[EVENTO]THE WLAZA - INAUGURAZIONE

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    Theodore Skyfield
    Proprietario de The Wlaza
    Per il bene superiore!


    Ci era voluto del tempo, ci era voluta anche una buona somma di denaro che Theodore non aveva e ci era voluta l’approvazione del M.A.C.U.S.A. per costruire e aprire “The Wlaza”, l’Hotel che era stato tanto desiderato dallo Skyfield per avere un posto tutto suo, dove nessuno avrebbe ficcato il naso e dove poter svolgere i suoi – e non solo suoi – affari in santa pace.
    Grindelwald e i suoi seguaci erano sparsi per il mondo ormai. L’ideologia di Gellert aveva attirato tantissimi maghi, stanchi e stufi di rimanere nell’ombra, impauriti da esseri umani evidentemente più deboli e succubi di un sistema contro l’evoluzione della specie. Theo era stato uno di quelli, per via della sua infanzia forse o per via del suo background culturale, ma in ogni caso sapeva di essere un mago e sapeva che il mondo sarebbe stato un posto migliore se fossero stati i maghi a portarlo avanti. I no-mag lo stavano via via distruggendo e la Guerra Mondiale ormai conclusa pochi anni prima ne era stata la prova. Era inaccettabile. Loro, in qualità di razza superiore, dovevano intervenire e sostituire questo sistema tanto pericoloso. Sì, perché se i babbani avessero fatto esplodere una nuova guerra anche i maghi ne avrebbero risentito, inevitabilmente.
    Per questo motivo, allora, Skyfield aveva deciso di farsi in quattro per entrare e inserirsi il più possibile nella società che conta, così da avere facile accesso a informazioni e così da evitare controlli di routine che avrebbero potuto mettere in seria difficoltà sia lui, sia gli altri seguaci di Grindelwald. E quale poteva essere un Quartier Generale sicuro? In America, con anche un controllo serrato delle bacchette, nessuno, non ce n’erano, bisognava nascondersi come ratti. Ecco perché un Hotel, un Hotel anche di una certa eleganza, sotto gli occhi di tutti, nemmeno troppo lontano dal M.A.C.U.S.A. sarebbe stato il posto perfetto dove agire. Già, perché paradossalmente qualcosa di così evidente non avrebbe mai destato sospetti se, ovviamente, ci si fosse mossi con astuzia.
    Ed ora, The Wlaza era divenuto realtà. Situato sulla 5th Avenue a New York, l’Hotel risultava essere un posto classico, elegante, senza però risultare eccessivamente sfarzoso. Era elegante, sì, ma non lussuoso, dunque accessibile alla stragrande maggioranza della popolazione americana ed europea. Le camere non erano numerose, ma erano spaziose e tranquille. In ciascuna stanza, infatti, i clienti potevano avere la loro indipendenza e la loro privacy grazie agli incantesimi applicati alle varie pareti. Non c’era un vero e proprio ristorante, nemmeno un bar ad essere onesti, ma l’Hotel disponeva di una buona cucina nella quale gli elfi potevano preparare pasti e menù per un buon servizio in camera messo a disposizione per tutte le stanze, nessuna esclusa.
    Poco prima dell’apertura ufficiale, Theodore si era messo all’opera per cercare un Cameriere disposto a portare il servizio in camera e un Receptionist, pronto ad accogliere i clienti e accompagnarli nelle loro stanze. Fortunatamente almeno il Cameriere era stato trovato e tra l’altro si trattava di uno degli studenti di Theo a Ilvermorny. Era essenziale la sua presenza all’evento di inaugurazione che lo Skyfield stava preparando per il suo Hotel. Infatti, si trattava di un sofisticato buffet, sistemato tra i tavolini del grande atrio (attorno ai quali si trovavano comode poltrone) e sul tavolo, invece molto più grande, della sala riunioni, che si trovava proprio accanto all’atrio, dall’altra parte rispetto alla sala staff e alla cucina. La sala riunioni era stata invece liberata dalle sedie ed erano stati messi degli sgabelli classici così da far sedere e sostare i clienti. Per l’occasione, Theo aveva fatto in modo di sistemare sia nell’atrio sia nella sala delle sculture europee di gran valore, insieme a quadri storici importantissimi che raffiguravano Principi, Duchi, Cavalieri e tanti altri signorotti con la quale i clienti avrebbero potuto intavolare sicuramente discussioni molto interessanti.
    Vincent sarebbe stato indispensabile per riempire i vassoi sui vari tavoli che piano piano si sarebbero svuotati e per portare bicchieri di vino, di spumante, di champagne e bottiglie di succo di zucca o di sciroppo di ciliegia.
    Sui vassoi, invece, si potevano trovare assaggi delle specialità della cucina dell’Hotel. C’erano pizzette tutti i gusti +1, bocconcini di goulash di cervo con patate esplosive, ciotoline di risotto fortunato ai funghi o di macedonia di frutta frizzola, si trovavano anche fettine di Sacher e di Torta Ilvermorny e gli immancabili zuccotti di zucca.
    Theodore aveva voluto fortemente non far pagare alcun prezzo per la partecipazione all’inaugurazione, consapevole che avrebbe fatto storcere il naso a molti. Doveva far vedere a tutti quanti, invece, quanto fosse normale, sofisticato ed elegante il suo albergo, soprattutto agli occhi del ministero, così da stare più tranquillo in futuro. E così, si era posizionato davanti al bancone della Reception, proprio davanti all’ingresso, così da accogliere tutti quanti, ringraziarli della presenza e mostrare loro il buffet messo a disposizione.

