[QUEST 2021] - for the Greater Good - cap. I

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    hedel anakin crawford

    C’era un non-so-che di catartico, quasi primordiale, nell’osservare il rosso del mio sangue nobile che imbrattava i geroglifici incisi sulla parete, macchiandone il candido bianco. La qui presente strega non aveva nulla di puro, ma il caotico inevitabilmente creato dal sangue era qualcosa che mi apparteneva davvero. Un ghigno aveva iniziato a formarsi sulla curvatura delle mie labbra, bruscamente interrotto da un grido che squarciò l’aria dell’ambiente in cui mi trovavo, addirittura causando una pioggia di calcinacci ancora pericolanti dopo la mia esibizione con il Bombarda, che fece drizzare anche i nervi di una scaltra come me. Non faccio tempo a voltarmi per scagliare una maledizione cruciatus, giusto per dare a chiunque ne sia il responsabile un valido motivo per urlare tanto da spaccare i timpani, che qualcosa di melmoso mi afferra per il polso. Con mio grade disgusto osservo quello che è a tutti gli effetti un arto cosparso di alghe e squame stringersi intorno a me, impedendomi di reagire nonostante opponga resistenza e conducendomi dentro al muro… Aspetta che? Sono sotto’acqua. Osservo le dense acque scure che mi circondano, non riesco a vedere ne la loro sommità ne i meandri più profondi, il blu petrolio si mescola al verde della vegetazione, lunghe alghe tutt’intorno risalgono. Mi sono quasi dimenticata della mano che mi tiene il polso, quasi. La stronza di una sirena mi costringe a stare ferma, osservare impotente, cerco la bacchetta e gliela rivolgo contro. Sento la melodia suonare tutt’intorno ma la ignoro, mossa da una furia ceca che si chiama istinto di sopravvivenza. Dovrebbe averne tenuto conto anche il pesce prima di pensare che sarei stata ai suoi giochi. Con la mano libera afferro la mia bacchetta di ebano, fidata e fedele compagna, mentre la magia inizia a sprigionarsi dalle mie cellule e corre risvegliata dal contatto con il catalizzatore: la lascio defluire e riprendere forma, un risveglio molto naturale eppure altrettanto veloce. Quello che mi serve. I pensieri corrono altrettanto veloce, facendomi trovare in fretta la concentrazione e la determinazione di fare quello che deve essere fatto. Una dei vantaggi di essere sott’acqua è quello di non dover prestare interesse alla postura, avrei solo fatto in modo di essere certa di mirare alla spalla della sirena. Avrei stabilito nella mente il risultato che volevo ottenere e poi avrei agito, con la freddezza che mi contraddistingueva. Una freddezza chirurgica. « Recido.» Avrei mosso la bacchetta come una spada del boia calata sulla testa del condannato a morte, facendo ben attenzione a mirare l’arto della sirena che mi costringeva a stare in quella scomoda posizione sott’acqua. Se tutto fosse andato come previsto il taglio avrebbe staccato di netto il braccio dalla creatura, liberandomi dalla sua presa.
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    Ghiaccioli
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    8ymffmcv_o

    CALLUM MAHONEY
    Urla strazianti mi perforavano i timpani. Qualcosa mi offuscava la vista. Sangue? Terra? Non avrei saputo dirlo con quella pioggia battente. Stramaledetta Francia. In quel angolo d’Europa non aveva smesso un secondo di piovere. Il fango si era solidificato introno ai miei stivali rendendoli estremamente pesanti, ogni passo era un supplizio.
    Mi spostai verso le urla.

