Bad Day

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  1. Madeline Mayson
     
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    Draven Shaw doveva essere la tipica persona tutta d’un pezzo. Apparentemente incapace di abbassare la guardia. Ma davvero l’aveva spaventato a tal punto? Scoppiò a ridere alla vista del maglioncino grigio di lui, ritenendo quel coprirsi compulsivo assolutamente esagerato. Mani sulla pancia, buttò la testa all’indietro e rise di gusto.
    Riflettendo su quel comportamento, Maddie non seppe spiegarsi se fosse solo pudico o se veramente quella battuta innocente lo avesse infastidito. In realtà, non l’aveva nemmeno occhieggiato in maniera lasciva, né aveva tentato di toccarlo in nessun modo. Per un attimo dubitò che possedesse il senso dell’umorismo. Scrollò le spalle, ritenendolo un elemento senza importanza, perché in quel caso avrebbe compensato lei.
    ”Non so dirti” riuscì a replicare, terminato l’attacco ilare ”E’ un po’ scomodo raggiungere Diagon Alley od Hogsmeade. Io, per esempio, mi sono persa a cercare di raggiungere il villaggio. In realtà non è stato così male perdersi, ma comunque… Forse alcuni non pensano valga la pena di prendersi il disturbo, solo per fare acquisti. Poi come lo sai che sono l’unica?” Le sopracciglia si inarcarono verso l’alto, mentre la texana fissava il Serpeverde con uno sguardo interrogativo ”Voglio dire, non giriamo mica con i cartelli. Potrebbero essercene diversi proprio qui, questo momento, e tu non potresti saperlo”.
    Scosse il capo, senza riuscire a togliersi dalla testa la reazione sproporzionata di poco prima. Non che l’avesse infastidita, anzi, l’aveva trovata divertente. Lei, la regina del melodramma, aveva appena fatto conoscenza con un mago apparentemente altrettanto melodrammatico. Forse, in generale, tutti gli studenti di Hogwarts erano fatti in quel modo. La sua mente si proiettò ad un pomeriggio in particolare, uno in cui aveva conosciuto un altro studente specifico. Le guance si imporporarono al pensiero e bastò quella reazione fisica a scacciare prepotentemente quell’ipotesi. Alec però era islandese, quindi, forse, erano gli inglesi ad essere così abbottonati.
    Gli occhi nocciola si sollevarono, puntando a raggiungere quelli verdi di lui. Inclinò la testa, fissandolo con interesse malcelato, come una qualsiasi persona che tentava di risolvere un’incognita.
    ”Tutti voi inglesi siete così?” soffiò, senza alcun filtro tra cervello e bocca ”Ti sei bardato senza motivo alcuno, è perché voi inglesi siete timidi oppure sono io in particolare a darti fastidio?”.
    Una domanda totalmente onesta, priva di giudizio. Madeline era solo genuinamente curiosa di comprendere., così da potersi comportarsi di conseguenza. Malgrado talvolta lo facesse senza volerlo, non provava particolare gusto a rilegare l’interlocutore in una posizione di disagio; era solo talmente trasparente e ciarliera, che non ci faceva caso.
    Attese una risposta, mentre sollevava verso l’alto gli angoli delle labbra. Un segnale di quanto fosse ben disposta. Scivolò con lo sguardo, bloccandosi all’altezza di uno stemma mai visto. Era un serpente? I piedi si mossero appena in avanti, in maniera del tutto involontaria. Avrebbe inarcato le testa verso sinistra, mentre analizzava quella sorta di blasone. Era il simbolo della famiglia di lui oppure c’entrava l’appartenenza scolastica?
    Arricciò leggermente il naso, dal momento che non amava in maniera particolare i serpenti. Persa totalmente in quell’esame, l’indice destro si sollevò senza che lei ne avesse alcun controllo. Vicina a sfiorare quel segno con le dita, si bloccò di scatto, ritirando la mano. Prima, quando aveva abbracciato il ragazzo per consolarsi, aveva percepito una certa rigidità da parte sua. Non gli era piaciuto che lo toccasse e, anche se non le interessava sfiorarlo maliziosamente – almeno non più dopo averlo visto reagire – temeva di infastidirlo con quell’esplorazione innocente.
    Abbassò la mano, prima di sfiorare il segno e fissò Draven di traverso.
    ”Cos’è quello? E’ un simbolo di famiglia o della vostra scuola?” Ennesima domanda di cui avrebbe preteso la risposta.
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