Warnings: hurricane is coming.

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  1. hurrykane
     
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    Ghiaccioli
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    hurry kane
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    «Troia.» Londra accoglie con entusiasmo il suo arrivo in terra inglese. E pensare che aveva abbandonato il nuovo continente per via delle idee bigotte e troppo poco libertine che il governo stava imponendo. Come se già il Rappaport non fosse un vincolo sufficientemente fastidioso da dover seguire. Mezza comunità maschile rischiava di trovarsi in carcere perché aveva scopato con una puttana banana. Questa volta nel vero senso della parola. Risponde al saluto come soleva fare con la sua faccia di cazzo. Il volto teso in un lineamento duro e lo sguardo di chi al mattino si sveglia uccidendo cuccioli di cane. Se il mondo vuole vederla come troia lei non ha nulla da obiettare, semplicemente perché non gliene importa nulla. Dell’opinione degli estranei ha una reputazione così bassa che nemmeno gli escrementi del gufo avrebbero potuto essevi paragonati. La Kane è cresciuta in un mondo difficile, non tanto per via di un passato burrascoso, quanto a causa della sua indole anticonformista. Si trova inadeguata nel mondo magico quasi quanto in quello babbano. Ancora deve essere inventato un mondo in grado di accogliere hurricane senza disintegrarsi.
    Vero, ha commesso qualche errore a New York, nulla di grave eh, ma tanto era bastato a quei burocrati inamidati per sequestrarle la bacchetta.

    [...]« Signorina è la terza volta che non ha il permesso per la bacchetta» Sbuffa infastidita dal profumo nauseante della segretaria che ha requisito la bacchetta « Se è la terza volta ormai dovreste sapere chi sono, che sono una strega.» replica con aria piccata, quasi strafottente e forse questo causa la confisca effettiva della sua bacchetta. Le viene restituito un misero foglio che dice che per un mese non potrà riprenderla. Dentro di lei sente montare la rabbia, resa cocente per l’umiliazione di essere privata dell’oggetto che la identifica come strega. Tanto sarebbe bastato tagliare l’uccello ad un uomo. Ma non ci sono esponenti del sesso forte su cui far pesare la propria indignazione, soltanto la malcapitata impiegata. Sta solo svolgendo il suo lavoro eppure la Kane non può fare a meno di contenere quel fuoco che divampa. Si cerca di congedarla con un saluto ed un ringraziamento di circostanza. Altra benzina gettata sul fuoco. «Grazie al cazzo.» Segna la sua uscita di scena.[...]

    Non le occorre molto tempo per arrivare a Diagon Alley. Sono passate giusto un paio di ore dallo spiacevole inconveniente con la sua bacchetta che già ha trovato una soluzione. Una soluzione che le permette di invitare gli americani ad infilarsi la bacchetta, il loro permesso ed il foglio che le balla nella tasca della giacca ad infilarsi tutto quanto su per posti dove non batte il sole. Indistintamente per non fare nessuna discriminazione. Anzi, inizia subito dal foglio per il ritiro, avvolto a palla con rabbia e compresso nei suoi palmi ed infine gettato via. Se avesse una bacchetta gli avrebbe dato fuoco. Poco male che sia davanti a Ollivander proprio per questo motivo. Entra nel negozio, decisa tra le altre cose a non mettere più piede in America. Niente la lega a quel continente. Nessuna famiglia, il funerale del padre lo scorso mese ha posto fine ad ogni legame affettivo della Kane su questa terra.
    «Salve. Ho bisogno di una bacchetta, subito.» È perentoria nel avanzare le sue intenzioni. Non ha volontà di spiegare i motivi per cui le necessità una nuova bacchetta. Se le fosse richiesto sarebbe una domanda che cade nel vuoto. Muta come una tomba. Aspetta di ricevere la sua bacchetta magica.

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