    Benvenuti a tutti! Siete liberi di postare qui sotto. Potete bere e mangiare ciò che è presente al buffet in tutta tranquillità, ma attenzione: presto succederà qualcosa.
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    M.A.C.U.S.A.
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    ▬DARREN LYNCH▬
    Troia e le molti navi greche che l'avevano assalita, tormentavano i sogni irrequieti del mago. Non poteva fare a meno di pensare all'antica civiltà che aveva ispirato le grandi opere di Omero. Era ironico come il nome dell'antica città fosse entrato nel mondo moderno, nel linguaccia comune, come accezione negativa in riferimento a una donna, sopratutto perché lo stesso Lynch non poteva fare a meno di legare a questa parolaccia il nome di una donna. Di una strega che aveva creduto di amare, pensava che quel guizzo di vita che sentiva nel cuore ogni volta che posava gli occhi sul suo corpo nudo fosse amore e invece era solo lussuria, che però si era mostrata vile e meschina. Daphne Deveraux aveva molti aspetti in comune con Elena di Troia. Ma lui non avrebbe mosso navi, intrapreso guerre o altro per lei. Il dolore di un allentamento tanto repentino e brusco bruciava ancora sotto la scorda dura del trasfiguratore, che tuttavia aveva ripreso la sua natura meschina e calcolatrice. Era tornato l’arido Lynch di sempre, come le profonde rughe che solcavano la sua fronte conferendogli pressoché sempre un’espressione corrucciata, che aveva definitivamente accantonato l’infantile ricerca dell’amore e aveva deciso di assecondare soltanto istinti più carnali, fregandosene di qualunque aspetto sentimentale. Era un modo egoista di pensare, ma soltanto una volta aveva provato a ricercare quei sentimenti che ai tempi di studente a Ilvermorny aveva provato per Lena, sua futura moglie, e ne era uscito ferito e sconfitto. L’amore era una debolezza, avrebbe dovuto prenderne atto.

    Uno schiocco lo fece comparire sulla quinta strada di New York, all’interno dell’incantesimo di disillusione che proteggeva da indiscreti occhi no-mag il maestoso The Wlaza. Indugiò sull’edificio di stampo liberty, senza provare piacere per l'architettura o l’arte poteva comunque dire di apprezzarne lo stile moderno e in piena linea con i ruggenti anni venti che da qualche lustro stavano anche contagiando il mondo magico. Nel complesso sembrava un posto lussuoso, uno di quelli dove devi lasciare un bel gruzzoletto sul bancone della reception per una notte lì. Umettò le labbra varcando le porte a rotazione che immettevano nel salone principale del Hotel, che quella sera avrebbe dato vita all’inaugurazione dello stesso, evento mondano di un certo livello. Ancora una volta il suo sguardo si perse ad analizzare l’arredamento, lussuoso e pomposo che lo circondava, comunque elegante e per nulla pacchiano, riconfermando l’idea che si era fatto dalla vista esterna. Per una notte qui c’era da spendere. La punta della lingua tornò a scivolare sulle labbra al pensiero che forse qui ci sarebbe stato un certo livello di discrezione se avesse deciso di portare un’amica. Si guardò attorno una folla di smoking ed abiti eleganti lo circondava, c’erano tutti quelli che contavano della società magica. Forse la sola grande assente era proprio la moglie del Lynch che aveva preferito però godersi una serata libera dal lavoro con un bicchiere di vino e un bagno caldo. Non gli era nemmeno passato per la testa di provare a convincerla a prendere parte alla serata, magari unendosi a lui per fare coppia, così come non aveva nemmeno immaginato che fosse una scusa per vedere un’amante. Lena era così fredda che non avrebbe potuto trovarlo un’altro, almeno questo era il suo cinico pensiero. Nemmeno lui quella sera però poteva trovare compagnia, troppi occhi indiscreti e fotografi, come un flash di una macchina fotografica gli rammendo, dopo avergli fuso la retina oculare. Afferrò una delle scodelle con il gulasch di cervo, non era il massimo da servire a questo tipo di eventi ma da carnivoro apprezzava, e si spostò vero il personaggio della serata.

    Allora Skyfield hai messo su un bel gioiellino. Complimenti.

    Masticò un boccone del piatto che aveva preso, osservando il culo di una bella bionda avvolta in un tubino nero che avrebbe fatto mandare di traverso diversi bocconi, prima di rivolgersi ancora al docente di Arti Oscure.

    Farai una bella fortuna, non sembra un posto molto conveniente, ma immagino che la discrezione abbia un certo prezzo…

    Aggiunse casualmente, ma non troppo, sperando di avviare una conversazione che lo portasse a capire se quel Hotel poteva essere al caso suo, per certi incontri che era meglio che non si sapessero in giro, soprattutto al castello di Ilvermorny.

