The invisible man

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  1. Theodore Skyfield
     
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    Theodore Skyfield
    Docente di Arti Oscure
    Per il bene superiore!


    1892. La scuola sarebbe cominciata dopo pochi giorni e il giovane Theodore, accompagnato dallo zio, aveva scelto quel giorno per fare le compere fondamentali per la didattica: libri, ingredienti per pozioni, divisa ufficiale e, ovviamente, la bacchetta. Sapeva già fare magie, di quelle semplici, che non necessitano l'uso di un catalizzatore. Mai come quel giorno, il piccolo Theo era stato così emozionato. Aveva già all'epoca l'idea di diventare un mago forte, non per forza memorabile, ma sicuramente migliore di quanto lo fosse stato il padre. La ferita era ancora aperta dentro di lui, sebbene non lo ammettesse, e ogni giorno Theo pensava a come poter diventare superiore a quella figura che odiava con tutto se stesso. Erano mesi che non lo vedeva perché il suo vecchio nemmeno si degnava di passare a salutare suo figlio e suo fratello, troppo orgoglioso anche per chiedere qualche manciata di Galeoni o per dormire sotto un tetto non di sua proprietà: un uomo ridicolo che con Theodore non doveva avere più nulla a che fare, soprattutto una volta che il ragazzo fosse entrato ad Ilvermorny, la Scuola di Magia e Stregoneria che lo avrebbe formato per diventare un uomo.
    Dopo aver recuperato una divisa nuova di zecca, visto che lo zio aveva ben più quattrini dell'odiato padre, e tutti i libri per i corsi di studio, Theodore era entrato - da solo - all'interno del negozio di bacchette. Non voleva che qualcun altro lo vedesse perché, se avesse fatto disastri o se non fosse stato all'altezza di nessuna bacchetta, se ne sarebbe vergognato moltissimo. Anche dello stesso negoziante non si fidava, ma doveva per forza di cose parlare con qualcuno che avesse più esperienza di lui. Sapeva che quella sarebbe stata una scelta che gli avrebbe condizionato la vita, scolastica e non. Era agitato, emozionato, felice e preoccupato; un mix di emozioni che faceva fatica a controllare e che lo sguardo fisso e perso non riusciva a nascondere.
    Conosceva numerosi fabbricanti di bacchette; aveva letto molto a riguardo cercando di capire quale fosse il nucleo più potente, il legno più resistente e la lunghezza ideale. Tuttavia, tutte quelle nozioni in quel momento erano state surclassate da altri pensieri e il giovane americano voleva solo una cosa: uscire con la bacchetta che l'aveva scelto tra tutti gli altri.
    "Buongiorno! - si annunciò timido dopo aver aperto la porta del negozio. - Sono qui per la mia prima bacchetta magica."
    Era qualcosa di scontato. Un ragazzo di quell'età sarebbe entrato solo ed esclusivamente per quel motivo, soprattutto a pochi giorni dall'inizio delle lezioni.
    Tremolante e insicuro si avvicinò al bancone, per farsi vedere. Era un ragazzo piuttosto cupo, diventato così per l'abbandono subito da suo padre. Vestito di scuro, così come i capelli e gli occhi, Theo era abbastanza alto, ma più o meno come la maggior parte dei suoi coetanei. Sorrideva poche volte, ma se lo faceva era per nascondere qualcosa e, come in quel caso, per mascherare sentimenti di disagio e di ansia. Si trattava di un ragazzo invisibile, nessun segno particolare, noiosamente comune e per nulla estroverso. Non gli importava di avere rapporti sociali che non sarebbero durati per più di sette anni, motivo per cui gli piaceva, dopotutto, essere invisibile. Ma essere invisibile non doveva essere una scusa per farsi mangiare dalla società, dalla comunità magica, dal fallimento e dalla disperazione: lui avrebbe imparato ad essere un grande mago e, soprattutto, un grande uomo.

    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
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