Celebration

No whisky, no party

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    Ghiaccioli
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    Era uscita dall'ospedale con la peculiare sensazione di stare galleggiando nell'aria.
    Stretta nel suo cappottino bianco, aveva vagato con la mente stranamente vuota per quasi un'ora prima di riuscire a ricollegare i due neuroni che sembravano tanto intorpiditi da faticare a fare contatto sino a quel momento.
    Aveva scrollato leggermente le spalle, rimesso a fuoco lo sguardo marino e .. beh, quantomeno sapeva riconoscere la strada in cui era finita.
    Adeline, un sorriso che via via si faceva strada sul viso diafano, aveva così cercato un angolo riparato per smaterializzarsi e .. * POP *.

    - Abe! -
    D'accordo, d'accordo, il tempo che intercorre tra l'esatto istante in cui un corpo si smaterializza in un luogo e l'attimo seguente in cui riappare completamente integro anche a diversi chilometri di distanza, tende praticamente allo zero, è pressoché nullo insomma.
    Ma ad Adeline tanto era bastato per finalmente rendersi conto di quanto di fatto era accaduto quel pomeriggio: era stata assunta al San Mungo.
    Era una Medimag a tutti gli effetti .. oltre che Dipendente Ministeriale del quarto livello, giusto.
    Per un brevissimo e fugace istante la strega pensò alla mole di lavoro verso cui in quel modo si era gettata volontariamente e coscientemente a braccia aperte, ma alla sola idea che così finalmente aveva coronato il suo sogno.. beh, questo tanto le bastava. Da quel giorno in avanti, si sarebbe dedicata in via ufficiosa ma soprattutto anche ufficiale, ad entrambe le sue due più grandi passioni, le creature magiche e le persone.
    -Abe!-
    Un altro brivido le era corso lungo la colonna vertebrale mentre, quasi di corsa anche lei, era passata dalla camera da letto per gettare cappotto e borsa un po' a casaccio e quindi si era diretta in cucina, abbracciando il piccolo elfo domestico tutto intento in quel momento a sfornare una grossa torta fumante.
    -Mi hanno assunta Abe! -
    -Ne ero certo signorina Ad! Le ho preparato una delle sue torte preferite, farcita con marmellata di lamponi!- la voce squillante ed entusiasta della creatura l'aveva fatta sorridere ancora di più.
    -Grazie Ab- aveva quindi risposto, prendendo uno degli alti sgabelli attorno alla piccola penisola della sua cucina e servendo una fetta della torta ancora bollente per ciascuno -Ora.. beh, lavorerò il triplo, probabilmente, ma sono contenta così sai.-
    Primo morso, mentre le guance si riempivano del soffice dolce -Ova tutto ciò che mi mancfa è..- aveva mandato giù il boccone, confusionariamente a metà tra l'entusiasmo e la tragicomica desolazione: -Beh, ho i lavori che volevo, una casa tutta mia, ho.. beh, ho anche te Abe- aveva continuato, lo sguardo verde azzurro ad oscillare vagamente indeciso -Ora mi mancano solo degli amici. Una compagnia. Qualcuno. - aveva infine concluso riempendosi una seconda volta la bocca, questa volta più meditabonda che mai.
    Era sempre così. Una volta raggiunto un obbiettivo.. faceva appena in tempo a rallegrarsene, che subito una nuova meta da raggiungere, un nuovo monte da scalare le si parava di fronte.
    E il bello – o forse sarebbe stato meglio dire il tragico – era che faceva tutto da sola per così dire.

    -Mh-
    Eh già.
    Sempre qua stiamo.
    Adeline, per la seconda volta in quella lunga giornata, stava curiosamente osservando parecchi secondi nascere e morire in quel piccolo e personale spazio che si sviluppava tra lei e .. il suo armadio.
    Già.
    Aveva deciso di uscire la ex Corvonero, per un più che meritato festeggiamento: dopo una doccia bollente di una durata probabilmente illegale, si era avvolta in un ampio asciugamano e, come da rito, al momento stava passeggiando indecisa in quei due metri quadri che la separavano dal quintale di abiti di fronte al suo naso.
    -D'accordo- aveva esordito infine, nel più completo silenzio, più decisa per il freddo che iniziava a farla rabbrividire che per una vera effettiva scelta -Abe tra poco esco, non mi aspettare sveglio, va bene?-

    Ed infine, eccola lì.
    La biondina aveva optato per un look total black che tanto le divertiva vestire opponendolo al suo umore solitamente sgargiante: un vestitino nero infatti, le fasciava la vita aprendosi morbido sino a poco sopra le ginocchia, abbinato a delle collant e a degli stivaletti del medesimo colore.
    Sopra, il suo chiodo che spesso e volentieri alternava ai cappotti, ed infine come suo solito la chioma dorata lasciata sciolta. A onor del vero, i capelli ancora umidi ogni tanto la facevano rabbrividire, ma ad Adeline in quel momento importava poco.
    Il naso all'insù, l'insegna del Blind Big dondolava pigra nel bagliore aranciato di quella frizzantina serata newyorkese: un battito di ciglia e la strega aveva varcato la soglia del locale.
    -Buonasera- un sorriso tra le labbra rosee mentre la londinese leggeva velocemente le proposte del pub, le dita a tamburellare sul piano ligneo e le iridi bicrome fisse sul menù:
    -Mi porta un Whisky Incendiario per favore?-
    D'altronde se doveva festeggiare, lo avrebbe fatto come si deve – uno dei pochi insegnamenti utili, dalla maggiore età in su, di sua zia Ada-.
    Poi, lo sguardo verde azzurro fu diretto ad un giovane sconosciuto proprio lì accanto:
    -Questo posto è libero?-
     