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    hedel anakin crawford

    Quando due anime affini si riconoscono era difficile fare finta che l’altro non esistesse. Nulla era più come prima. Se prima si poteva anche solo fingere di essere unici al mondo, quando si riconosceva quella scintilla che ti identificava in un altro essere vivente era difficile ritornare a credere di essere solitarie menti diaboliche. Hedel Crawford aveva colto qualcosa nel mago che poi aveva scoperto essere Theodore Skyfield. Questa necessità di sapere l’aveva spinta a segnarsi nel Club dei Duellanti, che comandava alla testa del gruppo dei maghi adulti che si erano sfidati a colpi di incantesimi, per cercare altri punti di connessione. Era stato un brivido, un’intuizione più che una vera certezza, ma questa ossessione l’aveva condizionata. C’era qualcosa nel mago americano che stuzzicava la parte più malvagia e oscura della purosangue di Londra. Non aveva perso occasione, visto sulla Gazzetta del Profeta l’annuncio della grande inaugurazione del The Wlaza Grand Hotel, per commissionare al Madama McClan uno degli abiti più costosi e pregiati che il negozio di sartoria avesse mai dovuto produrre, ovviamente un pezzo unico per la Crawford che non aveva badato a spese. Merletti di pizzo avvolgevano il profilo del seno sodo, mentre la seta scendeva lucida sul suo busto, esaltandone il punto vita, stuzzicando la curiosità come se indossasse biancheria intima. La gonna ampia e voluminosa nascondeva le lunghe gambe dalla carnagione olivastra, mentre una tempesta di brillanti e alcuni diamanti la faceva brillare ad ogni svolazzo. Aveva anche acconciato i capelli in un’elaborata treccia che faceva apparire la giovane strega come più adulta, più matura. Era una compagna ideale per il proprietario dell’Hotel più di lusso di tutta New York e quella sera doveva accorgersene.
    Sfruttò il servizio di metropolvere per comparire tra le fiamme verdi nel caminetto principale dell’albergo, un’entrata comunque d’effetto che le permetteva di evitare gli avvoltoi del Settimanale delle Streghe pronti a cogliere l’ennesimo gossip sulla Serpeverde che aveva abbandonato gli studi, caduta in disgrazia e che ora aveva preso in gestione Ollivander ritornando a ricoprire il ruolo che si meritava nella società magica. E in ogni caso apprezzò il fatto che il bagliore verde, molto simile a quello di un Anatema che Uccide, avesse fatto voltare diversi tra i presenti. Gli occhi scuri della Crawford passarono in rassegna il lussuoso atrio del Hotel, ammirandone gli sfarzi d’oro, uno stile rinascimentale ma anche barocco, molto apprezzato dalla strega che adorava oro e sfarzo più di quanto non ammettesse in pubblico. Un sorriso si tese sulle sue labbra mentre ammirava quello che prometteva di essere il fulcro della vita mondana oltreoceano, cercando il fautore di tutto questo. Ovviamente le bastò cercare il nugolo di avvoltoi che erano calati su di lui nella speranza di ottenere un pezzetto di tutto quello che si era guadagnato, attirandosi però il disprezzo della ragazza. Sfilò dinnanzi a Skyfield con le labbra nascoste dietro un calice di champagne, mentre questo parlava con un uomo dai capelli fulvi, del quale ignorò la conversazione. Sarebbe tornata in un momento più opportuno e tranquillo per scambiare due chiacchiere con l’ Anfitrione della serata.
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    nevaeh

    thunderbird- 16 years - scheda

    Non si faceva altro che parlare della grande inaugurazione che sarebbe avvenuta quel weekend d’estate proprio a New York. A Ilvermorny ne parlavano tutti, super chiacchierata e discussa, ogni studente del castello sperava di andarci anche se sapeva che sarebbe stato difficile convincere i propri genitori a portarli nella caotica metropolitana che ancora erano minorenni. Coloro che si erano impegnati per superare il colloqui odi cameriere e lo avevano ottenuto, strappando un biglietto garantito per partecipare all’evento più in dell’anno, erano considerati dei privilegiati. Nevaeh invece osservava con una certa dose di scetticismo tutti coloro che sembravano disperarsi se avevano già ottenuto una risposta negativa, oppure gioire se invece erano riusciti nell’impresa. Per alcuni questa inaugurazione sembrava essere addirittura più importante del banchetto di fine anno, quello che avrebbe decretato il vincitore della coppa delle case. Non che lei ambisse meramente a vincere, ma pensava che quel tipo di avvenimenti fossero più a portata di studenti e fosse qualcosa a cui tutti gli studenti dovessero guardare con maggiore eccitazione. Forse a parlare era già un sentimento di malinconia che iniziava ad afferrarla, sulla soglia dei suoi ultimi due anni scolastici al castello di Ilvermorny. Oppure il fatto che, senza averlo detto a nessuno, sapeva già che sarebbe stata costretta ad andare a quella festa a cui tutti volevano partecipare.
    I Malachi erano importanti ambasciatori in territorio americano, figure di rilievo nella società magica che non potevano certo farsi sfuggire simili eventi. Per tutto il tragitto che li separava all’arrivo, viaggio fatto su un taxi no-mag per vivere le brezza di un’esperienza cittadina a dire di suo padre, non aveva fatto altro che sentirli parlare di chi ci sarebbe stato, di chi sarebbe stato da evitare e chi invece da salutare assolutamente, dopo una discussione su una strega dal torbido passato entrambi i genitori furono favorevoli nel concordare che sicuramente il signor Skyfield era da omaggiare, soprattutto perché era uno dei professori della piccola Nevaeh, ma questo fatto non doveva essere sottolineato se non casualmente… in sostanza la Thunderbird avrebbe preferito non partecipare a quella serata. Indossava anche un vestito ridicolosamente serio, una specie di tubino nero, che si risaltava la sua carnagione, ma non era certo adeguato a una strega appena sedicenne. Poi la madre l’aveva costretta a mettere chissà quale cimelio di famiglia dalle origini esotiche, un cerchietto dorato con dei soli stilizzati, che la faceva sembrare ancora più fuori luogo. Un simile accessorio avrebbe richiamato attenzioni indesiderate.

