Posts written by Alec Stephan Aronson

  1. .
    -Gli spazi piccoli possono essere terribili. Soprattutto per uno alto come te.-
    Spontaneo, un piccolo sorrisetto comparve tra le labbra dell'islandese: era vero, per un ragazzo della sua altezza molti spazi in effetti potevano risultare piccoli.. anche se alla fine, i confini per lui più limitanti erano poi più quelli mentali piuttosto che quelli fisici.
    Annuì secco alle parole successive della strega, e con l'idea di farla parlare per distrarla dalla situazione evidentemente per lei difficoltosa, optò per proseguire su quell'onda discorsiva.
    -Fratello maggiore? Andate d'accordo?-
    Chiese infatti in risposta.

    Certo, gli occhi strizzati dalla paura non aiutavano, ma il Verde Argento la prese come una piccola vittoria personale quando scorse nuovamente quello sprazzo di iridi color cioccolato dietro le lunghe ciglia battute lentamente prima che quelle cercassero le sue.
    Parlare della sua terra natia placava il suo animo ambivalente, di ghiaccio e di fuoco, così come evidentemente riusciva anche in parte a tranquillizzare quella bella moretta.
    -Sembra bella casa tua. Non ho mai visto un ghiacciaio, il Texas è troppo caldo per ospitarne uno. E’ strano immaginare che fuoco e ghiaccio possano convivere in quel modo, no?-
    -Immagino sia una questione di prospettiva.-
    Fece una piccola pausa, meditabondo.
    -Il risultato però è spettacolare. Ad esempio, ci sono questi geyser che prendono gran parte del territorio, che sommando il magma e l'acqua che via via diventa sempre più calda.. il più grande arriva ad esplosioni di getti d'acqua alti quasi 60 metri.-
    -Ti manca?-
    La mente era già volata alla sin troppo, per i suoi gusti famosa laguna blu, o ad alcuni dei suoi fiordi preferiti, quando la voce cristallina della ragazza irruppe ancora una volta, vibrando nello spazio e nell'aria che li separava.
    Alec si ammutolì per qualche istante, aggrottando le spesse sopracciglia per un momento, a metà tra il sorpreso, il confuso ed il pensieroso.
    -Più di quanto mi piaccia ammettere, immagino.-
    Fu quindi la risposta più onesta che riuscì a mettere insieme, sebbene la sincerità alla base di quelle parole lo stupì a sufficienza da far rimanere quel vago serioso broncio tra i lineamenti del volto di lui.

    Per fortuna, tra una serietà e l'altra, il dare per qualche secondo le spalle alla strega, permettendole in tal modo di aggrapparsi a lui, gli diede anche la possibilità di riprendere in mano la situazione e quindi tornare il solito Alec di sempre.
    Da quella posizione infatti, poco dopo sentì le gambe della ragazza stringersi attorno alla vita, i palmi scivolare lungo l'addome e la testa accoccolarsi vicino alla sua.
    Per il Verde Argento quello era bene o male l'equivalente di infilarsi uno zaino sulle spalle – uno zaino particolarmente sexy, caldo e pulsante di vita -, e ridacchiò impertinente alle successive domande della Texana.
    -Sollevo tranquillamente quasi il doppio del mio peso, piccola.-
    Rispose infatti unicamente, e a riprova di quelle parole con le braccia allenate strinse ulteriormente a sé la ragazza, premendo per qualche attimo le sue gambe ai chili di muscoli asciutti e pronti all'azione appena sotto il sottile strato di tessuto dato dalla maglietta.
    Poi, una volta sentita come ben agganciata, le mani tornarono sul legno ruvido da scalare.
    -Non sia mai.-
    Ridacchiò il mago in risposta al soffio imbronciato della moretta, mentre le iridi color pece sondavano i seguenti passi da compiere.
    Dopo un bel respiro così, le braccia iniziarono a muoversi precise, seguite dalle gambe e dall'addome che contratto aiutava l'intera muscolatura nello sforzo richiesto.
    Cercava di non compiere passaggi eccessivamente veloci o azzardati, come avrebbe in effetti fatto di solito, muovendosi invece con precisione – persino nel respiro ritmato che seguiva la cadenza dei suoi gesti – e la dovuta quiete – principalmente per non agitare ulteriormente la sua passeggera d'eccezione.
    Scalò così quasi una decina di metri in altezza.
    Si fermò un attimo, incastrandosi sicuro tra due rami sufficientemente robusti, per assicurarsi dello stato ..d'animo? Fisico? Mentale? del suo trasporto eccezionale: -Tutto ok lì dietro? Siamo quasi arrivati ormai, mancano solo una manciata di rami.-
    Voltò un poco il viso, affondando per qualche secondo naso, pensieri ed emozioni nel profumo che avvolgeva quella ragazza.
    -Anche se in fondo, in questo modo inizio anche io a meritarmi un premio.. o no?-
    Aggiunse sbuffando a metà tra il malizioso ed il divertito.
    -Resisti e se vuoi, tieniti ancora più stretta.-
  2. .
    Sicuro di sé.
    Questo poteva essere un buon attributo, che sicuramente definiva parte della personalità complessa dell'islandese.
    E, nota bene, sicuro di sé non perchè un simil “pallone gonfiato”, o tipo da pavoneggiamento, anzi tutt'altro: Alec piuttosto si riteneva sicuro di sé in virtù del fatto che si sapeva pronto ad affrontare la vita così come si sarebbe presentata.
    Autonomo, consapevole bene o male delle sue capacità così come dei suoi limiti, Islanda cercava di vivere appieno la sua vita affrontando di petto ciò che di volta in volta gli si parava di fronte – con tutti i suoi pro e tutti i suoi contro – considerando ciò che aveva alla mano e ciò che invece lo avrebbe ostacolato.
    Quindi, a fronte di questo atteggiamento – di certo definibile in molti modi ma di sicuro non passivo – rispetto alla vita e al brulicante mondo che lo circondava, sì. Alec Stephan Aronson era un ragazzo particolarmente sicuro di sé.
    Voleva qualcosa? Cercava di ottenerlo, in tutti i modi a lui possibili.
    Qualcosa gli dava fastidio o voleva allontanarlo? Lo affrontava, si batteva per fare in modo che ciò accadesse, per far sì che questo fosse limitato, allontanato o – tanto meglio – eliminato completamente dalla faccia dell'universo (o quantomeno dal suo universo).
    Ci riusciva? Ottimo.
    Non ci riusciva? Da Verde Argento sino al midollo, perseverava nei suoi intenti trovando però vie traverse d'azione.
    E bene o male ciò per il quale nel corso degli anni si era battuto, in positivo o negativo che fosse, lo aveva sempre ottenuto.. da qui, un'ulteriore senso di sicurezza rispetto alla propria persona, alle proprie capacità e limiti sì, ma ad ogni modo arginabili.
    In altri termini: quando Aronson si metteva in testa qualcosa, piccola o grande, sapeva diventare una vera e propria macchina da guerra, inarrestabile.
    La vittoria o la morte.
    Anche in questo senso in effetti, quando prometteva qualcosa Islanda ci credeva sul serio.
    Prendeva le promesse fatte – centellinate solitamente – come piccole ma importanti battaglie personali - quindi aveva promesso che non avrebbe fatto cadere quella ragazza – diamine piuttosto sarebbe caduto lui, e Alec sugli alberi quasi avrebbe potuto viverci.
    -Come...Come...C'è qualcosa che ti spaventa? -
    La domanda lo colse alla sprovvista.
    Aveva seguito con fare quasi preoccupato i movimenti incerti della ragazza, assicurandosi che fosse ben salda al ramo prima di raggiungerla rapidamente lì sopra, in movimenti e prestazioni fisiche che per lui erano quasi all'ordine del giorno.
    Lei studiava lui, e lui studiava lei, in un mutuo scambio di sguardi e curiosità che pareva non avere mai fine.
    Quella Thunderbird sembrava tutto meno che a proprio agio lì sopra, e la mano presa dai tremori che le porse poco dopo, fu solo un'ulteriore riconferma della sua idea.
    -Mi infastidiscono gli spazi stretti e chiusi.-
    Rispose quindi, sereno e solido come quel tronco che li stava osservando destreggiarsi tra i suoi rami: lo sguardo d'inchiostro non voleva lasciarsi sfuggire il più piccolo dei movimenti di quella moretta, per assicurarsi che non mettesse in fallo un piede o mancasse un appiglio, rischiando così di cadere e farsi male.
    Di fatto perciò, il corvino risultava particolarmente concentrato, quasi assorbito più dalla figura della ragazza che dalle domande e quindi risposte a lui richieste.
    -Raccontami qualcosa...per distrarmi...per favore... -
    Si chinò un poco, fornendo quel sostegno poco prima proposto, per far sì che la strega poggiasse il piede sulle sue mani e, dopo una piccola spinta, riuscisse a sedersi sul secondo ramo.
    Poi, una volta seduta lei, si girò – ancora in piedi sull'appoggio precedente – portando le mani sul legno robusto che la stava sostenendo e circondando così con le braccia le gambe di lei, il petto vicino alle sue ginocchia.
    Seppur in buona parte inconsapevolmente, stava cercando di far sentire al sicuro quella strega, ricercando lo sguardo nocciola e dando voce pacifico alla sua richiesta:
    -Sono cresciuto in Islanda, tra oceani, fiordi, vulcani e ghiacciai. Non a caso la chiamano anche “l'isola di ghiaccio e di fuoco”. Da piccolo non stavo mai fermo, mi divertivo a rischiare la pelle con i geyser, e mio padre ha sfruttato il mio temperamento insegnandomi a combattere. Mi ha insegnato ad incanalare tutta la mia energia nel movimento, nella lotta, e qui a scuola.. nello sport.-
    A conti fatti il risultato ottenuto di quell'educazione e formazione tutta personalizzata, era stato poi molto simile all'essenza stessa della sua madre patria: un'isola di ghiaccio e di fuoco, così come di ghiaccio e di fuoco era l'animo profondo ed al contempo evidente di quel Verde Argento.
    Abbozzò un sorrisetto divertito, mentre – senza lasciarsi sfuggire mai quegli occhioni da cerbiatto – dipingendo quel quadro dai colori dorati come le albe islandesi della sua infanzia, cercava di trasmettere quella quiete che gli pervadeva il petto anche alla ragazza.
    - E' per questo che mi infastidiscono gli spazi ristretti. Non riuscirei a muovermi lì dentro.
    Ed è anche il motivo per cui mi piace arrampicarmi e scovare scorci di albe o tramonti da quassù. Mi ricordano casa.-