    Cercai subito feriti ma vidi soltanto uno scenario fatto d’acqua. Non era pioggia. Non era la Francia. Non ero in una trincea. Man mano che mettevo a fuoco il tempo presente, abbandonando alle spalle il terribile trauma della guerra, realizzavo di essere in un luogo che non conoscevo. Non c’era più nulla di quello che era il Wlaza. Solo acqua. E una mano che stringeva la mia. Una creatura magnifica. Sirena. Avrei tanto voluto affogare osservandola, sarebbe stata una morte così dolce rispetto al supplizio che dovevo vivere costantemente. « Cosa vuoi?» avevo domandato tra bolle d’aria che mi uscivano a ogni parola, sebbene non era necessario per me respirare. Ascoltai la melodia dolce che usciva da quelle labbra. Ero stranamente calmo e in pace. A dire il vero non avrei più voluto andarmene. « Dove sono?» chiesi, cercando di capire di più, nella speranza che la sirena mi rispondesse.
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    Chris Walsh

    spezzaincanti
    Ancora quella statua. Non si era mossa, nonostante avessi ben messo in chiaro le mie buone ragioni, non si era distrutta. Qualcosa non era andato come previsto nel lancio del Reducto, forse avevo peccato di superbia, ma non avevo risolto nulla. Anzi il cavaliere era più che mai vivo. Avrei dovuto schivare, eseguendo una mossa che mi avrebbe portato a saltare sul lato sinistro, un balzo che avrebbe dovuto mettermi in sicurezza e ampiamente distante dalla portate dell’attacco di quel insolito nemico. Assicuratomi di essere in questa zona di protezione avrei nuovamente configurato le mie articolazioni e muscoli per assumere la più tipica delle pose da combattimento: piedi distanziati, gambe flesse e pronte a contraccolpi, busto dritto. Mi sarei nuovamente cimentato in quello che non mi era riuscito prima. Questa volta avrei attinto dai ricordi scolastici, dai miei successi nell’aula d’Incantesimi, avrei piegato il braccio e mosso nel giusto movimento il polso. Ritrovata la concentrazione e la determinazione avrei esclamato - Reducto!- puntando la bacchetta contro la statua.


    Era stato un buon incantesimo. No, un ottimo incantesimo. La parete bianca, coltellata di antiche rune che avevo tradotto con la frase “solo i puri”, iniziava a rivelare i suoi segreti. Ero quasi certo che si trattasse di una trappola, mi aspettavo come minimo che svelasse un passaggio segreto o un qualche tipo di meccanismo, che rivelasse di essere una passaporta addirittura. Ma nulla di tutto questo risultò dal mio lancio d’incantesimo e tuttavia i risultati ci furono e alquanto interessanti. Avrei preferito un termine come sconcertante, ma non era un’accezione così negativa che volevo dare al mio successo con lo Specialis Revelio. Interessante perché la composizione della parete non era fatta di materia solida. La struttura dei nuclei al suo interno, quel reticolato di particelle che in un elemento solido come ci aspettava essere un muro era solitamente fisso e immutabile era liquido, i legami si muovevano secondo le proprietà dell’acqua. Ma forse…forse non era acqua. Le mie iridi differenti erano così attratte da quel mistero che mi ero quasi porterò in avanti per coglierlo. Mi ero distratto. E fu in quel momento di massima vulnerabilità che un codardo mi attaccò. Esegui un rapido dietrofront ruotando sulle punte dei miei piedi per muovermi il più in fretta possibile, avrei portato il catalizzatore teso davanti a me e, così in piedi com ero stato, pronto a lanciare l’incantesimo mi sarei fatto scudo per proteggermi. - Protego.- avrei enunciato con decisione, cercando di metterci tutta la concentrazione ma anche l’urgenza che era di quel momento. - Codardo! Mostrati!- avrei esclamato se fossi riuscito a parare l’incantesimo offensivo che mi era stato rivolto contro.
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    Qualunque pensiero mi appartenesse fu annullato da un acuto grido. Istintivamente cercai di portare le mani alle orecchie per proteggerle da questo rumore così forte da spaccare i timpani, ma mi trovai con la mano bloccata. Misi a fuoco quale fosse l’ostacolo troppo tardi.
    Ormai mi trovavo sott’acqua con una Sirena. E il mio smoking su misura sarebbe puzzato di salmastro, o di pescheria, per sempre.
    Dovetti sbattere due volte le palpebre per mettere a fuoco lo scenario acquatico che avevo davanti agli occhi e del quale non mi capacitavo. Non era reale. Non poteva essere reale. Non avevo sentito variazioni di calore, non avevo difficoltà a respirare sotto l’acqua. Ero convinto che persino i miei capelli e il mio vestito non sarebbero stati bagnati una volta uscito di lì. C’erano ben poche magie in grado di fare qualcosa di simile, ancor più rari erano gli oggetti di questo tipo. Mentre il canto delle sirene si diffondeva nell’aria, o meglio nell’acqua, cercai di ascoltarlo. Era più semplice delle rune e del gioco aritmantico che avevo dovuto affrontare in precedenza, la melodia suadente però ero davvero affascinante ed incantevole. Cercai di fare mente locale sugli eventi vissuti e di abbinarli alle conoscenze che possedevo. La mia ipotesi era quella di trovarmi all’interno di uno Specchio, qualcosa di molto simile al mitico Specchio delle Brame. Uno Specchio che probabilmente con quel ambiente carico d’acqua voleva semplicemente riportarmi in un luogo a me familiare, come la sala comune di Serpeverde che aveva un panorama molto simile, pressoché identico. Fu su quei ricordi vissuti con la divisa di Salazar che concentrai le mie ricerche.

