Posts written by Dean J. Lawrence

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    Scadenza
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    Ottantasette snasi saltavano sul letto,
    Uno svenne e cadde giù dal tetto.
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    Mi sembrava giusto portare anche qui il gioco principe dei giochi scemi, soprattutto in giornate come queste dove sono a casa da lavoro e ho tanto tempo libero e poca voglia di farci qualcosa di concreto (anche se dovrei tipo pulire casa e rispondere a qualche role).

    Detto questo, penso sappiamo tutti come si gioca: una parola per post, la prima parola che ti viene in mente leggendo quella dell'utente sopra di te.

    Inizio io con:

    Cazzeggiare
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    Se Dean fosse stato donna oltre a palparsi costantemente tette/ parti intime si sarebbe chiamata Dionne e avrei scelto come PV Scarlett Johansson
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    Ottantanove snasi saltavano sul letto,
    uno era un po' moscetto
    e si ruppe l'uccelletto.
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    probabilità di finire ammazzato ora che sono Team Grindelwald: 6
    • 1d10
      6
    • Inviato il
      14/3/2022, 11:19
      Dean J. Lawrence
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    Nome Cognome: Dean J. Lawrence
    Link Scheda:scheda
    Prestavolto: Jensen Ackles
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    Nome Cognome + link scheda: Dean Lawrence
    Prestavolto: Jensen Ackles
    Ruoli/Lavori: Barista Blind Pig
    Link Role: X
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    DEAN LAWRENCE
    age 20 +wtf?!


    Poteva vantarsi, forse nella mente un po’ narcisistica del Lawrence era così persino per le sue conquisti, di quante diverse tipologia di superfici e pelli avessero accarezzato le sue mani, di quali prodezze fossero capaci le sue dita. Con la sacralità che si confaceva alla camera da letto, a quelle carezza dolci ma decise, aveva palpato la superficie del muro costellato di antiche rune che i suoi occhi di Grifondoro non riuscivano a decifrare. Fu questione di pochi secondi, un battito di ciglia: era nella stanza con quel che restava di una statua un po’ troppo aggressiva e il battito dopo era sott’acqua. Aveva visto davvero diversi tipi di magia, nella torre di Godric le paludi apparivano e scomparivano nei luoghi più improbabili e grandi fuochi d’artificio esplodevano sui soffitti, ma mai gli era capitato un simile e radicale cambiamento. Sbattè le palpebre per rendersi conto di vederci quasi perfettamente, sebbene un fischio fastidioso alle orecchie gli impedisse di percepire rumori, seppur ovattati dall’acqua c’erano rumori e poi realizza con occhi sgranati che una mano, una mano coperta di squame e altre cose viscide l’ha condotto in quel luogo. Sirena. Personalmente le ha sempre detestate per la loro capacità di ammaliare i deboli di cuore e lui sa di essere una preda fin troppo facile. Ma sa anche quanto le creature siano vendicative e meschine. Il battito del suo cuore accelera visibilmente sotto la spinta di questa paura, paura che venne incanalata tramite l’adrenalina che aveva iniziato a correre nelle sue arterie, riordinando i pensieri. Pensieri che si dipanano e colgono elementi fondamentali dell’ambiente che lo circonda. Il fischio si attenua e diventa una dolce melodia. In principio c’è solo musica, questo ritmo melodico che non gli permette di cogliere delle vere parole, un po’ come sentire l’aria di un tenore, poi piano piano le percepisce.

    “I-in questo luog-o magico tu se-ei,
    Senz-za un tempo o uno spa-a-zio,
    Acqua si ma-a-a non un lago o un mar,
    Pi-iù uno spe-ecchio per pee-ensar,
    E il tuo ra-acconto di-imenticar.”


    Gli si drizzano i peli sulla schiena, la pelle d’oca si profila sulle sue braccia. É un indovinello e lui comincia ad essere scocciato da tutti questi riferimenti scolastici, a queste conoscenze teoriche che si sarebbe dovuto formare in quelle lezioni a Hogwarts a cui non ha mai prestato davvero attenzione. Lui voleva solo trovare Hedel. E Nathaniel.
    Il ricordo affiora nella sua mente come un riflesso, pescato nei meandri lontani della sua memoria.

