Queen of procrastination

Accettazione

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    James Kennegan

    Regina della procrastinazione, abile a concentrare in meno del tempo previsto da un’assegnazione tutti i suoi sforzi per portare a compimento il proprio lavoro, viveva di un lo faccio domani alla volta. E se si somma un domani a un altro domani si ottengono settimane. Poi alle settimane se ne aggiungono della altre e non si sa come o quando - o almeno per James Kennegan tutta questa fretta nel correre del tempo restava un mistero- si era ritrovata ad essere tornata a Londra da più di due mesi, senza aver risolto nulla. O meglio, aveva fatto davvero molte cose in quegli ultimi mesi. Era stata a un ballo al M.A.C.U.S.A. per capodanno, poi aveva finalmente coronato il suo sogno di gestire il Ghirigoro, prendendo finalmente il posto che le spettava di diritto dietro al bancone della libreria più antica di Diagon Alley, aveva avuto diverse occasioni d’incontro con Brad McNeal ed erano persino usciti insieme a San Valentino. Tutto questo restando in una camera in affitto presso il Paiolo Magico, senza dissanguare le sue finanze, che doveva essere una sistemazione soltanto temporanea ma le due settimane che si era data come tempo da trascorrere lì per poter risolvere i suoi affari si erano misteriose tramutare nei più di due mesi a cui era arrivata ora. Il mistero dello scorrere del tempo restava ancora irrisolto per James Kennegan. Davanti al calendario che vendevano al Ghirigoro e che tenevano esposto come tester per i clienti la bionda figlia d’Irlanda si stava domandando quale domani avrebbe scelto per recarsi al San Mungo. Era una questione che si rendeva conto doveva essere risolta il prima possibile ma lo stato di salute abbastanza buono non l’aveva mai convinta a prendere la Pluffa al balzo e recarsi appena aveva toccato il suolo inglese. Ma ancora una volta la questione San Mungo venne relegata in un angolo recondito della sua mente, seppellito dalla mole di occupazioni e impegni quotidiani che sembravano enormemente più imminenti e importanti della sua gamba che ancora risentiva del brutto colpo, con il trillare del campanello sulla porta del locale che annunciava l’ingresso di un nuovo cliente. Dopo averlo servito con una copia di Animali Fantastici e Dove Trovarli, aver ricevuto il pagamento e registrato l’incasso, si era mossa da dietro al bancone per accompagnare il mago alla porta e chiudere il locale prima di concedersi qualche minuto per ordinare e fare un po’ si pulizia. Chiuse la porta a doppia mandata, sistemò la vetrina e mentre si stava avvicinando allo scaffale con i giornali, per raccogliere i quotidiani invenduti e fare spazio per quelli che sarebbero arrivati il giorno dopo, una fitta improvvisa alla gamba destra la paralizzò sul posto. Le copie della Gazzetta del Profeta e del Ghost che teneva tra le braccia cascarono in terra, sparpagliandosi sul pavimento. In quel momento, impulsiva come pochi altri, decise che era ora di smettere di procrastinare e recarsi subito al San Mungo.

    Smaterializzarsi in quelle condizioni fu decisamente difficile e quando percepì il lieve crack temette di essersi spaccata. Ma la sola parte del suo corpo che le doleva era soltanto la gamba destra dalla quale scosse si irradiavano fino alla punta del piede. Istintivamente aveva caricato il peso del proprio corpo tutto sulla sinistra, per cercare di alleviare la pressione dalla gamba infortunata ma la situazione non migliorò. In bilico, avvolta nel abito pervinca con una cintura di cuoio legata alla vita, James Kennegan appariva come un’improvvisato equilibrista sul pavimento disinfettato del San Mungo. Lo sguardo di smeraldo corse verso il bancone dell’accettazione dove - dopo un iniziale momento di incredulità- scorse una familiare chioma infuocata. Max. << Max>> fece eco con voce roca al pensiero che si era formulata nella sua mente, uno dei pochi volti che avrebbe riconosciuto in giro assegnandogli un nome. Nel tono della sua voce si registrava una certa impellenza, una richiesta d’aiuto, priva di qualunque traccia di imbarazzo che chiunque altro datore di lavoro avrebbe provato nello stare fermi in mezzo all’atrio di ingresso senza possibilità di muoversi, come paralizzata. Temeva che da un momento all’altro sarebbe collassata sul pavimento del ospedale se la sua aiutante del Ghirigoro non fosse giunta in suo soccorso.
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©


