fossi trovata davanti al passaggio non vi avrei creduto. Percorsi il sotterraneo a grandi falcate, mentre il rumore dei miei passi era coperto dallo sbatacchiare di alcune catene e da un terribile lamento che avrebbe svegliato anche i morti. Raggiunsi il primo piano e superai l'infermeria. Infine voltai a destra e mi trovai davanti ad uno specchio. « omnis immundus spiritus te rogamus, audi nos.» la mia immagine comincio a vibrare, come scossa da un terremoto ed infine sparì. Al suo posto apparve un simbolo, che sembrava un'antica runa ma che non avevo mai visto prima. Durò pochi istanti e si dissolse rivelando una scalinata che scendeva verso il basso. Entrai nello specchio e seguii il percorso illuminato qua e là da delle torce. Non dovetti camminare molto prima di sbucare all'esterno. L'aria fretta soffio sul mio viso mentre davanti a me apparivano le alte fronde della foresta, allungate in minacciose torri nere verso un cielo appena illuminate dal pallore lunare.
    «c'è nessuno?!» la mia voce rimbalzò come un lamento sulle piante silenti, mentre uno storno di corvi si levò gracchiante, ma non ottenni alcuna risposta.

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    Grifondoro
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    Max Lynch
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    Tutto era cominciato ben prima della notte di Halloweeen, con una civetta delle nevi che era planata maldestramente nell'aula magna di Ilvermorny in orario della pausa pomeridiano. In America stava male dira "all'ora del tè" un retaggio così british che non avdava bene ricordare agli statunitens, così fieri della loro indipendenza ricevuta. Stavamo parlando della civetta, giusto? Ecco sì. L'esemplare era planato, era quais meglio dire che sie ra schiantato, arenandosi tra la biscottiera ed il vsetto delle marmellatte come una balena spiaggiata. Erano rimaste alcune soffici piume sul punto dell'impatto, dinnanzi ad una sbalordita Max che aveva una genoerosa fetta biscottata con abbondante marmellata all'albiccocca in bocca. Decisamente poco elegante, sopratutto per la comosta che si era spalmata sulle sue labbra come un rossetto poco femminile. Non che questa dote le fosse mai appartenuta davvero. La civetta, giusto? Sì, il pennuto portava legato ad una zampina un picoclo cartoncino. 21.00. Foresta Proibita
    N.H.N.
    Criptico e vagamente inquietante, la Wampus non si era affatto scoraggiata di fronte a questo insolito messaggio. Aveva indagato, così era arrivata a risolvere quello che aveva trattato come un rebus. Un invito ad una particolare festa. Una festa esclusiva. Ad Hogwarts. Era successo ad altri? Si guardò attorno ma il suo pennuto era l'unico che si era malamente schiantato a terra. Era bastato codividere un po' di marmellata con la civetta perchè questa si dileguasse riprenendo il volo. Era stata invitata soltanto perchè sua madre era la preside? Detestava questa situazione, ma non poteva fare a meno di credere che il motivo per cui gran parte delle persone le si approciavano era legato ai vantaggi che una simile amicizia potesse procurare. Sì, la rossa era diffidente.

    Era stato difficile, quasi impossibile, convinvere la madre a lasciarla ad Hogwarts per una sera. Ma il Preside Inglese era stato ben contento di procurarle una stanza privata dove alloggiare. Ed il eprmesso a violare il coprifuoco dopo un paio d'ore che la Lynch aveva sistemato le sue cose. In effetti quella festa era esclusiva, ma alcune autorità erano state informate. Se non altro la colpa sarebbe stata equamente condivisa con il Preside, qualora la madre fosse venuta a conoscenza della clandestina festa dei fantasmi. NHN era un aconimo, che immaginava stesse per Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro. Che erano una specie di Wampus, solo meno fighi. Non aveva grandi pretese per la festa, non aveva nemmeno avuto occasione di prender eun vestito dovendo restare nascosto alla madre. Aveva optato per indossare la divisa scolastica, riempiendosi le tasche di caramelle acquistate ad Hogsmeade per un classico trick or treat, legando i capelli in un paio di codini con dlele treccie, ed infine disegnandosi delle lacrime sul viso con l'inchiosto nero. Aveva il permesso del preside in persona e Max uscì dal portone principale per dirigersi verso la Foresta Proibita. Sperava di incontrare qualcuno sul sentiero che conduceva alla festa, magari illuminato da qualche lanterna o zucca ma restò delusa: in primo luogo non incontrò nessuno, e la paura di annoiarsi a morte perchè non conoscrva nessuno si impadronì di lei, e poi pechè temette di essersi persa, non vedendo nulla che facesse presagire una festa. Arrivò sul limitare della foresta accompagnata dal bagliore della luna. Fu grazie a questo che notò una studentessa con un bellissimo vestito, in attesa. "Ciao! Sei qui per la festa?..Sai... Come si entra? Dovremmo fare qualcosa?" iniziò con il suo interrogatorio di secondo grado, assalendo la povera sconosciuta. "Scusami, io sono Max." None ra mai stata molto abile nel fare amicizia, ma sperava di sfruttare la sua empatia per instaurare un rapporto quanto meno di normale conversazione, magari per ottenere informazioni e notizie a riguardo. Dove era la festa?