    -Muovi il culo Dean.-
    Tenevo aperto il passaggio per la Sala Comune di Serpeverde. Eravamo nel cuore della notte e nemmeno la mia spilla di Prefetto, ottenuta per ragioni politiche legate al mio cognome e al mio caro padre, ci avrebbe tenuto lontani da un’espulsione se fossimo stati scoperti.
    Mai un Grifondoro aveva penetrato i segreti che si celano nell’antro della casa di Salazar, certo per il Lawrence non era la prima volta, visto che molte volte era entrato per assistermi in qualche marachella, ma quella notte era diversa. L’aria frizzante di Halloween si respirava ancora nei dintorni, i nostri compagni erano andati a letto con la pancia piena di caramelle e le orecchie pregne dei canti della festa che si era tenuta per questa occasione, i più avevano ancora male ai piedi.
    Non avevo dovuto incitarlo ulteriormente per farlo sgusciare fuori dal suo nascondiglio dei sotterranei e per fargli fare breccia nella mia sala comune. Il Lago Nero riluceva di verdastro in quella sera, così come in tutte le sere di luna piena.
    -Allora ti sei esercitato? Io e la trasfigurazione non siamo così in amicizia-
    Aveva chiesto lui, parlando troppo forte per i miei gusti.
    Gli avevo scoccato un’occhiata trova, un silenzioso reclamo, ma al contempo avevo annuito. Ovvio che mi ero esercitato.
    - Guarda.-
    Estratta la bacchetta l’avevo puntata oltre la vetrata, individuando un alga che da alcuni giorni giaceva schiacciata contro la nostra parete. Agitai e colpii, non prima di aver eseguito le noiose procedure che ci ripetevano alla nausea durante le lezioni: postura, concentrazione, forza di volontà ed esecuzione.
    L’alga verde aveva emesso un fremito, si era accartocciata su se stessa: gli atomi che la componevano erano mutati, trasfigurati. Il verde divenne viola. L’alga divenne un tentacolo. Con le ventose si attaccò la vetro oltre la Sala Comune.
    - A lei l’onore.-
    Avevo aggiunto con un inchino, indicando il risultato della trasfigurazione appena riuscita.
    -Con grande piacere. Engorgio!-
    I tentacolo divenne il doppio della sua grandezza in un pop.
    - Ancora.-
    -Engorgio.-
    - E ancora.-
    -Engorgio.-
    - Un’altro po’ ed è perfetto.-
    -Engorgio.-
    Il tentacolo, in tutto e per tutto quello di un polpo, ora occupava gran parte dell’ampia vetrata.
    -Inizia lo spettacolo-
    Disse il Lawrence con un sorriso soddisfatto, nascondendosi con cura in un posto dove non poteva essere trovato e al contempo da cui avrebbe potuto godersi lo spettacolo.
    - La piovra gigante, ci attacca!! Attacco!-
    Iniziai a schiamazzare nei dormitori. Tutti si precipitarono ad osservare quello spettacolo, chi per correre via e salvarsi la pelle, chi per svegliare il Direttore, chi per ammirare la creatura che non era mai stata avvistata. E noi? Beh noi volevamo solo osservare le ragazze in sottoveste appena alzate dal letto. Ed erano molte. Tutte bellissime.

