[QUEST 2021] - for the Greater Good - cap. I

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  1. crw
     
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    hedel anakin crawford

    Avrei potuto accompagnare la vista del sangue che imporporava le acque dinnanzi a me con un sorriso trionfante, ma non sono così vanitosa quanto mi descrivono. Insomma era scontato che un essere inferiore come poteva essere una sirenetta non avesse alcuna possibilità di scapo contro il primordiale potere che scorreva nelle mie vene, accompagnato da una volontà così ferrea da risultare quasi sadica. Non sorrisi quindi, limitandomi a tendere le carnose labbra della Crawford in una linea retta di approvazione. Per pochi istanti. Un breve frammento prima che la quiete venga interrotta dal grido più acuto che abbia mai sentito. Quella cagna non sta zitta. Inizialmente godo di quel grido, un urlo di sorpresa prima e di dolore accecante poi, manifestazione del buon risultato del mio incantesimo, ma poi ne sono infastidita, i decibel raggiunti sono troppo forti da poterli sopportare, facendomi immediatamente rimpiangere di non aver indirizzato il colpo preciso dell'incantesimo recidente sul collo della strega del mare. E mentre le dita stringono ancora con più forza l'ebano della bacchetta per compiere questo ultimo gesto che porrà fine allo straziante urlo, e alla misera vita della sirena, tutto tace. Non sono così sciocca da bearmi del silenzio improvviso, mentre davanti ai miei occhi l'immagine sfocata della sirena appare ancora con la bocca spalancata, ma al battito di ciglia successivo tutto sparisce.

    Stordita. Un dolore pulsante banchetta senza ritegno nella sua testa, un rave party a tutto volume che la stordisce e la frastorna. Non sente nulla. Le sembra di essere sott'acqua, percepisce suoni indistinti, un rumore lontano e ovattato e sembra che tutto il mondo giri a rallentatore. Sbatte le palpebre, una, due volte, nel tentativo di mettere a fuoco il mondo che ha dinnanzi. Non è alla festa, agli sfarzi dorati del The Wlaza, nelle mani non reggeva più il calice di champagne. Percepisce dei rivoli caldi correrle lungo il collo, facendole venire dei brividi lungo la schiena. Il dolore alle ginocchia arriva in un secondo momento, come se fosse in una dimensione spazio-temporale differente, come se tutto attorno a lei si muovesse a rallentatore. O è lei che si muove a rallentatore. Si domanda se è così che si sentono le creature del Lago Nero che possono osservare gli studenti di serpeverde affaccendarsi oltre la grande vetrata della sala comune, senza sapere bene per quale motivo il cervello la stia conducendo in quel luogo. Anche lui forse si sta muovendo a rallentatore. Riesce a registrare le informazioni sul luogo dove si trova. Avverte la presenza di Dean al suo fianco, ne sente il profumo che sa di un prato estivo nelle narici, più in là suo fratello con un aria imperscrutabile poi, con una lentezza infinita, ruotò il capo dall'altro lato. Solo in quel momento nota di essere l'unica inginocchiata, davvero buffo. Fece correre lo sguardo su chi le stava accanto, raggelandosi nel riconoscere i tratti di Theodore Skyfield. Non aveva mai pensato di trovarsi inginocchiata con lui accanto, semmai davanti e sicuramente non in quella circostanza. Il mondo si mosse ancora a rallentatore, un rumore ovattato la raggiunse, parole di una lingua sconosciuta, una frase che lei non era in grado di sentire. Vide un volto incappucciato raggiungerla, tenerle la testa per i capelli e puntarle la bacchetta alla tempia. Il ricordo esplose nella sua mente mentre un bruciore fitto come una lama incandescente si concentrava nel punto preciso in cui il ricordo veniva estratto.

    Nausea. Non si sentiva per nulla bene. Nei giorni precedenti si era riempita di ciccorane e ora la sua punizione divina era il mal di pancia. E la nausea. Quel girono persino gli eleganti gigli bianchi che decoravano il tavolino della sua camera da letto le davano la nausea. Qualunque odore le era insopportabile, non era riuscita a toccare cibo e persino un abbraccio troppo prolungato di sua madre, che abbondava sempre con il profumo e le creme, le faceva salire il vomito in gola. Sua madre... era stat irremovibile sul fatto che dovesse esserci anche lei a quella stupida festa in una villa di qualche pomposa famiglia per un motivo inutile. I purosangue erano così. Ma lei non voleva proprio andarci. Eppure eccola lì: in camera davanti allo specchio, i capelli corvini acconciati in una serie di boccoli che ricadevano lungo il suo viso dolce, con un vaporoso vestito di tulle color cipria e una collana con un pendente grosso come un occhio di onice e argento. L'aveva trovata, meglio dire rubata, dal portagioie di sua madre che però non sembrava essersene accorta. O forse non aveva voluto dire a quella bambina di appena dieci anni che era troppo esagerato da indossare per qualcuno così piccolo. Ne avrebbe fatto una condizione necessaria per partecipare a quella stupida festa, si disse puntando i piedi, letteralmente, per terra. « Non sei così rammollita come pensavo allora.» Una voce che non le apparteneva, eppure che in qualche modo le sembrava famigliare, un po' come ascoltare la propria voce in una registrazione, risuonò nella stanza. O forse era nella sua testa. Si guardò intorno, i boccoli che le solleticavano il collo, spostando lo sguardo a destra e sinistra, poi oltre le sue spalle, per sbirciare se qualche elfo domestico si fosse introdotto nella stanza. Constatato di essere sola, relegando a uno spiacevole scherzo la voce, tornò a rimirarsi allo specchio. Era troppo piccola per portare del trucco, ma le sembrava che lo sguardo fosse più penetrante, come quando sua madre lo incorniciava nella matita nera. E poi, poi successe. Si guardava allo specchio come se stesse osservando una fotografia. Era ancora lì, nel suo corpo, eppure non sembrava che rispondesse davvero ai suoi comandi. « Sono qui, stupida streghetta.» le labbra si erano mosse nel riflesso dello specchio eppure non le era sembrato di aver parlato. Mai quelle parole si erano formate nel suo cervello, mai aveva comandato alle sue labbra di muoversi per farle uscire.
    « Ci divertiremo un sacco noi due.» fu l'ultima cosa che la voce famigliare le disse, prima che il buio calasse su di lei, come un sipario che calava sul palcoscenico.

    Cambio di attore protagonista, stupida streghetta.
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
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