    Tesoro, noi dobbiamo occuparci di tessere contatti e conoscenze, è lavoro… ma ci saranno moltissimi amichetti con cui divertirti!

    Disse sua madre prima di scomparire nella folla, un bicchiere di vino rosso già in mano. Nevaeh non aveva molti amici, quasi nessuno dei suoi conoscenti sarebbe stata lì. Si avviò al buffet cercando di celare il disagio che provava e scegliendo una fetta di torta di Ilvermorny, per cercare di distrarsi e non pensare al fatto che fosse sola.

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    Max Lynch

    wampus15 y.o.fugitiveINAUGURATION

    Aveva mentito dicendo alla madre che non sarebbe andata all’inaugurazione del Wlaza. L’austera Preside di Ilvermorny si era limitata ad annuire, infondo anche i suoi genitori nonni sarebbero andati, poiché a suo dire era un evento mondano e troppo frivolo, che in alcun modo avrebbe arricchito le proprie vite di esperienze significative. Di nascosto aveva alzato gli occhi al cielo. Per Lena Aldea Lynch tutto doveva essere formativo, un viaggio d’istruzione che non aveva mai fine. Provava un certo fastidio a pensarci, si domandava se non potesse ogni tanto spogliarsi dell’ingombrante veste di responsabile di tutto il castello e indossa quella di semplice madre.
    Aveva rubato dall’armadio della madre un abito da sera nero, scollato sul davanti, unica selezione vagamente giovanile che riuscì a trovare. Sembrava che la signora Lynch partecipasse solo ad eventi che richiedevano l’uso obbligatorio del nero e un abbigliamento così pudico che i padri pellegrini sarebbero sembrati dei trasgressori al confronto, e la piccola Max non riusciva a pensare ad altro se non ai funerali, come unico evento al quale presenziare così vestita. Doveva accontentarsi, perché tutte le sue spese erano controllate dal severo occhio indagatore della madre che avrebbe subito notato la cifra necessaria per un abito del Madama McClan. Le era anche venuta l’idea di scomodare il suo capo, James Kennegan, per chiederle se non potesse pagarle lei un vestito, trattenendo i galeoni dal suo prossimo stipendio, ma non le sembrava corretto coinvolgerla in quello che era un raggiro ai danni di una delle streghe più di rilievo del mondo magico. Fortunatamente il vestito le stava abbastanza bene, anche se era troppo triste come stile si sarebbe accontentata-
    Aveva trovato una scusa da raccontare ai genitori, una cena a casa di una sua amica a svolgere alcuni dei compiti delle vacanze, per poter giustificare la sua assenza dalla dimora famigliare. Nessuno sembrava essersi accorto di nulla, anzi si erano limitati ad annuire senza fare ulteriori domande sui compiti, sull’amica o altro. Era così uscita di casa infossando abiti no-mag e con la cartella che usava a scuola, solo che invece che libri e pergamene aveva messo il vestito.
    Aveva dovuto cambiarsi in un lurido bagno della metropolitana newyorkese, facendo attenzione a non imbrattare il suo bel abito di sostanze non meglio identificate. Si era sistemata i capelli lungo le spalle, cercando di degli una forma voluminosa, poi era ricorsa a un leggero trucco sugli occhi, adoperando un ombretto. Era forse la prima volta che si truccava, un’esperienza che ritenne poco piacevole e che non pensava avrebbe ripetuto.
    Aveva raggiunto a piedi la 5th Avenue, passando inosservata nel nugolo di folla che stava confluendo dall’ingresso principale del Grand Hotel. C’era davvero molta gente quella sera e l’entusiasmo prese presto il posto della concentrazione dovuta al suo piano per trovarsi lì. Si guardava attorno osservando gli interni eleganti e raffinati della hall nella quale si trovava. Intravide Vincent Reed, all’opera con alcuni vassoi in una gara d’equilibrio, e cercò volti noti. Seguendo il flusso delle persone trovò il professor Skyfield, stava quasi per raggiungerlo ma si fermò di colpo, il sangue le si raggelò nelle vene e il cuore le mandò la pressione a mille. Suo padre era lì. Paonazza in viso si voltò subito, cercando di sfuggire ad eventuali sguardi indiscreti. Si portò nel punto più lontano e distante possibile, mettendo molte teste di ospiti tra di loro. Cazzo. Se l’avesse vista era nei guai. Di colpo sentì lo stomaco contratto per la tensione della bugia. Doveva fare qualcosa, doveva assolutamente trovare un diversivo. ”Nevaeh!” esclamò riconoscendo una sua coetanea Thunderbird con la quale a dirla tutta non aveva mai scambiato alcuna parola ”Sono Max Lynch, senti lo so che non ci siamo mai parlate molto ma avrei un favore immenso da chiederti…” iniziò subito a dire, lanciando un’occhiata verso la direzione dove si trovava suo padre, ancora in compagnia del proprietario di quel lussuoso hotel.
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    Ghiaccioli
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    Era giunta voce di una inaugurazione di un nuovo hotel. Non se la sarebbe persa per nulla al mondo. Non ci voleva molto per andare a New York bastava materializzarsi il tutto ovviamente rispettando gli orari dei turni , ora era una tirocinante aveva superato il colloquio e avevo finalmente il lavoro dei suoi sogni. Erano ormai anni che viveva da sola riudvuva a mantenere una casa discerta e una vita dignitosa, non aveva genitori a cui rendere conto , si sarebbe andata a New York del resto era un hotel una notte avrebbe pernottato lì. Era sicura che avrebbe trovato un turbinio di gente tra cui forse qualche nuovo collega o ex compagno di Hogwatrs. Ora basta pensare si materializza nella immensa e sfarzosa hall del nuovo hotel, più grande dell'atrio del San Mungo ,dal soffitto pensino del lampadari bellissimi e grandissimi sono disposti in fila e illumino a giorno l'ambiente i banconi sono enormi e lucenti di un colore scuro che contrastano con il pavimento color crema. Helena girava su se stessa e si guardava intorno con gli occhi sgranati , proceda a piccoli passi guardando intorno con il rischio di inciampare o urtare qualcuno.
     