    Nate Presente - Nate Flashback - Dean Flashback
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    Theodore Skyfield
    Proprietario de The Wlaza
    Per il bene superiore!

    Dannazione. Una scheggia gli era entrata nel polpaccio, facendogli provare una brutta sensazione alla gamba. Imprecò Merlino e tutti i suoi compari, mentre controllava le sue condizioni. Sfilò la scheggia, perché lasciarla dentro sarebbe stata una continua tortura. Fortunatamente la ferita non era profonda, ma il muscolo era stato sfiorato e Theodore lo sentiva bene. Alzandosi da terra sentì una fitta che quasi gli fece ripiegare la gamba, ma strinse i denti e provò a camminare, zoppicando leggermente. Chissà cos'avrebbe potuto dire ai suoi ospiti una volta ritornato in sala. Era inciampato? Che bella figura per il Direttore dell'Hotel. Imprecò di nuovo, scacciando via dalla mente qualsiasi forma di pensiero che non fosse relativa alla sua Suite, alla sua stanza, a Grindelwald. Aveva superato la prova della Statua, anche se non era stato totalmente pulito, vista la ferita sulla gamba. Adesso, Theo, si era appoggiato alla nuova parete, che aveva capito fosse un dazio da pagare per arrivare nella stanza successiva ed era per quel motivo che si era ferito la mano, appoggiandola poi sul legno, ma che aveva scoperto che legno non era. Era acqua o qualcosa di simile. Un urlo interruppe il silenzio, facendo sussultare il Proprietario dell'Albergo. Non si mosse da quella posizione, anzi cercò di osservare meglio la parete davanti a lui, vedendo che la mano piano piano spariva e veniva raccolta da quella di qualcos'altro. Ricondusse quindi tutto alle sirene, sia l'urlo, sia l'acqua in cui si era trovato senza nemmeno rendersene conto. Non gli mancava l'ossigeno, ma la Creatura continuava a tirarlo. Fu un nuovo canto, che in acqua risultava non essere più un grido infernale, a far capire a Theo come comportarsi. Era un nuovo indovinello e di certo c'entrava Grindelwald - o chiunque avesse congeniato quella prova - perché non era comune che una sirena facesse di propria spontanea volontà un rebus. C'era qualcosa di manomesso e dalle parole che aveva sentito sembrava essere un Pensatoio. Sì. Erano in una specie di laghetto, ma l'acqua non era davvero acqua, lui riusciva a respirare tranquillamente. Stava entrando in un ricordo? Forse sì, forse no, ma la richiesta delle sirene era palese. Un ricordo da dimenticare. Era un altro prezzo da pagare per passare allo step successivo? Theo ci pensò bene. Quelle probabilmente non erano vere sirene e non lo avrebbero ucciso, anche perché lui non stava facendo nulla di male e i Maridi non erano creature eccessivamente ostili nei confronti dei maghi che non sembravano pericolosi. Decise quindi di assecondare la prova, pensando ad un ricordo che voleva dimenticare e subito uno balzò al primo posto. Forse il ricordo peggiore che aveva.

