8 Dicembre 1926(in the middle of) Friendly Fire

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    The Way of the Sword

    Group
    Member
    Posts
    5,796

    Status
    Anonymous
    Una Forza Inarrestabile dentro un Soggetto Inamovibile.
    ▬Irving Graham▬
    tumblr_m8h3dgUFBG1qeiocm

    Regole. Questa ossessione.

    Scritte in inchiostro finemente ricamato da mano umana o incise nella pietra, erano sempre state una grande realtà assoluto che, per Irving, prendeva sempre più le sembianze di un complesso di assiomi, tanto da arrivare ad ossequiarle minuziosamente anche quando le circostanze non glielo richiedevano espressamente. Colpa del suo essere, fin dentro l'angolo più recondito della sua anima, ligio al dovere? O, forse, del pesante "tirocinio" a cui era stato forzatamente sottoposto fin da bambino per prepararsi a diventare un Lord a tutti gli effetti quando il suo vecchio avrebbe tirato le cuoia? O, più probabilmente, la colpa ricadeva sulla sua consapevolezza, stampata a fuoco sopra ogni fibra del suo essere, che la vera Libertà di qualcuno comincia e finisce nel non fare mai e poi mai in modo di comprimere quella altrui. In ogni caso, comunque la rigirasse e da qualunque angolazione guardasse...lui, delle regole, non riusciva proprio a fare a meno ed era anche perfettamente conscio, in maniera triste -ma mai rassegnata- si intende, che tale convinzione non fosse propriamente radicata all'interno della mentalità di gran parte degli adulti che lo circondavano. Molti, i quali, non comprendevano la finezza e la delicatezza di quei brevissimi, ma pregni di significato, enunciati: si lasciavano trasportare dalla "marea", da quella strana cosa chiamata "indole" della quale, Irving, non aveva mai avuto l'onore di fare la conoscenza e che, per questa ragione, stentava davvero tanto a comprenderne l'origine e il peso. Ma era così, e doveva farsene una ragione: non tutti hanno un Codice da seguire o a cui ispirarsi.
    In mezzo a tutto questo fior fiore di pensieri filosofici e tra parole dette ed urlate in faccia allo specchio saldamente affisso sopra una delle pareti del suo studio presso la scuola di Ilvermorny, durante quella fredda notte dell'8 Dicembre 1926, c'era lei: una busta dorata, opaca, grossa esattamente quanto il palmo di una mano adulta e sigillata, all'altezza dell'apertura, da un timbro in cera proveniente direttamente dall'Ufficio della Madam Presidentessa Picquery. Dopo il suo viaggio in Inghilterra e dopo essersi trovato a contatto con una realtà estremamente diversa da quella americana, la mentalità del rampollo Graham era cambiata: nuove idee di parità, di equilibrio e di convivenza erano affiorate dentro di lui e la sua presenza dentro al M.A.C.U.S.A. cominciava a diventare, forse, troppo dissonante rispetto alla generale presa di posizione rigorosamente fedele al Rapporto Rappaport che, di contro, vietava ogni forma di intreccio o legame con coloro i quali non erano dotati di poteri magici ma che, a tutti gli effetti, costituivano la maggioranza della popolazione americana e mondiale: i No Mag. Da quando Irving cominciò a denotare una qual certa insofferenza al rigido tradizionalismo che, per lui, era ormai divenuto un cancerogeno integralismo misto a pericolosa xenofobia, nessuno lo guardava più allo stesso modo. Quella lettera, pensò tra sé e sé, poteva voler dire soltanto una cosa: e lui se l'aspettava ormai da tempo.
    Era arrivato, dunque, il momento dell'estromissione dal Consiglio?
    L'impressione, si rese conto subito dopo aver aperto la missiva, è uno strumento a doppio taglio e da maneggiare con cautela: essendo un primo biglietto da visita, ha l'immenso potere di fuorviare le percezioni facendo leva solamente su una rughetta in più o un sorriso stirato malamente attraverso un pensiero scombinato...oppure, nel suo caso, facendo leva su di un semplice timbro apposto in luogo di un altro; e, in novantacinque casi su cento, la vista può errare mentre l'istinto riesce a leggere parole mai dette ed invisibili ad occhio nudo.
    C'era stato un momento, un solo, singolo istante in cui l'espressività del volto privo di barba si era radicalmente trasformata in un dipinto di umana desolazione; tuttavia, riprendendo abilmente le redini di quel cavallo imbizzarrito, il figlio di New York si ritrovò ad auto maledirsi per essersi comportato in modo tanto stupido quanto irresponsabile di fronte ad una...beh, una Urgente Lettera di Convocazione.