    Sollevò un poco le sopracciglia, ammutolendosi, come preso contropiede da sé stesso e da quella sua improvvisa e non contemplata resa.
    Doveva salire anche lui adesso, raggiungendo lo stesso ramo della Thunderbird per poter così proseguire con l'arrampicata.
    -Dovresti..-
    Si ammutolì una seconda volta, riflettendo sulle possibilità che si stavano sviluppando dietro lo sguardo di pece, complice anche la posizione in cui i due si trovavano adesso.
    -Mi dispiace. Credo di essere la peggiore compagna di arrampicata che potessi trovare.- e le iridi d'inchiostro osservarono le dita fini della ragazza cercare la sua t shirt, come se la strega fosse già stata messa a dura prova da quei primi e - per lui - piuttosto semplici movimenti.
    -Avanti, aggrappati a me.-
    Esordì infine dopo una manciata di secondi, voltandosi e dando così la schiena alla ragazza, che seduta più in alto di lui com'era stata sino a quel momento, avrebbe potuto facilmente lasciarsi scivolare di poco dal ramo per potersi aggrappare a lui come effettivamente un piccolo koala.
    -Dovrai solo tenere salda la presa e, se vuoi, puoi anche chiudere gli occhi mentre saliamo.-
    .. Quando dicevamo che messo in testa un obbiettivo, niente e nessuno poteva fermare il Serpeverde dal raggiungerlo ed ottenerlo.
    -E non pensare mai di essere la peggiore in qualcosa. Puoi sempre imparare, facendo da insegnante a te stessa o cercando qualcuno in grado di insegnarti come si deve.-
    Lo sguardo perso tra le foglie multicolore dell'albero, la tonalità delle sue ultime frasi aveva assunto una particolare venatura di serietà. Ci credeva Alec in quelle parole.
    -Perciò diciamo che per oggi, ti mostrerò solo cosa potresti guadagnarci dall'imparare ad arrampicarti sugli alberi..-
    Voltò parzialmente la testa corvina, abbozzando un sorrisetto divertito in direzione della strega seppur ancora dandole le spalle.
    -E se arrivi con me sino in cima..Magari ci sarà anche un premio. -