    Theo era appena undicenne ed era vicino il suo primo giorno di scuola. Suo zio Maxwell gioiva con lui, pensando già di andare a comprare tutto il materiale scolastico il giorno seguente. Maxwell era benestante e non aveva mai fatto mancare nulla al piccolo Skyfield, tranne, ovviamente, la figura dei suoi genitori. Proprio quel giorno, infatti, lo zio del ragazzo aveva deciso di dire la verità, per farlo crescere, per paura anche che a scuola potesse venir fuori l'argomento. Aveva preparato una cena squisita e proprio alla fine del pasto, aveva fatto tacere Theo che parlava in continuazione di libri, di possibili compagni, della cerimonia dello smistamento e chi ne ha più ne metta. Con un sguardo serissimo, zio Maxwell partì dal principio, dal giorno della nascita di Theodore: un giorno bellissimo, perché gli Skyfield si espandevano, ma al tempo stesso terribile perché la madre del neonato era venuta a mancare proprio dopo il parto. Ian Skyfield, purtroppo non benestante come il fratello, decise di lasciare il suo primogenito proprio a Maxwell, sparendo il giorno stesso con una lettera che prometteva che un giorno sarebbe tornato a riprenderselo. Tuttavia, quel giorno non arrivò mai. Theodore era visibilmente distrutto dopo il racconto dello zio, che gli aveva sempre mentito, dicendogli che tutti e due i genitori erano morti in una battaglia magica molto cruda, da eroi. Tutto il mondo gli era crollato addosso e si era reso conto che non sapeva nemmeno chi lui fosse.

    Theodore prese la bacchetta, l'avvicino al capo, la ruotò per raccogliere il ricordo e, una volta estratto, lo lasciò cadere lì accanto a lui sperando con tutto se stesso di dimenticarlo in quello strano pensatoio e che quel dazio fosse abbastanza sia per le sirene che per Grindelwand.
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    capitolo 1

    fato 4

    Ricomincio da Chris Walsh. Ottima la schivata (un bel 17) che ti evita un fendente deciso del cavaliere, ma questo Reducto (migliore il post, dado invece con un 3 impietoso) proprio non ti riesce, sarà il caso di chiedere a Wright di allenarti con questo incantesimo. La statua inizia a creparsi, sfogliandosi come una cipolla, ma restando integra. Sei così attaccato su due fronti: la statua cerca di nuovo di colpirti e forse questo ti distrae dall’incantesimo scudo (solo 11 il dado, appena accettabile) che devia la potenza dello Stupeficium ma non ti impedisce di cadere a terra, sbattendo violentemente contro quella parete della quale hai cercato di scoprire i segreti. Devi agire molto infetta perché sei stordito, non hai idea di dove sei finito anche se non hai perso i sensi l’impatto è stato notevole, e la figura incappucciata si avvicina a te, senza degnarti di una parola. Rivolge con un gesto annoiato la punta della bacchetta su di te e pronuncia con decisione « Imperio.». La tua sola possibilità è cercare di resistere alla maledizione senza perdono.

    Procedo ora in ordine di… successo.

    Complimenti a Theodore Skyfield unico a comprendere dove si trova. Certo si tratta di un pensatoio molto particolare, insolito, ma molto adeguato quando ne scoprirete il proprietario. Il filamento d’argento del ricordo del docente aleggia per qualche secondo nelle acque torbide dove si trova e poi scompare.

    Dean Lawrence e Nathaniel Crawford sono andati vicini e anche se non estraggono volontariamente il loro ricordo lo fa qualcun altro per voi: sentite entrambi un pizzicore che poi diventa un bruciore intenso alla tempia destra.

    Alle domande di Callum non risponde nessuno, ma anche tu senti un intenso bruciore sulla tua tempia e un ricordo ti viene estratto a forza. Descrivi tu quale.