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    Alaster Lagrein

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    Raramente, davvero raramente, poteva dire di aver avuto delle pessime giornate. Alla base di tutto ovviamente stava il suo disturbo da narcisista e megalomane, un'accoppiata decisamente infernale, che tuttavia non era in grado di riconoscere, una sorta di negazione della realtà, e per questo motivo era profondamente convito che uno come lui - cioè bello, affascinante e carismatico - non potesse avere un solo problema nella sua vita.
    Ma non quel giorno, quel giorno era iniziato in maniera tremenda.
    T r a g i c a.
    Si era risvegliato a causa della luce del sole che filtrava dalle imposte socchiuse, era nel proprio letto fasciato in morbide lenzuola di seta e da due paia di gambe che sembravano volerci competere per morbidezza, appartenenti a due more che quasi - quasi perché la sua astrazione di bellezza non conosceva canoni che fossero realmente applicabili- avrebbe definito bellissime, dopo una notte piuttosto movimentata. Non era riuscito ad essere così egoista da concedersi a solo una delle due, così era stato tanto magnanimo da accettare di essere condiviso da entrambe. Privarle della sua presenza era un torto che non avrebbe potuto sopportare, almeno questa era la bugia che si raccontava, credendoci anch'esso davvero poco.
    Si era alzato dal letto, adone senza alcuna veste, calpestando a piedi scalzi il pavimento di marmo, un brivido di freddo gli aveva scosso la schiena, ma era bastata la sola visione di se stesso, nudo come Dio (insomma era evidente che fosse figlio di qualche divinità, non si poteva spiegare altrimenti la sua innaturale e sconfinata bellezza) l'aveva fatto, per dimenticare qualunque altro malanno.
    E poi eccolo lì, infido come il serpente nell'eden celeste, spuntare con un ricciolo argentato in mezzo alla foresta oscura dei paesi bassi, non lontano dalla virile lancia che per tutta la notte aveva combattuto su due fronti eppure era un guerriero ancora sull'attenti. Un pelo grigio. Bianco. Spuntare a deriderlo proprio laggiù dove un uomo è più fragile. Ahi! Che colpo al cuore. E allora ecco che lesto si sfiora con la mano e in uno zic rimuove con chirurgica precisione quel irriverente presagio di morte.
    Vi avevamo detto che si trattava di un inizio tragico ed ecco la storia del misfatto.

    Per tutto il giorno non aveva fatto altro che pensare a quel pelo grigio e alle sue implicazioni. Domandarsi se stesse invecchiando, la sola possibilità che potesse succedere nonostante avesse trascorso 34 anni su questa terra, non aveva mai sfiorato la sua mente. Un pelo grigio però rimetteva tutto quanto in un ottica diversa, così differente che persino un uomo che era in grado di costruirsi certe elucubrazioni mentali doveva cedere alla realtà dei fatti. E per qualcuno che aveva sempre vissuto convinto di essere qualcosa di più vicino a un dio che non essere un uomo, ammettere la propria mortalità implicava certamente una crisi d'identità. Era entrato nel Blind Pig a un orario imprecisato del tardo pomeriggio, puzzando già di alcol e di fumo, ci aveva dato dentro a casa per scacciare l'immagine del pelo ingrigito, vestito tuttavia di un completo elegante che, manco a farlo apposta, era un gessato grigioscuro, con un fazzoletto vede coordinato con la cravatta che avrebbe dovuto indossare ma che invece aveva preferito non annodare intorno alla camicia bianca, gli ricordava troppo un cappio al collo e quindi la morte e quindi ancora il suo invecchiare lento e inesorabile.
    Alaster Lagrein, per quanto sconfortato dai recenti avvenimenti, non conosceva uno stato d'animo simile alla depressione così, quando una bella bionda si era avvicinata al bancone ordinato un whiskey e chiedendo se il posto accanto a lui fosse libero, aveva esibito il suo sorriso più carismatico nella direzione dell'incantevole e giovane creatura " Quel posto è riservato per un angelo come te. " ammiccò, così vanitoso da non saper riconoscere un pessimo approccio al corteggiamento, semplicemente perchè non era abituato a donne che prestavano attenzione a qualcosa che non fosse il suo bel viso e gli occhi magnetici. "Barman, uno di quello che prende la signora anche per me e... offro io, madame" dichiarò, posando le monete necessario a pagare due cocktail sul bancone prima ancora che la donna potesse obiettare o provare a pagare la sua metà, una delle sgradevoli implicazioni del femminismo che avanzava. "Alaster. Cosa ti porta su questa Terra?" domandò mellifluo, dopo essersi presentato e aver offerto la mano destra alla strega, continuando l'allusione celeste del tutto convinto che fosse di grande fascino e un approccio senza eguali.
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    A ventisei anni, Adeline poteva dirsi soddisfatta di sé.
    Certo, la vita non l'aveva stretta in quel tenero abbraccio di bambagia dorata che solitamente spettava a tutti i neonati dal cognome di un certo peso come il suo - anzi:
    lasciata essenzialmente a sé stessa, in un Manor occupato da una zia troppo impegnata dai sui whisky, rivoluzioni quotidiane piccole o grandi che fossero e duelli illegali in pub segreti dal dubbio stile - erano stati grandi silenzi, infiniti spazi vuoti e guance gonfiate e sgonfiate d'aria i suoi principali compagni di gioco.
    Poi certo: c'era il suono leggero di infinite pagine di libri sfogliati che risuonava nel tempo come una rassicurante eco, c'erano i vetri puliti sui quali si infrangevano i raggi del sole creando mille e uno sfumature d'oro sui pavimenti in legno che ancora vibravano dietro le palpebre della londinese, c'era il suono metallico delle pentole quando bimbetta com'era si appropinquava alla cucina, lo stridio delle sedie quando si arrampicava su qualche mensola, in punta di piedi, per dei biscotti, o ancora le corse nel vasto giardino, sino al bosco ombroso, le escursioni sino a quella vecchia roccia ricoperta di muschio e piccoli fiorellini bianchi e viola.
    Le erano sempre piaciuti quei fiori.
    Dopo delle corse che le parevano infinite, a perdifiato, si sdraiava sul terreno che sapeva di erba e umidità, lasciando i capelli dorati, al tempo lunghissimi, sparpagliati un po' a casaccio così come i suoi pensieri.
    Gli occhi bicromi allora seguivano l'ondeggiare lieve delle foglie degli alberi, le nuvole disfarsi nel cielo e i polmoni si riempivano di aria fresca e dei profumi del bosco.
    A dispetto di tutto, a dispetto della profonda solitudine, a dispetto delle scottature sui fornelli, a dispetto persino di quella magia ancora incontrollata ed incontrollabile che talvolta la sovrastava, Adeline ricordava con un sapore dolce sulla lingua quella parte della sua infanzia.
    E così, crescendo tra pareti come di carta velina strappate dalle ampie vedute che una zia anticonformista e per la libertà di pensiero e centinaia e centinaia di libri le avevano gentilmente concesso, la biondina aveva con il tempo imparato ad amare.. il tempo stesso.
    Il suo scorrere inesorabile le sapeva di quell'azzurro limpido dei fiumiciattoli in cui si bagnava i piedi, il ticchettio dell'orologio aveva il suono rassicurante, ritmico e cadenzato della poesia.
    Il suo passato le aveva dato tanto, forse troppo – chi poteva dirlo, d'altronde, e secondo quali parametri poi – ma in un modo o nell'altro le aveva dato..lei. Le aveva dato il suo presente.
    E il futuro di certo non la intimoriva. Da brava piccola esploratrice quale era .. il futuro era solo un prossimo presente, ancora tutto da scoprire, un regalo da scartare. E un prossimo passato da ricordare.