    ...


    Non ha mai visto nulla di più bello in vita sua. La mascella è spalancata per lo stupore da così tanto tempo che i muscoli sul collo e sulla faccia ne sono indolenziti. Da quando sono lì dentro, non ha fatto altro che spostarsi da una teca all’altra, con stupore ed entusiasmo sempre crescente. La successiva lo lascia sempre più affascinato della precedente, non riesce a capire come. Nate gli ha messo in mano una fotografia firmata dal capitano della nazionale d’Inghilterra, vincitrice del mondiale di Quidditch del 90, ma i suoi occhi sono così concentrati sul boccino sotto chiave che ha regalato quella vittoria che non ci ha nemmeno prestato attenzione. " Cavolo, sta arrivando. Dobbiamo andare." Esclama allarmato, con il fiatone per la corsa, il Crawford. Il sorriso si allarga sul volto di Dean, disegnando due fossette che però sono nascoste dal cioccolato. Cioccolato. C’è cioccolato dappertutto. Anche sulla foto autografata della squadra inglese di Quidditch. Basta una rapida occhiata con il suo migliore amico per capire che sono nei guai, in guai seri. Non possono usare la magia fuori da Hogwarts e non vuole farsi espellere già al secondo anno, anche se…anche se Mr. Crawford potrebbe fare loro di peggio. "Oh, questa volta vi ucciderà" la voce spocchiosa che risponde alle sue paure, quasi divertita dalla situazione in cui si trovano, di Hedel irrompe nella stanza. É una bambina ma ha già due occhi vispi di chi farà passare le pene dell’inferno a chiunque non la assecondi. La osserva affascinato, mentre subito il fratello passa all’attacco. "Non se sarà stata colpa tua…"aggiunge subito. Osserva quello scambio di battute come se fosse uno spettatore esterno. "Non è mai colpa mia "Faremo in modo …. In modo…" Nate è in difficoltà di fronte alla sorella con le braccia incrociate sul petto, annoiata di dover discutere con qualcuno che ha già perso in partenza. Agisce prima ancora di pensarci: si passa un dito sulle labbra ancora sporche dalla scorpacciata di cioccorane e lo passa, sporco e cioccolatoso, sul contorno degli angoli della bambina. " Ecco ora è colpa tua, piccola Crawford" esclama facendole un versaccio, sopprimendo quel brivido senza nome che gli ha attraversato la mano a quel contatto. Nathaniel gli sorride orgoglioso di quello stratagemma e lui ricambia. Inoltre è la prima volta che chiama Hedel come “piccola Crawford”, sembra adatto a lei. Gli piace. Corre via.


    off topic
    LEGENDA VOCI
    " Dean" - "Nate" - "Piccola Crawford
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    CITAZIONE (Nathaniel Tristan Crawford @ 17/9/2021, 15:12) 
    CITAZIONE (Brad McNeal @ 13/9/2021, 20:39) 
    Io e Hedel pensavamo ad un pensatoio, per tanti motivi. Il dubbio riguarda un po' su cosa fare. Dare un ricordo importante come tributo?!

    Potrebbe essere ma penso che seguirò la mia idea di “Specchio delle Brame” e farò in modo di concentrarmi su una visione/ricordo che sia significativa per quella ambizione che posseggo.
    Stasera o domani posto!

    Seguo anche io l'idea del mio buddy qui sopra :porn:
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    DEAN LAWRENCE
    age 20 +wtf?!


    Davanti ai suoi occhi la statua si polverizzò come un castello di sabbia. L’adrenalina infusa nelle sue vene da quella situazione di pericolo stava lentamente scemando, lasciando posto alle solite preoccupazioni. Dove era Nathaniel? Senza riporre la bacchetta, abbassandola soltanto e mantenendola sfoderata, pronta a servirsene se fosse stato necessario, si guardò intorno alla ricerca di indizi sull’amico. Fu in quel momento che saltò al suo sguardo il muro coperto di graffiti coperti di rune. Dannazione, era davvero negato con le rune e aveva più che altro passato il tempo a guardare il fondoschiena della professoressa più che studiare la materia. Si sarebbe limitato a toccare la parete per vedere se sarebbe successo qualcosa.