    Le acque di Hedel Crawford si tingono di rosso sangue non appena l’incantesimo di taglio va a segno (ottimo post e un ottimo 19), l’urlo acuto della serena ti spacca i timpani - letteralmente, sanguini da entrambe le orecchie e il mondo ti restituisce suoni ovattati come se fossi sempre sott’acqua per i prossimi due giorni- e poi di colpo tutto sparisce. Atterri sulle tue ginocchia in una stanza.

    Ti accorgi che non sei la sola persona presente in stanza ma che sei la sola che è in ginocchio e che è una donna. Intorno a te riconosci i volti dei tuoi compagni di avventura, sei posta tra Dean e Theodore. Alla sinistra del primo c’è tuo fratello e alla destra del secondo invece Callum.
    A parte la nostra fabbricante di bacchette il vostro risveglio è stato molto dolce, avete attraversato la parete-pensatoio (potete ancora vederne le acque increspate se vi voltaste) indenni e ora sul tavolo presente in stanza ci sono quattro fiale contenenti il vostro ricordo. Ma non è questo ciò che cattura la vostra attenzione. Voltato di spalle, nella penombra cogliete una chioma argentata. Si, è lui. « Manca solo la ragazza.» dice una seconda presenza nella stanza. Un uomo incappucciato, la metà di quella conversazione che avete sentito, si avvicina a Hedel estraendole a forza un ricordo. Anche lei avverte un intenso bruciore alla tempia mentre il filamento d’argento viene estratto e posto nell’ultima fiala vuota.
    ✖ MAHONEY - SKYFIELD - CRAWFORD2 - LAWRENCE - WALSH✖

    p4Tw05FChris Walsh: devi resistere alla Maledizione Imperius.
    Hedel e Callum: dovete descrivere un ricordo.

    Tutti tranne l'auror: vi trovate finalmente insieme. Non c'è molto da fare in questo turno, ma vorrei lasciarvi il tempo di reagire essendoci molti volti noti tra voi e soprattuto c'è Grindelwald nella stanza. Scadenza breve quindi. Nessun incantesimo a disposizione, ma potete parlare o provare a interagire con Grindelwald.
    PROSSIMO FATO IL 30 SETTEMBRE ORE 23.59.
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    hedel anakin crawford

    Avrei potuto accompagnare la vista del sangue che imporporava le acque dinnanzi a me con un sorriso trionfante, ma non sono così vanitosa quanto mi descrivono. Insomma era scontato che un essere inferiore come poteva essere una sirenetta non avesse alcuna possibilità di scapo contro il primordiale potere che scorreva nelle mie vene, accompagnato da una volontà così ferrea da risultare quasi sadica. Non sorrisi quindi, limitandomi a tendere le carnose labbra della Crawford in una linea retta di approvazione. Per pochi istanti. Un breve frammento prima che la quiete venga interrotta dal grido più acuto che abbia mai sentito. Quella cagna non sta zitta. Inizialmente godo di quel grido, un urlo di sorpresa prima e di dolore accecante poi, manifestazione del buon risultato del mio incantesimo, ma poi ne sono infastidita, i decibel raggiunti sono troppo forti da poterli sopportare, facendomi immediatamente rimpiangere di non aver indirizzato il colpo preciso dell'incantesimo recidente sul collo della strega del mare. E mentre le dita stringono ancora con più forza l'ebano della bacchetta per compiere questo ultimo gesto che porrà fine allo straziante urlo, e alla misera vita della sirena, tutto tace. Non sono così sciocca da bearmi del silenzio improvviso, mentre davanti ai miei occhi l'immagine sfocata della sirena appare ancora con la bocca spalancata, ma al battito di ciglia successivo tutto sparisce.