    -Quel posto è riservato per un angelo come te. -
    Le iridi bicrome della ragazza si sgranarono un poco alle parole dello sconosciuto al quale si era rivolta.
    Le sopracciglia bionde si arcuarono, e un sorrisetto divertito fece capolino tra le labbra.
    -Immagino allora che stia per un sì.- rispose quindi divertita, togliendosi la giacca per appenderla sullo schienale della sedia, poco prima di prendervi posto.
    Nel mentre, il mago aveva velocemente richiamato il barman e pagato il drink per entrambi: Adeline risposte con un -Grazie- vagamente stupito, per poi osservare l'uomo incuriosita, inclinando di un poco la testolina dorata.
    Era stata da sempre abituata a pensare per sé, addestrata allo stremo ad avere sempre il necessario per non dover chiedere niente a nessuno – perchè di solito, nessuno era ciò che aveva ottenuto in passato al momento del bisogno, rare eccezioni scolastiche a parte -.
    E poi.. lo osservava perchè beh c'era poco da dire, quel mago era indiscutibilmente un bell'uomo. Non avrebbe saputo dargli un'età precisa, ma vestito elegante, lo sguardo scuro attirava come un buco nero quello verde azzurro della strega.
    Le gambe fasciate dai collant sottili furono incrociate sotto al banco e la mano destra fu portata all'incontro con quella dello sconosciuto, ora con ben sette lettere a personalizzarlo: -Piacere, Alaster, io sono Adeline.- rispose quindi sorridente - E sono qui per festeggiare.. a te invece, cosa ha portato sino a questo bancone ad offrire drink ad una sconosciuta?-
    Il palmo della mano fu così portato a sostenere la testolina dorata della londinese, lo sguardo fisso sul mago con un'ombra giocosa a fargli da orizzonte: d'altronde, uno dei vantaggi del tempo ..era anche questo.
    Da bambina, non avrebbe mai neanche lontanamente pensato di poter giocare con quel tipo di giocattoli.
    Ora invece..

    Edited by Adeline Walker - 28/3/2020, 19:39
     
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    Alaster Lagrein

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    Ancora il pensiero del pelo ingrigito trovato nel suo cespuglio segreto lo terrorizzava, nonostante fossero trascorse diverse ore dal ritrovamento non riusciva a scacciare quest'immagine dalla sua mente. Il suo corpo d'adone brutalizzato, deriso da quel unico e irriverente segno di vecchiaia. Non poteva sopportarlo, non uno così egocentrico e sicuro di sè, poteva essere uno smacco in grado di far vacillare la sua autostima ferrea.
    Seduto al bancone del bar, il Blind Pig era il luogo ideale per affogare in un bicchiere di wisky i suoi più reconditi pensieri e agghiaccianti ricordi, decise di pensare a qualcosa di peggio di quel pelo bianco. Era difficile, lo capiamo, credere che potesse esserci qualcosa di peggio, ma Alastr Lagrein prese questo gioco come una sfida, una sfida personale. Forse trovando qualcosa di più grave avrebbe potuto andare avanti. Ovviamente nel gioco non potevano rientrare banalità come la fame nel mondo, il tasso di disoccupazione crescente, i barboni agli angoli delle strade che per lui erano mere figure di contorno, una sorta di necessario scenario per rendere ancora più vivida la sua folgorante immagine. Doveva essere qualcosa di peggio per lui, qualcosa che andasse oltre all'umiliazione provata alla vista di quell'invecchiamento precoce. La sua mente stava iniziando a solcare alcune possibilità - come l'andare a letto con una donna che avesse il medesimo pelo bianco o lo stesso pelo su un suo partner sessuale - quando la Terra decise di porre fine al suo strazio con la celestiale visione della donna che gli si era appena seduta accanto. Durante le prime fasi colloquiali, lui le aveva offerto un cocktail, lei gli aveva detto chiamarsi Adeline, ripensando alla melodia con cui il suo nome risuonava ancora nell'aria, si prese qualche istante per osservare con maggiore attenzione la sua inaspettata compagnia. Alaster Lagrein, questa volta senza modestia, poteva dire di essere stato con diverse donne - ma anche uomini- e di aver sviluppato l'innata capacità di individuare all'interno di una stanza la più bella tra le presenze (ovviamente era necessario escludere se stesso da questa equazione per rendere il metodo efficace ed efficiente) presenti e di potersi così muovere a colpo sicuro con cocenti delusioni. C'erano fisici stupendi accompagnati da volti asimmetrici, così come volti angelici accoppiati a un fisico a pera, ancora seni sproporzionati o uomini che erano attraenti con la barba e ripugnanti senza, donne che giocavano con il trucco in maniera tale per cui il mattino risultavano essere dei troll irriconoscibili. Il mondo era pieno di questi inganni, ma la sua affinata tattica gli permetteva di schivarne la maggior parte. Il suo fiuto aveva subito classificato come bellezza la strega appena entrata, la stessa Adeline che ora sedeva accanto a lui, ma un esame più accurato gli permise di esaltarne davvero caratteristiche peculiari che se possibile la rendevano ancora più bella dell'insieme generale dato dalla prima, sommaria, occhiata.
    I capelli, di un biondo quasi platino, erano tenuti di una lunghezza media che per lo standard canonico del Lagrein era quasi corto, ma che tuttavia risaltava le spalle e il collo elegante della strega. Le gambe erano lunghe e perfette, le dita affusolate erano così piccole eppure forti nella stretta di mano quando si presentarono. Sorrise ammaliato da questa rara bellezza newyorkese, trovandosi colpito nel posare le sue iridi scure in quelle della donna. Avrebbe detto che aveva uno sguardo chiaro, azzurro o verde, ma osservandola meglio avvertì una lieve stretta al cuore nel constatarne la bicromia. Un difetto che la esaltava come nessun'altro pregio avrebbe saputo fare. Incantevole. Si sistemò meglio sulla sedia, come se la vista di questa imperfezione lo avesse sbilanciato sullo sgabello al bancone, procedendo con fare da seduttore verso il suo nuovo oggetto di desiderio. "Che nome stupendo, Adeline" si prese un istante per gustare il modo in cui pronunciare il nome della ragazza faceva danzare la punta della sua lingua nella bocca, accarezzando incisivi e palato, con un inclinazione melodica della sua voce "E dunque, che cosa stai festeggiando?" domandò, sporgendosi inevitabilmente verso la ragazza, attratto e desideroso di vedere come le sue labbra si sarebbero mosse nel pronunciare la successiva risposta, come le iridi bicrome si sarebbero illuminate nel ricordare il motivo del suo festeggiamento. Non poteva comunque sfuggiere a un uomo attento com'era lui che la ragazza stesse festeggiando da sola, impossibile credere che qualcuno di così bello non potesse trovare compagnia per un cocktail. Con due occhi così lui sarebbe andato anche all'Inferno.
    "Qualcosa da dimenticare mi ha portato a questo bancone... il cocktail offerto invece il tuo sguardo così raro da trovare. " sorrise ammaliatore, indugiando a lungo negli occhi della donna che aveva di fronte, il ricordo di quella mattina appariva così lontano da essere eclissato dalla bellezza che aveva dinnanzi.
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    Adeline rimaneva spesso e volentieri ammaliata dalle persone.
    Le osservava con sguardo attento, le iridi bicrome a seguire veloci ogni movimento, ad imprimere nella memoria ogni dettaglio.
    Le membrane timpaniche poi, circondate da quelle piccole orecchie diafane che alla prima nota di imbarazzo prendevano fuoco sotto i capelli dorati, vibravano al suono delle parole di chi le stava accanto, ma anche ai rumori di fondo più sottili, il frusciare dei vestiti, il brusio di sottofondo.
    A tanti piaceva stringere la mano del proprio interlocutore per poterne carpire la personalità dalla sola forza impressa nel gesto.
    Ad Adeline piaceva percepirne il calore, e poi seguire il profilo del volto e l'inclinazione del capo, osservare la mimica e seguire il ritmo della conversazione.
    Ad Adeline piaceva sentire il profumo della pelle, dello shampoo o del profumo di chi le stava vicino.
    E, alle volte, di quella pelle le piaceva anche sentirne il sapore.

