Le cose non erano andate come mi ricordavo che solitamente andassero nelle mure scolastiche. Almeno per me. Ero sempre stato un eccellente studente, inanellando successi uno dietro l'altro, mai una sola volta mi ero dovuto scontrare con un mio insuccesso. Era altamente snervate constatare che l'incantesimo che avevo appena lanciato era stato più debole del previsto. Certo, il mio avversario era stato colpito ma questo non era abbastanza. Pure io ero stato colpito da uno schiantesimo, avevamo avuto la stessa idea, ma entrambi avevamo fatto abbastanza schifo. Provavo un live fastidio all'addome, più che un dolore, nel punto dove il fascio rosso mi aveva colpito senza che potessi schivare, ma un lieve senso di nausea aveva immediatamente preso il sopravvento. Non volevo farmi scoraggiare e decisi di attuare una mia personale tattica che usavo finchè non ottenevo risultati perfetti: in questo caso c'era molto da migliorare ma potevo sempre ambire alla perfezione. Avrei nuovamente provato il lancio dello stupeficium, questa volta cercando di migliorarmi ancora e ancora, fino a che non avessi raggiunto i risultati sperati non mi sarei arresto. Avrei nuovamente assunto la posizione per il combattimento, cone le gambe un po’ divaricate, avrei messo la schiena dritta e mi sarei posizionato in modo che il busto fosse perfettamente frontale al suo avversario. Sarei stato pronto a colpire, avrei attinto al mio fallimento per scavare ancora più determinazione dalla mia indole, avrei istigato la mia forza di volontà a reagire dinnanzi a questo insuccesso, al fine di poter emergere e riconquistare la mia media perfetta. Avrei cercato di avere una buona concentrazione per compiere l’incantesimo, liberando la mente da pensieri e preoccupazioni, avrei allontanato lo spettro della mia poca resa come se fosse tutto da capo. L'incantesimo sarebbe riuscito alla perfezione e si sarebbe abbattuto sul Crawford mettendolo ko, era la fantasia che si era creata nella mia mente. Avrei mosso il braccio velocemente simulando un colpo di frusta con un movimento fluido, mentre con voce decisa avrei pronunciato di nuovo - Stupeficium! - sperando davvero che questa volta la mia resa fosse migliore e sufficiente a schiantare il mio avversario.

Ogni mia scelta era stata ponderata, in vita mia no avevo mai preso decisioni avventate e anche dinnanzi a grandi cambiamenti che stravolgo la vita mi ero sempre riservato di attendere che passasse la notte prima di prendere una decisione definitiva. Agire d’impulso non mi era mai piaciuto e, anzi, mi ero sempre distaccato con un certo orgoglio dall’indice più impulsiva e senza coscienza che invece caratterizza mia sorella gemella Chloe. Per tutti gli anni a Hogwarts, e poi dopo, non avevo fatto altro che sentirmi ripetere quanto fossi diverso da Chloe, sentivo mia madre disperarsi per l’ennesima punizione presa da mi sorella, i professori togliere tanti punti a lei quanti ne assegnavano a me. Ogni mia E era una sua T e il divario non aveva fatto altro che aumentare. Nella mia mente c’era un percorso lineare da seguire, dovevo andare da A a B e per poterlo fare c’era una linea precisa e retta da seguire, non avevo mai sgarrato come un treno sui binari. Poi il treno era deragliato. Impossibile da prevedere, nonostante i miei impegni e lo studio per diventare Ambasciatore Internazionale, con sede in Germania, la situazione era precipitata con l’arrivo della prima guerra mondiale e il mio lavoro era da allora stato un continuo tira e molla che non mi dava più soddisfazione. Dopo tanti anni passati a studiare, ad essere uno studente modello, mi trovavo con il culo a terra. E invece Chloe, mia sorella che per tutta la vita aveva fatto feste e scorribande, si trovava ad essere una recluta Auror. Non mi stava bene. Il Club dei Duellanti era una forma di riscatto personale, un modo per tornare in un contesto scolastico che mi era familiare e che apprezzavo, dove ero sempre stato apprezzato. Indossavo uno dei miei completi migliori, salii sul palco al centro della stanza quando il mio nome venne affiancato a quello di un Crawford. Osservai il mio sfidante, compii un ampio inchino e mi allontanai di dieci passi dal punto centrale. Mi misi in posizione, gambe un po’ divaricate, schiena dritta, busto eretto e il braccio con la bacchetta steso in avanti. Ero pronto a colpire, determinato nel voler lanciare il mio incantesimo. Ricercai una buona concentrazione per compiere l’incantesimo, liberando la mente da pensieri e preoccupazioni. Sentii il via dato dall’arbitro. Mossi il braccio velocemente in un colpo di frusta, deciso e scattante, mentre con voce ferrea pronunciavo - Stupeficium! - il mio scopo era lanciare uno schiantassimo efficace che sbaragliasse il mio avversario.