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    Tassorosso
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    Eve Moore


    Aspettavano tutto questo evento da quando l’anno scolastico era finito e anche io non ero da meno. L’inaugurazione di un albergo era una cosa da adulti, che di solito non interessa gli adolescenti, ma il fatto che il nuovo proprietario fosse il docente di Arti Oscure ci aveva convinto che era una cosa che riguardava un po’ anche Ilvermorny. Già mi mancavano molti dei miei compagni, prima fra tutto Charlotte con la quale ci eravamo date appuntamento proprio durante l’inaugurazione. I nostri gufo viaggiavano ininterrottamente dalla casa di una all’altra, ci scrivevamo spessissimo e sapevo che anche lei ci sarebbe stata. Scelgo di indossaste un amido dorato, con alcune paiettes che vanno tanto di moda, raccogliendo i capelli in una treccia. Decido di non truccarmi molto, voglio sembrare quasi adulta ma non avere molti più anni di quelli che in realtà ho. Sono anche riuscita a convincere i miei a non accompagnarmi, arrivando con metropolvere sono abbastanza tranquilli. Aspetto che arrivi Charlotte assaggiando uno dei piatti proposti dal buffet.
     
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    Auror
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    Chloe Walsh

    Per quale motivo mi ostinavo a presenziare ad eventi nei quali mi sentivo a disagio?
    Ormai il fatto che il Capo Auror volesse che ci integrassimo nella società magica, che non fossimo dei meri soldatini reclusi nella sala degli allenamenti al Ministero, non reggeva più nemmeno con me stessa. Avere un appartamento a Hogsmeade mi dava la scusa di uscire ogni volta che volevo e recarmi in uno dei tanti bar che il villaggio aveva da offrire. Ero diventata quasi amica con la proprietaria dei Tre Manici di Scopa e i pancake della domenica erano ormai diventati una cosa ufficiale. Insomma potevo entrare nel pub la domenica mattina e sentimi chiedere se desiderassi il solito, per me era la cosa che più somigliasse a una perfetta integrazione nella società magica.
    Ero venuta a conoscenza della grande inaugurazione quasi per caso, sentendo parlare di questo evento nei corridoi del Quartier Generale, dove si stavano tutti chiedendo se sarebbero stati mobilitati degli auror o se invece non ci sarebbero state richieste. Era un sabato sera, ovvero quando nessuno di noi, dopo essersi spaccato il culo (ed essercelo fatto spaccare) negli allenamenti fino al venerdì sera non desiderava altro che il weekend per rilassarsi. Fortunatamente il Wright non ci impartì alcun ordine per l’occasione, con il sollievo generale di tutti.
    Forse avevo battuto la testa, forse ero semplicemente un’instancabile stacanovista, ma mi ritrovai dinnanzi all’imponente costruzione che si ergeva nella 5th Avenue, protetta da incantesimi di disillusione e antri intrusione babbana, con un vestitino che continuava ad arrotolarsi sulle mie gambe e la bacchetta infilata dentro lo stivale che indossavo. Rilassai i muscoli del volto, distendendo un sorriso, mentre facevo il mio ingresso con la testa bassa per evitare fotografie o qualcuno di conosciuto, sperando di non avere l’espressione di un poliziotto sotto copertura. Per quanto possibile avrei cercato di godermi la serata, senza pensare agli allenamenti o ai lividi che avevo sulle braccia a causa dei medesimi. Allungai le mani su un bicchiere di vino pregiatissimo e lo bevvi in due rapidi sorsi, nella speranza che l’alcol facesse presto effetto, rilassando e distendendo i miei sensi sempre tesi, pronti a cogliere eventuali cose fuori posto. Non sono un auror, stasera sono solo Chloe Walsh, una strega che si vuole divertire godendosi i suoi ventisette anni.


