Una mattinata in compagnia

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    Dopo aver fatto degli strani sogni mi risveglio, un po' sudaticcio e stranito. Mi do una scacquata veloce al viso e sento il mio stomaco brontolare (mamma mia che fame, ieri sera nemmeno ho pranzato). Sospiro e scendo in strada e dopo qualche minuto di camminata decido di entrare in questo negozietto dalla vista graziosa, sul nome c'è scritto Tre Manici di Scopa (speriamo di trovare delle belle prelibatezze). Entro nel locale e mi guardo un po' intorno, cercando magari qualcuno che mi faccia compagnia
     
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    Sabato mattina, dopo aver fatto una bella corsetta nel parco dove ho incontrato Charlotte, decido di andare a Hogsmeade per fare una buona colazione per recuperare le energie appena bruciate. Prima ho fatto una doccia, poi entro nel locale con i capelli ancora un po' bagnati, ma per fortuna ho indossato un cappellino e così non mi prendo il raffreddore. Ciao! Stai cercando posto per sederti? chiedo a un ragazzo in piedi vicino all'entrata. Il locale sembra abbastanza affollato.
     
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    Mi giro e osservo il ragazzo, accennando un sorriso <<ciao... Ehm... Si, sono nuovo da queste parti e bhe, non conosco nessuno e... >> (ma che sto dicendo? Sembro un bambino che si è perso!) mi gratto la testa <<ero venuto qui per fare colazione, tutto qui>>
     
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    Il ragazzo non sembra essere molto più grande di me, forse siamo coetanei. Anche io, ho fatto una corsa oggi e sto morendo di fame... rispondo con un sorriso cordiale, spero di non disturbarlo. di dove sei? Io sto a Ilvermorny, ma qui ci sono sempre molte persone che sono a Hogwarts domando incuriosito, chiedendomi se possa averlo già visto al castello o a lezione o da qualche altra parte.
     
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    <<attualmente non ho una dimora fissa, sono nuovo da queste parti, sono arrivato in città ieri>> rispondo in modo cordiale <<comunque il mio nome è Jack e ho 21 anmi>> allungo la mano sorridente (sembra un ragazzo simpatico)
     
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    Stringo la mano del ragazzo che si è appena presentato. Piacere di conoscerti, io sono Vincent sorrido e gliela stringo, una presa forte e decisa. Poi mi rivolgo di nuovo a lui ti va di fare colazione insieme? Non mi piace mangiare da solo chiedo, sperando di non sembrare inopportuno.
     
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    Sorrido leggermente <<molto volentieri, nemmeno a me piace mangiare da solo>> (chissà quanti anni avrà, sembra comunque molto giovane, forse frequenta ancora la scuola.... Aaaaah che bei tempi la scuola, c'erano i compagni, gli amici, le magie, gli sport magici...) dopo essermi perso per un istante nei miei pensieri torno al ragazzo <<se ti va possiamo sederci qui>> dico avvicinandomi a un tavolo vuoto vicino la finestra
     
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    Mani in tasca, annuisco al ragazzo con un sorriso. Sono contento che abbia accettato di fare colazione insieme a me, proprio odio mangiare da solo. E' una cosa che non mi piace. Si direi che va bene rispondo alla sua proposta spostando la sedia e sedendomi al tavolo che mi ha indicato.
    Mi guardo attorno, spero arrivi presto la cameriera perchè sto morendo di fame. Che scuola hai frequentato? domando curioso, mentre aspetto di ordinare.
     