    Edited by Alec Stephan Aronson - 29/6/2020, 16:07
  3. .
    Alec Sthephan - nato e cresciuto in un mondo di scelte binarie, risposte scattanti e quanto più fisica praticità possibile - tra le sue varie caratteristiche base vantava un bias di lettura del mondo piuttosto importante: semplice e pratico, autonomo ed indipendente pressochè dalla nascita, il Verde Argento semplicemente partiva sempre dal presupposto che anche chi lo circondava e gli stava affianco possedeva bene o male le medesime caratteristiche ed abilità.
    Per cui sino a prova contraria – e possibilmente una palese, esplicita, pratica ed evidente prova contraria – per l'islandese tutti, Madeline compresa, erano di fondo autonomi, indipendenti e con il pieno controllo di sé e della propria vita come lo era lui, in grado di pensare ed agire per la propria persona in primis, anche cogliendo talvolta il famoso attimo fuggente e inseguendolo sino a scoprire dove li avrebbe condotti.
    -Ti sembro preoccupata?-
    Fu quindi in quest'ottica di fondo, principalmente inconsapevole, che lesse la risposta della strega a cui perciò credette appieno, andandogli semplicemente a riconfermare il suo presupposto di base per cui, esperta o meno di uomini che fosse, anche quella ragazza come lui era in grado di vivere la vita attivamente e con un pieno controllo su di essa.
    Quella moretta sembrava così cristallina rispetto a quel che le passava per mente ed animo, seppur in maniera così rapida ed incalzante, e Alec faceva così tanto affidamento sui messaggi e contenuti espliciti delle persone..più qualcuno si mostrava esplicito, più per lui diveniva semplice relazionarcisi e aveva quindi piacere a trascorrerci del tempo.
    Più esplicito – più diretto – più pratico – più semplice – più bello.
    Ecco tutto.
    -No. Ottimo.-
    Si ritrovò quindi a rispondere secco ma sinceramente contento.
    Una volta arrivati al solido tronco quindi, quantomeno nella testolina del corvino, le cose non poterono che migliorare: l'aveva sollevata rapidamente e dopo un primo breve grido di sconcerto – il che poteva comunque comprendere – aveva dovuto ammettere quanto gli piacesse quel tipo di contatto.
    D'accordo, oramai era chiaro quanto Alec fosse effettivamente un tipo piuttosto fisico: ma specifichiamo, in questo caso.. gli piaceva quello specifico contatto.
    La strega in tutta sincerità non le era parsa particolarmente stabile – per quanto si assicurasse di non farla cadere né oscillare troppo in effetti - né tanto meno entusiasta, ma al Verde Argento piacque come lo sguardo nocciola prima studiò un po' l'albero mentre le dita si contraevano stringendogli appena i muscoli, e poi si spostò per cercare il suo, di poco sotto.
    Il corvino, seppur da parte sua tranquillo, rinnovò la presa sui polpacci per far sentire più al sicuro (?) nella sua stretta la strega.
    -Ero qua sopra prima che tu gridassi, e ti assicuro che c'è una vista niente male da lassù. Voglio che tu la veda.-
    Una di quelle risposte a metà tra il semplice/pratico ed il romantico, la cui natura precisa non sarebbe stata definita neanche dall'islandese in persona.
    Era vero che da lassù in cima, special modo con il tramonto in arrivo, il panorama sarebbe stato mozzafiato ed era altrettanto vero che in quel preciso momento Alec voleva sinceramente rendere partecipe quella ragazza di quel piccolo angolo di mondo, dapprima soltanto suo, che avrebbe da lì a poco preso vita solo per loro, solo in quel preciso luogo e solo in quei precisi attimi.
    Islanda non stava poi a farsi tante domande, non stava a chiedersi tanti perchè, perchè volesse effettivamente condividere quel momento-posto-vista proprio con quella ragazza, quale possibile significato potesse avere quel gesto o che significato gli avrebbe attribuito la strega stessa, perchè, come, chi .. troppe domande.
    Il panorama sarebbe stato magnifico. Quella ragazza per ora gli piaceva e gli piaceva l'idea di farle vedere quel piccolo e tutto personale e prospettico scorcio dorato di vita e di mondo.
    Gli piaceva arrampicarsi, ne era più che in grado e avrebbe potuto aiutare lei all'occorrenza.
    Fine. Anzi, questi erano presupposti sin troppo articolati e complessi, spesso e volentieri il mago agiva con ancor meno basi.
    -Per favore. Non farmi cadere, Alec” -
    L'attenzione fu ad ogni modo catalizzata d'improvviso dallo sguardo, dalle parole e dai piccoli gesti che seguirono negli attimi successivi.
    Le iridi color dell'inchiostro colsero – contro ogni aspettativa, in effetti – quel barlume di serietà che illuminò lo sguardo da cerbiatta della ragazza, e per un secondo Alec perse il filo dei propri pensieri catturato tra quel nocciola e quelle dita che lievi erano andate a sfiorargli la chioma corvina spettinata come sempre.
    -Promesso.-
    Si ritrovò così a rispondere, replicando anche lui con un sorriso tra le labbra sì, ma serio negli intenti.
    Poi, la ragazza si mosse seguendo le sue prime direttive, ed Alec, concentrato più di quanto non si sarebbe detto prima di quella richiesta di lei, in silenzio lasciò che i palmi ruvidi e caldi scivolassero dai polpacci di lei sino a metà coscia di entrambe le gambe della moretta: poi, con quanta più stabilità possibile, fece leva sulla allenata muscolatura di schiena, spalle, bicipiti e avambracci per sollevarla senza un fiato sino a farla aggrappare con sicurezza al ramo.
    Solo una volta assicuratosi della stabilità della ragazza avrebbe lasciato la presa, molleggiando sulle gambe e quindi saltando brevemente verso l'alto, e – dopo un paio di dondolii calcolati per darsi la giusta spinta – con un poderoso scatto di muscoli, portando così prima una gamba sul ramo, quindi l'intero busto sino a trovarsi a cavalcioni sul legno.
    Lo sguardo di pece sondò da quella nuova posizione lo stato della ragazza, prima di sollevarsi per ritrovare il passo successivo del percorso già da prima ben delineato nella sua mente.
    Si alzà in piedi, in bilico sul ramo, alzando il braccio sinistro per tenersi stabile sul secondo ramo poco sopra e offrendo nuovamente il palmo destro alla Thunderbird.
    -Se metti il piede destro lì- indicò con lo sguardo una sporgenza della corteccia, un neo nato ramo che seppur non particolarmente robusto come leva sarebbe stato perfetto -e con la mano destra ti tieni qui- e scrollò con la dritta un ramo accanto al suo volto -Potrai poggiare il piede sinistro sulle mie mani, che ti daranno un ulteriore piccola spinta, e quindi sederti anche piuttosto comodamente qui sopra- e con la mancina ancora alzata, poggiata per l'appunto sul secondo ramo in questione, battè un paio di volte sul solido legno.
    Accennò un sorriso, che aveva il fine di rassicurare la strega: -Più saliamo, più ci sono rami a disposizione.- cercò infatti di spiegare -Dal prossimo ramo in poi, avrai così tanti appigli da potertici incastrare.-
    Un attimo di silenzio.
    -Ad ogni modo ti starò sempre dietro per assicurarmi che tu non ti faccia male.-
    Semplice/pratico misto romantico pt. 2.
    O solo un ottimo stratega per assicurarsi la visuale migliore per tutt'altro panorama da contemplare?
  4. .
    Di quella ragazza lo attraeva il ritmo incalzante con cui sembrava muoversi, continuamente, rispetto al mondo che la circondava.
    E sembrava essere così limpida rispetto a ciò che le passava bene o male nella mente, un attimo prima una risata cristallina irrompeva vibrando nell'aria fresca attorno a loro, l'attimo seguente le braccia venivano nuovamente incrociate al petto, tornava quel piccolo incomprensibile broncio sul volto, l'attimo dopo ancora la schiena veniva raddrizzata, le braccia sciolte da quel nodo, lo sguardo diveniva attento e curioso.
    Per l'islandese era come osservare un film muto – piuttosto divertente, in effetti, sino a quel momento, di certo bello da guardare - le cui scene solo in minima parte erano state destreggiate tra le abili mani di lui, mentre per il resto.. il “dietro le quinte”, la regia principale, rimanevano pressochè completamente oscure agli occhi del Serpeverde.
    In proposito, ancora non aveva preso una reale decisione rispetto a questa oscillante ambivalenza di pensiero, tra l'attrazione fisica e la curiosità rispetto a cosa ci fosse dietro a quel bel paio di occhi ed il mero e superficiale divertimento che prendeva tanto tempo quanto di fatto ne lasciava. Il famoso carpe diem per il quale era sempre stato così ben disposto.
    Ma forse, quella che ora stava proponendo.. era anche una buona possibilità per scegliere verso che cosa propendere: un approfondimento o una sveltina un altro tipo di approfondimento?
    I dubbi, quelli amletici.
    Essere o non essere.
    Occhio alla mente o occhio al culo.
    Quale battaglia intestina, quale orribile scelta.
    -Quindi, dove andiamo?-
    Un sorriso tutto Verde Argento si allargò tra le labbra dell'islandese, che accogliendo la mano sottile della strega, la scrutò tornare in posizione eretta – mentre di fatto, studiava qualche piccolo dettaglio della fisicità di lei che gli sarebbe tornato utile di lì a poco.
    -Oh, tranquilla, non ci allontaneremo molto.- rispose quindi, facendole cenno con il capo corvino di seguirlo -Non vorrei mai che pensassi che io abbia cattive intenzioni..-
    Aggiunse con tono lascivo, schioccandole un occhiolino.
    Di fatto comunque, là dove la stava portando, non era decisamente lontano.
    Lei l'aveva distratto riportandolo con i piedi per terra.. lui l'avrebbe adesso riportata proprio là da dove era stato bruscamente strappato via: con i piedi per aria.
    Giunsero infatti ai piedi del grosso – ma soprattutto alto – tronco che solo che qualche manciata di minuti prima aveva visto come unico protagonista il mago, nel giro di pochi secondi.
    La destra, passò distrattamente nella chioma color pece, in quel gesto tanto abituale per il Verde Argento da essere oramai quasi consumato.
    Lo sguardo scuro rivolto in alto infatti, attento l'islandese stava cercando il percorso più agile e semplice – principalmente per la sua accompagnatrice d'eccellenza – tra quell'incrociarsi di rami e di foglie, che gli permettesse di raggiungere la panoramica niente male di cui si poteva godere quasi in cima a quell'albero.
    Una volta soddisfatto del piano delineatosi nella mente corvina – non solo aveva individuato i rami più robusti ed adatti per quella scalata tutta improvvisata, ma anche i relativi appigli per le mani più comodi – le iridi nere come l'inchiostro tornarono a rivolgersi alla streghetta al suo fianco.
    -Spero tu non soffra di vertigini.-
    Fu l'unico rapido avvertimento che le diede, prima di abbassarsi veloce cingendole con le braccia le gambe, e portarsela con un potente scatto muscolare sulla spalla.
    Il grosso tronco, appena sulla loro sinistra, permetteva in primis un appoggio stabile alla strega se avesse voluto allungare il braccio in maniera tale da non perdere eventualmente l'equilibrio seduta lì sopra - le mani del corvino comunque a stringerle moderatamente i polpacci per non farla cadere – ed in secondo luogo mostrava un ramo basso, perfetto per quell'incipit di arrampicata, a cui da quell'altezza la Thunderbird sarebbe potuta arrivare quasi comodamente – posto che in ogni caso, il corvino le avrebbe dato volentieri una mano ed una spinta senza specificare dove avrebbe messo volentieri quella mano, nè di che genere di spinta stava or ora pensando-.
    -Se allunghi le mani e ti aggrappi a quel ramo, io da qui ti aiuto e puoi benissimo iniziare a sederti lì sopra. Al resto penseremo un passo alla volta.-
    La voce baritonale era particolarmente tranquilla, dato che di fatto, la palla era letteralmente nelle mani di quella ragazza: ora poteva mettersi alla prova e seguirlo per poi scoprire assieme ciò che sarebbe seguito.. oppure beh, a scivolare giù dalla sua spalla, sarebbe bastato un attimo.
    Sembre bivii, sempre o una scelta o l'altra, con Aronson.
    Nel mentre, lui con quello scricciolo di ragazza in spalla sarebbe potuto rimanerci tranquillamente per ore.
    Soprattutto considerando quel Mr culetto d'oro proprio così vicino.
  5. .
    - In effetti…Interesse scientifico. Sai, a scopo di ricerca.-

