Posts written by Cassian Zabini

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    Scemo chi legge.
    Cas non vi leggerà.

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    Durante il terzo giorno di segregazione in casa Zabini, si iniziavano a preparare per il grande evento del giorno seguente. Orde di elfi domestici si erano riversati nelle cucine di casa Zabini per preparare leccornie e S prelibatezze.
    Cassian era andato via dopo poco tempo, appena era riuscita a sgusciare via dalle attenzioni di sua madre, che fortunatamente quel giorno era presa dalla servitù. Arrivo a Hogsmeade e passo a prendere il regalo, prima di andare a nascondersi nella Stamberga Strillante .
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    Impugnatura bacchetta: 3
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      24/12/2022, 22:35
      Cassian Zabini
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    Secondo giorno di segregazione in casa Zabini.
    Questa mattina lo hanno svegliato che il sole era sorto fa poche ore, adducendo impegni che richiedevano la sua presenza. Come uno zombie si era trascinato fuori dal letto e rimesso insieme alla bell’e meglio, cercando di ignorare le lamentele della madre sui suoi capelli spettinati, pronto per assecondare i suoi genitori su quello che si doveva fare. Nessun pranzo o colazione con funzionari, almeno quel giorno, ma sarebbero dovuti andare dai Black e dai Lestrange per alcuni incontri, li chiamavano tè per dare loro un’aria meno formale ma erano una vera noia, la cui scusa ufficiale erano gli auguri di Natale. Il compito di Cassian, oltre a presentarsi impeccabile e porgere i suoi saluti, era quello di consegnare ai padroni di casa i doni degli Zabini: sigari e macarons per i Black, una bottiglia di whiskey e una scatoletta da cucito per i Lestrange. Sarebbero poi passati a Hogsmeade per assicurarsi che un altro tipo di questioni si fossero risolte, quale che fosse la loro natura non venne detto a Cassian che era ben lieto di essere escluso da questo tipo di fatti. Sarebbe passato al calendario dell’avvento in quello che era uno degli ultimi giorni.
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    Rinchiuso da meno di ventiquattr'ore nel maniero degli Zabini e già stava iniziando a trovare allettante l'idea di proporsi come bersagli per i bolidi al prossimo allenamento di Quidditch. Il fatto era che i suoi genitori erano veramente insopportabili e che avrebbero richiesto la presenza di un medimago costantemente, per sedare loro o per sedare chi aveva a che fare con loro.
    Come il pranzo con gli alti funzionari del Ministero della Magia a cui lo aveva trascinato il padre: oltre ad essere di una noia mortale aveva perso anni di vita. Non aveva ascoltato nulla e, nascosto sotto la tovaglia del locale, aveva alzato il dito medio ora di qui e ora di là. Non aveva mai meditato l'omicidio di un famigliare, ma l'idea che potesse restare mutilato in qualche modo, giusto il tempo di levarselo dalle palle per qualche ora iniziava a stuzzicare le sue fantasie. Sua madre poi aveva completato il tutto quella mattina, quando aveva ordinato al loro elfo domestico di trovargli dei lamponi. Lamponi a Dicembre.
    Soltanto una donna estremamente viziata e stolta poteva avanzare pretese del genere e ancora una volta la rabbia dello Zabini era tornata ad animarlo. Aveva convinto la madre a portarlo a Hogsmeade, se aveva voglia di lamponi o frutti di bosco ai Tre Manici di Scopa avrebbe trovato tutte le crostate che voleva: lui sarebbe andato prima al calendario dell'avvento e poi via di corsa il più lontano possibile dalla donna che lo aveva partorito. O avrebbero dovuto rinchiuderlo in un reparto psichiatrico prima della fine delle vacanze di Natale. O peggio ancora ad Azkaban.

