The First Cut Is the Deepest

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    Ilvermorny
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    ▬LENA ALDEA LYNCH ▬
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    Anche quella notte si era coricata in un letto freddo e vuoto, nel piccolo appartamento di Dragon Alley, osservando il vecchio soffitto ricoperto di polverosa moquette dove numerosi pensieri si erano affollati prima di lasciarla scivolare in un sonno senza sogni. Darren non era tornato a casa, di nuovo. Un tempo avrebbe visto comparire una lettera o il suo patronus a portarle rassicurazioni e spiegazioni per la sua assenza, ma oggi non aveva idea di dove fosse. Che fosse rimasto a dormire al castello, che fosse intento a lavorare al MACUSA, che fosse in un altro letto o su un divano non le era dato a sapere. Non lo avrebbe chiesto, per una questione di orgoglio, e lui avrebbe semplicemente assunto che andasse bene così. Non lo avrebbe saputo. Intanto il sesto senso della donna sembra essersi attivato portandole un mal di stomaco strano. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce ma il sospetto che fosse nel letto di un’altra donna era pesante come un macigno. Twiggy, il loro elfo domestico, arriva a svegliarla al orario indicato, sempre troppo vicino all’ora in cui si era addormentata. - Notizie dal signor Lynch?- ha chiesto sollevando lo sguardo dal edizione mattutina del New York Ghost per dare l’impressione che fosse una domanda di poco conto. - Twiggy ha portato il vestito con la cravatta blu al castello ieri sera, il signore ha un incontro con la madama presidentessa dopo la prima lezione - spiega con cortesia l’elfo domestico con puntuale cortesia. - Ti ringrazio. Potresti preparare l’occorrente per andare in Ospedale? Abbiamo richiesto il collegamento con il camino?- aveva quasi finito di leggere la pagina di cronaca e una volta data una veloce lettura a quella estera si sarebbe recata nella sua stanza per prepararsi. - È tutto pronto in camera signora. Twiggy non ha chiesto il collegamento per il caminetto, Twiggy si scusa- annuisce con il capo alla risposta del domestico sorridendogli gentilmente - Va bene così, me ne occuperò io- comunica per poi alzarsi e dirigersi nelle sue stanze dove si spoglia e si prepara per recarsi al San Mungo.
    Usa la materializzazione per giungere all’ingresso del ospedale dove saluta il tirocinante in accettazione in quel momento: con una lettera è stata informata che Maxine ha superato il colloquio e che a breve inizierà a lavorare lì. Almeno sua figlia è sempre sotto controllo e non può permettersi di fare stupide malefatte che potrebbero nuocere soltanto lei. Con una vena di soddisfazione nello sguardo la Lynch si dirige verso il Quarto Piano ed entra nella Saletta Medimag. Uno dei letti della guardia notturna è disfatto ma non c’è nessuno oltre a lei.
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    Cheyenne Luna Black
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    Superato il colloquio non aveva immediatamente realizzato il suo effettivo successo, aveva ringraziato il Primario del San Mungo e poi si era congedata. Tornata a casa da Olivia, perchè approfittare ancora della benevolenza del Lawrence sembrava una forzatura, aveva atteso con una certa impazienza che il gufo con la copia del suo contratto da firmare e inviare a Londra arrivasse, ma il tutto era stato accompagnato da una ferrea convinzione. La parte difficile è andata. Già, CLb immaginava, ingenuamente, che affrontare il colloquio fosse la parte più difficile del suo lavoro. Il gufo, un esemplare dal manto maculato, era arrivato e subito la strega aveva siglato l'accordo apponendo le sue iniziali e firmando, decidere se mettere prima il nome o poi il cognome non era un problema per chi si chiama come lei era obbligatorio dispiegare la sfilza di nome e poi il nobile cognome a sigillo del tutto. Tutto in discesa aveva ancora pensato mentre il pennuto tornava in patria britannica e lei si preparava al primo giorno di lavoro. Ancora una volta, così come per il colloquio, aveva approfittato del lavoro notturno del Lawrence per sfruttare come base d'appoggio il suo appartamento, trovarsi casa in Inghilterra era il primo step, e si era svegliata puntuale, così puntuale che aveva avuto tempo per farsi la doccia e dare una piega di senso compiuto al ribelle ciuffo che cascava sul suo sguardo. Insomma quella che si offriva alla Black era una vita in discesa. Uno schiocco di dita e si trova materializzata al San Mungo, con un sorriso talmente ampio che se avesse avuto degli uccellini a volare intorno sarebbe quasi sembrata uscita da un libro di favole, indossa il camice da Medimag e inizia il suo primo giorno di lavoro in ospedale. Tutto in discesa

    «Presto presto!! Un recipiente prima che...» non deve nemmeno abbassare lo sguardo per capire la causa del rumore che ha interrotto la sua frase.
    Il nauseante odore di vomito raggiunge le sue narici prima ancora che abbia scoperto quale parte del suo corpo, sospetta siano le gambe ma vista la velocità teme sia più vicino al naso, è stata colpita dal getto. «Stabilizziamo...» incerta prova a dettare indicazioni ma...che diavolo! É al suo primo giorno di lavoro e già è immersa nel vomito, la gente si aspetta che lei si muova autonomamente e che non faccia casini. Tutto in discesa un cavolo! Non può far a meno di pensare a quanto sia stato stupido pensare che quel colloquio, seguendo il primario passo passo per l'ospedale, le avesse mostrato la casistica completa dei casi. Che sarebbe bastato così poco per diventare un buon Medimag. Stupida Cheyenne, stupida. Dovrebbero toglierle il lavoro, strappare il contratto, per un pensiero tanto sciocco. Il cuore batte a mille, pompa adrenalina nelle sue vene, mentre inspiegabilmente trova la lucidità di procedere. Il paziente viene stabilizzato e lei può andare in pausa prima del prossimo. « Di qua? Posso?..Chiedo scusa» si muove impacciata, portandosi dietro l'olezzo della secrezione corporea, senza conosce o riconoscere l'ospedale. Segue un camice bianco come lei e si trova in quella che è la saletta dei dottori. «Scusatemi...io...ora...» si accorge di essere particolarmente maleodorante, sfodera la bacchetta che però si impiglia nel camice, ancora non si è abituata a portarlo, e quando riesce a superare l'impaccio rivolge la punta su se stessa. «Gratta e netta.» E la macchia sparisce. Ma la puzza no.


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