    Alec sorrise, mentre le iridi scure seguivano la testolina mora della ragazza inclinarsi un poco, la ciocca di capelli arrotolata intorno al dito, lo sbattere ripetuto delle lunghe ciglia e il torturarsi del labbro inferiore.
    E il sorriso, si fece più ampio.
    Era sinceramente indeciso sulla questione: ma si sa, i dubbi, i problemi e le indecisioni con Aronson avevano vita breve.
    Erano giovani, questo era certo, apparentemente due animi giocosi che per pura casualità si erano scontrati in un'improbabile cornice quale era quella radura.. ma oltre a quelle prime, brevi ( e diciamolo, da parte del Verde Argento per ora quasi unicamente di carattere fisico e superficiale) impressioni, cosa c'era?
    Così come a scuola il Serpeverde si era costruito la nomea di ruba-cuori-ma-dal-cuore-solitario, e comunque il suo muoversi su correnti binarie e monocromatiche rispetto alla complessa vastità del mondo nascondeva al mondo stesso una fitta trama di base che andava ad intessere la sua articolata personalità, così poteva essere in fondo anche per quella bella moretta proprio lì di fronte a lui.
    In altri termini.
    Cosa c'era, oltre quel sottile ed impalpabile velo di superficie?
    In altre parole ancora.
    Chi era quella Madeline nascosta dietro a quella Maddie?
    Ma ancora una volta: pochi problemi, pochi dubbi, qua si agisce e lo si fa anche piuttosto in fretta e possibilmente con anche qualche bella messa in mostra di muscoli e testosterone.
    -Ah si? Non credo mi dispiaccia, Alec. In fondo è quello in cui noi Thunderbird siamo bravi, no? Distraiamo perfetti sconosciuti, attiriamo l’attenzione e facciamo casino -
    -Un vero e proprio talento allora, il tuo.-
    Ghignò prendendola un po' in giro.
    Poi, l'attenzione fu ricatalizzata sul tocco lieve di lei, che prendendogli la mano ferita diresse la propria bacchetta verso il palmo dolorante e con un semplice Epismendo pose fine a quel fastidio.
    Per qualche secondo le iridi scure furono come assorbite da quel breve flusso di magia che solo per quei rapidi attimi aveva unito lei e lui, attraverso la magia che scorreva nelle vene di quella ragazza, il catalizzatore con cui l'aveva quindi incanalata, ed infine la sua carne e pelle completamente ricompattate e sane.
    -Ma se hai me a disposizione proprio qui davanti, cosa te ne frega delle altre mie concasate carine? -
    Si sarebbe definito incantato, smarrito per quella manciata di secondi nei suoi pensieri, ma la verità era che il suo cervello lavorava in maniera tanto febbrile e semplice al contempo, che bastarono le successive parole della Thunderbird per accantonare tutto e tornare completamente presente e prestante.
    -Me ne frega perchè le altre chissà, potrebbero fare più o meno storie e prendere.. la decisione sbagliata.-
    Piccola pausa, lasciando la frase pressochè senza alcun senso comprensibile, mentre un sorrisetto divertito e di sfida, faceva capolino tra le labbra piene dell'islandese.
    La mano appena guarita infatti, seppur ormai completamente in ordine, non si spostò di un millimetro rimanendo – anzi – ancora rivolta verso la giovane strega come segno di muto ed implicito invito ad afferrarla per seguirlo.
    -Facciamo così. Ora hai due possibilità.-
    Chissà che in quel modo che era così improvvisato e istintivo, non sorgesse poi l'occasione di intravedere quella Madeline, dietro Maddie.
    -Puoi seguirmi e fidarti delle mie direttive per ottenere..beh, dovrai fidarti anche per ciò che otterrai.
    Oppure puoi mollare tutto e tornartene sui tuoi passi, ti indicherei persino il sentiero principale per tornare ad Hogsmeade in tutta sicurezza.-