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    Soltanto Hedel e Maxine erano presenti al limitare della Foresta Proibita. Possibile che la festa più esclusiva di tutta Hogwarts fosse così tanto esclusiva da avere soltanto due ospiti? Improbabile. C'era qualcosa che non quadrava, ben presto questo sentimento iniziò a prendere il sopravvento tra del due giovani studentesse. Ma la Lynch aveva sviluppato una grande Empatia per cui Hedel fu costretta a risponderle, quasi come se le parole le uscissero di bocca senza una propria volontà: Hedel si presenta, racconta come è arrivata fino lì ed aggiunge un'idea sul da farsi.
    In mezzo agli alberi, fa la sua comparsa un esile bagliore, un fuoco fatuo che sembra spostarsi verso di loro.
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    Non ottenni alcuna risposta se non quella del frusciante vento sulle fronde degli alberi, che si stagliavano come una macchia se ira davanti a me. Se quel Nick-Quasi-Senza-Testa mi aveva reso uno scherzetto per Halloween dandomi indicazioni sbagliate sul luogo della festa avrebbe subito la mia ira più nera. Già sentivo ribollire nel sangue il desiderio di vendetta. Forse dovevo tornare al castello? No, non avrei accettato una simile umiliazione. Ero vestita in tema per la festa e non potevo certo sopportare di tornare così presto nel dormitorio dei Serpeverde. Inoltre pensandoci bene questa cosa non poteva essere plausibile: il Preside stesso mi aveva dato il permesso di uscire dal castello, questo indicava che la festa era sicuramente all’esterno della scuola. Che lo strampalato fantasma di Grifondoro mi tirasse un tiro mancino era fattibile, infondo ero una Serpeverde ed avevo preso di mira diversi studenti dal cravattino rosso, ma non che lo stesso Preside fosse coinvolto in una simile marachella. Qualcuno mi chiamò, facendomi voltare abbastanza velocemente, con il cuore che aveva accelerato il suo battito. «ciao» salutai caustica, abbastanza perplessa dalla figura che mi si era parata davanti con una serie infinita di domande. Normalmente non avrei risposto, limitandomi a sollevare un sopracciglio con l’aria perplessa di chi osserva una strana specie dalle usanze insolite ma qualcosa di quella ragazza mi spinse a rispondere, quasi come se fossi mossa da una volontà indomita ma comunque non mia. «Sono qui per la festa. Si dovrebbe entrare beh... in realtà dovrebbe esserci qualcuno qui a portarci sul luogo esatto della festa, forse siamo in ritardo?» parlavo, articolando immediatamente i pensieri in parole, lasciando che questi fluissero senza filtri, attratti come da un amo invisibile verso la ragazzina che avevo davanti. Era strano come poi aggiunsi un «io sono Hedel Crawford» per presentarmi, senza che avessi mai desiderato presentarmi per davvero. Erano sempre gli altri a dover sapere chi io fossi, o a presentarsi per prima. Cosa mi stava succedendo? Piegandosi su se stesse le mie sopracciglia assunsero una forma perplessa, mentre alcune righe orizzontali accompagnavano la mia forte. « Sono arrivata fino a qui attraverso un passaggio segreto nel castello» aggiunsi incapace di trattenermi, come una vecchia comanda che deve raccontare la più piccola cosa a chiunque. Ma avevo dei segreti, segreti terribili da tenere nascosti, non potevo certo diventare questo tipo di persona. «Penso che dovremmo provare ad entrare nella foresta...» fu l’idea che dissi, concepita dal cervello ed immediatamente partorita dalla bocca. In quel momento notai una luce, nulla più che un tenue bagliore, in mezzo agli alberi. «Seguiamola» sentenziai prima di iniziare a muovere un passo deciso in quella direzione.

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    Dove era la festa? Usando il proprio piede come perno la quindicenne eseguì una piroetta su se stessa, cercando in questo modo di controllare l’arrivo di nuovi invitati. Soltanto lei e la ragazza. Doveva essere un party molto triste se i soli invitati erano loro due... si chiese se fossero loro in ampio anticipo o se tutti avessero deciso di non andare alla festa del povero fantasma. Quasi provò pena per il quasi decapitato. Comunque sorrise, allargando tanto le labbra da scoprire i denti superiori, perché la sua empatia aveva sortito un buon effetto sulla ragazza. Hedel Crawford. Le raccontò come fosse arrivata lì, attraverso un passaggio segreto nel castello (doveva essere una cosa davvero figa!!!) e di come pensasse che dovessero entrare loro nell foresta. "Di che casata sei?" domandò, incamminandosi alle sue spalle. A quanto aveva capito stavano seguendo una specie di fuoco fatuo che svolazzava davanti a loro, anche se sembrava venire loro incontro più che portarle da qualche parte. "Forse è la nostra guida... sei la nostra guida fuocherello?" domandò prima a Hedel e poi alla luce, nella speranza che questa potesse in qualche modo comunicare con lei.

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