    Le gambe accavallate sotto il bancone, la schiena dritta, con le mani incrociate sulle ginocchia la giovane strega aveva seguito con sguardo attento l'uomo studiarla, sorriderle e sistemarsi poi meglio sul suo sgabello.
    Alaster era indubbiamente un uomo magnetico.
    Se ne stava lì, seduto elegantemente, a sondarla con quelle iridi scure e torbide che tanto promettevano quanto probabilmente nascondevano.
    -"Che nome stupendo, Adeline." -
    Risuonò musicalmente nello spazio che li divideva la sua voce, mentre la ex Corvonero si ritrovava a sorridere semplicemente senza pensieri, per una volta tanto.
    -E dunque, che cosa stai festeggiando? -
    -Io..- iniziò prima ancora di avere effettivamente una risposta pronta, scrollando immediatamente dopo un poco le spalle scoperte e tornando a parlare, questa volta più decisa: -Stamattina, ho superato un colloquio a cui tenevo particolarmente.- rispose, il sorriso che le si allargava sulle labbra.
    -Mi hanno assunta al San Mungo come Medimag. In realtà già lavoro da qualche tempo al Ministero, al quarto livello, ma beh..- per un attimo, come quel pomeriggio, la consapevolezza del quantitativo di lavoro che si era addossata tornò a gravarle sui pensieri, appesantendoli come se improvvisamente la sua mente stesse annegando in un bicchier d'acqua.
    Adeline scacciò in fretta quella sensazione, con un rapido battito delle lunghe ciglia: -Sono i due lavori a cui ambivo da tempo, corrispondono alle mie due grandi passioni. Sono entusiasta.-
    Sorrise, ancora, cercando con lo sguardo il barman che nel frattempo aveva iniziato a preparare la loro ordinazione.
    -Qualcosa da dimenticare mi ha portato a questo bancone... il cocktail offerto invece il tuo sguardo così raro da trovare. -
    La risposta successiva alla sua domanda invece, incuriosì enormemente la londinese: qualcosa da dimenticare.. beh certo, un'incredibile quantità di persone - streghe, maghi o babbani che fossero - utilizzava spesso e volentieri l'alcool come equivalente di una buona pozione smemorina.
    Di sicuro, tra le molte cose, il gusto era decisamente migliore.. E d'altronde, Adeline ne sapeva qualcosa di tintinnii di bottiglie vuote su alquanto preziosi tavoli in cristallo, eco lontana di “party privati” nel vasto salone del Manor familiare, molti dei quali di fatto dedicati alla dea Mnemosine.
    -Sarà che i veri difetti in realtà, non sono poi così comuni tra le persone.-
    Rispose così in prima battuta, riferendosi al difetto cromatico delle sue iridi con uno sfondo di amore-per-il-genere-umano che era tutto un programma, come suo solito.
    -Allora in tal caso, come ringraziamento.. spero quantomeno di aiutarti a dimenticare quel qualcosa.- Scoppiò in una breve risata cristallina, che le illuminò gli occhi di una luce divertita: -Suggerimenti?-
     
