Appetite for Destruction

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    DEAN LAWRENCE
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    "Un mago purosangue irlandese di nome Javier.... che problemi aveva tua madre?" Non era razzista, nemmeno gli importava di questa questione tra maghi, babbani o nomaj, semplicemente era esilarante poter prendere un po' in giro Javier, un mago che passava metà delle sue giornate al The Blind Pig. Strane storie aleggiavano su di lui, una sorta di fenomeno da baraccone che ogni giorno raccontava storie diverse, ma ciascuna era legata ai motivi per i quali era stato costretto ad abbandonare la madre patria britannica, finendo a vivere nei più malfamati sobborghi di Brooklin. Il bicchiere che stava asciugando con un canovaccio lurido stridette, mascherando così la sommessa risata gutturale del Lawrence. "Mia..mm...madre..er..ra...una....bagsscia." fu la risposta che ricevette da Javier e che a stento fu in grado di cogliere, per via degli effetti della terza caraffa di Wiskey Incendiario che si era sgolato. "Rrrragazz..zetto....unnn..a..ltro...giro" appoggiò il bicchiere così forte sul bancone per richiamare la sua attenzione, sbattendolo diverse volte come se fosse un martello, che il vetro finì in frantumi. "Cazzo Javier, sarebbe stato il mio primo turno senza nulla di rotto... " imprecò, avvicinandosi al mago, troppo alterato dai fumi dell'alcol per capire il discorso del giovane Grifondoro , iniziando a raccogliere i cocci di vetro più grandi e lasciandoli cadere nel lavello "Questo" il suono del vetro che si infrangeva nella vasca d'acciaio "ha impatto sulla mia paga. E ti assicuro che fa già abbastanza schifo." Mentiva. Cioè, in parte. Non era vero che la sua paga faceva schifo, anzi per lavorare in un locale come il The Blind Pig er anche piuttosto buona. Bastava non fare domande e farsi gli affari propri. Ma i bicchieri rotti venivano decurtati dalla paga di Dean, almeno su questo non aveva mentito. Il miglio pubblico di un mago è un pubblico ubriaco aveva sentito raccontare da un prestigiatore di strada, che faceva apparire monetine da dietro le orecchie della gente. In questo caso sembrava aver funzionato perchè l'irlandese lasciò un galeone di mancia al barista, quasi in segno di scuse. Sorrise e dopo aver fatto sparire i resti del bicchiere frantumato preparò un nuovo cocktail per Javier. "E con questo ho finito." decretò con soddisfazione, gettando lo straccio alle sue spalle, il suo turno di lavoro si era concluso.

    Era uno dei vantaggi di lavorare a New York e vivere a Londra: il fuso orario. Si materializzò nei pressi di Hogsmeade che il sole era ancora alto, sebbene fosse già pomeriggio. Aveva qualche idea in tal proposito. Un salto da Mielandia a prendere qualche caramella, infondo Dean era estremamente goloso ed aveva tristemente scoperto quella mattina di aver finito la sua scorta personale che teneva segretamente custodita nella tasca interna del mantello. Si avvolse nel mantello perchè un soffio di aria fredda lo investì. In effetti poteva andare ai Tre Manici, magari poteva mangiare qualcosa di caldo, ma non bere. Aveva ancora le mani che puzzavano del Wisky servito a Javier, per qualche ora avrebbe evitato di assumere alcolici. Notò una sciarpa per terra, un ragazzo che si stava allontanando da quel punto. "Hey, tu, scusa!" si avvicinò al ragazzo, fermandolo. Da quando lavorava con gente ubriaca faceva molta attenzione a quello che perdevano, perchè lo scatolone degli oggetti smarriti si era già riempito nella settimana in cui lavorava lì . "È di Tassorosso...è tua?" domandò raccogliendo la sciarpa dalle tinte oro e nere e porgendola al ragazzo, aveva dei capelli molto chiari, così che se fosse stata sua avrebbe potuto riappropriarsene.
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    Non c’è luce senza oscurità
    ▬Arctus Ametista Lestrange▬
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    Quel giorno Arctus sarebbe dovuto andare ad acquistare un libro che gli serviva urgentemente, non era per la scuola ma gli serviva per cose molto più private perciò, chi meglio del Ghirigoro poteva fornirglielo?
    Aveva pensato ovviamente alla possibilità di uscire fuori da Hogwarts, fuori faceva veramente molto freddo ma, forse, se si sarebbe coperto non avrebbe preso freddo, inoltre quel libro gli serviva a tutti i costi, doveva studiarlo prima di poter tornare a casa quell’estate, voleva imbattersi in altri esperimenti che avrebbe fatto lui stesso, per lui fare esperimenti era diventato come un secondo obiettivo nella sua vita, magari avrebbe imparato a inventare anche pozioni nuovi nonostante i suoi esperimenti si basassero tutti sugli incantesimi, ma dipendeva anche dal libro stesso, doveva essere il libro ad interessarlo, ad esempio a casa aveva molti libri che non usava nemmeno per scherzo, non era interessato a quei libri. A casa nessuno sapeva che lui faceva esperimenti, gli aveva chiesto al padre solo di fargli costruire un piccolo laboratorio e il padre, senza fare domande, gli aveva fatto costruire quel laboratorio, il figlio ovviamente lo aveva rassicurato dicendogli che gli serviva per poter fare pozioni, per diventare molto più bravo rispetto ad altre persone della sua casata, il suo desiderio era quello di superare chiunque e i genitori lo sapevano anche troppo bene per questo motivo il padre non aveva chiesto altro, voleva, come ogni genitore, che suo figlio fosse il più bravo di tutti e perciò aveva deciso di assecondarlo. Quel piccolo laboratorio era la cosa che di più prezioso Arctus possedesse, nonostante possedesse già moltissime cose, cose che molte persone potevano solo desiderare, ma che a lui non importavano veramente, le aveva acquistate solo per un suo capriccio perché ovviamente anche lui era un ragazzo, nonostante sembrasse molto più maturo della propria età, e di conseguenza anche lui desiderava cose “normali”, se così si potevano definire le sue cianfrusaglie.