    Stordita. Un dolore pulsante banchetta senza ritegno nella sua testa, un rave party a tutto volume che la stordisce e la frastorna. Non sente nulla. Le sembra di essere sott'acqua, percepisce suoni indistinti, un rumore lontano e ovattato e sembra che tutto il mondo giri a rallentatore. Sbatte le palpebre, una, due volte, nel tentativo di mettere a fuoco il mondo che ha dinnanzi. Non è alla festa, agli sfarzi dorati del The Wlaza, nelle mani non reggeva più il calice di champagne. Percepisce dei rivoli caldi correrle lungo il collo, facendole venire dei brividi lungo la schiena. Il dolore alle ginocchia arriva in un secondo momento, come se fosse in una dimensione spazio-temporale differente, come se tutto attorno a lei si muovesse a rallentatore. O è lei che si muove a rallentatore. Si domanda se è così che si sentono le creature del Lago Nero che possono osservare gli studenti di serpeverde affaccendarsi oltre la grande vetrata della sala comune, senza sapere bene per quale motivo il cervello la stia conducendo in quel luogo. Anche lui forse si sta muovendo a rallentatore. Riesce a registrare le informazioni sul luogo dove si trova. Avverte la presenza di Dean al suo fianco, ne sente il profumo che sa di un prato estivo nelle narici, più in là suo fratello con un aria imperscrutabile poi, con una lentezza infinita, ruotò il capo dall'altro lato. Solo in quel momento nota di essere l'unica inginocchiata, davvero buffo. Fece correre lo sguardo su chi le stava accanto, raggelandosi nel riconoscere i tratti di Theodore Skyfield. Non aveva mai pensato di trovarsi inginocchiata con lui accanto, semmai davanti e sicuramente non in quella circostanza. Il mondo si mosse ancora a rallentatore, un rumore ovattato la raggiunse, parole di una lingua sconosciuta, una frase che lei non era in grado di sentire. Vide un volto incappucciato raggiungerla, tenerle la testa per i capelli e puntarle la bacchetta alla tempia. Il ricordo esplose nella sua mente mentre un bruciore fitto come una lama incandescente si concentrava nel punto preciso in cui il ricordo veniva estratto.

    Nausea. Non si sentiva per nulla bene. Nei giorni precedenti si era riempita di ciccorane e ora la sua punizione divina era il mal di pancia. E la nausea. Quel girono persino gli eleganti gigli bianchi che decoravano il tavolino della sua camera da letto le davano la nausea. Qualunque odore le era insopportabile, non era riuscita a toccare cibo e persino un abbraccio troppo prolungato di sua madre, che abbondava sempre con il profumo e le creme, le faceva salire il vomito in gola. Sua madre... era stat irremovibile sul fatto che dovesse esserci anche lei a quella stupida festa in una villa di qualche pomposa famiglia per un motivo inutile. I purosangue erano così. Ma lei non voleva proprio andarci. Eppure eccola lì: in camera davanti allo specchio, i capelli corvini acconciati in una serie di boccoli che ricadevano lungo il suo viso dolce, con un vaporoso vestito di tulle color cipria e una collana con un pendente grosso come un occhio di onice e argento. L'aveva trovata, meglio dire rubata, dal portagioie di sua madre che però non sembrava essersene accorta. O forse non aveva voluto dire a quella bambina di appena dieci anni che era troppo esagerato da indossare per qualcuno così piccolo. Ne avrebbe fatto una condizione necessaria per partecipare a quella stupida festa, si disse puntando i piedi, letteralmente, per terra. « Non sei così rammollita come pensavo allora.» Una voce che non le apparteneva, eppure che in qualche modo le sembrava famigliare, un po' come ascoltare la propria voce in una registrazione, risuonò nella stanza. O forse era nella sua testa. Si guardò intorno, i boccoli che le solleticavano il collo, spostando lo sguardo a destra e sinistra, poi oltre le sue spalle, per sbirciare se qualche elfo domestico si fosse introdotto nella stanza. Constatato di essere sola, relegando a uno spiacevole scherzo la voce, tornò a rimirarsi allo specchio. Era troppo piccola per portare del trucco, ma le sembrava che lo sguardo fosse più penetrante, come quando sua madre lo incorniciava nella matita nera. E poi, poi successe. Si guardava allo specchio come se stesse osservando una fotografia. Era ancora lì, nel suo corpo, eppure non sembrava che rispondesse davvero ai suoi comandi. « Sono qui, stupida streghetta.» le labbra si erano mosse nel riflesso dello specchio eppure non le era sembrato di aver parlato. Mai quelle parole si erano formate nel suo cervello, mai aveva comandato alle sue labbra di muoversi per farle uscire.
    « Ci divertiremo un sacco noi due.» fu l'ultima cosa che la voce famigliare le disse, prima che il buio calasse su di lei, come un sipario che calava sul palcoscenico.