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    DEAN LAWRENCE
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    Lavorava al Blind Pig da ormai più di un anno e poteva dire di aver visto cose che certi umani potevano soltanto immaginare. O sentirsi raccontare come leggenda metropolitana. Beh, lui avrebbe potuto confermare che tutte le leggende avevano un fondo di verità. Aveva assistito ad una retata degli Auror, che erano rimasti seduti sotto copertura durante tutto lo spettacolo di Ellen, per poi esibire distintivo e arrestare tre maghi sbattendogli la faccia sul tavolo. Aveva visto uomini dal dubbio gusto accompagnarsi con ragazza che avrebbero potuto essere loro figlie, diverse ogni sera che passava. Aveva assistito, proprio davanti ai suoi occhi perché era avvenuto lì sul suo bancone, al traffico illegale di quello che sembrava un uovo di drago e anche allo scambio di qualche tipo di erba non propriamente medica. Avventori avevano rimesso su ogni superficie del locale, dal bancone al pavimento, ma persino sugli sgabelli e sui tavolini della sala ed altrettanti avevano provato ad avere rapporti sulle medesime superfici. C'erano state risse di ogni genere, dalla scazzottato per un commento troppo spinto alla rissa che aveva coinvolto più della metà della sala, con sedie e bottiglie spaccate sulla testa. La vetrina portabottiglie alle sue spalle era stata distrutta, insieme con le bottiglie piene e alcuni bicchieri esposti, almeno 3 volte, e solo nel corso di quell'anno. A san Valentino c'era stato un evento con baci ovunque, a St Patrick non aveva contato la gente vestita di verde o ubriaca, in estate qualcuno aveva allagato il Blind Pig per fare una piscina, a Natale frotte di gente si era riversata in fuga da cenoni con i parenti e a capodanno non ci si riusciva quasi a muovere. Poteva dire di aver visto il meglio e il peggio del locale dalla sua postazione privilegiata, ma non era stato uno spettatore passivo. Aveva fratturato un paio di nocche per tirare un cazzotto a uno che era saltato dietro al bancone cercando di rubare delle bottiglie di whiskey, più di una donna era stata conquistata con passionali baci sopra quel bancone, alcune avevano avuto anche la fortuna di fare un tour privato del magazzino e di un altro tipo di parco dei divertimenti, aveva versato litri di alcol ovunque fuorché in bicchieri, infilato la faccia in prosperosi seni e le mani in profonde tasche per scovare gli ultimi galoeni con i quali far pagare i cocktail.Lavorava al Blind Pig da ormai più di un anno e poteva dire di aver visto e fatto cose che certi umani potevano soltanto immaginare.
    Ma quella sera il mondo scorreva con innaturale lentezza, un pallido scorrere che era una piacevole sorpresa per il Lawrence che poteva dirsi stufo e quindi grato della pausa dalle follie che avevano attraversato il locale da quando si trovava lì, dietro il suo bancone. Dopo che il vecchio Gnarlak si era deciso a far dare una ripulita a quel posto sembrava quasi un locale rispettabile. Era la prima volta che I’m bancone di legno che lo separava per quasi mezzo metro dal resto del mondo non era appiccicato con strane sostanze di origine sconosciuta e da quel momento anche il Grifondoro aveva fatto attenzione a non contribuire alla creazione di macchie e altre cose appiccicose. Un avere fortuna che il locale fosse in quelle condizioni igienico sanitarie eccezionali perché entrò una delle donne più belle sulle quali di recente avesse posato lo sguardo. Lo sguardo bicromo catturò immediatamente l’attenzione di quello di Dean, affascinato da quel dettaglio, che sorrise con un sorriso sghembo e cordiale alla strega nel sentire la sua ordinazione. Era sfacciata al punto di sedersi accanto al unico uomo, uno che non era stato molto lo quale per tutta la sera, del bancone e per un attimo il Lawrence avrebbe sperato che se ne andasse o che non accettasse l’invito dalla bionda. Ma immaginava che simili occhi di raro ricevessero un no come risposta. Si voltò accolta la richiesta di un secondo whisky da parte del mago, dopo aver annuito all’ordinazione, versando due bicchieri del migliore che avevano in casa e permettendosi di aggiungere due cubetti di ghiaccio in ciascuno.
    “ Ecco i vostri whiskey incendiari! Sono 10 Galeoni CAR+10 per ciascuno... 20 in tutto signore” spiegò tornando a voltarsi verso la coppia di clienti con un sorriso e appoggiando i cocktail proprio davanti a ciascuno di loro. Incassati I galeoni si sarebbe allontanato con discrezione per lasciare loro un po’ di privacy occupandosi di questo o di quest’altra incombenza.
     