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    Manco a dirlo, quella mattina il nostro Zabini preferito si era svegliato con un diavolo per capello. Lui avrebbe anche voluto passare una giornata piacevole, tranquilla e soprattuto in pace. Già si figurava davanti al caminetto della Sala Comune di Serpeverde, mezza deserta per le partenze per le vacanze di Natale di praticamente tutti i rampolli purosangue che tornavano a casa loro, gustandosi il calore delle fiamme sul viso mentre semplicemente si beava del dolce far nulla, attività che prediligeva particolarmente. La maggior parte dei suoi compagni andava via con il treno che partiva il mattino da Hogsmeade per Londra o si faceva venire direttamente a prendere prima di pranzo, quindi si prospettava una giornata di solitudine per lo Zabini: il suo tipo di giornata preferito. Finché le brutte notizie non erano arrivate con il pennuto che a colazione gli aveva depositato sulle gambe una lettera. Riconobbe la scrittura stretta ma ordinata ancora prima di leggere il mittente: Mr. Joseph Zabini. Se il nome di origini ebree non bastava a suggerire quanto fosse un vero esse-ti-erre-o-enne-zeta-o forse lo avrebbe fatto il suo sguardo di fuoco che era solito rivolgere al figlio ogni qual volta lo deludeva. Il che accadeva piuttosto spesso, se ve lo steste chiedendo. Era bastato riconoscere la scrittura del padre perché le fiamme di rabbia tornassero ad ardere sotto la pelle del Serpeverde, contraendo il viso in un’espressione dura e furibonda. Leggendo il contenuto aveva serrato così forte la mascella che i denti avevano cominciato a dolergli, costringendolo ad abbandonare la colazione. Non aveva mai avuto istinti omicidi verso di lui, tuttavia un desiderio di morte imminente iniziava a farsi strada nella nebbia provocata dall’ira. Il padre lo informava, come se le sue volontà non contassero nulla ma dovesse semplicemente sottomettersi al volere del padre-padrone, che sarebbero venuti in mattinata a prenderlo per le vacanze invernali e si raccomandava di non fare tardi perché lo aspettavano a pranzo degli alti funzionari del governo a Londra e non era un’occasione che Cassian volesse perdere. O almeno questo era quello che pensava il padre. Per tutta risposta non si avviò nella Sala Comune a preparare le valige, probabilmente l’elfo domestico di famiglia era stato mandato a farle al suo posto, ma scappò verso Hogsmeade. Ubriacarsi al Testa di Porco aveva assunto una prospettiva altamente allettante in quel preciso momento.

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    Stipendio
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    Non sapeva cosa desiderava di più: che iniziassero le vacanze o che finissero il prima possibile. Ormai non riusciva più a sopportare la metà dei sui compagni di classe, doveva prendere un po’ di tregua da alcuni di questi e solo il loro allontanamento da Hogwarts per Natale glia avrebbe fornito respiro necessario. Ma dall’altro lato tutta questa frenesia che c’era in giro, i canti e le decorazioni… iniziavano a provocargli un mal di testa pulsante che non sopportava più. E ancora niente Quidditch e un giorno più vicino allo spaccare a qualcuno la testa a pugni. Quel giorno era uscito dai cancelli del castello senza aspettare nessuno, sperando che chiunque lo incontrasse ci pensasse un paio di volte prima di fermalo, perché aveva già in serbo il suo sguardo omicida da levati o ti spacco la faccia. La speranza che qualche Grifondoro borioso, ultimamente stavano abusando tutti di burrobirra e prima o poi qualcuno sarebbe uscito più alticcio di altri, volesse attaccare briga era sempre l’ultima a morire. A testa bassa, avvolto nel mantello nero e senza segni distintivi che era un Serpeverde, si era avvicinato al calendario dell’avvento per ritriate il premio del giorno, prima di scivolare via dalla folla che iniziava ad essere troppa e troppo soffocane per poterla sopportare, spostandosi in posti più tranquilli e decisamente meno frequentati.