    Sorriso smagliante, con quella venatura di sfida, curiosità e sottile divertimento tutt'assieme ad illuminarlo e a riflettersi anche nello sguardo del corvino.
    Si rialzò, di nuovo in piedi di fronte alla ragazza, pronto all'avventura, ma questa volta, sempre con ancora quella mano tesa in sua direzione.
    -Cosa scegli?-
  6. .
    Certo, Aronson poteva vantare un discreto quantitativo di svariate esperienze intraprese nel magico mondo in rosa, ma di certo era ad ogni modo consapevole di quanto comunque, probabilmente sino al suo ultimo respiro, certi aspetti, pensieri, atteggiamenti e comportamenti di quelle famigerate femmine non li avrebbe mai, ma proprio mai, capiti sino in fondo.
    Ora ad esempio, alla lista già mediamente lunga – e questo perchè dall' “alto” dei suoi 16 anni pensava già di avere pressochè il mondo in pugno povero piccolo, cosa non gli avrebbe insegnato la vita – di risposte assurde, poteva aggiungere quel che sembrava un palese broncio messo su dalla strega lì di fronte.
    Un broncio. Con tanto di braccia incrociate e nasino per aria.
    Ma per cosa? Ma perchè?
    Ma velocemente com'era comparso, così scomparve.
    Agli occhi del Serpeverde la rapidità dei passaggi di stato d'animo della strega appariva notevole, e lui, da spettatore esterno, osservava interessato quella specie tutta particolare di ragazza dagli occhi da cerbiatta e dall'accento strano.
    Gli piaceva.
    Utilizzava quella tonalità e modo di fare vagamente civettuolo che sinceramente lo divertiva e stuzzicava al tempo stesso, altalenando tra atteggiamenti da donna vissuta ed espressioni da scolaretta alle prime armi.
    Alec non avrebbe mai saputo dire, per ora, quale di queste due versioni rispecchiasse effettivamente la brunetta, ma di certo, se c'era una cosa che ogni tanto gli piaceva fare – special modo con le belle ragazze come lei, anzi, in effetti solo con loro e basta – era giocare un po'.
    -Islanda? Non ci sono mai stata ed è un peccato. Correggo la domanda, allora. I ragazzi islandesi sono tutti carini come te? -
    -Ma se hai me a disposizione proprio qui davanti, cosa te ne frega degli altri islandesi, mh.-
    Alzò un poco entrambe le sopracciglia scure, con un sorrisetto tra le labbra a metà tra il divertito e l'irriverente.
    Se c'era una cosa che gli piaceva fare e in cui era modestamente bravo, era il provocare: che poi fossero belle ragazze o bulletti che si scontravano con la persona sbagliata.. poco importava.
    -Sono americana, texana per la precisione” precisò, tenendo a quella specifica ”Studio ad Ilvermorny, sono una Thunderbird, che è la Casa migliore di sempre. Se sei islandese, perché sei qui? Sei uno studente di questa Howart, Hogwar…. -
    -Hogwarts.-
    La corresse quasi automaticamente, una volta alzatosi comunque con le iridi color pece fisse in quelle di lei.
    -E questa “Casa migliore di sempre” chi accoglierebbe? Belle morette sensibili alla vista del sangue?-
    Ma le gambe lasciate libere alla vista ferina di lui, distolsero nuovamente l'attenzione del corvino quando vennero allungate in sua direzione.
    Una piccola smorfia di assoluta incomprensione gli piegò le labbra quando capì che non solo era stata quella strega a gridare poco prima, ma per giunta.. solo. Per una misera. Macchietta. Di fango. Su degli stivali.
    Davvero certe volte le donne proprio non le capiva..
    Ed era ancora in dubbio circa al movente di quell'urlo quando al cenno della texana, avvicinò la mano ferita alla sua bacchetta.
    Sorrise però, ricatalizzando l'attenzione sulla voce della moretta, all'inflessione che lei diede pronunciando il suo nome, simile a quella da lui stessa utilizzata poco prima, nei suoi confronti.
    -E' successo che mi hai distratto, Maddie.-
    Sorrise quindi, quella punta di irriverenza e divertimento nuovamente a far capolino tra le labbra.
    -Stavo solo cercando un po' di quiete.-
    Piegò il busto, facendo scivolare la mano sana sul quadricipite sino al ginocchio, per poter quindi riportare il volto ad un soffio da quello della ragazza: - Quindi forse, voi Thunderbird siete bravi in questo. Distrarre, attirando l'attenzione.-
    Mosse un ultima volta la mano ferita, prima di riproporla alle amorevoli cure della strega, e lo fece per dare un lieve buffetto con il suo dito indice sfiorando quel nasino che solo pochi attimi prima la ragazza aveva sventolato per aria con fare imbronciato.
    -O sei tu quella esperta, e le tue concasate non sono altrettanto carine?-
  7. .
    Alec Stephan Aronson del mondo femminile non sapeva né troppo, né troppo poco.
    Secondo il giovane Serpeverde, lui ne sapeva il giusto.
    Nel corso della sua relativamente breve vita aveva avuto svariate relazioni – a onor del vero la maggior parte concentrate negli ultimi due anni di scuola, dopo il suo ultimo sviluppo che l'aveva visto crescere in altezza e aumentare ancor più significativamente il tono muscolare, insieme alla voce che dai toni più leggeri tipici della pre adolescenza, aveva assunto sfumature più basse e profonde che probabilmente lo avrebbero accompagnato poi per tutta la vita.
    La sua prima fidanzatina l'aveva conquistata a cinque anni e mezzo, facendo a botte con un bulletto di otto che le aveva strappato il vestitino.
    Come storia era durata forse forse un paio di settimane, ma ai numeri Alec non aveva mai dato particolare peso.
    Della seconda non ricordava nemmeno il volto, con la terza – la prima storia pseudo seria, con una Corvonero del primo anno come lui – aveva scoperto di non amare poi così tanto le chiacchiere – specie se abbarbicati su qualche divanetto e con tutt'altre intenzioni da parte di lui, dalla quarta in poi era stato un susseguirsi di angoli bui, classi vuote e decisamente poche - facciamo anche nulle - chiacchiere.
    La realtà era che, a dispetto di tutto, Alec continuava a rispecchiare più l'animo del lupo solitario, troncando quelle “chiamiamole-relazioni” dopo un massimo di due mesi.
    Storielle brevi e votate al puro divertimento, pochi amici – pressochè nessuno, in effetti – qualche compito raffazzonato qua e là e gli allenamenti.
    Questa era la vita del Verde Argento, e così sin'ora gli era più che piaciuta.
