Un intoppo IMPpossibile - Parte quarta

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    Un intoppo IMPpossibile

    Parte Quarta

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    L'Incantesimo lanciato da Tessa rivelò la strada da percorrere. I due ragazzi seguirono il suono del lamento, un lamento freddo, disperato, di qualcuno che stava lentamente perdendo le speranze. Era il lamento di un ragazzo, non di certo di un adulto. L'eco dei corridoi, sempre più bui man mano che i due Corvonero avanzavano illuminati solo dalla bacchetta della Prefetta, rendeva il suono ancora più spaventoso. Era come un piagnucolio strozzato, un rantolo di morte, un ultimo sospiro prima della prematura dipartita. Maverick e Tessa avevano quasi dimenticato il loro obiettivo primario, la ricerca dell'Imp, per capire da dove provenisse tanta sofferenza. Passo dopo passo, i due, cominciarono a sentire altri rumori raccapriccianti. Catene, in movimento, squittii e porte aperte di ferro che cigolavano per via del vento che le spostava leggermente.
    "A...aiu..."
    Si sentiva sibilare. Qualcuno stava chiedendo aiuto. Ma chi?
    Alla fine del lungo corridoio dei sotterranei i ragazzi arrivarono davanti a una porta, aperta. Dietro di essa si trovavano quattro o cinque celle, tutte aperte, tranne una. Erano arrivati fino alle Segrete del Castello. Le celle non erano per nulla illuminate, buie persino per un Lumos, ed erano davvero molto strette. La centrale era chiusa e, poco visibile sul pavimento, si trovava qualcosa: era una figura nera, come un masso o il cadavere di qualche Creatura Magica. Era fermo. Dopo poco, un lamento. Era lì, quella figura nera era la fonte del suono, era colui che chiedeva aiuto. Sentì il rumore dei due studenti e intravide il leggero bagliore dell'Incantesimo proveniente dalla bacchetta di Tessa. Lentamente, la figura si mosse, si mise sulle ginocchia e si aggrappò con le mani alle sbarre.
    "Aiuto! - disse la voce di un ragazzo. - Il mio nome è Gastmus Barnaby, sono uno studente non un assassino!"
    Mosse le mani cercando di strattonare le sbarre della piccola prigione in cui era finito dentro, facendo un gran baccano.
    "Stavo cercando quel maledetto Shunpike perché non era rientrato in Sala Comune. Ho cercato per tutti i sotterranei e per tutti i corridoi, fino a... Ho visto muoversi qualcosa, non so cosa, ma era molto più grosso di un ratto, fidatevi! E mi sono infilato qui, ma dopo poco sono inciampato. I lacci delle mie scarpe si erano aggrovigliati e sono caduto per terra e ho perso la bacchetta."
    Gastmus disse l'ultima frase a bassa voce, visibilmente imbarazzato da quella situazione.
    "Ho provato a rialzarmi dopo aver quasi sistemato i lacci, ma questa maledetta porta era stata chiusa e senza la mia bacchetta non ho potuto fare niente. Sono sicuro che è stato uno scherzo di Shunpike, me la pagherà quel bastardo! - disse con tono rabbioso. - Voi due volete darmi una mano o volete restare lì fermi a guardarmi tutto il tempo?! Forza, muovetevi mezze seghe che non ce la faccio più a stare qui dentro!"
    Ordinò con durezza. Barnaby voleva uscire al più presto da lì, ma senza l'aiuto di Tessa e Maverick non ci sarebbe mai riuscito. L'avrebbero aiutato o avrebbero lasciato il Serpeverde marcire nella sua cella? Era stato davvero uno scherzo o si era trattato di qualcos'altro? E cos'era quel grosso ratto che aveva visto Gastmus?

    p4Tw05F Maverick Bristol e Tessa Griffin, quarta parte della quest: abbiamo superato la metà!