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    Esistevano persone che quando entravano in una stanza erano in grado di illuminarla, persone verso cui le teste di tutti si voltavano con sguardi carichi di ammirazione o di invidia. E poi c’era Cassian Zabini: per lui non si sarebbe voltata nemmeno sua nonna. Era proprio con la nonna paterna che stava avendo un intenso scambio di lettere, intenso da parte della vecchia perché lui rispondeva a monosillabi dopo alcuni giorni, che si stava lamentando di qualche sperpero di denaro e di come dovesse occuparsene lui visto che era uno dei figli maschi della famiglia. Non era un femminista, probabilmente non sapeva nemmeno cosa potesse voler dire quella parola, ma il fatto che dovesse occuparsi di una certa questione solo perché era un maschio lo mandava in bestia.
    Rabbia e nervi corsero lungo la sua pelle come scariche elettriche e di fuoco. Ancora neve è ancora niente Quidditch: il rischio che tirasse un cazzotto a qualcuno era molto altro. Avrebbe potuto sciogliere la neve con il solo calore corporeo tanto era arrabbiato in quel momento, con la lettera stropicciata della nonna che lo accusava di non fare mai nulla per la famiglia che usciva dalla tasca del suo mantello. Era uscito dal castello e poi dai cancelli dello stesso senza quasi rendermene conto, marciando a ritmo di parolacce e bestemmie che non aveva il coraggio di tirare fuori. Voleva arrivare all stamberga strillante e urlare a pieni polmoni tutta la rabbia che si portava dentro. Forse quella vecchia catapecchia infestata gli sarebbe crollata sulla testa e avrebbe posto fine ai suoi problemi. Ma non poteva, lo sapeva benissimo anche lui, così dovette cambiare strada e si ritrovò ancora una volta al calendario dell’avvento di Hogsmeade.
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    Regalo: 1
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    • Inviato il
      19/12/2022, 21:48
      Cassian Zabini
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    Trattenne a stento un rutto, ma alla sua destra sentì chiaramente un ruggito provenire dal Lestrange, accompagnato da sonore risate di apprezzamento. Erano seduti nel tavolo d’angolo dei Tre Manici di Scopa, piuttosto defilati rispetto all’ingresso e ben lontano dalla zona dove Madama Black aveva posizionato coppiette e avventori decisamente più calmi e facili da gestire della squadra di Quidditich del Serpeverde. Insomma erano casinisti e maleducati, il rutto del Lestrange non era stato il primo e non sarebbe stato l’ultimo. Zabini cerava di mantenere un certo contegno, anche con i baffi pieni di schiuma bianca e con la cintura dei pantaloni slacciata. Avevano bevuto qualcosa come quattro burrobirre a testa e mangiato mezza cucina del locale. Dei maiali avrebbero offerto uno spettacolo migliore di quello che stavano facendo in quel momento loro sette. Malfoy, un biondino rachitico che però era un’eccellente cercatore ed il motivo per cui avevano vinto il precedente campionato, ordinò la quinta burrobirra facendo strabuzzare gli occhi di Zabini. Come fosse possibile che un corpo così esile potesse contente così tanti liquidi restava per lui un mistero. ”Esco” annunciò strisciando un po’ le parole e alzandosi dalla sedia con un umhpf di sofferenza. I più avrebbero creduto per fumare, visto che a quel tavolo aveva venduto a tutti tabacco o erba, e glielo avrebbe lasciato credere. Sarebbe passato prima al bancone a lasciare qualche galeone di mancia alla donna, come scusa per il casino che stavano facendo, poi sarebbe uscito a prendere aria fresca. Aveva mangiato e bevuto troppo, iniziava a percepire un senso di claustrofobia a stare chiuso ancora ai Tre Manici di Scopa. Avrebbe fatto ancora qualche passo, per allungarsi fino al Calendario dell’Avvento, prima di tornare dentro con i compagni di squadra.
