UN INTOPPO IMPOSSIBILE

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  1. Maverick Bristol
     
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    Fatta eccezione che per qualche lettera della domenica da parte di mamma e papà, non ricevevo quasi mai posta. Ogni tanto qualche volantino pubblicitario veniva recapitato dal mio gufo, insieme con il nuovo numero de La Gazzetta del Profeta, per il resto osservavo con una punta di gelosia le persone che ricevevano pagine e pagine, scritte fronte e retro, da parte di amici e parenti lontani. Persino nelle mura di Hogwarts, non avrei saputo a chi scrivere. La mia condizione, se così si poteva definire la solitudine che mi accompagnava come una vecchia amica, si faceva sentire con punte acute in questo tipo di occasioni. L’ora della posta era per me fonte di disagio e tormento, un’espressione tangibile di quanto poco fossi una persona socievole, eppure mi costringevo a starmene seduto al mio posto in Sala Grande osservando volti sorridenti nel leggere il nome del mittente o riconoscere la calligrafia della lettera. Qualche strillettera arrivava sempre, focalizzando l’attenzione sul povero malcapitato di turno: almeno questa gogna pubblica mi era sempre stata risparmiata. Non aspettavo posta. Non era domenica, il numero della Gazzetta del Profeta era già stato recapitato da Albert, il mio gufo un po’ spelacchiato, durante la colazione. Eppure, con mio grande stupore, una lettera fu recapitata dinnanzi a me. Osservai i miei vicini di posto, come se per caso il gufo avesse mancato il giusto destinatario, ma erano intenti nelle loro faccende e io troppo timido per domandare loro se potesse essere loro quella lettera. Fu nel agitare la busta, con un sigillo in ceralacca, che notai il nome impresso sopra. Maverick Bristol. Non era un errore. Il marchio di Hogwarts impresso. Non mi diedi il tempo di pensare ad ulteriori implicazioni, magari una convocazione del Preside o peggio, ed aprii la lettera, troppo emozionato di ricevere posta. Lessi velocemente il contenuto, poche righe in realtà, capendo poco e nulla. Mi concessi tempo e cercai di calmare il battito tamburellate del mio cuore, per comprendere le parole che erano scritte. Un sorriso ebete si tese sulle mie labbra, scavando due fossette ai lati delle guance. Nemmeno la tristezza per non poter comunque raccontare, nemmeno volendo, a qualcuno di quella missione segreta sembrava in grado di scalfire quella gioia.

    Distratto per il resto del pomeriggio e delle lezioni, arrivai con la stessa emozione che, immaginavo fosse così, si doveva provare prima di un appuntamento romantico. Bussai un paio di volte alla porta, domandandomi se non ci fosse qualche codice segreto da usare che non avevo notato nella lettera, anche se le parole erano impresse a fuoco nella mia mente. Buonasera professore… dissi una volta entrato, celando un po’ il disappunto nel notare di non essere il solo convocato. Notai Theresa Griffin, nostro prefetto a Corvonero, domandandomi se non fossi incappato in qualche guaio Tessa, ciao. comunque mi affettai a salutare prima che il docente spiegasse esattamente di cosa avesse bisogno. Che un imp fosse scappato dall’aula mi sembrava qualcosa di terribile, soprattuto perché non immaginavo che il professor McNeal potesse essere tanto sbadato, ma ciò non toglieva la lusinga di essere stato convocato per questo problema. Sono creature autoctone, solitamente innocue, infatti classificate XX. Non hanno poteri magici ma sono molto furbi e possono far inciampare la loro vittima. dissi senza alzare la mano, arrossendo però visibilmente non appena mi accorsi di aver parlato senza permesso e sprofondando in un mutismo quasi selettivo a causa della vergogna per questa risposta così avventata.
     
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3 replies since 1/4/2022, 11:16   131 views
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