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    E così quel sabato si era deciso per una visita ad Hogsmeade. Aries lo aveva notato nella bacheca scolastica ed era rimasto abbastanza sorpreso, non pensava che ci fosse la possibilità di attraversare addirittura il continente con la metropolvere, ma sarebbe stato un vivace cambiamento alla sua routine quotidiana fatta di lezioni, compiti e vagabondaggi per il castello di Ilvermorny. Quei Magicospini facevano il loro dovere sin troppo bene e non c'era anfratto della scuola dove i loro occhietti non arrivavano a guardare. Tuttavia, il giovane esponente della casa di Wampus poteva capirlo sin troppo bene e anche se ormai era a scuola da qualche anno, si era rassegnato a questo costante controllo. Quindi, visitare il villaggio inglese di soli maghi sito in Scozia rappresentava per lui una valida alternativa per essere finalmente libero da quegli invisibili legacci.
    Quella mattina indossò abiti semplici e comuni: un jeans scuro indossato al di sopra di sneakers nere, con una maglia a maniche corte blu scura e sopra un maglione color panna a collo alto. Si buttò sulle spalle un mantello scuro, che fermò all'altezza della gola con la spilla raffigurante il nodo gordiano, che lo identificava come studente della scuola americana. Quindi con calma, era sceso nella sala dove i docenti facevano a turno per accompagnare piccoli gruppi di studenti con la Metropolvere. La sensazione che provò entrando nel camino, fu tutt'altro che piacevole: il lieve pizzicorio delle fiamme verdastre, la mano stretta in quella del suo compagno più vicino mentre l'insegnante addetto pronunciava a voce chiara la sua destinazione. Fu come se fosse stato compresso dalla mano di un gigante, mentre tutto intorno a lui diventava sfocato ed indistinguibile: non aveva paura di perdersi, ma per buona misura aumentò la stretta sulla mano del compagno, che sentì improvvisamente trasalire: sembrava che i loro corpi si stessero allungando e poi comprimendo per un tempo indefinito, prima che sentisse la stretta del suo compagno di scuola venire meno e lui ruzzolasse sul pavimento duro dell'ufficio postale. Aries rimase sdraiato per qualche istante, mentre cercava di combattere il senso di nausea che gli attanagliava lo stomaco e che minacciava di sopraffarlo, prima di posare entrambi i palmi delle mani sulla superficie lignea su cui si trovava e scuotere leggermente la testa: non gli era mai capitato di viaggiare tanto a lungo con la polvere volante, sembravano passati interi minuti anche se sapeva che in realtà, da quando aveva lasciato l'istituto, non erano passati che pochi secondi. Voltandosi alla sua destra, vide che la maggior parte dei ragazzi era nella sua stessa condizione, e un suo compagno aveva addirittura un malsano colorito verdastro. Aries si tirò in piedi, ascoltando solo allora le indicazioni del docente, che li obbligava a ritornare nel luogo entro le cinque del pomeriggio, pena una severe punizione, per tornare nel suolo americano. Aries sbuffò, gli occhi leggermente spalancati, prima di uscire nell'aria fredda della tersa mattinata invernale, per guardarsi attorno. Aveva davvero voglia di mettere qualcos sotto i denti, ma non sapeva dove andare finché i suoi occhi non scorsero due ragazzi, presso a poco della sua età, entrare in un locale.
    Incuriosito, cominciò a camminare in quella direzione, stando attento a non urtare nessuno. Incrociò qualche sguardo incuriosito, ma non ci diede peso mentre raggiungeva la sua destinazione e si fermava ad osservare l'insegna che campeggiava sopra la porta, che recitava “I Tre Manici di Scopa” dalle vetrate che davano sulla strada, s'intravedevano avventori che consumavano in pace cibi e bevande, probabilmente chiacchierando del più e del meno. Aries rabbrividì senza volerlo, stringendosi nelle spalle: come uno sciocco, si era dimenticato di prendere il cappotto, pensando che non avrebbe avuto più freddo rispetto a quanto ne aveva ad Ilvermorny. Era stato sciocco. Si strinse nel mantello e si avviò ad aprire la porta, entrando all'interno del pub. Subito venne investito da un chiacchiericcio molto più forte di quello che si udiva appena al di fuori vicino alle vetrate. L'ambiente era accogliente e i camerieri si affrettavano a prendere le ordinazioni. I suoi occhi cercarono un posto dove sedersi, fino a scorgere due ragazzi seduti ad un tavolo, che sembravano non ancora aver ordinato nulla. Ad Aries parve di aver visto uno dei due di sfuggita nei corridoi della scuola, così, anche se titubante nel dividere il tavolo, si avvicinò alla coppia, sperando di non risultare sgradito.
    «Chiedo scusa, posso sedermi con voi o state aspettando qualcuno?»
    Esclamò, con la mano già sullo schienale della sedia che aveva scelto, pronto a scostarla se avesse avuto un segnale positivo.
     
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    Mi siedo sulla sedia e mi rilasso <<ho frequentato la scuola di howgarts, ero nella casata dei corvonero>> rispondo in modo cortese. Nell'aria c'era un buon profumino e il mio stomaco a sentire questi odori aveva incominciato a produrre qualche brontolio (zitto stomaco! Spero non mi abbiano sentito, sai che figura altrimenti...). Passa qualche istante e noto un ragazzo entrare dalla porta del locale, sembra giovane pure lui, e lo vedo avvicinarsi verso di noi. Lo vedo mettere una mano su una sedia e lo guardo incuriosito dopo la sua domanda (bhe, perché no, alla fine pure io e questo ragazzo ci siamo appena incontrati, non è mai carino mangiare da soli). Mi perdo per qualche secondo nei miei pensieri e poi torno in me <<ma certo, per me non c'è alcun problema, siediti pure, stavamo giusto per ordinare qualcosa da mangiare>> dico con tono gentile al giovane che era appena arrivato vicino al nostro tavolo
     
