Bad Day

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  1. Madeline Mayson
     
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    ▬Madeline Mayson▬
    SPEZZAINCANTI

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    I gnara di quanto stesse accadendo nella mente del proprio interlocutore, si limitò a godersi l’atmosfera rilassata ed il leggero tepore estivo. Fino a pochi minuti prima, non avrebbe mai detto di potere recuperare il buon umore tanto in fretta. La storia della bambina demoniaca, ben peggiore della propria, aveva fatto il grosso del lavoro, ma era stata la buffa reazione del Serpeverde a fare il resto. Sorrise empaticamente, dispiaciuta di averlo, involontariamente, offeso in qualche modo. L’ironia, che lei, minuscola a confronto del ragazzo, potesse averlo infastidito, non le sfuggì, ma si sforzò di tenerla per sé.
    Gli occhi si abbassarono ad occhieggiare il proprio abbigliamento, riflesso incondizionato per le parole di lui. Osservò la gonna giallo pallido sfiorarle il ginocchio e la semplice t-shirt bianca che aveva indossato. La confusione la costrinse ad aggrottare la fronte. Il labbro inferiore sporse in avanti, specchio dei pensieri di lei. Vestire colorato era essere riconoscibili? Spostò lo sguardo sul ragazzo accanto a lei e sulla moltitudine di maghi e streghe, lì, a Diagon Alley. Effettivamente non c’erano molti altri colori sgargianti e secondo la texana, era un peccato.
    ”Vuoi dire che siamo chiassosi?” Aggrottò le sopracciglia sfiorando la gonna gialla, divenuta improvvisamente un marchio distintivo. Una lettera scarlatta che rendeva visibile che fosse diversa da Draven. Non aveva mai fatto casa a quella palese differenza stilistica e, sebbene non disdegnasse lo stile inglese, preferiva adoperare i colori. L’esuberante personalità di Maddie non si sarebbe mai adattata ad indossare un maglione grigio.

    “No, non sei tu a darmi fastidio. Non mi piacciono le persone, preferisco stare per conto mio.”

    La testa si mosse su e giù. Annuì, come se comprendesse, come se lei e l’inglese non fossero come il giorno e la notte: lui silenzioso e riservato, lei tutto il contrario. Le spalle si sollevarono con noncuranza. Malgrado l’affermazione del ragazzo, non si preoccupò più di tanto, perché lei amava stare in compagnia abbastanza per tutti e due. Forse, vedendo le persone sempre in maniere positiva, era convinta di riuscire a vincere la ritrosia di lui in qualche modo.
    ”Capisco” tubò, arricciando le labbra come avesse succhiato un limone ”Ma non ti annoi mai a startene da solo? Come…come fai? Io, probabilmente, al posto tuo diventerei una matta che parla da sola. Mi piacciono le persone”. Un sospirò accompagnò l’ultima ovvia precisazione. Un dato di fatto evidente come pochi, vista la facilità con cui si era approcciata al ragazzo.
    Malgrado le diversità, si ritrovò a concordare con le affermazioni successive di lui. Lei, nativa del sud degli Stati Uniti era abituata ad un clima completamente differente. Era quello il motivo per cui amava vestirsi in maniera più colorata ed appariscente? Il sole che penetrava l’epidermide, scaldandole le ossa e un’umidità tale da appiccicarle i vestiti alla pelle. Rivisse mentalmente quella sensazione di calore schiacciante e venne invasa da una profonda nostalgia di casa, del fratello. In un certo senso, vista la riservatezza e la natura solitaria, il serpeverde glielo ricordava.
    ”E’ vero” un mormorio debole, a malapena udibile. Fortunatamente la tristezza non durò a lungo, spazzata via da una curiosità nuova.
    Spalancò un po’ la bocca, sorpresa che lei e Draven fossero stati, seppure per poco, concasati, malgrado le evidenti diversità tra loro.
    ”Quindi, se venissi a scuola qui, sarei una Serpeverde? arricciò il naso, perché non le piacevano molto i serpenti ”Non ricordo di averti mai visto ad Ilvermorny. Perché sei andato via?”.
    Le iridi nocciola salirono alla ricerca di un paio molto più verdi. Lo fissò intristita, temendo che la sua permanenza ad Ilvermorny non fosse stata gradevole. Per tutti gli snasi, Madeline avrebbe scommesso che la colpevole fosse Ruby. La sua compagna di stanza poteva essere fastidiosa, al contrario di lei. La mano destra salì a sistemare la chioma scura.
    ”Quali sono le altre case? Scegliete voi dove essere smistati o funziona in modo differente qui?” Picchiettò il labbro inferiore con l’indice della mano destra. La texana aveva in testa mille domande, ma non era sicura di avere il tempo per farle tutte. Di nuovo la mente balenò su un immagine sfarfallante di un ragazzo conosciuto poco tempo prima. Un altro studente della scuola inglese, che non aveva idea di dove collocare.
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