    Semplice. Con pochi problemi. Concreta.
    Nel mentre, la ragazza di fronte a lui, pallida come la cera, scosse la testa in un movimento vagamente disarticolato agli occhi del corvino, che con un enorme punto interrogativo stampato in volto comunque proseguì con quello che ora era diventato il suo nuovo piccolo compito da portare a termine: impedire che quella ragazza gli svenisse addosso, comportando così non pochi problemi tra bacchette rotte e da cercarle sotto i vestiti, incantesimi, medimag..bah.
    Troppi problemi, e al Serpeverde giustappunto i problemi non piacevano.
    Una volta fatta sedere sulla roccia muschiata, lo sguardo torbido si era incastonato in quello più chiaro e dolce di lei, con quella luce di muta curiosità di fondo: ma cosa stava facendo con le labbra?
    Voleva baciarlo per caso?
    Merlino, a lui sarebbe andato anche bene, anzi.. ma magari non in quello stato, lui, le ragazze, le preferiva decisamente sveglie e reattive quantomeno in quelle occasioni.
    -Nel porta-bacchetta da coscia. Dove altro potrebbe essere? Credi…credi che io stia per svenire? -
    Quantomeno riusciva ancora a costruire frasi di senso compiuto. Non era poi così messa male.
    In silenzio, lo sguardo era scivolato inevitabilmente lungo il fisico della strega, sino alla coscia imputata su cui le iridi scure di Alec si erano soffermate forse qualche attimo di troppo.
    -Sei diventata bianca come la cera.-
    Le rispose ad ogni modo, riportando lo sguardo ad altezza occhioni-da-cerbiatta.
    -Se fossi svenuta, senza la mia bacchetta non avrei potuto aiutarti con un Reinnerva.-
    Spiegò semplicemente, abbozzando subito dopo un sorrisetto provocatorio: -Quindi magari sarei stato costretto a cercare la tua sotto i vestiti.-
    Ma a quanto pare la strega si stava riprendendo dato che le domande non finirono lì.
    Ancora accovacciato, il Serpeverde molleggiò un po' sulle gambe prima di riprendere parola.
    -Piacere Maddie- disse quindi saggiando tra le labbra il nomignolo di cui lui poteva fare uso mentre la ragazza dopo aver constatato la macchia di sangue lasciata sulla sua camicetta, sembrava non dar segno di eventuali grandi problemi – e meno male, si ritrovò a pensare sollevato il mago.
    -Io mi chiamo Alec. E no, anche perchè io sono islandese.-
    Un secondo mezzo sorriso sardonico spuntò tra le labbra, consapevole del fatto che grazie alla pronuncia pressochè perfetta – per la quale doveva ringraziare suo padre adottivo, di fatto inglese – nessuno indovinava mai alla prima le sue origini.
    -Tu invece hai una cadenza strana. Sei di queste parti?-
    Il Serpeverde si rialzò in piedi, incrociando nuovamente le braccia muscolose al petto: -Sei stata tu ad urlare poco fa?-
  8. .
    Una volta con i piedi ben piantati per terra, lo sguardo torbido si era fatto trucemente attento.
    La bacchetta scagliata lontano poco gli importava, e persino il taglio alla mano più che un vago fastidio, non catturava la sua attenzione.
    Il giovane Verde Argento invece, per qualche interminabile attimo si era concentrato dapprima sul proprio respiro – la quiete prima della tempesta, non poteva pretendere d'altronde di farsi trovare preparato all'imminente battaglia (perchè per Aronson sempre di battaglie si parlava) senza riuscire a concentrarsi prima sulla propria presenza mentale e fisica, poi sull'ambiente circostante.
    Aveva regolato il battito cardiaco, appianandolo dopo quello scatto d'ira.
    Poi, rivolgendo i propri sensi verso ciò che lo circondava..un'inaspettata intrusione.
    C'era da dire che era proprio un gran pezzo di moderiamoci, Alec intrusione.
    Il Serpeverde non ci andava poi molto per il sottile su certe questioni, Merlino, non andava molto per il sottile su pressocchè niente nel suo mondo o tutto bianco o tutto nero.
    Era comparsa quasi dal nulla, ma come visione non era affatto male: le iridi scure avevano sondato con tutta calma il corpo minuto della giovane strega che gli si era parata di fronte, dalla gonna di cui più che il colore gli piaceva quanto delle gambe riuscisse a mostrare, la camicetta bianca, il tutto coronato da un visino dagli occhioni nocciola e lunghi capelli castano scuro.
    In quella breve frazione di tempo, Alec senza dire una sola parola aveva incrociato le braccia al petto, prendendosi tutto il tempo per scandagliare a suo piacimento quella figura sconosciuta, assolutamente tranquillo a riguardo.
    -È...è sangue quello? -
    Il corvino sbattè le palpebre un paio di volte, inizialmente confuso perchè assolutamente perso nei suoi pensieri – o pacifica presa visione della strega, detta anche in altri termini – per poi abbozzare sardonicamente mezzo sorriso: -Già. Mi sono tagliato.-
    Rispose quindi con la sua voce già dalle tonalità profonde mentre la mano presa in causa si alzava per essere placidamente mostrata alla sua interlocutrice.
    Mai errore fu più grave.
    -Posso...Io, ehm...aiutare? -
    Ma per quanto apparissero buone le intenzioni della ragazza, il Serpeverde non potè non notare l'improvviso pallore che sembrò dipingere di bianco il viso altrimenti dalle sfumature dorate della strega: fece rapidamente qualche passo in avanti, annullando la distanza tra di loro, e con fare preoccupato prima cercò di ripulirsi velocemente il palmo sanguinolento strisciandolo sulla propria maglietta – ormai già rovinata – poi rapidamente con entrambe le mani strinse le braccia di lei, come a volersi assicurare che riuscisse a stare in piedi.
    -Tutto ok?-
    Borbottò quasi sottovoce, cercando poi di trascinare quella che per lui era bene o male uno scriciolo di ragazza sino al masso più vicino, per farla sedere.
    Ed era pure senza bacchetta, nel caso in cui avesse perso i sensi non avrebbe neppure potuto praticare un semplice Reinnerva.. a meno che non prendesse in prestito il catalizzatore della strega – il che però avrebbe decretato la necessità di cercare suddetto catalizzatore, ovunque di fatto fosse nascosto.
    Magari sotto i vestiti.
    Aah, le gioie e le tragedie delle ormonali età adolescenziali...
    Scrollò brevemente il capo, concentrandosi su quello che stava facendo.