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    Hogwarts, mi è sempre sembrata un sogno. Ma essendo nato in america mio padre era stato irremovibile dicendomi "figliolo, tu andrai a Ilvermorny come tutta la tua famiglia" era molto orgoglioso della scuola in cui era andato, ma la leggenda di hogwarts era molto interessante e segretamente avevo sempre sperato di frequentarla. Mi domandavo in che casata sarei finito, immaginando serpeverde o corvonero. Ma anche grifondoro non sembrava essere una brutta scelta. è bella come si dice? chiedo con tanta curiosità.
    Intanto comincio a sentire i morsi della fame e ogni volta che vedo la cameriera passare spero si fermi a portarci i menù per fare il nostro ordine, ho voglia di una fetta di torta anche se non è molto salutare per la mia dieta da atleta. hai giocato a quiddich? chiedo, parlando della mia più grande passione che è lo sport.
    Un ragazzo ci interrompe per chiederci se può sedersi con noi, jack già gli risponde che può e io sorrido unendomi a lui. Ma certo! Io sono Vincent Reed mi presento con un sorriso parlavamo della nostre scuola...io sono di ilvermorny, mentre jack di Hogwarts...e tu? chiedo, se fosse stato di durmstang sarebbe stato davvero strano.
     
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    «La ringrazio»
    Dice all'indirizzo dell'uomo, sicuramente più grande di lui. Non si poteva dire che Aries fosse maleducato tanto da non dare del lei ad una persona sconosciuta e più grande di lui. Quindi, spostò la sedia e si sedette, per poi riavvicinarsi al tavolo, prestando attenzione a quello che l'altro ragazzo gli stava chiedendo. Vincent Reed aveva un'aria che ad Aries non era proprio sconosciuta era sicuro di averlo visto girare per il castello della scuola americana, anche se ignorava quale fosse la sua casa di appartenenza, ma di certo non era un viso nuovo.
    «Sono di Ilvermorny anch'io, mi chiamo Aries Black e appartengo alla casa di Wampus. Infatti mi era parso di vederti nei corridoi della scuola»
    Esclamò guardando Vincent, prima di prendere il menu e scorrerlo rapidamente con gli occhi scuri, in cerca di qualcosa che potesse piacergli. Alla fine, non aveva fame, per cui avrebbe preso solamente qualcosa da bere. La sua scelta, nemmeno a dirlo, ricadde sul caffè americano, quindi richiuse il menu e lo spinse con la punta delle dita verso il centro del tavolo.
    «Penso che prenderò un caffè... Americano, ovviamente, non mi fido dell'espresso italiano»
    Disse, ricordando un particolare episodio della sua gioventù quando, in visita nella splendida città di San Francisco con i suoi parenti, che gli avevano praticamente fatto da genitori, si erano fermati subito dopo pranzo ad una caffetteria italiana nel bel mezzo di un quartiere famoso per la numerosa presenza di italiani. Oltre a capire molto poco di quello che dicevano, in quanto la maggior parte di loro non parlava inglese o lo parlava in un modo che avrebbe fatto sanguinare le orecchie a qualunque americano, la famigliola aveva optato per prendere un caffè all'italiana. Il gusto si era rivelato talmente orribile che Aries aveva dovuto fare una tremenda fatica per tenere il pranzo nello stomaco e si era ripromesso che non avrebbe mai più bevuto un caffè espresso in vita sua.
    «E com'è Hogwarts? Non l'ho mai vista, ma dicono che sia più grande della nostra, almeno come struttura»
    Continuò mentre aspettavano la cameriera rivolto al mago più adulto, sinceramente interessato alla scuola di magia inglese: sapeva che suo fratello maggiore aveva studiato lì, ma Aries non l'aveva mai visto se non in qualche foto. Intrattenevano una corrispondenza molto scarsa, che si limitava a qualche lettera durante l'anno in occasione delle feste, in cui si raccontavano i fatti salienti accaduti tra una festività e l'altra. Chissà se avevano le stesse materie di studio o se invece ad Ilvermorny fossero differenti.
     
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    Sorrido ai due ragazzi, era strano che degli sconosciuti mi facessero tante domande, ma ne ero contento, non mi dava fastidio, anzi, ero ben felice di rispondere. <<hogwarts è fantastica, si, è immensa quasi, le prime volte che decisi di girarla durante il mio primo anno mi sono pure perso>> dico ridacchiando. Nel frattempo sfoglio il listino delle bevande e del cibo e, dopo aver scelto, decido di fermare una cameriera al tavolo ordinando una burrobirra calda e un pane degli elfi; non ero mai stato un amante degli alcolici.

