[ESPERIENZA 9] - Escape from Last Year

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  1. James Kennegan
     
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    James Kennegan
    Posta dinnanzi a una sfida James Kennegan reagiva solamente in un unico modo: la competizione. Non aveva mai avuto molta importanza il tipo di sfida che si poneva dinnanzi ai suoi occhi, lei doveva avere successo e vincere. Ecco perché, da quando erano rinchiusi nella stanza, non si era mai chiesta per quale motivo il Cavalier Von Der Schwarz volesse avere tutti loro lì presenti nella stanza, non si era messa a pensare che fosse strano o che addirittura fosse un rapimento, aveva soltanto visto la sfida che le poneva davanti. Accecata dallo spirito di competizione aveva fatto gioco di squadra, ma non si era mai davvero interessata ai componenti di questa, nemmeno aveva lasciato che il suo animo di leader si impossessasse della comitiva e la guidasse secondo il suo volete. No, aveva capito fin da subito - e la presenza del vestito elegante, ma scomodo, e dei tacchi a spillo, anche questi eleganti, ma scomodi, era stato un promemoria quanto mai indicativo della situazione nella quale versava - di non trovarsi in un Campo di Quidditch, ma di trovarsi in un’arena dei Gladiatori. Non era appassionata di storia babbana, ma la sua predilezione per la materia le aveva permesso di approfondire aspetti ignoti e sottovalutati delle civiltà che avevano convissuto con i coevi magici contribuendo alla creazione del mondo moderno, così come loro lo conoscevano. Era rimasta particolarmente colpita dalla lungimiranza della piccola popolazione romana che era arrivata a conquistare l’intera Europa, unendola sotto un’unico regime, mentre il mondo dei maghi era sempre rimasto fermo a minuscole e molto chiuse comunità. Vero, si erano risparmiati guerre e battaglie, ma la grandezza di Roma aveva fatto si che durante quegli anni la tecnologia e molte alte scoperte facessero passi da gigante, invenzioni che erano state precursori di diversi secoli, se si paragonavano le difficoltà tecniche del secolo, di innovazioni future. Ma al di là di tutta questa grandezza, un aspetto che aveva affascinato lo sguardo di smeraldo della Kennegan erano state proprio le arene dei gladiatori, che per la loro brutalità le ricordavano il Quidditch. Al gioco del Quidditch si vince o si muore, ad essere precisi. Una versione individuale ma era proprio questa la carica che necessitava per proseguire in quella missione, che non aveva cercato e nella quale si era infilata per puro caso. Qualcuno però l’aveva notata, così aveva detto il Patronus del Von Der Schwarz, le sue qualità l’avevano fatta scegliere per quel sadico gioco dove era rinchiusa con altre persone, conosceva solo Brad, un gioco sociale che poteva anche finire molto male. E poi c’era stato il triangolo nel muro. Non aveva potuto fare a meno di concentrare tutti i suoi sforzi - tenace e testarda come pochi- sull’estrarre il misterioso oggetto dal camino.

    Non ebbe nemmeno il tempo di festeggiare il successo della sua costanza nel perseguire l’obiettivo che il pavimento e le pareti intorno a lei avevano cominciato a tremare, le dita erano scivolate dalla presa sull’oggetto, e di colpo si era trovata avvolta nel buio. Disorientata dall’improvviso cambiamento, non era stato come saltare nel vuoto della smaterializzazione, non era stata in grado di mantenere l’equilibrio ed era caduta a terra, profondando con le ginocchia su un pavimento duro. Un sbuffo uscì dalle sue labbra, svuotando i polmoni per l’improvviso impatto. Non vedeva nulla. Non sapeva nemmeno in che direzione si era spostata. Riteneva plausibile che fosse scesa in basso, nel caminetto era in posizione chinata ma era arrivata in piedi, ma non poteva escludere che si fosse mossa lateralmente, magari era stata spinta fuori dal caminetto. Poco ma sicuro, quell’oggetto era un innesco e aveva attivato un passaggio segreto. Si chiese quale malato di mente potesse pensare di fare una simile operazione, ma se c’era un innesco per arrivare, forse c’era un bottone da trovare per tornare indietro. Dubitava fosse una direzione a senso unico… E se anche fosse stato così c’era sicuramente un’uscita dal misterioso luogo dove era arrivata. Pochi secondi, centinaia di elucubrazioni che avevano messo i neuroni della Kennegan, accelerando le connessioni neurali grazie alla spinta dell’adrenalina che ormai circolava a grande velocità nelle sue vene. Inginocchiata al suolo trovò la forza di organizzarsi mentalmente sui primi passi da fare per procedere. Le dita della mancina corsero con naturalezza al punto in cui aveva assicurato la bacchetta di ebano, inseparabile compagna anche sotto a un vestito tanto elegante e attillato come quello d’argento che indossava quella sera, serrandosi con naturalezza sull’impugnatura del catalizzatore. Con un gesto fluido e veloce del braccio lo avrebbe sfoderato, tendendolo davanti a sè. Ovviamente doveva vedere qualcosa prima di capire come procedere, anche se il primo istinto era quello di mettersi a urlare a chiamare aiuto, ebbe la lungimiranza di cedere al ragionamento ponderato. Si sarebbe focalizzata sul risultato che sperava di ottenere, un poderoso fascio di luce che sarebbe fuoriuscito dalla punta della sua bacchetta inondando di un chiaro bagliore il luogo in cui si trovava, permettendole di vedere in maniera ottimale e perfetta la stanza dove si trovava. Inspirò e poi espirò, un rituale che faceva sin da quando era una studentessa alle prime armi nelle fila di Serpeverde, ma che non l0aveva mai delusa. << Lumos Maxima! >> avrebbe esclamato con quanto più fiato possedesse nei polmoni, incitando così le particelle di energia che albergavano come parte integrante del suo essere a confluire nel catalizzatore magico, sprigionando poi la loro essenza luminosa al richiamo della formula magica. Non aveva dubbi sulla sua riuscita, un incantesimo semplice che si imparava forse al primo anno e quindi la certezza che da lì a poco avrebbe visto esattamente dove si trovava le infondeva forza e sicurezza, maggiorando l’effetto della sua riuscita.
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
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