    Fece sedere la ragazza su una grossa pietra muschiata, e si accovacciò l'istante successivo osservandola questa volta con fare curioso: -Dimmelo se stai per svenire. Anzi, prima dimmi dove tieni la bacchetta, perchè la mia si è rotta.-
    Le disse quindi, incastrando lo sguardo nelle iridi castane di lei.
    -E scusami, ma credo di averti sporcato la camicetta.-
    Abbozzò infine, lasciando scivolare la mano ferita dal tessuto bianco che, dopo il suo contatto, aveva irrimediabilmente assunto lo stesso rosso e vivido colorito della sua t-shirt.
  9. .
    -Mphf.-
    Alec Stephan Aronson, appollaiato come un gargoille su di uno spesso ramo d'albero, osservava truce e pensieroso un punto indefinito di fronte a sé.
    Sconosciuti erano i pensieri che vagabondi rimbalzavano da una parte all'altra della sua scatola cranica, mentre tra la posizione marmorea, il respiro fattosi quasi nullo e le labbra serrate, il Serpeverde passava pressochè completamente inosservato persino alla fauna del posto.
    Non che si fosse inoltrato poi in chissà quale giungla: annoiato dalla monotonia di quei visti e rivisti weekend ad Hogsmeade, quel sabato pomeriggio Islanda aveva voluto mettersi alla ricerca di – non sperava di certo in un'avventura vera e propria ma – quanto meno un pizzico di brio e rottura di quelle pallosissime routine.
    Così, allontanandosi da compagni che a malapena considerava già nei Dormitori, figurarsi poi in classe o ancor di più fuori dalle mura scolastiche – Alec aveva abbandonato le strade principali del piccolo villaggio magico scozzese per addentrarsi nella più ombrosa e silenziosa radura che ne costeggiava il confine est e che sapeva, tra le altre cose, portare ad un certo punto alla famosa Stamberga Strillante “la casa infestata di spiriti più famosa dell'intera Gran Bretagna”.
    Questo perchè nessuno si era ancora scomodato a girovagare nelle caverne più profonde o nelle insenature più nascoste della sua madre patria, la gelida e selvatica Islanda.
    Un piccolo corvo aveva attirato poco dopo la sua attenzione: le iridi del ragazzo, tanto scure da apparire quasi nere così come erano le ali di quell'animale, erano scattate alla sua sinistra inseguendo i movimenti rapidi del volatile. Poi, accovacciato com'era, il Verde Argento si era girato di scatto, lasciando scivolare le gambe in maniera tale da ritrovarsi a cavalloni dello spesso ramo che lo stava reggendo. Per il movimento brusco il volatile si era spaventato, colto alla sprovvista, ed era volato via con uno sbattere d'ali vagamente indignato.
    Lo sguardo di pece del Serpeverde aveva seguito il volo del corvo, con un vago sorriso divertito sulle labbra, sino a che questo non era divenuto un minuscolo puntolino nero nel plumbeo cielo scozzese, ed era così scomparso alla vista.
    Aveva alzato il braccio sinistro, passando la mano corrispondente nei capelli arruffati per liberarsi di piccole schegge di corteccia che nella sua scalata verso quella panoramica non poi così male, aveva accumulato.
    A questo punto, accaddero diverse cose in una rapida e confusionaria sequenza: un improvviso silenzio si fece padrone del bosco, interrotto bruscamente da un grido strozzato indubbiamente di natura umana. Alec si mise sull'attenti, ci fu un caotico fuggi fuggi della piccola fauna lì attorno, e mentre tirava fuori la sua bacchetta preparandosi a saltare per tornare a terra, un secondo urlo questa volta più chiaro, sembrò un'imprecazione di un giovane mago, lo distrasse tanto da fargli ferire il palmo della mano destra mentre il più rapidamente possibile con una spinta da parte di bicipi e avambracci, si ritrovava in un sol balzo a terra.
    -Cazzo!-
    Della ferita alla mano gli importava poco e nulla, era abituato nel corso dei suoi allenamenti a ferirsi nelle più svariate maniere.
    Ma la bacchetta.. nella fretta di tornare con i piedi per terra per poter capire cosa fosse successo, si era dato una breve ma potente spinta spingendo sul ramo su cui era seduto, con i palmi aperti e.. beh, il fragile e sottile catalizzatore proprio tra il palmo della destra e la rigida corteccia.
    Stupida bacchetta. Era ormai la quinta, solo nell'ultimo anno, che si trovava a dover cambiare.
    Sapeva di doverci prestare più attenzione, ma dannazione, perchè diamine quegli stupidi affari non li costruivano più resistenti? Per uno come lui poi, così fisico diciamo.
    Il Verde Argento strinse ciò che rimaneva della bacchetta nella mano, macchiandola di sangue.
    Un ultima occhiata di puro disprezzo, noia ed esplicito scazzo riverberò nel suo sguardo prima che il braccio muscoloso scattasse quasi automaticamente per lanciarla il più lontano possibile: sarebbe dovuto passare da Ollivander, di nuovo, anche se prima avrebbe dovuto trovare chi diamine aveva avuto la brillante idea di urlare nel bel mezzo di una radura silenziosa e pacifica come quella e disturbare così lui e quasi l'intero bosco.
    Probabilmente qualche suo stupido compagno che non sapeva neanche come mettere un piede di fronte all'altro, inciampando così su qualche radice o persino da solo.
    Senza bacchetta peraltro, non poteva neanche guarire quella ferita da taglio, che appena sentiva in realtà, ma gli dava fastidio il fatto che gli avesse macchiato il jeans scuro che indossava, e la semplice t-shirt bianca cui aveva abbinato.
    -Stupida bacchetta e stupido essere.-
    Si ritrovò a borbottare così rivolto a quello sconosciuto che in meno di 30 secondi era riuscito a rovinargli il pomeriggio.
    Adesso, le possibilità erano due: o qualcosa o qualcuno sarebbe riuscito a risollevargli il morale e la giornata.. o qualcosa o qualcuno, gliel'avrebbe rovinata e peggiorata ulteriormente.
  10. .
    Ok ho fatto cambio pg 😂😊 allora tra poco pranzo poi mi metto al PC 😊 tu però non sei di Hogwarts aaah potremmo aprire comunque ad Hogsmeade 🤔🤔
  11. .
    Ehm * coff coff * mi sembra di stare sempre qui a rompere le pluffe ma pace, per chi avesse voglia metto a disposizione il mio Alec nuovo di pacco **
  12. .
    Matthew Daddario is Alec Stephan Aronson
  13. .
    *Nome Cognome: Alec Stephan Aronson
    *Sesso: Maschio
    *Età: 16
    Data di nascita: 21/12
    Segno zodiacale: Capricorno
    Ascendente: Vergine