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    A stento riconosceva se stesso e questo lo faceva arrabbiare ancora di più. Doveva darsi una cazzo di svegliata, insomma tirare fuori il suo solito carisma, perché non era ammissibile, non per un egocentrico narcisista come era lui, non fornire uno spettacolo che non fosse degno di nota. Era un suo dovere morale, verso se stesso e nessun’altra, offrire alla bionda compagna di bevute la migliore versione di se stesso. Non poteva certo macchiarsi la reputazione con il rischio di ricevere una pessima opinione, perché in un mondo dove TripAdvisor fosse esistito lui avrebbe preteso sempre cinque stelline e recensioni eccellenti. E quindi doveva scordarsi il più in fretta possibile l’incidente mattutino e guardare avanti, per amore di se stesso. E lui amava profondamente se stesso, ma più sembrava concentrarsi per scacciare l’immagine del ricciolo grigio, più questo tornava ad affiorare nella sua mente con il deliberato intento di deriderlo. Ne era certo. La voce di Adeline lo richiamò all’attenzione e la scrollata di spalle che fece dopo catalizzò in maniera definitiva quella di Alaster sulla pelle d’alabastro della donna. Non essere al cento percento proprio quella sera era un beffardo scherzo del destino, un tiro mancino che la vita gli aveva tirato per deriderlo della sua sovrannaturale bellezza, un affronto della gelosa Natura che cercava di punirlo... ma lui non si sarebbe affatto arreso e così sfoderò il suo sorriso più ammaliante nel sentire che oltre un bel viso sotto quella chioma dorata vi era anche un cervello funzionante. Di primo acchito questo avrebbe potuto costituire un problema per un qualunque casca morto senza arte né parte, come ad esempio sospettava essere il barista che sbriciava ogni tanto nella loro direzione mentre preparava con tutta calma i loro drink, ma per il Lagrein questo dettaglio accresceva soltanto l’interesse per la strega che con tanta disinvoltura si era seduta al suo fianco. ”I miei complimenti Doc!” esclamò allargando appena gli occhi con espressione sorpresa e entusiasta a questa rivelazione. Il sorriso della strega era contagioso e mai come in quel momento avrebbe desiderato un bicchiere tra le mani per fare un brindisi. Distolse lo sguardo dalla bionda, scusandosi con un sorriso appena accennato, soltanto per scoccare un’occhiata di rimprovero verso il barista che era troppo lento per i suoi gusti. Come comprendendo quello sguardo i loro whisky incendiari comparvero per magia sul bancone davanti a loro, accompagnati dalla richiesta di pagamento alla quale Alaster si prestò con molto piacere, lasciando ciascuna delle venti monete d’oro sul ripiano ligneo e appiccicoso. La pulizia poteva essere migliorata. Prese il suo bicchiere, facendo fare due giri ai cubetti di ghiaccio che conteneva, prima di posare il gomito sul bancone e sporgersi verso la ragazza. ”Allora, è proprio il caso di fare un brindisi alla passione” e nel dire questa parola sembrava che si rivolgesse a ben altre passioni oltre a quelle sopracitate dalla strega per definire i suoi due lavori. Erano simili, anche se diametralmente differenti, non poteva che esserne incuriosito e desiderava conoscere di più sulla affascinante ragazza che aveva dinnanzi. Bevve un generoso sorso dal suo bicchiere, perché aveva appena proposto un brindisi e stava male non bere, senza nemmeno scomporsi dinnanzi all'abituale bruciore che si irradiò dalla bocca alla gola e di lì allo stomaco. Per lui, anche se non poteva dirsi un alcolizzato, ormai era una sorta di dolore necessario per sostenere la sua passione per la degustazione di vini e cocktail. ” Animali e umani, quindi. Quale mondo ti affascina di più?” domandò assaporando con la lingua il gusto di whiskey rimasto dal sorso precedente mentre articolava quella domanda, il busto rivolto verso la sua interlocutrice per concederle tutte le sue attenzioni. ” Personalmente mi fido di più degli animali, ma l’opinione di un’esperta ha senza dubbio più valore” commentò rendendosi conto di essere finalmente riuscito a lasciarsi alle spalle quello che lo tratteneva dal risplendere nella sua magnificenza e finalmente a poter godere della inaspettata compagnia che gli stava regalando la Dottoressa. ” E certi altri elevano a straordinario un'aspetto che sarebbe invece rimasto nell'ordinario, non ti pare?” domandò in risposta alla questione dei difetti, mentre lui si riferiva a un pregio come era la caratteristica che rendeva così unico lo sguardo blu marino di Adeline, uno sguardo nel quale ci si poteva perdere per cercare di catturarne le sfaccettature. Veramente un'incanto. ” Santo che già il whisky lenisce le mie ferite, ma immagino che la mia Doc non sappia resistere a un cuore ferito... qualche medicinale da prescrivere in merito?” ecco che trovava ad affiorare la sua egocentrica sicurezza di essere assolutamente il meglio del meglio e di potersi quindi permettere di fare allusioni sceme e decisamente poco originali come forma di corteggiamento. Ma oltre a questo era in grado di fare molto alto, quando avesse conosciuto maggiormente le inclinazioni e gli interessi della ragazza con cui stava amabilmente flirtando.
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    Pregi e difetti.
    Ve ne sono di ogni genere e sorta, per ogni qualsivoglia caratteristica appartenente al genere umano e non.
    Adeline poteva principalmente parlare solo per sé: le sue più che buone capacità introspettive, sviluppate e affinate nel corso degli anni, le avevano permesso con lo scorrere del tempo di individuare qualche pregio e difetto peculiari della sua persona.
    Oramai la storia della bambina lasciata crescere a sé stessa la conosciamo.
    Quindi, primo difetto conseguente: a fronte di una vita di solitudine, una vita spesa ad osservare adorante quel magico mondo di relazioni da cui per anni si era sentita esclusa, ammaliata ma mera spettatrice, Adeline.. si innamorava. Di tutto e di tutti.
    Le bastava uno sguardo, un sorriso accennato, un gesto, un dettaglio, una parola, che subito la ex Corvonero inclinava un poco la testolina dorata e .. puff. Incredibilmente affascinata, estremamente incuriosita rispetto a chi si trovava di fronte e profondamente e talvolta ingenuamente sempre ben disposta.
    E qui direte “ma che difetto è essere sempre ben disposti verso le persone”. Tanto meglio per loro, tra le altre cose.
    Il punto è che Adeline così, non faceva distinzioni, né vinti né sconfitti, nessun podio, nessun primo e nessun ultimo, nessun migliore.. pur nella loro magnifica e stupefacente diversità, tutti si equivalevano, ai suoi occhi bicromi.
    Diversi sì, ma migliori o peggiori a qualcuno mai.
    Adeline, [“in un mondo dove TripAdvisor fosse esistito”] seppur per motivi differenti, avrebbe dato cinque stelle a tutti, indistintamente, con tanto di stellina adesiva da appiccicare al petto.
    Ma in un mondo dove tutti sono speciali, dove tutti sono super eroi... Alla fine nessuno lo è davvero più.
    Eccolo il primo importante difetto del mondo visto attraverso le lenti verdi azzurre della londinese.
    Ignara poi del fatto, che chi si trovava di fronte, mirava ben ad altro che al mescolarsi nell'indefinita moltitudine di “migliori e speciali” che quotidianamente le sfilavano sotto al naso.
    Ma questo per l'appunto, Adeline non poteva saperlo.
    La strega aveva così - una volta ricevuto il proprio drink sul bancone – rivolto un rapido sorriso al barista, ringraziandolo, per poi tornare a rivolgersi al proprio magnetico interlocutore: -Grazie, grazie- aveva ridacchiato ai complimenti del mago, schioccandogli un occhiolino da sopra il bicchiere che stava inclinando sulle labbra brindando alla passione.
    La londinese – uno dei pochi pregi dell'essere figlia adottiva di un'alcolista – poteva vantare una discreta resistenza agli alcolici, che beveva con piacere e tranquillamente, anche se principalmente solo in compagnia, a dosaggi e gradazioni non da poco pur rimanendo il più delle volte con i piedi ben piantati a terra. E con i tacchi che talvolta indossava, questo era tutto dire.
    -Hai parlato di passione, fascino e fiducia, che sono concetti molto diversi tra loro.-
    Iniziò quindi a rispondere la biondina, sfoderando un sorriso felino tra le labbra mentre gustava il sapore del whisky ancora ad infiammarle le papille gustative -La passione è per entrambi, ma mi affascina maggiormente il genere umano..-
    Fece girare anche lei per un attimo i cubetti di ghiaccio nel bicchiere, prendendo un secondo sorso del drink e facendo schioccare la lingua sul palato poco dopo.
    -Sebbene mi fidi davvero più del mondo animale.-
    Inclinò la testa, curiosa come un gatto, incastrando lo sguardo verde azzurro in quello scuro e torbido del mago, osservandolo attenta.
    Ecco un altro difetto, o pregio dir si voglia, dipende in fondo dalla prospettiva da cui lo si guarda: appassionata da tutto, affascinata da molti, fiduciosa in pochi. Adeline, addestrata sì alla solitudine ma questa volta osservata nella sua accezione migliore, quindi capace di vivere serenamente con sé stessa, autonoma ed indipendente come poche – soprattutto in quegli anni – avrebbe sempre rivolto lo sguardo e le proprie sincere speranze alle relazioni intessute attorno a lei.. ma chi avrebbe voluto realmente ritagliarsi uno spazio stabile accanto a lei, avrebbe dovuto sudarselo.
    E la vita costretta con sua zia Ada, questo glielo aveva fatto capire bene.
    “Meglio soli che male accompagnati”.
    Il sorriso dalle note agrodolci sulle labbra non accennava a scomparire, anzi, e alla controbattuta dell'uomo sui difetti, non potè che evolversi in una breve risata cristallina: -Con questo vorresti dirmi che, se non fosse per il mio sguardo, sarei comunemente ordinaria?-
    Sbattè le ciglia, sgranando gli occhi con fare giocoso mentre le gambe incrociate si invertivano e l'indice della mancina seguiva il bordo pulito del suo bicchiere.
    Ed ecco invece, un buon vero pregio della londinese: aveva passato così tanto tempo ad osservare persone di ogni genere e tipo, studiandole e relazionandocisi.. che alla fine, sapeva mostrare di sé parti differenti - sebbene tutte assolutamente sincere e trasparenti rispetto al suo essere – a persone differenti.
    Si adattava, pur rimanendo se stessa. D'altronde, qualcuno diceva, solo chi si adatta sopravvive.
    Ed Adeline, che già al mondo offriva uno sguardo boschivo ed uno marino al contempo, mostrando le sue sfaccettature fisiche come quelle caratteriali, in questo suo dinamico e istintivo modo di essere rimaneva incredibilmente costante.
    -Ma hai ragione, questa Dottoressa non sa proprio resistere ad un cuore ferito..-
    Sorrise ancora, mordendosi il labbro inferiore con i canini perlacei, con la stessa scintilla di gioco che le pervadeva lo sguardo come il petto quella sera.
    -Si dice però, che solo i fili intessuti dalle relazioni possano ricucire certi strappi.-
    Che poi fossero relazioni d'amore, d'amicizia, di una notte o di una serata in compagnia.. questo ancora, non era dato saperlo.
     