    Alla base di detto avviso vi era una sommaria enunciazione di alcuni fatti avvenuti non molte ore prima: un tale, inglese e di nome Newt Scamander, aveva causato una lunga serie di disastri causa incauta liberazione di alcune Creature Magiche; Gellert Grindelwald, noto Mago Oscuro che si era infiltrato all'interno dell'Istituzione prendendo il posti di Percival Graves, capo degli Auror, era stato catturato; un Veleno Obliviatore era stato riversato sull'intera città sotto forma di pioggia grazie all'ausilio di un Tuono Alato, apparentemente di proprietà dello Scamander.
    La sua presenza, venendo al punto, era richiesta per il mattino immediatamente successivo a causa di una straordinaria riunione indetta dallo stesso Congresso.
    << Nonno, svegliati: ho bisogno che tu mi faccia un favore. >> asserì, inquisitorio, mentre la sua mancina riemergeva dall'armadio munita di camicia bianca e, una volta svestitosi del suo pigiama notturno, cominciava ad abbottonarla.
    << Alexander Graham! Si desti immediatamente! >> rincarò la dose, con tanto di entrambi sopraccigli alzati e faccia un po'stizzita, dopo che l'unica risposta proveniente dal quadro vivente del padre di suo padre fu una grossa, sonora, russata. Subito dopo, si infilò dei pantaloni di colore nero e strinse le bretelle, altrettanto scure, che poggiavano delicatamente sulla camicia stessa. A cosa stava pensando in quel momento? Si aspettava, invero, da tempo non indifferente una situazione come quella in cui il mondo magico americano si stava specchiando adesso e quindi...niente di nuovo all'orizzonte. Oppure, per meglio dire: niente buone nuove all'orizzonte ma soltanto cattive notizie e strascichi sociali di natura più o meno apocalittica.
    << Sai una cosa, nonno? Mi sento profondamente offeso da queste tue mancanze di aplomb. Sappi che ne farò parola con tuo figlio. >> esclamò, mutando il volto in una maschera fintamente irritata.
    Strano l’approccio di Irving coi suoi parenti, eh? Specialmente se sono morti. Ah, il bon ton le sane punzecchiature che il rampollo Graham adorava!
    << Ho bisogno che tu faccia un giro nell'altro tuo ritratto, nonno: a casa. Sono stato convocato d'urgenza e vorrei sapere come stanno mamma e papà. Di' loro che passerò a salutarli, in ogni caso, prima di tornare a scuola. Io, nel frattempo, mi recherò dalla Preside Lynch per informarla. Hop-hop: che aspetti, giovane? Scattare! Passo di marcia! >> sibilò minaccioso, mimando un frettoloso movimento di allontanamento con entrambe le sue mani dopo essersi, una volta per tutte, annodato la cravatta e i lacci delle scarpe: era pronto, finalmente.
    Dopo aver riposto la bacchetta magica all'interno del taschino interno della sua giacca e dopo aver riposto i vestiti per la notte in uno dei cassetti del suo mobile personale, ad ampie falcate si era addentrato nei corridoi deserti della scuola. La strada la conosceva a memoria e il percorso che stava utilizzando era quello che, dopo varie e attente verifiche, si era dimostrato quello più corto.
    Giunto nei pressi della porta dell'ufficio, Irving si immerse nella solenne atmosfera della Presidenza, in cui aleggiava quel profumo di sacro che all'americano non era mai dispiaciuto assaporare. Erano pochi i posti in cui aveva potuto sentire quella fragranza ed era un qualcosa che un giorno avrebbe voluto possedere anche lui all'interno del suo ufficio, dove prestava la sua opera. A suo parere, infatti, c'erano posti talmente sacri che non importava chi ci lavorasse...quell'aroma, semplicemente, non sarebbe mai scomparso. E uno di quei posti era l'ufficio della Preside Lynch.
    Mosse qualche passo sicuro in avanti, fino a trovarsi ad appena un solo passo di distanza dalla porta e, a quel punto, due nocche della mano sinistra si avvicinarono delicatamente al liscio e levigato legno di essa, sbattendo per due volte in maniera decisa ma non eccessivamente rumorosa: era arrivato il momento di annunciarsi.
    << Buona sera, Preside Lynch. Spero vorrà perdonare il mio ardire nel disturbare la sua quiete a quest'ora, ma non mi sarei mai sognato di recarle fastidio se non avessi un buon motivo.>> disse lui, con il suo solito tono educato e cordiale, nell'attesa che gli venisse accordato il permesso di entrare.

    .
    ©‎ do not copy! created by ban•shee only for wizarding world of ilvermorny
     
    .
0 replies since 1/8/2018, 11:49   103 views
  Share  
.
Top