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    Lestrange, quello sfacciato arrogante, aveva pensato bene di svegliarlo tirandogli addosso un bicchiere d’acqua. Non addosso, ma direttamente in faccia. Si era svegliato di soprassalto, bestemmiando pesantemente contro Merlino e Morgana, e pronto a saltare alla gola di chiunque avesse osato tanto. Ma il capitano di Quidditch gli aveva rivolto il sorriso più strafottente che si fosse visto e aveva minacciato di farlo espellere dalla squadra se solo avesse anche solo pensato a tirargli un cazzotto sul naso. Non era così deficiente come voleva far credere di essere. Grugnendo il suo disappunto e rilassando la mano che aveva stretto a pugno così forte sotto le coperte da segnarsi il palmo con le unghie, era uscito dal letto e seguito le indicazioni del Lestrange. Si sarebbe andati tutti insieme a Hogsmeade perché era weekend.

    ”Non esiste.” si era opposto strenuamente davanti a Mielandia, puntando metaforicamente e letteralmente i piedi a terra, stingendo ancora una volta i pugni così tanto da segnarsi i palmi delle mani: ormai erano costellati di calli e di sottili cicatrici argentate che avevano la forma a mezzaluna delle sue unghie. Non avrebbe speso altri 30 galeoni per le Gelatine Tutti i Gusti +1 che ora stavano ammuffendo in un remoto angolo del suo guardaroba, dopo che non era riuscito nemmeno a farsi dare un reso dalla commessa. Sospettava che il capitano del Serpeverde si fosse preso una cotta proprio per quella biondina che serviva caramelle, ma non lo disse ad alta voce. Si era preso del guastafeste, aveva alzato le spalle e scrollato il capo poiché aveva ricevuto insulti peggiori, ma alla fine non era stato costretto a comprare le caramelle. Erano passati davanti al calendario dell’avvento, sempre prendendolo in giro, ma comunque andando a reclamare con la boria tipica dei rampolli purosangue a cui tutto è dovuto il loro regalo e poi ai Tre Manici, dove era subito stato ordinato un doppio giro di burrobirra.
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    Finalmente tutta sta fesseria del Calendario dell’Avvento, diceva fesseria soltanto perché si era svegliato dal lato sbagliato del letto, aveva prodotto qualche risultato concreto: la statuetta a forma di sfinge poteva essere usato non solo come fermacarte ma per essere spaccato sulla testa di qualcuno. E quel giorno Merlino sapeva quanto avesse voglia di compiere un simile, efferato, gesto. Non si sarebbe mai permesso di alzare le mani su di una donna, ma quel giorno stava proprio meditando di compiere un’eccezione. La fortunata vincitrice era la docente di Astronomia. Quella pazza svitata aveva programmato una lezione nel cuore della notte per osservare una qualche supernova che esplodeva, peccato che a esplodere non fosse proprio la testa della Beckett, e aveva pensato bene di svegliare tutti gli studenti a mezzanotte. Era stato letteralmente buttato giù dal letto dal suo prefetto per andare a lezione di Astronomia, gli aveva riso in faccia e si era voltato dall’altro lato bofonchiando un ”Col cazzo.”. Ma quello smorfioso di Lestrange non aveva voluto sentire storie e lo aveva tirato già per una gamba, per non rischiare che Serpeverde perdesse punti. Era stato a pochi centimetri dal colpire sul naso il Prefetto, prima di desistere e andare a lezione, dove aveva rivolto tutti i suoi istinti omicidi verso la Beckett.
    Ancora niente Quidditch, quindi aveva vinto un altro giro nel villaggio di Hogsmeade per cercare di allentare la tensione nervosa che iniziava a pesargli sulle spalle.
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    Ci mancava solo un martellante mal di testa per debilitare la già precaria situazione di equilibrio di Cassian Zabini. Nevicava da giorni e tutti gli allenamenti di Quidditch erano stati sospesi da almeno una settimana, settimana in cui lui aveva continuato ad accumulare rabbia, come un vaso che raccoglie acqua piovana ed era soltanto questione di poche gocce prima che questo traboccasse. E quando sarebbe successo ci sarebbero andate di mezzo le sue nocche e un muro, facendosi un probabile nuovo giro in infermeria per le ferite riportate. Immancabilmente si ritrovava con escoriazioni e graffi che, in maniera anche un po’ eccessiva, venivano sempre mandati al controllo dell’infermiera. Che era un gran bel vedere e di cui non si sarebbe lamentato. Non sopportava nessuno quel giorno, ogni minima cosa che non andava secondo i suoi piani lo faceva imbestialire oltremodo e immediatamente avvampava di rabbia. Per sbollire i caldi spiriti, come suggerito molte volte da sua madre, sarebbe uscito a calmarsi. Camminare nella neve era qualcosa che non lo rilassava, ma almeno lo distraeva. Poteva sempre provare a prendere a pungi uno degli alberi che trovava lungo la strada, sarebbe stata una superficie nuova da colpire.