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    DEAN LAWRENCE
    age 20 +need alcohol
    Seguire lo sguardo scuro della Crawford non lo aveva condotto a nessuno di particolare. Non si era premurato di indagare come si sarebbe sentito nello scoprire che la strega stava cercando qualcuno o ammirando un particolare mago, ma forse sarebbe stata una distrazione sufficiente per distoglierlo dalla sensazione di disagio che stava provando in questo momento. L’alcol che scorreva nelle sue vene era troppo poco forte, una gradazione troppo bassa per conferirgli quel leggero stordimento che procurava un certo rilassamento, invece ogni suo nervo era sensibile e il battito del suo cuore nel petto gli rendeva difficile distogliere l’attenzione anche solo per dedicarsi interamente alle parole di Hedel. " E se cambiassi lavoro? Finiresti in rovina." rispose alle parole della ragazza, un punta di delusione per essere considerato solo come un dispenser di alcol era stata ben mascherato dal tono di voce classico da spaccone. Ormai era abituato a dissimulare ogni sentimento con questo suo modo di fare sempre scherzoso e alla mano, era sicuramente più facile che affrontare le implicazioni di sentimenti ben più complessi e che portavano solo problemi. Alcuni più di altri. " Hey scemo." rispose senza scomporsi particolarmente, tirando un cazzotto bonario sulla spalla del migliore amico, del tutto indifferente al fatto che forse in un contesto sociale del genere sarebbe stato meglio adottare un comportamento più di classe ed elegante. Durante lo scambio di convenevoli aveva portato di nuovo il bicchiere alle labbra nella speranza di raggiungere il suo obiettivo di sano stordimento con la quantità di alcol assunto, quando le parole di Nathaniel quasi gli fecero sputare il contenuto in una nuvola vaporizzata sicuramente poco igienica ed elegante. Ingerì in fretta il liquido, quasi si causò un attacco di tosse, mentre cercava in fretta di capire come rispondere e le implicazioni di una simile frase. In presenza di Hedel non si erano mai spinti a parlare di cose di questo tipo, ma forse il fatto che proprio la strega non fosse più un innocente minorenne aveva aperto questa porta. Non gli andava molto bene di parlarne davanti a lei, non che pensava potesse essere gelosa o altro solo… forse non voleva essere visto come il classico puttaniere che immaginavano tutti che fosse. " Bionda e mora?" rispose velocemente mentre la ragazza stava sbuffando e finendo il contenuto del suo bicchiere in un solo sorso. La vide avvicinarsi, troppo, tanto che fu quasi tentato di indietreggiare ma invece la lasciò fare. Sentì il profumo della strega inebriagli le narici mentre il bicchiere vuoto veniva depositato nella sua mano libera. Ah. Era solo un barista, ancora una volta. Deglutì cercando di mascherare la smorfia di tristezza che questa volta era apparsa sulle sue labbra, tendendole in un sorriso forzato. Persino la lieve scarica di piacere che gli causò il contatto con la pelle liscia delle mani di lei servì ad affievolire la cocente delusione di essere trattato come un membro della servitù più che come un… qualcosa. Si congedò con un’espressione annoiata dai loro giochi. Forse lo aveva fatto per ferirlo visto che lui, a dire di Nathaniel, sarebbe finito a letto con altre donne. No, no. Cancellò subito questa ipotesi, era troppo da zerbino per qualcuno come lui, si limitò a cercare di non farsi rovinare la serata. " Penso che punterò a un’americana, l’ultima che mi sono fatto è stata…"