    Cambio di attore protagonista, stupida streghetta.
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    capitolo 1

    fato 5

    Niente da fare per l'Auror Chris Walsh, che viene preso in contropiede dall'attacco e non riesce a muoversi mentre avverte piano piano che la forza di volontà lo sta abbandonando, intanto che il giogo della Maledizione Imperius stinge sempre più le sue spire intorno a te.

    Da questo momento in poi sei sotto il controllo di Grindelwald, riceverai istruzioni via MP.


    Il filamento argentato del ricordo di Hedel viene riposto nella fiala di cristallo similare a quelle che contengono i ricordi di tutti voi altri. Il misterioso assistente di Grindelwald, l'uomo incappucciato che non ha mai mostrato il proprio volto ma fatto sentire la sua voce in precedenza, si dilegua con un sommesso inchino di congedo e sparisce dalla vostra vista. Al contrario la figura di Grindelwald torreggia al centro della stanza, riempiendola e in qualche modo rendendo elettrica e pesante l'aria intorno a voi. Seguono lunghi attimi di silenzio, una manciata di secondi che appaiono però come eterni prima che vi rivolga parola. « Vi chiedo scusa per la teatralità di questo incontro ma di questi tempi...la prudenza non è mai troppa.» la voce vellutata del mago vi fa le fusa nelle orecchie come miele che sgocciola « Soltanto dei veri credenti, non vili impostori che vogliono metterci i bastoni tra le ruote, soltanto dei veri seguaci sarebbero stati in grado di arrivare fino a questo punto. Soltanto voi siete riusciti a completare tutte le prove. E al contempo avete dato prova di fiducia e dedizione per la causa. » Lo sguardo del mago oscuro scorre su ciascuno dei presenti, come un padre che equamente distribuisce amore ai figli, senza alcun prediletto in particolare. « E questo è il vostro premio. Siete nella mia Cerchia. La Cerchia di Grindelwald. Da questo momento ci unisce un legame ben più solido di qualunque altro, più di quello della famiglia o dell'amicizia...o dell'amore» una pausa che aumenta l'attesa nei presenti « Una missione comune per un bene superiore. » Grindelwald si avvicina a ciascuno di voi lasciandovi una medaglietta, dalla forma circolare non più grande di qualche centimetro, sulla quale è incisa una runa. Una runa del Futhark antico - diversa per ciascuno di voi- e sull'altro lato, uguale per tutti, il simbolo di Grindelwald. «La runa di Grindelwald. Sembrerà un cimelio runico agli occhi degli infedeli, ma custoditelo con cura poichè è tramite di esso che potrò comunicare con voi e con cui voi potrete comunicare con gli altri adepti alla Cerchia.
    Ora andate. Tornate alla festa prima che qualcuno noti la vostra assenza. »


    ✖ MAHONEY - SKYFIELD - CRAWFORD2 - LAWRENCE - WALSH✖

    p4Tw05FChris Walsh: sei soggiogato alla Maledizione Imperius.

    Le rune antiche che avete ricevuto sono:

    Theodore Skyfield: Isaz - ghiaccio
    Hedel Crawford: Haglaz - grandine
    Nathaniel Tristan Crawford Laguz - lago
    Dean J. Lawrence Dagaz - giorno
    Peaky Éire Raidô - viaggio

    QUEST CONCLUSA.
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