    *Nazionalità: Islandese
    *Stato di Sangue: Mezzosangue
    *Stato Sociale: Ricco
    *Professione: Studente

    *Scuola di Magia: Hogwarts
    *Casata di Appartenenza: Serpeverde
    Materie: (✓ sulle amate, ✕ su quelle odiate)
    ASTRONOMIA ✕
    ARITMANZIA ✕
    DIVINAZIONE ✕
    ARTI OSCURE ✓
    ANTICHE RUNE ✕
    INCANTESIMI ✓
    ERBOLOGIA ✕
    POZIONI ✓
    TRASFIGURAZIONE ✓

    *Famiglia: Il “Padre” ovvero suo padre adottivo, che pur non rivelando neanche il proprio nome originario, lo cresce ad ogni modo con affetto e particolare disciplina.

    *Classe: Evocatore

    *Caratteristiche: 100 punti da distribuire tra le varie categorie qui sotto.
    *➛ Carisma: 10
    *➛ Costituzione: 20
    *➛ Destrezza: 20
    *➛ Forza: 30
    *➛ Intelligenza: 15
    *➛ Saggezza: 5

    Ispirazione: L'idea di giustizia. Se Alec ritiene qualcosa giusto, si batterà con ogni mezzo e sino allo stremo per difenderlo. Anche nel caso in cui però, sia l'unico nell'intero universo a ritenere quel qualcosa giusto.

    *Allineamento: Neutrale Puro
    *Carattere: Alec ad uno sguardo esterno può apparire come un simil automa: grazie alle capacità fisiche che possiede nel momento in cui “si attiva” diventa una vera e propria macchina da guerra, che non guarda in faccia niente e nessuno. In realtà un mondo interno e piuttosto articolato lo possiede anche lui: di temperamento generalmente quieto, silenzioso, si mostra freddo e distante nei confronti di chi non conosce e di cui non si fida così come tenero e protettivo verso coloro che conquistano la sua fiducia.
    Alec inoltre, vede e legge il mondo attraverso una lente monocromatica: le cose sono bianche o nere, giuste o sbagliate, buone o cattive e sulla base della sua interpretazione l'islandese si muove e mette a disposizione le proprie capacità e risorse. Il fatto tuttavia che non sempre la sua interpretazione segua la corrente e/o il pensiero comunemente diffuso, lo rende al tempo stesso sia un potenziale paladino della giustizia, sia un altrettanto potenziale arma di distruzione.
    Ideali: Giustizia. Determinazione. Motivazione.
    Difetti: Pensiero e valutazioni eccessivamente binarie, bidimensionali talvolta.
    Aspetto Fisico: Alto un metro e 80, Alec a soli 16 anni è un concentrato di muscoli e nervi scattanti. La pelle è chiara e fa risaltare i suoi capelli corvini, tenuti in un taglio corto, così come le iridi tanto scure da apparire anch'esse quasi nere. Le poche volte in cui lo mostra, ha un bel sorriso. Le spalle sono larghe e la massa muscolare ben allenata e delineata spicca in ogni parte del suo corpo, dalla schiena, alle braccia, sino all'addome e le gambe, frutto di allenamenti costanti e mirati portati avanti sin dall'infanzia. Ha una lunga cicatrice che gli prende il bicipite destro per tutta la sua lunghezza. A dispetto dell'enorme quantità di cibo che è in grado di divorare quotidianamente, il metabolismo accelerato di cui può vantare grazie alla massa muscolare già presente e agli allenamenti che svolge quotidianamente, non gli fa prendere un grammo.
    *PrestaVolto: Matthew Daddario

    Legami:

    Background: Alec nasce alle 23 e 32 del 21/12. Lasciato all'austero ingresso di un orfanotrofio della capitale islandese, il corvino viene adottato dopo sole 2 settimane di vita da uno sconosciuto e burbero mago, che da quel momento in poi diventerà per Stephan un padre a tutti gli effetti. Il corvino prima ancora di parlare fluentemente impara l'arte del combattimento: a 4 anni ancora non spiaccica più di due frasi in tutto l'arco della giornata, ma in compenso sa come muoversi in un combattimento corpo a corpo, sa maneggiare qualche semplice arma bianca senza farsi del male e a dispetto delle innumerevoli cadute, ferite, graffi che il suo corpicino testimonia, non versa una sola lacrima.
    Suo padre – di cui di fatto non conoscerà mai il nome – lo circonda di affetto tanto quanto di disciplina. Nel complesso quindi Alec crescendo in questa ambivalenza di base svilupperà il suo caratteristico sguardo monocromatico sul mondo, riflettendo in ultimo la sua immagine di bambino: decisamente poco loquace ma estremamente portato per le prestazioni fisiche e sportive in particolar modo nel quadro dei combattimenti.

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