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    DEAN LAWRENCE
    age 20 +need alcohol
    Nemmeno a Natale il The Blind Pig aveva chiuso. Di solita facevano persino incassi da record: le feste attirano sempre gente a gettare i problemi, familiari o di altro genere, sull’alcol. Dean Lawrence era una di quelle persone che non disprezzava il Natale ma che durante la giornata del 25 Dicembre preferiva lavorare. Il motivo risiedeva nella famiglia Lawrence e nella moltitudine di problemi che essa portava, delle discussioni e dei litigi che affioravano inevitabilmente sotto la pressione delle feste e il fatto che si stesse a tavola per ore con fiumi di alcol a inibire le menti dei presenti. Come nessuno si fosse ancora accoltellato o avesse cercato di castare una qualche maledizione senza perdono era quasi un miracolo, soprattuto da quando, da qualche anno a questa parte, avevano cominciato ad allargare il pranzo di famiglia ai Crawford, non propriamente dei santi e non propriamente tranquilli per natura. Ma in quel fine settimana le disposizioni del vecchio Gnarlak erano state chiare: il Blind Pig sarebbe rimasto chiuso. Troppa era stata la copertura mediatica sull’inaugurazione del Wlaza Hotel per poterci competere. Almeno per quella sera la notte di New York sarebbe appartenuta alla concorrenza. Il Lawrence si era così inaspettatamente trovato ad avere una serata libera. Ma erano tutti, almeno i pochi conoscenti con cui intrattenesse dei rapporti, lì. Aveva intrecciato su se stessa le dita, creando nodi insolvibili con la stoffa della cravatta, aveva maledetto se stesso e tutti i suoi avi, aveva scomodato persino Merlino e Morgana, ma nulla era riuscito a fargli legare in maniera decente la cravatta. Ci aveva rinunciato, infilandosi una palla di stoffa blu aggrovigliata nella tasca della giacca del vestito che indossava. In un crac si era trovato in un salone fin troppo sfarzoso che costituiva il salone delle feste del The Wlaza. Nato e cresciuto in un ambiente che tutto sommato era abbastanza sfarzoso, non quanto quello che poi aveva scoperto essere il vero lusso nella casa - villa- dei Crawford, non rimase impressionato dalle decorazioni e dagli addobbi offerti dall’ambiente che era inaugurato quella sera. Ovviamente il The Blind Pig restava una lurida bettola, ma la cosa non lo stupiva, considerando che l’unico altro locale con il quale avrebbe potuto reggere il confronto, magari aggiudicandosi una vittoria, era soltanto il Testa di Porco. Insomma, un modesto pub per alcolisti anonimi e non, senza troppe pretese di essere qualcosa che non era. Forse lavorare come barista al The Wlaza sarebbe stato meglio, con maggiori garanzie e perché no, magari qualche altro vantaggio, ma non gli avrebbe permesso di collezionare l’infinita sfilza di donzelle ubriache che avevano mostrato, più o meno involontariamente, il seno al Lawrence, che non aveva affatto disdegnato, sebbene non fosse solito approfittarsi delle ragazze ubriache. O comunque che fossero piacevolmente brille ma non ancora in coma etilico… la sua mente vagò a qualche mese addietro, a un certo incontro piccante nel magazzino dei liquori con la bellezza orientale Cheyenne. La vista di Hedel lo colpì forte come uno schiaffo, facendolo tornare con i piedi a terra, nel tempo presente del qui ed ora. Hedel era da togliere il fiato. Si prese tutto il tempo per studiarne i dettagli, il vestito che fasciava sinuoso le sue curve da capogiro, il modo in cui il tessuto abbracciava i fianchi della strega, la scollatura generosa che avrebbe causato qualche infarto. "Cameriere… " chiamò allungandosi ad afferrare un bicchiere di champagne, che bevve in un sorso, assolutamente necessario per bagnare le fauci rese secche e asciutte dalla vista della piccola di casa Crawford. Si costrinse a distogliere lo sguardo dalla strega, prima che qualcuno lo scambiasse per un molestatore e ricordandosi che anche Nathaniel era in giro, se lo avesse visto con la bava ala bocca per sua sorella nulla gli avrebbe risparmiato un cazzotto sul naso… non ci teneva a dare spettacolo in una serata tanto elegante quanto quella che si prospettava quel giorno. Prese fiato, tentò di