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    ▬Brad McNeal▬
    INAUGURAZIONE THE WLAZA

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    Inaspettato, ma gradito, l'invito all'inaugurazione di un nuovo Hotel a New York era arrivato in ufficio da McNeal tramite il suo gufo. Quando l'aveva visto aveva subito pensato ad un errore. Dopotutto lui non lavorava da tempo oltreoceano e non aveva mantenuto molti rapporti, anzi, si potevano contare sulle dita di una sola mano. Eppure, non appena Brad lesse la firma in calce, subito si rese conto che no, quello non era stato affatto un errore. Theodore Skyfield. Il suo successore sulla cattedra di Arti Oscure ad Ilvermorny aveva richiesto la sua presenza, in una attività aperta completamente da lui. Non solo aveva ideato il Club dei Duellanti, di cui McNeal era profondamente invidioso poiché non era stata una sua idea, ma era riuscito anche a ottenere una licenza per la proprietà di un intero albergo. Quell'uomo era un portento, non c'era niente da dire a riguardo e chissà, forse un confronto diretto avrebbe aiutato anche Brad ad attingere dalle sue capacità per migliorare se stesso. Magari avrebbero potuto parlare di lezioni, di programma scolastico, di esercizi e compiti da assegnare e tante altre faccende che stavano facendo illuminare gli occhi del giovane Professore di Hogwarts.
    Si era convinto da solo, con pochi pensieri e aveva già deciso che sarebbe andato a quella inaugurazione e che avrebbe prenotato una stanza per almeno una notte, per passarla con James. Sembrava un luogo elegante, nel pieno centro di New York, ma non in una zona rumorosa e caotica, una vera e propria chicca, ed era perfetto per trascorrere una romantica serata con la Kennegan senza pensieri e senza distrazioni di alcun tipo. Era tornato a casa avvisandola felice come un bambino e ordinando a Rigriel di preparare i bagagli, ma come spesso accadeva, Rigriel non sapeva fare nulla di nuovo e i bagagli non li aveva ancora mai preparati per i due. Brad infatti si era ritrovato con delle pentole e dei barattoli di sottaceti vicino alle camice e ai pantaloni e aveva sbraitato per mezz'ora prima di calmarsi. L'Elfo si era scusato per tutto il tempo, ma McNeal voleva che quel giorno tutto potesse essere perfetto. Era tutto l'anno che lavorava e anche James non si fermava mai un attimo e se la meritavano una pausa, una dolce pausa romantica. Non che tra loro le cose andassero male, anzi, ma si sa, una notte di passione era sempre piacevole per staccare dai problemi di tutti i giorni. E Rigriel non avrebbe impedito che questo potesse accadere. Ripresosi dalla rabbia fu lo stesso Brad a riempire il suo bagaglio con qualche colpo di bacchetta, mentre l'Elfo Domestico si apprestava a pulire la casa, dove sarebbe rimasto da solo.
    "James, sei pronta? Andiamo?"
    Domandò McNeal alla sua compagna, allungando la mano per prendere anche la sua valigia e allargando il braccio così che lei lo potesse afferrare per smaterializzarsi insieme.
    "Mi raccomando, Rigriel, non fare niente che potrebbe farmi arrabbiare. Non di nuovo."
    Squadrò l'Elfo e poi si smaterializzò. I due piccioncini si ritrovarono dopo un sonoro crac in un vicolo di New York, non troppo distante da dove si trovava l'Hotel e non troppo distante dai bar che era solito frequentare quando viveva in America. Era un posto tranquillo, frequentato per lo più da maghi e streghe e nessuno faceva domande. Guardò quindi la Kennegan. Ancora non l'aveva guardata bene, troppo nervoso con il suo servo per poterla osservare. Rimaneva sempre sbalordito da quanto fosse bella, come se ogni volta fosse come la prima, quando si erano rincontrati proprio in una camera di una locanda. Sorrise, mentre fece cenno alla ragazza di seguirlo.
    Non ci volle molto prima di arrivare a destinazione e, appena vide l'ingresso, Brad rimase davvero sorpreso. Se quella era tutta opera dello Skyfield, beh, doveva avere proprio una bella testa. Magari poteva farsi consigliare qualcosa per il suo negozio a Diagon Alley, già che c'era. Comunque, entrò insieme alla sua compagna e cercò immediatamente la Reception, così da essere poi pronto dopo per l'inaugurazione, senza avere i bagagli tra le mani.
    "Buonasera, vorrei pernottare per una notte in una camera matrimoniale, la più grande che avete, grazie."
    Non gli importava quanto avrebbe speso, l'importante era passare una bella notte con la sua lei.
    "Mentre porto i bagagli in camera, se vuoi, puoi guardarti un po' attorno e cominciare a prendere qualcosa da mangiare. Io arrivo subito."
    Sorrise a James, gentile. Ci avrebbe davvero messo poco, anche perché non voleva perdersi nemmeno un minuto di quell'evento per parlare un po' con lo Skyfield e per godersi quel meritato riposo che tanto cercava.

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    for the
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    capitolo 1

    fato o

    Una tranquilla inaugurazione del Grand Hotel più lussuoso che il mondo magico abbia mai conosciuto. All'apparenza sembra tutto così ordinario.
    Fiumi di alcol scorrono accompagnati dalla musica che fa da sfondo a chiacchiere e risate.

    Eppure qualcuno dei presenti si trova lì con un secondo fine. Non è stato difficile per i più fedeli scovare un certo messaggio in codice celato proprio in bella vista all'interno dell'inserto della Gazzetta del Profeta che proprio di questa inaugurazione parlava.