    Proseguo col rispondere al ragazzo <<si, ho giocato a quidditch, come portiere. È stato fantastico, ancora ricordo le persone che gridano e che fischiano, l'adrenalina che ti sale nel corpo, la voglia di vincere che ti faceva dare sempre il tutto per tutto... Era fantastico>> concludo facendo un mezzo sospiro, ripensando a quanto mi mancasse tutto ciò. <<voi invece, che mi dite della vostra scuola?>> domando curioso ad entrambi i ragazzi.
     
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    Io sono un horned serpent rispondo al ragazzo che si presenta come ares Black, della casa di wampus. Non conosco molte persone che non siano della mia stessa casata ma sembra un ragazzo cordiale e disponibile.
    La mia pancia brontola, segno che ho bisogno di mangiare cibo e ripristinare le calorie perse. Sono tentato di prendere del pancake e una bevanda per accompagnare il tutto. Mi domando dove sia la cameriera e mi guardo attorno per cercarla. Intanto si parla delle scuole e ascolto il racconto di jack. Anche Ilvermorny è molto grande e vasta, ci sono molte torri ma meno scale di hogwarts ho sentito dire... sembra che siano un vero problema qui da voi, è così? domando incuriosito dall'argomento che ho letto su un libro.
     
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    Cheyenne Luna Black
    domatore - 23 y.o. - caotico buono
    Essere una donna in carriera, per una che era passata dal maledire la coinquilina ad avere due lavori questo era carriera, si stava rivelando più faticoso di quello che si era aspettata. O meglio, quando si era infilata a svolgere due lavori non aveva nemmeno pensato che potessero essere troppo. Cheyenne non ammetteva le sconfitta e quella lavorativa era stata presa come una personale sfida. Insieme con quella di trovarsi una casa sua. A New York passava il tempo a litigare per le pulizie di casa, non fatte, della coinquilina no-maj mentre il divano che Dean le aveva offerto per ospitarla nei giorni prima dei colloqui iniziava a darle il mal di schiena. Trovarsi un appartamento che fosse situato a Londra, o vicino ai 3 Manici, sembrava essere la soluzione migliore per la Black. Aveva sfogliato una copia della Gazzetta del Profeta mentre aspettava che la torta del giorno terminasse la cottura, ma aveva dovuto arrendersi a una sconcertante evidenza: non c'erano annunci di affitti, o vendite, su un giornale tanto prestigioso. Cazzo. Avrebbe dovuto trovare in altro modo un posto in cui stare, probabilmente ci sarebbe anche voluto un po' prima di trovare una sistemazione definitiva, secondo i suoi calcoli servivano almeno 4/5 mesi di stipendio per potersi permettere di pagare la caparra sul affitto. Se la sua professoressa di Aritmanzia l'avesse trovata a fare calcoli del genere l'avrebbe subito interrotta, perchè beh... la matematica non era proprio il suo mestiere. Un vago sentore di bruciato la strappò bruscamente ai suoi calcoli. Dannazione! Ed altre imprecazioni che era meglio non riportare seguirono nella sua mente mentre si attivava con rapidità per non bruciare completamente la torta di zucca. Soltanto la crosta esterna si era scurita, il resto del dolce sembrava presentare una doratura perfetta, che nascondeva il morbido cuore di crema di zucca. La crostata della nonna era salva. Un vociare concitato, seguito da gridolini e risate, sopraggiunsero nella sua cucina dalla porta battente che portava nel locale. Aveva imparato che le teste appese all'ingresso, per quanto la inquietassero con i loro commenti volgari e spesso razzisti, fungevano da personalissimo campanello d'ingresso. Qualcuno era entrato. Uscì dalle porte che tanto le ricordavano i vecchi saloon del far west, essendo di origini indiane ne sapeva qualcosa, con la crostata in mano, dopo averla appoggiata sul bancone di servizio si spostò verso il bancone principale. Subito notò tre nuovi clienti seduti a un tavolo e si avvicinò a loro con un sorriso smagliante e accompagnata da tre menù, che avrebbe dato uno per ciascuno. «Benvenuti ai Tre Manici di Scopa!» salutò con gentilezza, sorridendo ai nuovi avventori. « Mi scuso per l'attesa, stavo sfondando la crostata del giorno che è al gusto di zucca. In ogni caso ecco il nostro Menù dove potete trovare i nostri prodotti. Vi do qualche minuto per decidere cosa prendere...» aggiunse, allontanandosi leggermente dal tavolo per permettere ai ragazzi di poter scegliere cosa prendere, ma pronta a tornare non appena avesse avuto un accenno.
    Benvenuti ai 3 Manici!
    Potete già ordinare nei vostri prossimi post, io posterò in seguito per portarvi le ordinazioni.

    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
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14 replies since 27/1/2020, 10:58   155 views
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