Roteai lo sguardo bicromo verso il cielo, senza trattenere uno sbuffo rumoroso per la plateale entrata in scena di Chloe. Era incapace a fare molte cose, i voti a scuola in effetti dimostravano sin dai tempi di Hogwarts quanto poco fosse portata per qualunque attività che richiedesse l'uso del cervello, ma forse avrebbe avuto successo come attrice. Aveva fatto un'entrata melodrammatica, si era lanciata in un monologo senza troppo senso e a me non restava che lamentarmi per le mie povere orecchie. Mi trovai con il cappotto della mia gemella tra le dita e con uno slancio di rabbia lo appesi all'appendiabiti che stava dietro alla porta d'ingresso. Stava lì da una vita ma morire se Chloe si sforzava di utilizzarlo, ma ricordavo bene il disordine di vestiti che regnava sempre nella sua metà della camera, di come i mobili fossero sommersi di vestiti e cose varie, e nonostante fossero passati quasi dieci anni continuava a non aver imparato l'uso di un appendino. I deficit di Chloe potevano solo peggiorare, ma non diminuire. Mia sorella, impagabile impicciona, iniziò a curiosare in tutta la casa, aprendo alcuni cassetti e ficcando il naso in giro. Chiusi seccatamente i cassetti che mia sorella aveva lasciato aperto, nemmeno aveva la decenza di richiuderli!, deciso a porre fine a quella invasione della mia privacy. Quasi non sentii la ramanzina, ennesima da anni ormai, su nostra madre e sulla presunta differenza di trattamento che ricevevamo che a mio parere era inventata, anzi frutto del fatto che lei venisse sempre ripresa perchè faceva un sacco di disastri mentre io che ero sempre preciso e non sgarravo mai non venivo mai messo in castigo. Insomma, per Chloe avrebbe dovuto avere la botte piena e la moglie ubriaca, lamentandosi quando questo non succedeva. Ancora non aveva capito come funzionava il mondo e più la osservavo muoversi nella mia cucina con il solo intento di farmi un dispetto più realizzavo quanto fosse un caso perso. Se mai fosse arrivata a settant'anni (traguardo illustre visto la sua spericolatezza) l'avrei trovata ancora così, a farmi gli sgambetti con il suo deambulatore. -Se si trattasse di qualcun'altro - chiusi l'ennesimo cassettino rimasto aperto dall'incursione di Chloe -ma sei solo tu, appendere il cappotto è già un lusso visto che probabilmente lo abbandoneresti in terra o nel migliore dei casi su una sedia.- Come una selvaggia. Ma non lo dissi per rispetto verso i poveri selvaggi che non erano a conoscenza del mondo civilizzato, ignari di un diverso modo di vivere. Se avessero avuto la possibilità di istruirsi non avevo dubbi che il risultato sarebbe stato migliore di come era venuta sù Chloe. Sbuffai, all'ennesima intromissione della gemella nei miei affari personali, non ero più abituato a avere qualcuno che si intrometteva continuamente nei miei affari, era stata una fortuna che a Hogwarts finissimo in due case diverse o avrei finito per impazzire. - si chiama colazione e se non fosse stato per il tuo stupido gufo imbranato...- estrassi il catalizzatore con un gesto veloce, puntando la punta della bacchetta sul tavolo da cucina. - Gratta e netta.-un colpo di bacchetta spazzò via il disastro che in qualche modo aveva contribuito a creare mia sorella. -Te lo ripeto Chloe, che cosa vuoi? Se sei qui per fare la polizia di quartiere puoi anche andare a importunare qualcun'altro. - incrociai le braccia dopo aver riposto la bacchetta. Iniziavo a spazientirmi.

