Everyone's corrupt

SdM - Maggio 2022

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    Auror
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    Chloe Walsh
    Doveva esserci un modo migliore per poter passare una serata che non fosse restare chiusa nel cubicolo 2x2 che Wright aveva l’ardire di chiamare ufficio. A stento riuscivo a girarmi sulla sedia infeltrita, ovviamente senza rotelle, per raggiungere il grande scaffale con i fascicoli senza sbattere dentro in qualcosa di metallico o nella mia scrivania, che sembrava essere appena uscita da un obitorio, poiché era fatta di metallo. Ogni cassetto, sia del mobile che conteneva i famigerati rapporti e fascicoli sia quelli della scrivania, si apriva con un suono acuto che faceva rizzare i capelli a chiunque, cigolando e stridendo. Avevo cercato di far presente la cosa, ma visto che noi povere reclute eravamo gli unici ad essere schiavizzati in un simile modo, nessuno pareva preoccuparsi di noi. Anelavo di poter passare l’esame finale soltanto per poter avere un ufficio privato, non quei pannelli grigi che delimitavano i nostri cubicoli fornendoci una privacy davvero inesistente, con una scrivania in legno e lo spazio necessario per fare qualche passo e ragionare. Sentivo il cervello molle come una gelatina, gli occhi stanchi per le troppe righe lette e avevo persino un lieve indolenzimento a mano e polso a forse di scrivere rapporti, persino il mio nome aveva perso di significato per le tante firme apposte. In preda a un automatismo la mia mano raggiunse la tazza del caffè, ma nel portarmela alle labbra realizzai che questa era purtroppo vuota. Mi alzai dalla sedia, facendo grattare le gambe della sedia sul pavimento consumato, due solchi ormai avrebbero segnato per sempre il continuo movimento avanti e indietro della seduta, per dirigermi alla cucina che condividevamo tutti insieme noi Auror. Non c’era granché, ma caffè e biscotti stantii in abbondanza. Mentre attendevo che la caraffa del caffè si scaldasse, mi sgranchii le gambe cercando di mettere ordine ai pensieri nella mia testa vagando per la stanza. Alcuni numeri della Gazzetta del Profeta giacevano, sgualciti e mal richiusi, sul tavolo rotondo posto al centro della stanza dove solitamente si consumavano i pasti e presi il numero più recente. Passavo talmente tanto tempo rinchiusa al livello del Ministero della Magia o fuori a rincorrere i cattivi che quando tornavo a casa mi trovavo a collassare senza un minimo di vita sociale, senza leggere quasi nulla e di fatto non sapevo se nel mondo potesse essere accaduto qualcosa di importante. Certo, con la mia posizione ero piuttosto ben informata su rivolte e sommosse, casi di omicidio e simili però mi mancava contestualizzare in generale, non che lo avessi mai cercato. Sfogliai velocemente il numero, tralasciando la noiosa riforma politica di qualcosa che bla bla bla e i miei occhi si posarono su un nome e sul articolo. Grindelwald ormai doveva darmi la nausea: avevamo studiato tutto sto di lui, sapevamo a memoria quanti nei aveva in faccia, potevamo tracciare i suoi lineamenti ad occhi chiusi e ci tormentava anche nel sonno. Era ovviamente la patata bollente dell’intero quartier generale, insieme con la morte della preside Lynch era tra le cose che immaginavo tormentassero maggiormente il Capo Auror. I miei occhi furono attratti da quel nome, risucchiati nel vortice di parole dell’articolo di Hewitt. Riempii la tazza di caffè, afferrai il numero della Gazzetta del Profeta e tornai alla mia scrivania. Non importava quanto fossi stanca, con le mani indolenzite o che fossero quasi le nove di sera. Sorseggiai il caffè bollente. Gelleret Grindelwald era un criminale. Un fuggitivo. Avrebbe dovuto affrontate un processo equo, ma doveva porsi dinanzi alla giustizia come tutti noi. Non c’erano possibilità di sfuggire. Per quanto mi riguardava era un individuo malvagio, avevo avuto a che fare con lui indirettamente abbastanza da essermi fatta un’opinione piuttosto precisa in merito. Per quanto le sue idee potessero essere ammalianti, per quanto io stessa certe volte mi trovavo a sperare di non dovermi più nascondere… Non potevo fare a meno di pensare che Grindelwald stesse andando contro tutti i precetti e le leggi che esistevano da anni, ma che dico secoli. Per il bene superiore, per il bene di tutti. Vedevo il mago oscuro come un essere meschino ed egoista, che agiva per un secondo fine che a noi ancora non si era palesato ma che sicuramente c’era. Soltanto sciocchi e frustrati potevano decidere di assecondare questa causa, che poteva portare il mondo magico sull’orlo del baratro. Doveva essere fermato.
    Iniziai a scrivere la lettera indirizzata al numero 3 di South Side, Diagon Alley in formato anonimo poiché in quanto Auror non avrei apprezzato di finire sulla Gazzetta del Profeta, mentre ancora la mia testa rivangava sul perché fosse tanto sbagliato scegliere il lato di Grindelwald.

    ”I politici inglesi potranno anche essere corrotti e le istituzioni dei dinosauri di lentezza, ma non è possibile pensare di affidarsi a un criminale per risolvere i nostri problemi. La riforma delle istituzioni deve passare per vie ufficiali e legali, non per le strade facile e ricoperte di mielate parole come quelle che Grindelwald cerca di insinuare nelle orecchie dei più deboli. La comunità magica internazionale non può avere altri interessi che quelli di tutti gli esseri magici, maghi e non, mentre Grindelwald è un egoista in cerca della propria personale affermazione. Chiunque sostenga il contrario si sta schierando con un criminale. È davvero con l’associazione a delinquere che si risolvono i problemi dell'Inghilterra? ”

    made by zachary

     
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