Welcome Thunderbird!

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    Tassorosso
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    La primavera era alle porte, si riusciva già a sentire il suono degli uccelli che cinguettavano fuori dalla torre di Thunderbird, una delle più alte che svettava sul profilo di Ilvermorny. Non potevo che esserne più allegra, non soffrivo di allergie, e questa era una delle mie stagioni preferite, seconda solo all’estate perché le vacanze superavano di gran lunga il periodo che dovevo trascorrere a scuola. Niente compiti, mi riducevo sempre agli ultimi giorni a doverli fare, niente verifiche o voti. Libertà assoluta come piaceva a noi di casa Thunderbird. Quel pomeriggio ero entrata nella sala comune saltellando, con un mazzo di fiori (c’erano margherite, bianche e gialle, qualche violetta e persino delle primule) che avevo iniziato a distribuire in giro a ogni nuovo entrato. Avevo tutte le intenzioni di fare amicizia quel giorno e non vedevo l’ora che qualcun altro varcasse la porta della sala comune per potermi presentare: ciao io sono Eve!
     
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    Ghiaccioli
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    LLa primavera era una delle stagioni preferite di Madeline. L’aria che da frizzante diventava più mite, unita al persistente profumo di fiori nell’aria, la metteva di buon umore. Quel giorno avrebbe dovuto studiare, ma proprio non ci era riuscita. L’attuale stagione, a quanto sembrava, influenzava negativamente l'attenzione di lei. Maddie ci aveva provato per ben dieci minuti. Probabilmente avrebbero dovuto premiarla per quell’eroico tentativo. Nonostante gli sforzi titanici, che avrebbero potuto valerle una medaglia, di tenere la testa voltata verso le pagine dei volumi da studiare, gli occhi avevano continuato ad occhieggiare la finestra.
    La vista del sole e del cielo terso erano stati la rovina della studentessa: entrambi irresistibili come il canto di una sirena. Era sicura che nemmeno i migliori riuscissero ad ignorarlo e, in questo caso, come si poteva pretendere che ci riuscisse lei? Non era perfetta, né, tantomeno, era interessata a diventarlo.
    Sospirò, pesantemente. La foto della propria famiglia attirò l’attenzione di Madeline e lei, per evitare che le venissero i sensi di colpa, la girò a faccia in giù. Ciò che non sapevano, non avrebbe potuto nuocergli. Un sorriso soddisfatto le spuntò spontaneamente. L’orgoglio, dovuto a quella pensata, bene evidente.
    Si stiracchiò, sollevando le braccia a causa. Ora che aveva accantonato le pergamene, metaforicamente e fisicamente, il sollievo la pervase. Inebriata, si avvicinò alla finestra, per farsi colpire dai pallidi raggi di sole che trapassavano il vetro.
    Mosse il corpo a destra e a sinistra, cercando la giusta posizione, e si ritrovò a fare le fusa come un gatto. Passarono altri cinque minuti prima che decidesse di uscire a fare il pieno di vitamina D. I raggi, che permeavano all’interno del dormitorio, non erano abbastanza.
    Scese, saltando alcuni scalini a piè pari. Sorrise a chiunque, esternando senza remore il proprio buonumore. In quel momento, raggiungere l’esterno era la cosa che desiderava di più. Tuttavia, a dimostrazione di quanto la texana fosse volubile, cambiò idea non appena mise piede in sala comune.
    Una ragazza che non conosceva, apparentemente dinamica quanto lei, distribuiva mazzolini di fiori a tutti i presenti. Maddie ridacchiò, sinceramente entusiasta di quella pensata. Affondò il naso tra le margherite e, quando captò il profumo delle violette, le palpebre le si abbassarono spontaneamente.
    ”Ciao” trillò, sbracciandosi in direzione di lei ”Sono Madeline, ma puoi chiamarmi Maddie. Anzi, lo preferisco. Mi piacciono i fiori! Come ti è venuta l’idea?” sorrise e, presa dall’entusiasmo, eseguì una piccola piroetta su se stessa ”Stai organizzando una festa? Io non lo sapevo. Sono scesa per andare fuori, ma preferisco stare qui. Vuoi una mano? Posso aiutarti a distribuire i mazzolini o anche con altre cose, se ti va. Non c’è problema, davvero”.
    Per dimostrare la propria dedizione alla causa, fermò due studenti a caso, invitandoli a rimanere. La destra si sollevò, muovendosi nell’aria. Fece segno ad Eve di avvicinarsi con i fiori, senza chiedere se i due li volessero. D’altronde, sarebbero stati pazzi a rifiutare.

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