Max Lynch

Quasi le sembrava di soffocare. Non sapeva se fosse dovuto al fatto che non aveva proferito alcun tipo di parole alta voce, che le frasi si rincorrevano nella sua mente vuote e prive di significato. Aveva tentato di rifugiarsi nel conforto di un libro ma se i primi giorni aveva pianto tanto che gli occhi le si erano gonfiati e a stento riusciva a tenerli aperti, con il passare dei giorni aveva trovato irritante il mondo perfetto di qualunque altro personaggio, il fatto che poi le loro avventure o disavventure fossero completamente immaginarie le aveva fatto scagliare il libro contro la porta… o almeno lo avrebbe fatto se avesse avuto forza sufficiente. A stento era stata in grado di abbandonare il giaciglio caldo offerto dal suo piumone, ormai la sua camera puzzava terribilmente di aria viziata, e forse era anche per questo che stare in un ambiente tanto ossigenato come lo studio dello Skyfield le causava problemi di respirazione. Boccheggiò, nel tentativo di chiare flussi d’aria nei suoi polmoni, cercando di ricordare come si respirava e cercando di fare in modo che le lacrime, che minacciavano di scendere dalle sue palpebre non irrompessero sul suo viso con la forza di una diga sfondata. Annuì con il capo alla domanda del docente, tenendo lo sguardo basso mentre due grosse lacrime le correvano sulle guance rigandole, scavando ancora di più il solco che già doveva essere iniziato a spuntarle sulle guance come greto di un fiume. Ispirò bruscamente alla proposta del taglio radicale, stile palla da bowling, che l’uomo le propose, con occhi sgranati e un no sussurrato a labbra tremanti. Forse l’uomo non aveva molto a cuore la moda, il senso del bello, ma dubitava che girare completamente pelata potesse in qualche modo alleviare le sue sofferenze. Certo non poteva fargliene una colpa, lui non aveva mai avuto o voluta un’adolescente problematica da controllare, cosa ne poteva sapere di tagli di capelli e acconciature. Ma la proposta successiva era quello che avrebbe voluto lei stessa suggerire, se solo avesse avuto abbastanza voce e controllo per farlo. Si morse il labbro inferiore, che era salato per le tante lacrime, annuendo con il capo. ”Si,si!” cercò di dire ignorando nuovamente le sue corde vocali che graffiavano tra di loro per emettere quel suono stridulo. Di slancio, forse per la prima volta da quando quella convivenza era stata loro imposta da un destino capricciosa, le mani della ragazza trovarono il braccio del uomo stingendolo, una presa debole di chi non muove un muscolo da settimane o da chi è in fase di recupero da una malattia debilitante. ”Come i tuoi o… ” disse con voce debole, udibile perché soltanto loro due erano in quella stanza silenziosa, con il labbro che tremava mentre tratteneva le lacrime ”o come mi stanno meglio.” disse non riuscendo a immaginarsi di un colore diverso dal rosso fiammeggiante dei Lynch. Sangue… rosso sangue, quello che tormentava i suoi sogni e i suoi giorni.

Max Lynch

Seguiva, senza sapere davvero cosa stesse seguendo, il flusso rosso-oro dentro al castello di Hogwarts. Nella Sala Grande, qualcuno le aveva messo davanti un piatto di qualcosa: aveva portato alla bocca la forchetta, ingoiando qualunque cosa ci fosse nel piatto senza davvero gustarlo, sentirne i sapori. Sapeva tutto di cenere. E sangue. Represse quello che era un conato di vomito, deglutendo. Si alzarono di nuovo, lei e la Grifondoro dai capelli biondi che stava seguendo, le gambe a quanto pare sapevano come fare. Ogni giorno si stupiva di scoprire che il suo corpo, indipendentemente da quanto lei non fosse presente a se stessa, sapesse esattamente cosa fare, di cosa avesse bisogno. Respirava, mangiava, espletava bisogni fisiologici, dormiva, anche se cadere addormentata per sfinimento non era proprio definibile come dormire ma più che altro come coma. Era viva, un automa forse, ma era viva. Lei era…non era come sua madre. Arricciò una ciocca di capelli, ormai non più rossi grazie a Theodore, sulle dita. Era sempre meno simile a una Lynch. Forse poteva chiedere di prendere un diverso cognome. Max Skyfield non suonava poi così male, se le avesse permesso di dimenticare le sue origini, quello che aveva passato… A proposito di Skyfield era sempre più convinta che avesse usato le sue doti di persuasione per convincere i colleghi a provare ancora pietà per la povera orfana, perché nessuno a lezione le diceva mai nulla, anche se passava il tempo seduta a fissare il vuoto. La chioma bionda, Nadine le suggerì una conversazione che non aveva davvero colto, la condusse a lezione di Cura delle Creature Magiche. Si riscosse dal suo torpore quando realizzò di essere dentro a una capanna. Sbattè le palpebre per adattare l’iride al cambio di luce, poi seguì roboticamente i movimenti dei presenti: “Buongiorno”, bevve un sorso di qualcosa, sedette a terra, tornò al suo stato vegetativo mentre intorno la lezione riprendeva.

sono Max e mi occuperò della tua scheda

Ciao w o l f

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