ricomporsi, regolarizzando il respiro e il battito del suo cuore. Si voltò, i suoi occhi furono subito catturati dalla figura di Hedel Crawford, cercò di restare tranquillo, ricacciando in profondità quel batticuore e quei sentimenti che non poteva assolutamente permettersi di indagare, che mai avrebbe approfondito, mentre si avvicinava a lei sfoderando il sorriso più strafottente che gli riuscisse. " Sai, vero, che qui non servono alcol ai minorenni, piccola Crawford?" la canzonò, come il fratello maggiore che non era mai stato, osservando il calice di champagne marchiato dal rosso del suo rossetto, ma andando a far brindare un nuovo calice, recuperato dopo quello che si era scolato in precedenza, con quello della strega. " Tuo fratello?" Domandò, deglutendo un sorso di alcol, troppo poco forte, avrebbe tanto preferito essere al The Blind Pig dove avrebbe potuto trafugare un buon whisky incendiario, seguendo lo sguardo scuro della Serpeverde per capire cosa o chi stesse scrutando in quel momento.
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    DEAN LAWRENCE
    age 20 +alcohol dispenser
    Dopo l’ultima strigliata ricevuta da Gnarlak per aver permesso a un gruppo di goblin ubriachi, parenti suoi in qualche modo, di svaligiare mezza cantina aveva deciso che sarebbe stato più attento e un barista maggiormente diligente. Nessun cliente dietro al bancone era in qualche modo diventata la sua regola d’oro, un mantra da seguire pedissequamente senza alcuni sgarro, ma tutti i suoi buoni propositi erano andati in fumo da un pezzo. Non era ubriaco eppure si sentiva inebriato dalla situazione che stava vivendo, come se non avesse reale controllo delle sue azioni che erano una traduzione senza freni delle sue pulsioni più animali. Osservava Cheyenne muoversi instabile sulla piattaforma rialzata dietro al bancone, pensando alle implicazioni che avrebbe potuto avere se fosse caduta e avesse battuto la testa o se si fosse tagliata con un bicchiere rotto e decidendo infine di mandare al diavolo ogni banale regolamento di antinfortunistica che persino The Blind Pig avrebbe dovuto seguire. Quel locale era la feccia più feccia di tutta New York, una topaia che pure aveva grande successo grazie al suo stile trasandato. Prima di ricevere una multa perché un cliente era dietro al bancone ci sarebbero state altre decine di infrazioni ben più gravi, dal lampadario storto che pendeva come una soda di Damocle sopra la testa di Earl, ai chiudi che sporgevano da alcune serie punzecchiando le chiappe dei clienti o strappando la stoffa dei vestiti, senza considerare le condizioni igieniche di quel posto e questo pensiero bastò per rafforzare il suo mandare affanculo tutti i suoi buoni propositi. Il Lawrence non era un cattivo ragazzo, non aveva brutte intenzioni e non si era mai spinto oltre a questo limite ne lo avrebbe mai fatto, anche considerando che la strega che stava armeggiando con il ghiaccio era visibilmente ubriaca e disinibita non avrebbe approfittato di lei soltanto per trarre vantaggio da questa situazione. Dean aveva un cuore nobile, oltre alla certezza di non aver bisogno di una violenza sessuale per stare con qualcuno, il solo pensiero lo aberrava, motivo per cui stava prendendo la situazione per quella che era: un gioco. Un gioco dove il sesso aleggiava ne l’aria insieme alla cortina di fumo che rendeva sempre appannata l’aria del locale, una sfida che andava a stimolare certi desideri e che accendeva alcuni fuochi, ma in quanto partita andava giocata da entrambi gli sfidanti. Se Cheyenne avesse dato forfait il gioco sarebbe finito e bom, senza alcun risentimento. Ma la strega dalla pelle d’ambra non sembrava avere alcuna intenzione di lasciare il gioco.