Avevo appena iniziato a leggere con crescente interesse un articolo di economia sulla Gazzetta del Profeta che evidenziava come, da lì a un paio di anni, sicuramente prima del 1930, il mercato economico babbano, si parlava in particolare modo di America, sarebbe esploso in una bolla d’inflazione e si valutavano gli shock che avrebbero impattato sul mondo magico. Gli americani si nascondevano dietro il rapporto Rappaport ma la realtà era che in uno scenario di questo genere ci sarebbero state ripercussioni anche nel mondo magico e se ne sarebbe dovuto tenere conto. O almeno questo era quanto sosteneva Andrew Berliner, esperto in Babbanologia che parlava dalla pagina numero sei della Gazzetta del Profeta. Non avevo particolari predilezioni per il mondo dei babbani ma dovevo ammettere che il resoconto che usciva da questa intervista era illuminante, rivelatore... Un trambusto mi destò dalle congetture sulla bolla inflazionistica, dovevo capire cosa significasse questa inflazione e l’entità di questa bolla, costringendomi a volgere lo sguardo verso la finestra dal quale era planato in gufo sgangherato e malconcio, il piumaggio scomposto non suggeriva un buono stato di salite del volatile che, nemmeno era riuscito a centrare in maniera adeguata la finestra sempre aperta per le lettere del mattino, era atterrato malamente sul tavolo dove facevo colazione rovesciando il mio succo di zucca sul tavolo e sul discorso di Berliner, non avrei mai scoperto cosa fosse questa inflazione, mentre acini di uva rotolavano come gobbiglie impazzire. Con queste premesse non avevo grandi aspettative sul mittente della lettera che cautamente sfilai dal becco del pennuto e riconoscendo immediatamente la scrittura scomposta e sgrammaticata di mia sorella non potei che confermare le precedenti aspettative. Se Chloe mi scriveva era perché aveva bisogno di qualcosa. E doveva essere urgente visto che il gufo anticipava la sua visita di appena un paio di ore, sarebbe stata presente per l’ora del brunch, un termine carino per dire che mi avrebbe scroccato il pranzo (appunto lunch) ma anche caffe e un paio di pasticcini( inclusi nella la parte della breakfast) mentre avrebbe cercato di sfilarmi quanti più galeoni possibili. Terminai con calma la mia colazione, dopo di che, consapevole della poca puntualità della mia gemella, mi presi tutto il tempo necessario a una doccia e a rendermi presentabile. Quando sentii bussare alla porta, due ore abbondanti erano trascorse dall’interruzione della mia lettura mattutina, andai ad aprire senza prendermi il disturbo di andare a chiedere chi fosse. - Forza Chloe, dimmi che cosa vuoi...- aggiunsi invitandola a prendere posto a una delle sedie del tavolo da pranzo dove era avvenuto l’incidente con il gufo questa mattina.

Ancora una volta Chloe era riuscita a mettersi in ridicolo. Mia sorella, un disastro vivente. Anche quella mattina era riuscita a fare i capricci per colpa del latte freddo della colazione. Sarebbe stato caldo se non avesse impiegato un tempo ridicolo per pettinarsi, che poi a me sembrava uguale a quando si era svegliata. Donne, un mistero senza alcun interesse. Eppure ero fondamentalmente una persona curiosa, faceva parte del numeroso interesse che accendeva la mia mente arguta e la voglia di sapere. Emozionato non vedevo l'ora di recarmi ad Hogwarts per il mio primo anno scolastico. Molte erano le domande che mi ponevo, i dubbi che scaturivano, ma non lo davo a vedere. Nascosto in un velo di disinteresse celavo le mie domande e le preoccupazioni. Avevo letto molte cose sulla scuola di magia inglese, ovviamente. Avevo letto molto su quasi tutte le scuole di magia. Hogwarts era una delle più attente alla teoria, con la consapevolezza che un buon studio fornisce una base per la pratica, a differenza di Ilvermorny dove gli studenti partivano con le bacchette a spada tratta o di Durmstrang che invece prediligeva arti oscure e loschi inganni. Fra le tre ritenevo che la scuola inglese fosse la più adatta alle mie qualità. Lo studio si addiceva bene alle mie facoltà. Già nella scuola babbana avevo mostrato un'apprendimento superiore alla media e nel corso di questa estate ero stato un autodidatta molto attento al programma.
Con un po' di ritardo sul programma ci eravamo diretti, spalle ricurve a sottolineare la mia irritazione a riguardo, a Diagon Alley. Mia sorella non aveva fatto altro che lamentarsi ancora del latte caldo, si era poi distratta con il negozio di animali e ci aveva fatto entrare da Ollivander come se fossimo dei barbari incivili chiedendo subito la sua bacchetta. -Buongiorno- salutò calcando la parola per imprimerla nella mente della Walsh più piccola, anche se di pochi minuti lui restava il primogenito. - Voglia perdonare mia sorella, non ci hanno cresciuti dei selvaggi ma comincio a credere che lei sia stata adottata...- si scusò con il commesso per il casino e la poca educazione. -Siamo qui per cercare la nostra prima bacchetta, anche se da quello che ho letto sarebbe più giusto dire che siamo venuti qui perchè così la nostra bacchetta può sceglierci. - intavolai una sorta di conversazione, perdendomi in alcuni interessanti aspetti che avevo letto in un libro. Ero un ragazzo informato.

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Senso del dovere. Mi sento responsabile verso il mio lavoro e in quello che faccio.

✓✕
ASTRONOMIA✕✕ARITMANZIA
ARTI OSCURE✓✕ANTICHE RUNE
DIVINAZIONE✓<✓<erbologia
INCANTESIMI✓✓<pozioni
TRASFIGURAZIONE✓

Sono un ragazzo molto riservato, poco incline a mistrare i miei veri sentimenti o pensieri in pubblico, ancor meno quando si tratta di effusioni e affetti. Preferisco dedicarmi al lavoro, sono guardingo e preciso, aspiro a dare il meglio e sono molto concentrato sui dettagli, tutto deve essere in ordine.

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