Una giornata tranquilla

Chinata ad auscultare il battito cardiaco di un paziente percepì un gorgoglio strano. Prese fiato, osservando di nuovo le lancette dell'orologio alla parete, per contare i battiti al minuto. Erano quasi le due del pomeriggio e ancora non aveva avuto un attimo tranquillo nel quale pranzare. Era tutta colpa di Camila Johnson che quella mattina si era permessa di dire che era "una giornata tranquilla". Ovvero la sola cosa che non si deve mai dire dentro un'ospedale. Da quel momento tutto era andato storto. Il via vai di pazienti che si erano susseguiti nei corridoio del San Mungo erano stati tali da poter essere paragonati a un weekend di shopping prima del Natale o a Diagon Alley nel periodo di settembre, appena prima che inizi il nuovo anno scolastico. Non sapeva più nemmeno quante persone erano passate dal letto cinque, tante ne erano transitate, al punto che entrava nella stanza senza sapere se aspettarsi un uomo, una donna o un goblin. Era tutta colpa del nuovo primario, tra le altre cose, che pur di farsi bello agli occhi dei poteri forti aveva riempito l’ospedale di operazioni e pazienti, un flusso continuo che in quella settimana non aveva dato tregua a nessuno. I medimaghi erano irritabili, le infermiere stressate e nessuno era più troppo sicuro di quello che facevano. Sarebbero finiti con il sottoporre a shockantesimi un paziente affetto da trauma da bolide, se non fosse diminuito quel via vai di gente.


-Questo ospedale non è un albergo!-

Era stata costretta ricordare, passando dal corridoio nel reparto dove era di turno quel giorno e da dove un paziente si stava lamentando del pessimo cibo. Era pomeriggio inoltrato e ancora non aveva avuto modo di magiare nulla, i cinque caffè presi fino a quel momento non costituivano un pasto solido e per tanto non potevano considerarsi validi. Stremata raggiunse il quinto livello, ignorando i vari signorina di chi desiderava fermarla nei corridoi per avere informazioni e raggiungendo in fretta la saletta dedicata ai medici. Si accasciò su una sedia, sospirando.


- Se non metto qualcosa sotto i denti potrei svenire qui.-


Dichiarò rivolta ai presenti in stanza, anche se non conosceva nessuno dei colleghi presenti in quel momento.