    Edited by James Kennegan - 18/4/2020, 19:55
     
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    Max Lynch
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    wampus15 y.o.thiefST. MUNGO'S

    Poteva essere definito un furto? Max Lynch non si intendeva affatto di questioni legali, di leggi e di punizioni, certo non aveva mai creduto possibile di potersi trovare nella situazione nella quale era. Aveva passato le prime due ore del suo turno in ospedale poco concentrata, distratta, con la mente che tra un paziente e l'altro tornava ad agganciarsi alla domanda di cui sopra. Era una ladra? Temeva fortemente che la risposta alle sue domande fosse affermativa. Era una ladruncola da quattro soldi, sarebbe finita in gattabuia, peggio ad Azkaban!, per aver rubato un numero della Gazzetta del profeta. Ladra di giornali. E quello che più le faceva rabbia, al di là dell'evidente reato con le possibili sanzioni penali che ne seguivano, era che avrebbe deluso James. Il cuore della rossa di Ilvermorny si stringeva al solo immaginarsi il volto della sua datrice di lavoro quando avrebbe scoperto che aveva rubato un giornale. Ma era capitato, un incidente! Nessuna giuria, figurarsi poi gli alti cervelloni del Wizengamot, le avrebbe creduto. Quella mattina era stata di turno al Ghirigoro e lei adorava i turni della mattina. Non proprio, all'inizio li aveva detestati profondamente perchè la obbligavano ad alzarsi presto per essere al negozio in tempo per le prime consegne e per l'apertura del negozio, ma c'era sempre anche la Kennegan che verificava che ci fosse tutto e alle volte le offriva anche un biscotto o qualunque cosa stesse ancora mangiando la negoziante. Poi veniva la parte che preferiva: ordinare i giornali del giorno. Aveva un suo metodo per disporli in bella mostra su una bacheca, che altro non era che uno scaffale destinato a tenere esposti i quotidiani, tale per cui in alto stavano il profeta, il Ghost e la Gargoyle, nella sua mente quello era l'asse Londra-New York-Parigi, erano in assoluto quelli che vendevano di più. Subito sotto lasciava spazio alle riviste minori ma comunque molto lette, come il Settimanale delle Streghe o Spellbound, che piacevano in modo particolare alle anziane streghe, mentre sotto tutti, ammassati l'uno sugli altri metteva quelli che le piacevano meno, le scarse vendite confermavano quanto fossero noiosi, come l'Erbologo del Mese e Trasfigurazione Oggi. Rabbrividiva al pensare ai giornali che aveva sempre visto tra le mani dei suoi genitori, noiosissimi professori. Anche quella mattina aveva disposto l'asse delle tre città, poi il nuovo numero del Settimanale, ma mentre faceva questo una delle barre, che reggevano i tre quotidiani nazionali, cedette. Le copie della Gazzetta, più vicina alla zona del cedimento, si erano riversate in terra e sembrava addirittura che in quella caduta si fossero moltiplicate. Ci aveva messo quindici minuti abbondanti per rimettere tutto in ordine, ma non si era accorta che una copia della Gazzetta, anche se in realtà erano solo le prime quattro pagine, si erano intrufolate nella sua borsa scolastica. Non ci aveva più messo occhio finchè non aveva iniziato il turno come tirocinante del San Mungo e si era messa a cercare il blocco per appuntarsi dalla dottoressa Black i nomi di chi doveva essere dimesso quel giorno e l'appuntamento delle 16 per sua madre. E le aveva viste lì: la prima pagina del Profeta che la osservava con aria indignata. Si stava arrovellando il cervello, ma anche le budella erano un continuo ingorgo a causa della gastrite nervosa che sicuramente le stava arrivando, per capire come rimediare e come chiedere a James di non licenziarla e di non denunciarla, in questo preciso ordine d'importanza, quando la figura bionda della Kennegan si materializzò davanti ai suoi occhi come lo spirito del Natale passato giunto a tormentarla. Inspirò, emettendo un gridolino di terrore. La sua mente, offuscata dalla percezione del furto e dal senso di colpa, ci mise un'attimo a elaborare che la Kennegan era al San Mungo, quindi probabilmente ferita e con bisogno d'aiuto. Si riscosse solo quando sentì la voce strozzata del suo capo chiamarla, il cuore si strinse più di quanto aveva immaginato facesse quando avesse scoperto del furto, e finalmente la rossa schizzò fuori dalla sua postazione, con già una carrozzella tra le mani. "James riesci a sederti?"
    it's M A X - not maxine
     
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