    Quel pomeriggio, dopo esser stato molto tempo in biblioteca, Arctus aveva deciso che aveva studiato abbastanza e che poteva andare a posare i libri, si alzò dal suo posto portando i libri nelle sezioni, posandoli al proprio posto per poi uscire dalla biblioteca, andando nella sua sala comune, disse la parola d’ordine e andò verso il dormitorio dove iniziò a prepararsi alla meglio per combatter quel gelo tagliente, si mise il mantello blu notte sulle spalle, mettendosi il cappuccio, la sciarpa di Grifondoro e dopo essersi preparato uscì dalla scuola, andando a Hogsmeade, sperando che non ci fosse troppa gente.
    Una volta arrivato a Hogsmeade iniziò a girare per i negozi, guardandoli tutti con molta attenzione, vedendo che la neve di quei giorni aveva completamente imbiancato i negozi, fortunatamente le uniche cose rimaste illese dalla neve furono proprio i vetri, da dove si potevano vedere le esposizioni. Si sfregò le mani, mettendole dentro alle tasche dei jeans, continuando a camminare da solo, non aveva paura di uscire da solo da Hogwarts, anche se per molta gente potesse essere triste vedere una persona totalmente da sola mentre quelle persone camminavano con amiche, amici, genitori o anche figli… L’unica cosa che avevano in comune era proprio il fatto di andare con passo spedito verso quei negozi che li interessavano, anche lui, Arctus, stava andando con passo spedito verso il Ghirigoro, ma prima aveva ben pensato di andare a fare un salto a Hogsmeade, magari per andare a prendere una burrobirra, la sua bevanda preferita o magari anche una tazza di tè da Madama Piediburro, altra bevanda tipica inglese che da quando era in Inghilterra amava veramente molto bere, era la sua seconda bevanda preferita, ma la bevanda più comune tra i maghi non rimaneva altri che la burrobirra, Arctus aveva anche provato a farla a casa e dopo svariate ricette di prova c’era riuscito, sapeva anche com’era fatta e poteva elencare gli ingredienti se qualcuno gli chiedeva come si faceva. La sua attenzione fu catturata da un uomo, un ragazzo, sembrava avesse 20/22 anni, decise di avvicinarsi a lui sorridendogli giovale:

    <<buongiorno, penso che chi l’ha persa non se ne sia reso conto e penso anche che ormai sia andato via, perciò… visto che è di Hogwarts, posso cercarlo io stesso>>

    Si propose con uno smagliante sorriso, in modo da avere la fiducia dell’uomo, doveva conquistare la fiducia di chiunque e quell’uomo non lo avrebbe fermato di certo, nessuno poteva fermare nel conquistare i suoi obiettivi, quando voleva portarli al termine era abbastanza testardo nel farlo e i genitori ne sapevano qualcosa.



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