[Difesa Contro le Arti Oscure] - Lezione 3

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  1. Tessa Griffin
     
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    Tess.


    Mentre parlavo mi ero quasi dimenticata che in classe, oltre a me e al professor McNeal, ci fossero altre persone, almeno una cinquantina, a seguire quella lezione. Era stato come se la mia mente si fosse estraniata dagli elementi circostanti e mi avesse permesso di superare quell'ansia di parlare in pubblico semplicemente concentrandomi sul discorso che stavo facendo per rispondere al meglio la domanda. Quando mi ero zittita, per attendere un responso alla mia risposta, quegli esitanti erano stati fissi e lunghi nel tempo, mentre l'ansia cresceva nel mio petto, accumulandosi come un macigno pesante, le persone che avevo intorno cominciavano a comparire, prendendo la forma sempre più nitida di essere umani. "Complimenti, complimenti davvero. Un'ottima analisi sotto ogni punto di vista. Sono 20 Punti a Corvonero!" Queste parole ebbero un effetto benefico su di me, un effetto quasi sgorgante, sciogliendo il grumo di tensione che si era accumulato sullo stomaco e che quasi mi faceva venire la nausea. L'emozione per aver guadagnato i miei primi venti punti per la mia casa erano una gioia che veniva soltanto in secondo piano per i complimenti ricevuti. Il commento fu completato da una lunga analisi e digressione delle mie parole, senza che distogliessi mai lo sguardo dal volto del docente, sapevo che quelle parole erano rivolte a me in primo luogo e volevo fargli capire che ero presente e attenta. Soltanto a spiegazione ultimata avrei annotato giusto qualche frase di rilievo sul foglio di pergamena che usavo quel giorno per prendere appunti, in modo da avere tutto quanto pronto per quando avrei dovuto studiare o svolgere i compiti.
    Guadagnare quei venti punti, una stronzata per qualcuno ma per me era molto importante, mi aveva infuso una carica e un coraggio che mai prima d'ora avevo provato e la voglia di prendere ancora altri punti era accesa in me come un fuoco. Volevo assolutamente sentirmi ancora così felice come quando McNeal mi aveva detto che avevo guadagnato dei punti e la successiva occasione per sentirmelo dire di nuovo mi si presentò in occasione dello svolgimento pratico. Avevo seguito con attenzione la spiegazione della Fattura Stordente, direttamente collegata con la parte teorica sugli Imp. Annotai. Il movimento da fare sembrava abbastanza semplice e lo tracciai con la punta della penna d'oca sulla pergamena, come primo assaggio del movimento che sarei andata a fare. Una Grifondoro si era messa in fila davanti a me per l'esercitazione pratica, sembrava essere andata bene.
    Fu poi il mio turno, mi sistemai nella zona al centro dell'aula che era stata sgomberata dai banchi, nel punto in cui prima stava in piedi la Huges. "Di nuovo Tessa Griffin, Corvonero" ci tenni a precisare, il mio intervento era stato bello e avevo preso 20 punti, ma non potevo pretendere che il McNeal, con tutte le studentesse bionde che vedeva, non ultima la Grifondoro, si ricordasse i nomi di tutte.
    Chiusi un attimo le palpebre, ricercando quella concentrazione che mi aveva assistito mentre avevo risposto alla domanda teorica, lasciando che quella sensazione si ricreasse nella mia mente e dopo pochi istanti aprii gli occhi. Le pupille si sistemarono sul centro del bersaglio mobile, mettendolo bene a fuoco. I contorni dell'aula, visivamente e sonoramente, apparivano sfocati e ovattati, fatta eccezione che per me stessa e che per il bersaglio, il professore era una terza entità non meglio identificata, un dio che vegliava sulla mia buona riuscita, ma in qualche modo non lì per giudicare, soltanto per assistere ed essere di conforto. Con un gesto ormai abituale estrassi la mia bacchetta magica, sistemando meglio i piedi, facendo in modo che fossero divaricati per una distanza come le spalle, con le punte rivolte verso il bersaglio. Ero frontale a questo, perfettamente nella sua linea. Raddrizzai le spalle, sistemai il mento e lo sguardo, ero stabile e salda nella mia posizione, ma non rigida e scomoda, era abbastanza naturale. Sollevai la bacchetta estendendo il braccio destro davanti a me. La fase successiva richiedeva concentrazione, avevo un obiettivo da raggiungere: letteralmente si trattava del bersaglio che avevo davanti che doveva essere colpito dalla fattura, colpito e spostato, magari sbalzato all'indietro, dal lancio del mio incantesimo e figurativamente i 30 punti che erano stati messi in palio. Avrei dovuto tracciare una V, che iniziava a sinistra, scendeva e risaliva a destra, con una piccola ondina sull'ultima estremità. Avevo tracciato questo movimento sulla carta, dovevo solo ricrearlo davanti a me, usando la punta della bacchetta invece della piuma per scrivere. Un movimento elegante e fluido.
    Mi sentivo pronta. Nella giusta posizione, concentrata, determinata e consapevole dell'effetto che dovevo provocare, del movimento da fare, della formula. Solo io e il bersaglio. Non mi diedi alcun via, alcuno slancio. Semplicemente il mio braccio si sarebbe mosso, più che altro il polso, quasi in autonomia, avrei tracciato la V che ricreava il movimento da fare e avrei aggiunto l'onda sulla estremità più a destra in alto. "Flipendo!" avrebbe poi detto la mia voce sicura e decisa, con la fattura che sarebbe uscita dalla punta della mia bacchetta e avrebbe raggiunto il bersaglio, se fosse andato tutto bene lo avrebbe spostato all'indietro per via della sua riuscita. Era questo l'effetto finale che immaginavo nella mia mente.
     
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