    “L-limone?” interdetto dallo sguardo malizioso e da quel sorriso, quelle labbra che aveva baciato e che voleva ancora baciare, cogliendo una esplicita richiesta ci mise un attimo ad elaborare. Era pur sempre un uomo e quando il sangue è concentrato altrove il cervello viaggia più lentamente. Inspirò a fondo, cercando di capire lo stato psicofisico della donna: era davvero in grado di intendere e di volere? Si avvicinò, sfilandole il bicchiere con il cocktail dalle mani e portandosela alle labbra. Era forte, davvero carico, constatò bevendone un grosso sorso. Fortuna liquida. Forse ne avrebbe avuto bisogno, anche se sembrava che tutto stesse giocando a suo favore. Prese tempo riordinando le idee, appoggiando il cocktail della Black sul bancone con un “È buono” disse con voce incrinata dalla roca passione che si addensava nel suo corpo. Voleva di nuovo quelle labbra, voleva prendersele ancora una volta anche con il rossetto sulle labbra, anche a costo di aver rossetto ovunque e sapeva bene quanto fosse difficile lavar via il rossetto. Ma si trattenne, ancora legato per un sottile filo ai suoi buoni propositi nonostante stessero andando tutti al diavolo.
    Indugia per qualche istante, abbastanza da permettere alla strega di seguire il suo sguardo, su una ciotola con dei limoni posata sotto la vetrina con tutte le bottiglie, poi posa di nuovo lo sguardo sulla donna, indugiando a lungo sulle sue forme. Mente poi spudoratamente, di proposito “Sono nella dispensa” ammiccò, avviandosi verso la porticina che separa il locale dal magazzino. Se Cheyenne lo avesse seguito, consapevole che sia una palese scusa, si riterrà libero di cercare ancora una volta le sue labbra altrimenti...sarà stato un bel gioco con una fine accettabile.
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    DEAN LAWRENCE
    age 20 + Quidditch time
    Non sapeva bene come comportarsi in quella prima di campionato che lo avrebbe fatto scendere in campo senza il fidato Nathaniel a coprirli le spalle come battitore. Nello spogliatoio dei Falcons aveva incrociato volti estranei, qualche allenamento insieme non creava subito una squadra, e non vedere gli occhi del Crawford era una mancanza che difficilmente qualcun altro avrebbe potuto colmare. Avevano giocato insieme solo per un paio di anni ma lo sguardo di Nathaniel, che giocava nel ruolo di battitore, era una certezza di sicurezza per un eventuale attacco dai bolidi. Poi suo padre gli aveva detto di dove crescere, lo aveva fatto anche quello del Lawrence ma era rimasto inascoltato, e di smettere di giocare e quando un Crawford ordina qualcosa non si può far altro che ubbidire. Ora Dean Lawrence si trovava in una squadra nuova, con estranei che non conosceva ma dei quali doveva fidarsi. Il ragazzo sbruffone che era sempre stato il cacciatore di Grifondoro sapeva come farsi subito introdurre e accettate dal gruppo, era quello che scherzava sempre e che riusciva sempre a fare ridere tutti, ma sotto sotto era profondamente scoraggiato dalla mancanza di compagni leali sul quale fare affidamento. La sola cosa che poteva unirli era la lealtà ai colori della divisa e per quei primi tempi se lo sarebbe dovuto far andare bene. Stropicciò la pettinatura a spazzola dei suoi capelli, scompigliandoli, prima di entrare con uno sbuffo sul campo di gioco. La deliziosa commessa, rischiava il carcere solo ad ammettere di aver avuto fantasie su di lei, che gli aveva consigliato quale scopa acquistare era stata veramente brava a individuare la scopa adatta a lui e sin dal inizio partita non aveva potuto lamentarsi del nuovo manico di scopa. Doveva passare in negozio a complimentarsi per l’ottimo servizio, pensò prima che il ricordo del gabbio lo inchiodasse nuovamente alla partita. I ritmi di gioco erano sostenuti e senz’altro impegnativi, con continui palleggi a destra e sinistra, fino a quando non decise di restare in fase di attacco, odiava la difesa e aveva lasciato avanzare i suoi due compagni, e fu allora che si innescò il contropiede dei Falcons. Quando la Pluffa gli fu passata non era in fuorigioco e dopo aver dribblato l’unico cacciatore che non era partito all’attacco, per evidenti mancanze fisiche, il Lawrence era sfrecciato a tutta birra verso gli anelli avversari. Erano lui e il portiere, un duello vecchio come il mondo, una naturate lotta tra nemici. Lo sguardo acquamarina del Lawrence incrociò per un solo istante quello del portiere avversario prima di decidere in un battito di ciglia che avrebbe fatto una finta a sinistra per poi tirare a destra, sperando che quello ci cascasse.
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