avenue of memories

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    Ghiaccioli
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    irvine carrow

    Memory is the sense of loss, and loss pulls us after it.


    Percorreva il viale principale di Hogsmeade bersagliato dai ricordi della sua adolescenza, appostati dietro ad ogni angolo della cittadina magica. Ricordava l’amarezza per aver saltato il primo weekend nel villaggio per recuperare la A, non un voto tanto male ma inaccettabile per un perfezionista come lui, presa in Aritmanzia materia che mai aveva capito e che aveva odiato profondamente. Cosa gli fosse venuto in mente di sceglierla ancora non lo sapeva e ancora malediva il giorno in cui aveva segnato il suo nome per la materia del Professor Feigenbaum. L’anglosassone aveva sempre richiesto un livello eccellente nella sua materia e iniziare con un Accettabile al primo test avrebbe comportato l’esclusione dal corso. Irvine era un perfezionista e non aveva mai contemplato l’ipotesi di abbandonare tanto facilmente un corso. Se solo l’avesse fatto avrebbe trascorso pomeriggi più piacevoli in compagnia dei suoi amici o di un buon libro. Le donne non avevano mai sortito su di lui grandi effetti, nonostante l’esplosione ormonale si fosse fatta subito notare con brufoli fioriti in gran quantità sui suoi zigomi. Ancora le guance erano scavate dai morsi dell’acne giovanile ma la barba era sufficiente a coprirle e a renderle invisibili agli occhi. Passò davanti a Mielandia, con un brivido di orrore al ricordo che il negozio di dolciaria gli suscitò. Era stata a colpa di un’indigestione di Api Frizzole che aveva saltato il ballo di fine anno, uno smacco che gli era costata il benestare di Casie Chambers, una Corvonero che lo attraeva più per la sua mente che non per il suo fisico. E sempre a causa delle Gelatine Tutti i Gusti +1 aveva trovato quella al gusto di escrementi di gufi, provocandogli conati e impedendogli di entrare in guferia per avvisare la madre nelle successive due settimane. Spiegare il motivo della sua sparizione e convincere la madre di non essersi lanciato dalla torre di Corvonero era stato alquanto difficile e aveva richiesto il suo ritorno a casa per le vacanze di Natale. Lo zucchero non era mai stato un suo amico. Si mosse da quel ricordo e dal ciottolo sul quale si era fermato. In quel viale dei ricordi si domandò come stessero andando le cose a Hogwarts. Aveva letto sulla Gazzetta del Profeta che era stata chiusa per questioni di sicurezza per quel Grindelwald. Un vero peccato che una scuola di magia dovesse chiudere per sottostare alle grinfie di un mago psicopatico. Nutriva ammirazione per le arti oscure, ma nutriva ancor più disgusto per i fanatici ossessionati da antiche favole. Si era avvicinato alle arti oscure per la prima volta in biblioteca dove aveva avuto modo di accedere a gran parte della sua conoscenza e le sue esperienze di maggiore impatto si erano formare proprio in quel luogo. Avanzò fino a trovarsi davanti a un locale che raramente aveva avuto modo di frequentare: i 3 Manici di Scopa non erano il luogo ideale per un amante del silenzio e dei libri. Aveva un vago ricordo del pub di Hogsmeade, legato ad una bevuta tra Corvonero e alla presa di coscienza che la burrobirra, inseguito di qualunque tipo di alcol, non gli piaceva minimamente. Per un motivo che sfuggiva alla sua mente decise di entrare. Del locale non riconobbe nulla perché non c’era nulla da ricordare. L’ampio salone era pieno di tavoli e sedie, una grande tavolata centrale doveva essere riservata a gruppi più numerosi ed alcuni sgabelli si dispiegavano lungo il bancone. Il locale sembrava vuoto eppure era quasi ora di pranzo. Pranzo, suggerì il suo stomaco brontolando. Ecco svelato il misterioso arcano che l’aveva condotto lì. Prese posto su uno sgabello e aspettò che arrivasse qualcuno a servirlo, sperando che non fosse chiuso e lui non aveva visto l’avviso.
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Essere una donna in carriera, per una che era passata dal maledire la coinquilina ad avere due lavori questo era carriera, si stava rivelando più faticoso di quello che si era aspettata. O meglio, quando si era infilata a svolgere due lavori non aveva nemmeno pensato che potessero essere troppo. Cheyenne non ammetteva le sconfitta e quella lavorativa era stata presa come una personale sfida. Insieme con quella di trovarsi una casa sua. A New York passava il tempo a litigare per le pulizie di casa, non fatte, della coinquilina no-maj mentre il divano che Dean le aveva offerto per ospitarla nei giorni prima dei colloqui iniziava a darle il mal di schiena. Trovarsi un appartamento che fosse situato a Londra, o vicino ai 3 Manici, sembrava essere la soluzione migliore per la Black. Aveva sfogliato una copia della Gazzetta del Profeta mentre aspettava che la torta del giorno terminasse la cottura, ma aveva dovuto arrendersi a una sconcertante evidenza: non c'erano annunci di affitti, o vendite, su un giornale tanto prestigioso. Cazzo. Avrebbe dovuto trovare in altro modo un posto in cui stare, probabilmente ci sarebbe anche voluto un po' prima di trovare una sistemazione definitiva, secondo i suoi calcoli servivano almeno 4/5 mesi di stipendio per potersi permettere di pagare la caparra sul affitto. Se la sua professoressa di Aritmanzia l'avesse trovata a fare calcoli del genere l'avrebbe subito interrotta, perchè beh... la matematica non era proprio il suo mestiere. Un vago sentore di bruciato la strappò bruscamente ai suoi calcoli. Dannazione! Ed altre imprecazioni che era meglio non riportare seguirono nella sua mente mentre si attivava con rapidità per non bruciare completamente la torta di zucca. Soltanto la crosta esterna si era scurita, il resto del dolce sembrava presentare una doratura perfetta, che nascondeva il morbido cuore di crema di zucca. La crostata della nonna era salva. Un vociare concitato, seguito da gridolini e risate, sopraggiunsero nella sua cucina dalla porta battente che portava nel locale. Aveva imparato che le teste appese all'ingresso, per quanto la inquietassero con i loro commenti volgari e spesso razzisti, fungevano da personalissimo campanello d'ingresso. Qualcuno era entrato. Uscì dalle porte che tanto le ricordavano i vecchi saloon del far west, essendo di origini indiane ne sapeva qualcosa, con la crostata in mano, dopo averla appoggiata sul bancone di servizio si spostò verso il bancone principale. Subito vide il mago che si era appena accomodato. «Benvenuto! Vuole appoggiare il soprabito?» domandò con gentilezza, sorridendo al nuovo avventore. «Il nostro menù sta vagando per il locale, ma tra un attimo sarà da lei. Le lascio qualche istante per decidere. » A quelle parole il tabellone con le pietanze che fluttuava a mezz'aria si spostò verso il mago, permettendogli di consultarlo e leggere il cibo e le bevande che poteva ordinare.

    OT______
    chiedo scusa per il ritardo enorme!

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