    «È per la suite, il codice della Gazzetta.» dice qualcuno nell'ombra, non visto, ma sentito da tutti i fedelissimi.
    Se anche tu fai parte di questa schiera, dirigiti alla Suite 236 usando l'ascensore. Arriverai nella parte più lussuosa del Hotel, l'attico che sovrasta tutta New York.
    Ti troverai davanti a quella che sembra una normale porta di una camera d'albergo, ma quando cercherai di aprire la porta sopra la maniglia compare quello che sembra un cifrario.
    In orizzontale compaiono ben cinque spazi bianchi. Un pulsante sopra ciascuno di essi ti permette di far ruotare le lettere dell'alfabeto.
    Serve comporre una parola per sbloccare la porta e sembra che questo codice segreto sia nascosto là dove già sapevi.

    ✖ solo ammiratori di Grindelwald ✖

    p4Tw05F Consiglio la partecipazione a questa parte di quest soltanto a quei personaggi che, per esperienze o semplicemente per carattere, abbiano ragione di essere dalla parte di Grindelwald. O almeno siate nel gruppo degli indecisi.
    Per entrare nella sezione Suite 236 c'è una password, la stessa che dovete inserire on gdr sulla parta. Una volta entrati troverete il proseguo della quest.
    Per mantenere il gioco eccitante vi invito a non condividerla nei canali off, in ogni caso se siete proprio disperati e senza idee, a partire dal 1 Agosto potete chiedermi suggerimenti via MP.
    Per tutti gli altri vi invito a ruolare qui, presto ci sarà occasione per tutti quanti di prendere parte alla quest.
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    CALLUM MAHONEY
    Mal sopportavo qualunque forma di rumore che superasse un certo livello di decibel. Cercavo di tenermi ben lontano dai caotici centri metropolitani, con il rumore di quelle auto assordanti e lo sferragliare delle loro fabbriche, prediligendo di gran lunga un ambiente che fosse più tranquillo. L'idea di traferirmi su qualche cima isolata era senz'altro invitante, ma poco fattibile. Il dolce richiamo della mia Irlanda, con quei suoi prati verdi tempestati di greggi a fare l'unico rumore, era stato molto forte e quasi avevo preso un biglietto giù al molo per arrivare a Dublino. Potevo anche materializzarmi, utilizzare mezzi magici che mi permettessero di spostarmi con maggiore velocità ed evitando il rumore di un traghetto, ad esempio, ma non lo avevo mai fatto. Il Callum Mahoney che era salpato dalle coste irlandesi era morto in una trincea in Francia. Quello che era tornato dalla guerra, quello che ero io oggi, non era che un pallido surrogato di un uomo divorato dalla guerra e inseguito dai suoi fantasmi. Non sarei mai più stato solo, prigioniero degli incubi che quotidianamente riempivano la mia mente, di quegli orrori la cui ombra si allungava ancora sulle mie iridi di ghiaccio. Certo in contesti caotici, il mio terrore si acuiva. Ma non ero più tornato a casa, non volevo infettare quella terra e il ricordo che vi conservava di me con questa nuova versione. Un guscio vuoto che cammina, animato da pensieri negativi, da immagini di dolore, da rumori strazianti. Sobbalzai al suono di un clacson che un'autovettura, abbaglianti alzati, mi suonò prima di scartarmi malamente. Ero a New York, la città più caotica del mondo e stavo terribilmente male.
    Il senso di sconforto si acuiva al passare di ogni minuto, mentre affrettavo il passo per raggiungere quanto prima l'entrata dell'albergo. Non avevo più quella capacità necessaria per apprezzare qualcosa di tanto materiale come un palazzo, ne avevo visti troppi crollare sotto il peso delle bombe, o per trovare conforto nel degustare un buon cibo. Mi tenni lontano dall'alcol, demone che mi inseguiva da parecchio tempo e che dovevo tenere a bada, almeno finché non avessi dovuto ricorrervi per tornare nell'oblio del sonno.
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    RAVENCLAW
    Honor



    Il signore e la signora Fell sono componenti di spicco nella comunità magica e in quella sera hanno portato anche la loro unica figlia, Honor. Indossa un abito di un turchese che sembra quasi argentato, un abito di alta sartoria che farà l’invidia di molti. È abituata ad essere bella e cammina con orgoglio nella grande sala da ballo del Wlaza Hotel. Non è affascinata da questo ambiente ma cerca di sorridere per mostrarsi bella agli occhi dei tanti fotografi. Le piacerebbe apparire sulla copertina di qualche giornale. Si guarda intorno e cerca Vincent. È la prima volta che lei è sul suolo americano, di solito è lui che viene a Hogsmeade o a Diagon Alley per incontrarla.
     