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    Cassian Zabini si era piazzato da una buona mezz’ora nella poltrona che stava proprio davanti al caminetto della Sala Comune di Serpeverde e non sembrava avere alcuna intenzione di schiodarsi di lì. Aveva addirittura spostato il pesante mobile in modo che fosse ancora più vicino al fuoco e per transitare nell’esiguo corridoio che era rimasto a dividerlo dalle fiamme i suoi compagni avrebbero dovuto scavalcarlo. Non esisteva proprio che si spostasse e guardava con aria di sfida chiunque provasse ad avvicinarsi con strani intenti: se fosse stato un babbano sarebbe stato uno di quei soggetti che sulla metropolitana restano con il culo incollato al loro sedile e non si spostano nemmeno per vecchietti con il bastone e donne incinte. Ogni tanto un brivido riusciva ancora a infilarsi su per la sua schiena, scuotendolo dal torpore. Fuori si gelava. Roba da ghiacciarsi la punta del naso non appena si usciva dal castello. E lui ci era uscito eccome dal castello. E per uno dei motivi più stupidi al mondo, che lo collocavano dritto dritto nella schiera degli stupidi. Non avrebbe mai più trovato da ridire a Gastmus, parola di Salazar. Si pentì immediatamente del mezzo fioretto fatto, forse non era così stupido. Ma ci si avvicinava molto visto che aveva sfidato le intemperie e rischiato un mezzo congelamento solo per andare a Hogsmeade e dal suo maledetto calendario dell’avvento. Non c’era modo di aderire a questo evento per posta? Se anche si fossero congelate le ali del suo gufo non gli sarebbe importato più di tanto.
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    Ancora sul piede di guerra con Mielandia, che non voleva saperne di restituire allo Zabini i 30 galeoni spesi per l’acquisto del pacco di Gelatine Tutti iGusti +1 se non con una compensazione in equivalente di caramelle, era tornato accompagnato da una nuvola fumante di rabbia sopra la testa. E continuava a nevicare. Non riusciva proprio a capire come fosse possibile che al mondo esistessero persone in grado di apprezzare la neve, trovarla divertente e addirittura gioire quando nevicava. Innanzitutto faceva un freddo assurdo quando nevicava e poi dopo il primo quarto d’ora di bellezza iniziavano i guai. Neve da spalare, neve dentro le scarpe, neve sul collo. Neve ovunque. Non ne poteva più. Era da quando il mese di dicembre era arrivato che non era passato un solo giorno senza che nevicasse. Il Quidditch era stato sospeso per le condizioni meteorologiche avverse, mentre la rabbia dello Zabini continuava a crescere emettendo i gorgogli di una teiera prossima all’ebollizione: era soltanto questione di tempo prima che iniziasse a fischiare e fumare dalle orecchie. Forse avrebbe fatto bene ad accettare la compensazione del negozio di dolciumi e buttarsi sulle Api Frizzole, almeno avrebbe d’albero fischiato come un treno. Cavendish restava un coglione: le Api Frizzole battevano 150 a 0 le Gelatine Tutti i Gusti +1.