    Intelligenza Tessa Griffin: 66 - 2 Lumos= 64


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    Maverick Bristol



    Fermate il gioco. No, così era davvero troppo. Avrei voluto tornare indietro, abbandonare Tessa al suo destino, tornare nella confortevole e silenziosa biblioteca, dove nessun Imp o lamento spettrale poteva importunarmi, con la bibliotecaria sempre pronta a sgridare chiunque provasse a fare il minimo bisbiglio. Per quanto avessi sperato che la risposta di Tessa fosse di diverso tipo, ovvero che era un tipico verso di richiamo di accoppiamento per gli Imp, la verità era che quello era un lamento umano. E che per quanto ero fifone, decisamente poco incline all’avventura e al rischio, se mi fossi trovato nei panni di chiunque stava piagnucolando in quel momento avrei desiderato che arrivasse qualcuno a soccorrermi. Non osavo immaginare cosa dovesse essere stare nei sotterranei, magari dopo che i Serpeverde ti avevano tirato su le mutande fino alla testa, disperso e spaventato. La Griffin partì di slancio, dopo averci illuminato la strada con un incantesimo Lumos, sufficiente per entrambi: ero comunque troppo in soggezione per provare a lanciare un qualsivoglia incantesimo, persino uno così basilare. La seguii, era un prefetto e magari in qualche ronda le era capitato di addentrarsi così tanto nei sotterranei. Dopo un paio di svolte avevo perso il senso dell’orientamento, trovando difficile capire quanta strada avevamo fatto e come avremmo fatto a tornare in superficie. Cercai di mantenere la cala, ma quando vidi le celle il panico tornò a paralizzarmi a lunghe ondate. Ce ne era una chiusa e da questa provenivano i lamenti di aiuto. La storia che il ragazzo ci raccontò era agghiacciante, non sapevo dire se mi facesse più paura il Serpeverde, rabbioso come un animale in cattività, il rumore che produceva o il racconto che usciva dalle sue labbra.
    Inn..Innanzitutto, ti calmi. dissi, di fronte al insulto che ci venne rivolto. Fino a prova contraria era lui quello che era in trappola. Adesso ti liberiamo, però… guardò Tessa, che illuminava con aria dura il Serpeverde. Lei non sapeva quante volte ero stato tormentato da loro, quanto le loro risate mi perseguitassero e quanto fossi terrorizzato dal trovarmi lì. Mi voltai verso la Corvonero, il mio prefetto, forse una persona che potevo dire di conoscere un po’ di più dopo oggi. Abbassai il capo perché mi sentivo un vigliacco e un verme per dire quello che stavo per dire I Serpeverde non piaccio a nessuno. ripetei quello che già ci eravamo detti poco prima nei sotterranei, abbastanza forte da essere sentito anche da Barnaby, ma poi abbassai la voce a un bisbiglio Forse, prima di liberarlo, potremmo farci promettere che non tormenterà più nessuno di noi alzai lo sguardo solo per un’istante, aspettando l’approvazione di Tessa. Era egoista proporre un ricatto del genere a qualcuno che era intrappolato da chissà quanto tempo, ma sospettavo fosse uno scherzo del destino per punire le malefatte di quel Barnaby che sembrava un poco di buono . Prometti che… che lascerai in pace i Corvonero, non darai mai fastidio a un Corvonero, perché dei Corvonero ti hanno liberato da quella che, non devi essere uno di noi per capirlo, è una brutta situazione. avrei detto, cercando di trovare il coraggio per non balbettare e per non essere giudicato in malo modo da Tessa, ma avrei capito se avesse ritenuto riprovevole il mio comportamento, eppure lei non poteva sapere quanto il bullismo di Serpeverde mi aveva segnato e tormentato nei primi anni e anche ora.
    Promettilo. avrei detto ancora una volta e se, solo se, lui avesse ceduto promettendomi che non avrebbe mai più molestato in alcun modo uno di Corvonero, ecco solo allora avrei estratto la mia bacchetta e assunto la corretta posizione per lanciare un incantesimo. Avrei piantato i piedi a terra, disteso le gambe e raddrizzato il busto, poi avrei rivolto la punta della bacchetta verso la serratura della cella, mentre avrei tracciato in aria un movimento circolare in senso orario, partendo dal basso. Avrei pensato a quello che volevo ottenere, liberare Gastmus Barnaby e ottenere la pace per Corvonero. Con questa idea in mente avrei pronunciato la formula Alohomora.
     
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    Dalla punta della mia bacchetta magica si irradiò velocemente un fascio di luce che permise di vincere l’oscurità dei cunicoli sotterranei dove ci trovavamo. C’era un che di poetico in tutto questo, anche se in un momento come questo non lo colsi. Correvamo lungo i corridoi scuri che non conoscevamo, guidati esclusivamente dal suono dei lamenti che avevamo udito entrambi. Lamenti umani, certamente non di una creatura, la cui ricerca in quel momento era passata in secondo piano. Il lungo corridoio che avevamo imboccato qualche metro prima terminava in una grande sala, contenente alcune celle: dai libri che avevo letto sul castello dovevamo trovarci in quella parte di segrete che venivano usate come deterrente per piccole trasgressioni o per rinchiudere qualcosa. Il mio sguardo si era posato sulle spesse barre di ferro arrugginito di quel posto, complice l’umidità e il tempo, chiedendomi da quanto tempo non fosse più utilizzato. Qualcuno doveva essersi reso conto della barbarie di rinchiudere qualcuno lì sotto, se si penava che lo scopo era quello di segregare un minorenne che aveva copiato a un esame era pressoché illegale. Un brivido corse lungo la mia schiena al solo pensiero.
    Calmati Gastmus. Io sono Tessa, Tessa Griffin. mi presentai al ragazzo che era terrorizzato dietro alle sbarre. Ma poi il suo atteggiamento cambiò, si fece più sprezzante e con tono di comando: un serpeverde. Trovavo molto ironico che proprio uno di loro fosse finito qui sotto. Maverick, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, pensavo per la paura e lo shock del luogo in cui ci trovavamo, intervenne con voce dura. Non lo avevo mai visto rispondere così per le rime a qualcuno e gli fui silenziosamente grata per il suo intervento. Poi si voltò verso di me, esponendo in un sussurro il suo piano. Io lo lascerei qui, ma è un buon piano il tuo. risposi, con un sorriso dolce che rivolsi unicamente al Corvonero, che aveva trovato un modo scaltro per evitare che ci fossero altre ripercussioni sulla nostra casata, compiendo comunque una buona azione. Maverick Bristol era senza dubbio una persona più benevola di quanto non fossi io. Pensi di cavartela da solo? domandai, mentre aspettavano di conoscere se quel Barnaby avrebbe fatto la sua promessa, per quanto mi riguardava se non si trattava di un voto infrangibile la parola di un lurido Serpeverde non contava nulla, ma doveva dargli il beneficio del dubbio. Voglio solo controllare più avanti se c’è questo grande roditore o se è solo uno che si piange addosso per un nonnulla. spiegai al mio compagno di ricerche. Non volevo lasciarlo solo con quell’infida serpe tanto quanto non desideravo perlustrare da sola i sotterranei, ma avrei cercato se il corridoio proseguiva oltre le segrete, illuminando ogni angolo con la punta della mia bacchetta magica averi cercato di trovare altre tracce dell’Imp o di questo fantomatico grande ratto che aveva citato Barnaby,