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    Riflettè sulla precisazione della strega, era proprio una Dottoressa!, che riguardava passione, fascino e fiducia. In effetti lui li usava indistintamente, anche se preferiva la passione, non disprezzava il fascino e aveva poche aspettative quanto a fiducia. Ma il fatto che gli fosse fatto notare lo sorprese e lo portò a pensare a come questo si rifletteva di lui. Ovviamente era un egocentrico megalomane e doveva rapportare qualunque avvenimento esterno con se stesso, soltanto così avrebbe trovato un senso a quello che lo circondava. Il mondo era fatto di incognite, Alaster era la lente attraverso la quale le si potevano decifrare. Almeno così la vedeva lui ed era convinto che fosse così per chiunque lo incontrasse: innescava una sorta di rivelazione, segnando nella vita di chi conosceva un A.A. Avanti Alaster e un D.A. Dopo Alaster. Uno psicologo avrebbe sicuramente trovato pane per i suoi denti anche in questa impostazione religiosa che ultimamente assumevano le sue mire di grandezza. Riuscì a distogliere l’attenzione da se stesso e riportare la sua concentrazione sulla splendida creatura che aveva davanti, mentre gli spiegava con attenzione i motivi che l’avevano portata ad essere affascinata dagli esseri umani, ma fidarsi più degli animali. Non aggiunse altro a questo tipo di conversazione, intento ad ammirare come il capo della ragazza si fosse reclinato come quello di un felino e i loro occhi mantenevano un lungo contatto visivo. Si sarebbe anche potuto perdere nella dualità di bosco e mare che si scontrava nelle iridi della donna. E si tronò a parlare di occhi e di sguardo, come se fosse stato letto nel pensiero, ma era il refolo di una conversazione precedente.
    ”Oh, non mi fraintendere, è l’aspetto che colpisce maggiormente “ mise metaforicamente le mani avanti, alzando lo sguardo dal liquido ambrato che aveva nel bicchiere e che tracciava circonferenze intorno al ghiaccio per posarlo in quello tanto particolare della sua interlocutrice “ma sono certo che ci sia ben altro a farti valorizzare” lì per lì era tentato di aggiungere dettagli estetici come la pelle prova di imperfetto , o la perfetta forma dell’arco delle sue labbra, il modo in cui reclinava il capo durante la conversazione, ma decise di abbandonare tutte quelle qualità che un amante delle apparenze aveva già notato nel breve tempo di quella conversazione per puntare su qualcosa di più concreto “forse la gente si approccia incuriosita da questo difetto, ma la tua mente argua fa il resto” proseguí ormai deciso a concludere il ragionamento che a suo avviso non avrebbe fatto altro che accrescere la stima che la Walker aveva nei suoi confronti ”chi si è avvicinato solo per estetismo probabilmente desisterà, una donna bella e intelligente è troppo impegnativa per un piccolo ego maschile, mentre chi si ferma a guardare oltre le tue iridi beh, resterà catturato più dalla tua perspicacia che dal tuo sguardo. Anche se molto magnetico.” concluse bevendo un generoso sorso di whiskey, apprezzando la dualità tra il freddo dato dal ghiaccio e il calore portato dall’alcol, rimuginando su come questo si potesse associare ancora una volta alla sua affascinante compagna di bevute “In conclusione, non credo che il tuo sguardo sia così determinare nel renderti straordinaria, ma sicuramente ti è stato regalato come manifestazione tangibile di quanto tu lo sia...” sorrise, questa volta tornando a mostrarsi malizioso e abbandonando questa veste da professore che non gli donava molto ma che credeva avrebbe avuto un certo ascendente sulla mentre della strega “Ma sono sono vaneggi filosofici di un uomo al bar con un bicchiere di whisky. Non molto lontano dalla realtà della vera filosofia, in ogni caso...” quel argomento si stava rivelando troppo ostico e impegnativo da sostenere in una conversazione causale con una donna, le sue tattiche di approccio prevedevano ben altro che non un noioso trattato di filosofia.
    “Allora sei capitata vicino al uomo giusto “ Nessuno avrebbe mai creduto che uno come Alaster potesse davvero aver sofferto di problemi di cuore, bastava guardarlo per innamorarsi del suo fare carismatico e tolti i vestiti che aveva addosso per innamorarsi anche il suo corpo che sembrava essere stato scolpito secondo le proporzioni auree di Michelangelo e del suo David, rendendolo un eroe romantico e neoclassico, ma il Lagrein, che mai aveva sofferto per amore, era convinto che l’incidente di questa mattina fosse inscrivibile nel ventaglio di possibilità che rendevano il suo cuore ferito. Distrutto. E forse nell’ordine generale delle cose, la beffa del pelo grigio che aveva dovuto subire quella mattina assumeva un significato divino. Gli era stata inflitta questa sofferenza, nell’ordine di ricevere una grande ricompensa: che Adeline Walker, Dottoressa di cuori infranti, fosse la sua? Ne era già ampiamente convinto mentre si apprestava a continuare sulla prescrizione medica della dottoressa.
    ”Relazioni? Speravo ci fosse qualcosa di più forte da poter prende... dodici di questi, un po’ di assenzio” rispose sollevando il bicchiere che aveva in mano e facendo tintinnare il poco ghiaccio che non si era ancora sciolto “Relazioni di che tipo, Doc? Ovviamente dovrò seguire il suo consiglio d’esperta.” domandò questa volta sporgendosi verso la strega, per creare una specie di intimità tra i loro sgabelli e per suggerire un certo tipo di relazioni, con gli occhi scuri del uomo che cercavano di tuffarsi nel mondo d’acqua e terra di quelli Adeline.

