Una bacchetta per un mago

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  1. Aries Black
     
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    Toujours Pur

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    Se Aries fosse teso? In realtà non troppo.
    Certo, quello che si era appena apprestato a cominciare poteva essere uno dei giorni più importanti della sua vita, ma lui cercava di viverlo come un qualsiasi normale giorno anche se, di lì a poco, si sarebbe recato a Diagon Alley per fare l'ultimo acquisto, ma certamente il più importante: senza di esso, secondo la sua personale opinione, un mago era solamente un mago a metà. Aveva deliberatamente scelto di comprare la sua bacchetta magica, la compagna che, sperava, lo avrebbe accompagnato per una vita intera, in un giorno in cui era scevro da impegni, avendo sbrigato quanto c'era da fare per Ilvermorny nelle giornate precedenti. Si sarebbe potuto affidare ad un fabbricante di bacchette americano certo, ma per lui i suoi tutori si erano dimostrati intransigenti da quel punto di vista: Aries avrebbe avuto una bacchetta di Olivander, che si diceva essere il miglior fabbricante al mondo e, forse, quello che aveva cominciato la fine arte del creatore di bacchette dato che il suo cognome si perdeva nella notte dei tempi. Così, si era recato con suo zio alla volta di Londra, prendendo quattro passaporte. Inutile dire che il giovane era arrivato in Europa che aveva le gambe ridotte come gelatina ed era di un pallore quasi innaturale, tanto che dovettero fermarsi per qualche minuto e mettere qualcosa sotto i denti perché il giovane si riprendesse quel tanto che bastava da consentirgli di camminare senza avere la nausea. Ora capiva perfettamente perché molti maghi preferivano la traversata via mare invece che prendere le passaporte.

    In confronto al territorio americano dove era solito abitare, la Gran bretagna era più fredda e Londra, in quel periodo dell'anno, era famosa per il suo clima uggioso. Il cielo era, anche quel giorno come molti dei precedenti, coperto da una cortina di nuvole grigio povere che, di quando in quando, scaricavano sui cittadini una pioggerellina fitta e sottile. Se non si era provvisti di ombrello, o di un qualunque altro mezzo per ripararsi, la pioggia ti scivolava dentro gli abiti e ti ghiacciava fin nelle ossa. Questo il suo zio putativo lo sapeva bene e Aries aveva seguito il consiglio di coprirsi per bene in occasione della visita oltre oceano.
    Il giovane indossava pantaloni di cotone piuttosto spessi dal taglio classico, scarpe nere e una camicia con un maglione verde scuro, sui cui aveva indossato una pesante giacca nera di feltro che contribuiva a riscaldarlo anche se, di quando in quando, doveva sfregarsi le mani, che alla fine si decise a cacciare nelle tasche della giacca, proseguendo affianco all'uomo che gli aveva fatto da padre fin da quando era piccolo e il suo padre biologico, Perseus, lo aveva affidato a quei lontani parenti nel nuovo mondo in modo che crescesse in maniera completamente differente a suo fratello più grande. Fu solo quando, dopo aver percorso parte della famosa strada composta di acciottolato di Diagon Alley, che era sempre piena di maghi e streghe di qualunque età che sbrigavano le loro faccende quotidiane, che quasi procedette oltre suo zio, che si era improvvisamente fermato, che si rese conto di essere arrivato a destinazione.

    Il negozio appariva molto antico e, nelle vetrine, si trovava esposta un'unica bacchetta. Aries si fece avanti e appoggiò la mano sulla maniglia del battente della porta in legno, per poi ruotarla e spalancarla quel tanto che bastava per entrare all'interno. Avevano stabilito che suo zio avrebbe aspettato all'esterno, in modo che qualunque cosa fossa accaduta, Avrebbe potuto concentrarsi sulla bacchetta e farsi scegliere con calma. Un lieve scampanellio appena udibile annunciò il suo arrivo, mentre il battente si richiudeva dietro di lui e Aries si guardava attorno, procedendo verso il bancone polveroso. La stanza non era molto grande, ma le pareti erano ingombre di scaffali su cui si trovavano una quantità innumerevole di bacchette. L'unico altro mobilio, per quanto poteva vedere, erano solo il bancone e uno sgabello dalle gambe così esili che Aries preferì non sedersi per non rischiare che questo cedesse sotto il suo peso.
    -Salve, c'è... C'è nessuno?-
    Disse, sentendosi uno stupido subito dopo. Ovvio che c'era qualcuno, altrimenti il negozio non sarebbe stato aperto. Non credeva che il gestore, chiunque fosse, fosse stato così sbadato da non chiudere la porta se fosse uscito per delle commissioni, quindi il giovane si avvicinò al bancone e ci si appoggiò con i gomiti, incrociando la gamba destra con la sinistra in modo che la punta della sua scarpa destra fosse la sola parte del suo piede a toccare il pavimento in legno, aspettando con impazienza che qualcuno si facesse vedere, mentre il suo sguardo correva qua e là: in una di quelle scatoline multicolori, si celava la bacchetta che era a lui destinata. Chissà quanto tempo prima era stata fabbricata e soprattutto quali portenti avrebbe potuto realizzare. Più ci pensava, più quasi non stava nella pelle, anche se s'imponeva di controllarsi come da sempre gli era stato insegnato.
     
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