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    ▬VINCENT REED▬
    horned serpent

    SDMiGgXf

    Sono molto agitato, ma spero che non si noti. Mi tampono una goccia di sudore con un pezzo di stoffa, uno strofinaccio delle cucine, dove il calore è molto altro. Cuochi ed elfi domestici non hanno smesso un solo istante di cucinare e spadellare. Prendo un respiro profondo, dopo essermi sistemato il farfallino sotto il collo della mia divisa da cameriere, mi sistemo un tovagliolo bianco sul braccio, prendo il vassoio pieno di bicchieri di champagne. Spero di fare un danno.
    Inizio a girare lentamente per evitare di rovesciare i preziosi calici in cristallo e per per permettere a tutti di prendere un bicchiere.
    Buonasera Madam Ollivander mi permetto di salutare la strega che mi ha venduto la mia bacchetta magica, sorridendole mentre sfila un flute dal vassoio.
    Signora? Gradisce un calice? domandomi avvicinandomi a una strega che sembra un po' spaesata ma che magari gradirebbe un soroso dello champagne che sto portando in giro.
    Una affascinantestrega bionda sfila velocemente un bicchiere dal vassoio, ma io ho occhi solo per la mia strega bionda. Vedo subito Honor : è senza dubbio la più bella di tutta la sala, in un vestito azzurro così bello che mi manca il respiro. Si sta guardando intorno, probabilmente affascinata dagli sfarzi dell'hotel, ma spero che invece sia per cercare me. Ciao bellissima le sorrido, salutandola con un veloce bacio sulla guancia.
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    Ghiaccioli
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    Un gentile cameriere di tutto punto si avvicina ad Helena ancora intontita dallo sfarzo dell'hotel passando tra il turbinio di gente. Quasi non nota l'uomo che gentilmente le chiede se gradisce , lei alla nuova voce udita si desta vede il vassoio davanti a sé mantenuto dal cameriere e risponde

    oh si grazie mille

    Ruba un flute di champagne fresco sorridendo all'uomo che glielo ha offerto. Ancora non riesce ad abituarsi a tutto quel lusso continua a guardarsi intorno sorseggiando il suo champagne. Tra i visi presenti non ha riconosciuto nessuno tra ex compagni di scuola o colleghi
     
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    Chris Walsh

    spezzaincanti
    Per uno stacanovista come me avere una serata libera non era altro che una completa perdita di tempo. Ore sprecate a fare qualcosa che non fosse fruttuoso rispetto all'obiettivo che mi ero prefissato, che era la sola cosa che contasse per me. Arrogante, nonostante un taglio sul sopracciglio sinistro che era ancora in fase di guarigione a causa di un duro scontro in sala di allenamenti, avevo chiesto al capo auror, James Wright, se fosse possibile per quel sabato sere ricevere un allenamento privato, una lezione faccia a faccia con il migliore degli auror. Non avevo tenuto conto che, nonostante la missione delle forze armate fosse totalizzante per me, tutti gli altri avessero una vita, compreso lui. Ero stato rimbalzato, con diplomazia, e costretto a prendermi come tutti gli altri un weekend intero di riposo.
    Non avevo amicizie, quelle di Hogwarts erano andate disperse nel corso del tempo e non avevo più avuto modo di riallacciarle, nemmeno mi era interessato a dirla tutta. Sul campo d'addestramento poi eravamo solo colleghi, una gara a chi arrivava prima a guadagnarsi il distintivo da auror, le amicizie per qualcuno competitivo come me erano fuori discussione.
    Ero venuto a sapere della grande inaugurazione del albergo Wlaza soltanto grazie all'articolo presente sulla Gazzetta del Profeta. Non so quale collegamento era andato a fare il mio cervello, ma quando fui costretto a rassegnarmi a una serata persa, buttata almeno secondo i miei scopi, mi ero vestito di tutto punto con un abbigliamento total black, vestito-camicia-scarpe, e mi ero materializzato nell'hotel. Lo sguardo bicromo era calato inquisitore sugli elementi che componevano il grande salone dove si stava svolgendo quel ballo di inaugurazione. Vestiti troppo sfarzosi, decorazioni troppo opulenti, un regno dove l'apparire la faceva da sovrano e la vera essenza dell'essere si perdeva dietro quella patina dorata. Tutti i maggiori esponenti della società magica si trovavano lì riuniti, individuai alcuni volti noti associandoli con articoli di giornali e prime pagine, ma soprattutto vidi Chloe. Una smorfia si tese come reazione naturale alla vista della mia gemella, così diversa caratterialmente da me, che ovviamente era venuta al centro della festa. Il fatto che fosse una delle reclute più prossime all'arruolamento nel corpo degli auror mi stupì non poco, ero convinto che non sarebbe cambiata mai, che mai avrebbe messo la testa a posto...aspettavo ancora pazientemente il giorno in cui avrebbe mandato di nuovo tutto al diavolo, mossa da un nuovo capriccio. Non avevo voglia di parlare con lei, per questo girai presto i tacchi rivolgendo la mia attenzione altrove. E voltandomi, involontariamente, intercetto una conversazione che accende la mia curiosità. O meglio il mio istinto. Potrebbe non essere nulla, ma avete presente quando qualcosa vi salta all'occhio e poi si insinua nella vostra mente come un pensiero costante? E' come essere punti da uno spillo, un fastidio piccolo ma presente, e più ci si presta attenzione più questo si fa costante nella propria attenzione. D'istinto le mie gambe si sarebbero mosse, mi avrebbero portato a seguire, a distanza e con cautela, chiunque fosse stato interessato a raggiungere la suite, localizzata all'ultimo piano dell'Hotel. Mi sarei trovato dinnanzi a una porta, ma non conoscendo il codice, avrei esaminato lo strano cifrario e mi sarei messo a cercare tracce per riuscire ad entrare trovando la giusta combinazione.

    Wizarding World Master
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