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    Seppur principalmente solo di passaggio, nel corso della sua vita Adeline ne aveva conosciute davvero tante di persone.
    Complice sicuramente la sua socialità e apertura verso il prossimo, la strega durante gli anni aveva trascorso svariate ore in compagnia delle più disparate personalità: chi dal temperamento pacato, tendente al solitario, timido, chi invece istrionico, caotico e dispersivo, chi superficiale e leggero, chi aggressivo, chi con un incredibile tristezza a gravare sulle spalle, chi solare e socievole dietro una schermata di timidezza, chi introspettivo e solitario dietro ad un schermata di espansività.
    Adeline non si era mai soffermata su stereotipate etichette per riuscire a catalogare qualcosa o tanto meno qualcuno, le sfumature caratteriali dell'essere umano d'altronde, erano talmente vicine all'infinito.. sarebbe stato un lavoro enorme, e peraltro, soprattutto, completamente inutile.
    Aveva conosciuto tante persone diverse, tutto qui.
    A lei era sufficiente questo.
    E il mago che le si parava adesso di fronte?
    Un altro uomo sicuramente particolare – pensava Adeline mentre le iridi verde azzurre sondavano quelle scure di lui, in attimi che nella sua mente sembravano essersi dilatati enormemente – ma di che genere?
    Non le piaceva etichettare niente e nessuno, ma curiosa com'era, le risultava inevitabile alla fine chiedersi quali fossero le peculiarità principali di una persona, quali le sue abitudini, quali i modi di pensare sé e il mondo, quali le relazioni più importanti, gli stili di vita, pregi e difetti.
    Non etichettava, ma le piaceva nella sua mente cercare di ricordarsi ognuna delle persone che aveva avuto occasione e fortuna di incontrare per qualche loro dettaglio, una parola, un gesto, una semplice impressione magari, abbinandola ad una sfumatura che avrebbe posto nella sua testolina dorata nell'oceano di altre infinite sfumature già presenti.
    -Oh, non mi fraintendere, è l’aspetto che colpisce maggiormente..ma sono certo che ci sia ben altro a farti valorizzare.
    Forse la gente si approccia incuriosita da questo difetto, ma la tua mente argua fa il resto.
    Chi si è avvicinato solo per estetismo probabilmente desisterà, una donna bella e intelligente è troppo impegnativa per un piccolo ego maschile, mentre chi si ferma a guardare oltre le tue iridi beh, resterà catturato più dalla tua perspicacia che dal tuo sguardo. Anche se molto magnetico. -

    Di certo, quell'uomo sarebbe stato ricordato per la sua non indifferente abilità nel parlare ed approcciarsi magneticamente alle persone - o forse solo a sé stesso attraverso le persone?-.
    “Straordinaria”, addirittura.. Adeline sorrise al mago, colpita da quella ripresa dopo la sua scherzosa battuta e pensando tra i vari fumi dell'alcool - mentre di questo ne prendeva ancora un generoso sorso - che al di là della sua naturale tendenza a farsi ammaliare dalla gente, sicuramente quel Alaster sapeva ammaliare e soprattutto ne era più che consapevole: possedeva dei mezzi e sapeva sfruttarli, conoscendo bene o male le regole del gioco - anche se di fatto, era pure realistico dire che per certi versi i due non stessero giocando alla stessa partita, o addirittura che non stessero giocando nemmeno allo stesso gioco.
    D'altronde chi legge il mondo sempre e comunque attraverso una lente targata con il proprio nome e cognome, può dirsi realmente giocatore di una qualsiasi attività che non sia il solitario?
    La Bronzo Blu poi che il mondo invece lo leggeva sempre attraverso le infinite lenti che chiedeva in prestito da chi conosceva più o meno approfonditamente, avrebbe mai potuto giocare ad una partita che le avrebbe richiesto il suo decretare vinti e sconfitti, migliori e peggiori? C'era chi d'altronde diceva che senza un podio, non si poteva parlare di gioco – e questo avrebbe fatto di Adeline una appassionata dei non giochi allora. Una non giocatrice.
    Ma di fatto, alla fine, i due stavano giocando: da una parte chi già al punto di partenza si era dichiarato non il vincitore, ma direttamente il creatore – quasi letteralmente – dell'universo gioco.
    Dall'altra chi, sotto quest'ottica, neanche si sarebbe proposta per la partita.
    Due apici completamente opposti tra loro che si specchiavano ora in iridi torbide e limpide, ora nell'ambrato whisky oramai agli sgoccioli nei loro bicchieri.
    -Un brindisi alla filosofia, allora.- si ritrovò a ridacchiare Adeline, sollevando un poco il bicchiere per poi finire il liquido in esso contenuto, con un delizioso tintinnio di ghiaccio semi sciolto al suo interno: gli opposti d'altronde si attraggono – avrebbe detto anche una filosofia spicciola .. ma alla fine dei conti, filosofia o meno, prospettive o non prospettive, giocatori, regole, vincitori e sconfitti.. la strega si stava divertendo, e tanto le bastava.
    Sulle labbra si aprì così un sorriso felino ed uno sguardo maliziosamente in tralice fu rivolto al mago al suo fianco, dopo che a suo dire si era seduta proprio accanto all'uomo giusto.
    -Questo però starebbe a me dirlo.-
    Rispose, seguendo subito dopo i movimenti dell'uomo, che si stava sporgendo in sua direzione oltre a quell'invisibile linea di confine che sino a quel momento li aveva silenziosamente separati:
    -Relazioni? Speravo ci fosse qualcosa di più forte da poter prendere... dodici di questi, un po’ di assenzio.-
    Anche la strega si mosse in sua direzione, seduta ancora elegantemente sul suo sgabello alto sciolse le gambe incrociate, inclinando poi la schiena, sempre tenuta dritta, per porre il viso e lo sguardo proprio all'altezza del suo interlocutore, ad un soffio dal sfiorarlo.
    -Relazioni di che tipo, Doc? Ovviamente dovrò seguire il suo consiglio d’esperta. -
    Da così vicino, gli occhi del mago le parevano ancora più nebbiosi, come se fatti di fumo scuro.
    -Oh, di qualsiasi genere in effetti.- rispose maliziosa -Di fatto, dipende da cosa hai bisogno tu..e da cosa vuole fare la Doc.-
    Rimase ancora per qualche istante così vicina, respirando piano, mentre la mano destra sino a quel momento appoggiata delicatamente sul bancone, si alzava, facendo segno al barista:
    rise, Adeline, mentre l'attimo successivo si rialzava sedendosi composta e con ancora un sorriso a incurvarle le labbra, specificava cosa voleva fare..al mago dietro al bancone: -Ci prepara un altro giro per favore? Questa volta, offro io.-
    Sì.. gioco o non gioco, quella biondina per ora si stava decisamente divertendo.

    Edited by Adeline Walker - 26/4/2020, 18:13
     
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