     
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    Un intoppo IMPpossibile

    Parte Quarta

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    Gastmus Barnaby si rivelò essere piuttosto arrogante. Un fifone in alcuni casi, ma quando poi doveva tirar fuori il suo orgoglio, si atteggiava con un'aria di netta superiorità. Non conosceva bene i due Corvonero e questo non lo aiutò molto. I bronzo-blu, infatti, dopo essere stati appellati con termini poco carini erano piuttosto restii dall'aiutarlo, certi che prima o poi qualcuno potesse aiutarlo anche senza di loro. Ma se poi il Professor McNeal fosse venuto a sapere che due dei suoi migliori studenti non avevano dato una mano ad un compagno bisognoso chissà cosa sarebbe successo. Gastmus era ansioso di uscire, era da un bel po' di tempo ormai lì sotto e non si poteva dire che gli piacesse quel posto, soprattutto perché non ci era finito di sua spontanea volontà ed era addirittura stato obbligato, dal caso, a rimanerci. La puzza e l'umidità delle segrete gli avevano fatto venir un brutto mal di stomaco. Non ce la faceva più, aveva i nervi a fior di pelle ed era evidente. Quando vide che i due ragazzi fuori dalle sbarre si erano messi a confabulare non ci aveva visto più dalla rabbia. Stette zitto, per paura di non uscire, ma era arrabbiato da morire, soprattutto con quel ragazzino che poi, poco dopo, gli aveva rivolto la parola.
    Voleva ridergli in faccia, ma si trattenne solo per non mettersi in una situazione di svantaggio. Voleva prima ottenere ciò per cui stava soffrendo così tanto. Sicuramente l'avrebbe fatta pagare a chiunque l'aveva messo lì dentro.
    "Prometto, sì dai. Ora liberami"
    Disse veloce, intrepido di poter finalmente uscire da quel buco infernale. Mentre Maverick apriva le porte della cella con un semplice incantesimo, Tessa Griffin si spostò poco più in là, facendo spostare la luce e lasciando il compagno da solo con il Serpeverde, praticamente al buio. Gastmus ne approfittò all'istante. Prese per il colletto Bristol e lo sbatté per terra.
    "Lascerò in pace i Corvonero, ma non te. Tu sarai il mio bersaglio preferito!"
    Gli intimò contro. Cercò poi di uscire, ma il buio gli impediva di andarsene velocemente dalle segrete. Se Maverick voleva fare qualcosa contro di lui poteva farlo proprio in quel momento.
    Tessa, invece, che cercava con la sua bacchetta qualche traccia dell'Imp scappato dal Professore di Arti Oscure, controllò le altre celle rimaste aperte. Non trovò nulla di importante, solo qualche ossa, polvere e pezzi di catene. Solo all'ultima cella vide qualcosa di strano. Si avvicinò e scorse quella che era una bacchetta. Forse era proprio quella di Barnaby che si era lamentato poco prima di averla persa. Le opzioni per la Griffin adesso erano tre: lasciare lì la bacchetta, recuperarla e riconsegnarla al legittimo proprietario o, infine, recuperarla e tenersela per sé. Dopotutto, una seconda bacchetta poteva sempre tornare utile.

    p4Tw05F Maverick Bristol e Tessa Griffin vi lascio fino al 7 agosto, ma cercate di rispondere il prima possibile, così chiudiamo.

    La bacchetta trovata è la seguente: Abete, Piuma di Fenice, 9 pollici e ¾, Flessibile. +15 INT , creata da Ollivander.


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