Un intoppo IMPpossibile - Parte quarta

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  1. Maverick Bristol
     
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    Fermate il gioco. No, così era davvero troppo. Avrei voluto tornare indietro, abbandonare Tessa al suo destino, tornare nella confortevole e silenziosa biblioteca, dove nessun Imp o lamento spettrale poteva importunarmi, con la bibliotecaria sempre pronta a sgridare chiunque provasse a fare il minimo bisbiglio. Per quanto avessi sperato che la risposta di Tessa fosse di diverso tipo, ovvero che era un tipico verso di richiamo di accoppiamento per gli Imp, la verità era che quello era un lamento umano. E che per quanto ero fifone, decisamente poco incline all’avventura e al rischio, se mi fossi trovato nei panni di chiunque stava piagnucolando in quel momento avrei desiderato che arrivasse qualcuno a soccorrermi. Non osavo immaginare cosa dovesse essere stare nei sotterranei, magari dopo che i Serpeverde ti avevano tirato su le mutande fino alla testa, disperso e spaventato. La Griffin partì di slancio, dopo averci illuminato la strada con un incantesimo Lumos, sufficiente per entrambi: ero comunque troppo in soggezione per provare a lanciare un qualsivoglia incantesimo, persino uno così basilare. La seguii, era un prefetto e magari in qualche ronda le era capitato di addentrarsi così tanto nei sotterranei. Dopo un paio di svolte avevo perso il senso dell’orientamento, trovando difficile capire quanta strada avevamo fatto e come avremmo fatto a tornare in superficie. Cercai di mantenere la cala, ma quando vidi le celle il panico tornò a paralizzarmi a lunghe ondate. Ce ne era una chiusa e da questa provenivano i lamenti di aiuto. La storia che il ragazzo ci raccontò era agghiacciante, non sapevo dire se mi facesse più paura il Serpeverde, rabbioso come un animale in cattività, il rumore che produceva o il racconto che usciva dalle sue labbra.
    Inn..Innanzitutto, ti calmi. dissi, di fronte al insulto che ci venne rivolto. Fino a prova contraria era lui quello che era in trappola. Adesso ti liberiamo, però… guardò Tessa, che illuminava con aria dura il Serpeverde. Lei non sapeva quante volte ero stato tormentato da loro, quanto le loro risate mi perseguitassero e quanto fossi terrorizzato dal trovarmi lì. Mi voltai verso la Corvonero, il mio prefetto, forse una persona che potevo dire di conoscere un po’ di più dopo oggi. Abbassai il capo perché mi sentivo un vigliacco e un verme per dire quello che stavo per dire I Serpeverde non piaccio a nessuno. ripetei quello che già ci eravamo detti poco prima nei sotterranei, abbastanza forte da essere sentito anche da Barnaby, ma poi abbassai la voce a un bisbiglio Forse, prima di liberarlo, potremmo farci promettere che non tormenterà più nessuno di noi alzai lo sguardo solo per un’istante, aspettando l’approvazione di Tessa. Era egoista proporre un ricatto del genere a qualcuno che era intrappolato da chissà quanto tempo, ma sospettavo fosse uno scherzo del destino per punire le malefatte di quel Barnaby che sembrava un poco di buono . Prometti che… che lascerai in pace i Corvonero, non darai mai fastidio a un Corvonero, perché dei Corvonero ti hanno liberato da quella che, non devi essere uno di noi per capirlo, è una brutta situazione. avrei detto, cercando di trovare il coraggio per non balbettare e per non essere giudicato in malo modo da Tessa, ma avrei capito se avesse ritenuto riprovevole il mio comportamento, eppure lei non poteva sapere quanto il bullismo di Serpeverde mi aveva segnato e tormentato nei primi anni e anche ora.
    Promettilo. avrei detto ancora una volta e se, solo se, lui avesse ceduto promettendomi che non avrebbe mai più molestato in alcun modo uno di Corvonero, ecco solo allora avrei estratto la mia bacchetta e assunto la corretta posizione per lanciare un incantesimo. Avrei piantato i piedi a terra, disteso le gambe e raddrizzato il busto, poi avrei rivolto la punta della bacchetta verso la serratura della cella, mentre avrei tracciato in aria un movimento circolare in senso orario, partendo dal basso. Avrei pensato a quello che volevo ottenere, liberare Gastmus Barnaby e ottenere la pace per Corvonero. Con questa idea in mente avrei pronunciato la formula Alohomora.
     
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