C’era ben poco di femminile nel fisico quasi androgino della Kane. Un maschiaccio con le tette, avrebbe detto qualcuno. E lei non avrebbe fatto nulla per smentire una simile affermazione. Non le importava che venisse additata come uomo per via dei capelli tagliati corti, troppo corti, o del profilo muscoloso delle sue gambe e dei suoi bicipiti. La voce vellutata, anche se leggermente roca, era sicuramente la parte più femminile, beh esclusi gli organi riproduttivi, che possedesse. Americana, cresciuta in uno dei peggiori sobborghi di Chicago, aveva l’animo inquieto della città del vento e la durezza del rigido inverno. Era cresciuta a cazzotti prima ancora che imparasse a utilizzare una bacchetta magica, cosa che aveva solo incrementato il suo potenziale bellico. Coraggio ed eroismo, aveva imparato presto, non andavano sempre d’accordo con la realtà, quella dura e amara di poliziotti corrotti dal vile denaro. Beh, lei non sarebbe stata tra questi. Certo non era la recluta più facile che l’accademia Auror potesse reclutare, sicuramente non sarebbe stata la più facile da piegare al volere del comando, una testa calda, ma non avrebbe per nulla al mondo tradito la causa nella quale credeva, nemmeno per tutta la fortuna della Gringotts. L’accoglienza nel mondo inglese era stata... strana. Non era abituata all’atteggiamento liberale dell’Europa, abituata alle norme restrittive nelle quali era cresciuta, si poteva dire soddisfatta di non infrangere una qualche regola ogni cinque minuti. O di farsi sequestrare la bacchetta magica per delle stupide quisquilie burocratiche. Americani: se non si riempiono la bocca di cartaccia non saprebbero con cosa riempire il loro stomaco. Chiunque altro sarebbe entrato nella sala d’addestramento- dopo aver miseramente fallito al primo tentativo- con sguardo in terra e profilo basso ma la Kane poteva anche piegarsi per via del vento forte ma non spezzarsi. E nonostante l’atteggiamento da duro che aveva il Capo Auror non si faceva intimorire con molta facilità. Marciò a passo spedito, i capelli lisciati e appiattiti dal gel per evitare qualunque tipo di pettinatura sbarazzina che potesse farle avere una reprimenda, ma la sua attenzione all’autorità terminava in quel preciso istante. Si posizionò a centro della stanza, con le gambe divaricate e le braccia appoggiate sui fianchi. Una postura che suggeriva un atteggiamento ostile, avrebbe detto qualche comportamentalista pluri-laureato, per lei era una semplice questione di stabilità. « Sissignore.» Rispose lapidaria alla domanda di James Wright quando questo entrò nella stanza, chiamandola con una sigla numerica e dichiarando che non doveva deluderlo questa volta. Non lo avrebbe fatto. Finalmente il Capo Auror passò oltre alle inutili introduzioni e presentazioni, si domandò se qualcuno ci facesse mai attenzione o si facesse intimidire dalla freddezza che il Wright mostrava, rivolgendosi all'elefante nella stanza. O meglio all'enorme struttura di cemento che stava al centro della stanza, così diverso dal tappeto elastico, molto meno ingombrante, che c’era la scorsa volta. Non si mosse, limitandosi a osservare e ascoltare con attenzione le indicazioni che le sono fornite. « Innanzitutto le domando per cosa sia ricercato, può darmi idea del perché sia murato dentro. Verificherei se si può entrare tramite materializzazione o con metropovere, anche se dubito che il collegamento sia segnalato ufficialmente, il farabutto deve aver pensato a un modo per uscire di lì, tanto valeva suicidarsi altrimenti.» nella sua voce era assente ogni tatto di empatia umana, di attenzione ai sentimenti del ricercato. Per la Kane era un bersaglio, una preda. Aveva smesso di avere diritti e privilegi di essere umano e essere vivente nel momento in cui aveva infranto la legge. « Se nessuna via precedente è percorribile, passerei all’artiglieria pesante. Un bombarda dovrebbe bastare.» spiegò in ultimo, sperando di poter utilizzare questo incantesimo esplosivo.
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