    Come se le noie non venissero mai da sole, ma sempre a coppie come i testicoli, quel giorno si era imbattuto in un agiato Gastmus Barnaby. Di per se l’immagine sarebbe stata anche comica con il grassone sudaticcio e paonazzo per lo sforzo, ma quel giorno proprio non voleva avere fastidi. Il Serpeverde si stava lamentando del Troll che aveva preso a Pozioni e di come il compito per cui aveva pagato Cas non gli fosse mai arrivato e voleva essere risarcito. E dopo aver già buttato via trenta galeoni non esisteva proprio che restituisse al ciccione anche i soldi che già aveva speso. ” Il tuo cazzo di compito ti ha aspettato con il culo al gelo per mezz’ora. Fatti regalare un orologio e non mi scocciare.” aveva risposto con una calma glaciale, prima di tirare una spallata decisa alla massa di grasso che era quel ragazzo e andarsene. Doveva sfogarsi o avrebbe tirato un pungo a qualcosa e non gli sembrava il caso di spaccarsi le nocche contro una statua di marmo. Iniziò a camminare, sperando che il movimento a passo veloce lo facesse sbollire e stancare. Nonostante la neve continuò a camminare, camminò finché non arrivò a Hogsmeade dove prese un altro premio al calendario dell’avvento prima di continuare a camminare verso il castello domandosi se sarebbe stato lecito usare la testa di Barnaby come sostituto di un bolide per allenarsi e sfogare la rabbia. Era piuttosto certo che se anche un solo fiocco si fosse posato addosso a lui sarebbe evaporato, tanto si sentivo caldo di nervosismo represso.

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    Tutta la socialità del giorno precedente aveva drenato ogni singola stilla di vita dal corpo dello Zabini. Per tutta la sera aveva avuto male ai muscoli delle guance, tirarti per un pomeriggio interi nel tentativo di sorridere e ridere alle battute che trovava particolarmente infantili, e desiderava soltanto poter schioccare le dita per cancellare metà o poco più della popolazione mondiale giusto per tornare un po’ di serenità e pace. Non gli sembra di chiedere troppo, mentre stava con la testa infilata sotto al cuscino mentre nella Sala Comune, grazie al cielo i Dormitori Maschili non era un luogo apprezzabile dove fare casino perché mancavano le ragazze, si sentivano provenire schiamazzi e ululati durante la roulette russa delle Gelatine Tutti i Gusti +1. Aveva preso ad osservare con disgusto il suo pacco: i 30 galeoni peggio spesi nella storia dei galeoni spesi male. E in questa lista occupavano gran posto tutto il materiale scolastico e i libri che non avrebbe mai aperto, se non si considerava quando li apriva per scarabocchiare agli angoli delle pagine, quindi era piuttosto considerevole piazzarsi in cima alla suddetta classifica. Nemmeno più tardi nel giorno seguente il nervosismo aveva abbandonato le viscere di Zabini che si sentiva più scontroso di un Ungaro Spinato che è rimasto digiuno: parecchio scontroso. Aveva comunicato il meno possibile, esibendosi in grugniti e qualche monosillaba nel caso si fosse rivelato indispensabile, restando taciturno e intrattabile per gran parte della giornata.
    Trovava irritante persino l’idea di andare ancora a Hogsmeade ma quel giorno doveva proprio. Aveva passato tutta la stramaledetta mattina a cercare nelle tasche dei pantaloni e nella sua mantella invernale, gli abiti che indossava anche ora ma che aveva indossato la domenica, alla ricerca dello scontrino di Mielandia. Ovviamente quella sbadata di una commessa, una ragazzetta del secondo anno che era stata tutte manfrine e moine con il capitano Cavendish, non gli aveva dato la ricevuta d’acquisto. Ma lui non riusciva proprio a mandare giù quei 30 galeoni spesi malamente solo per uniformarsi agli acquisti dei compagni di squadra e aveva deciso, sempre con la calma di un Ungaro Spinato senza colazione, che sarebbe andato nel negozio di caramelle a chiedere un reso e avrebbe minacciato di denunciare tutti quanti per evasione fiscale alla Gringott se non fosse stato possibile riavere dietro i suoi soldi.
    Ah, già. E poi già che era a Hogsmeade sarebbe passato al calendario dell’avvento per ritirare il regalo del giorno. Ma solo perché si trovava già nel villaggio magico, se qualcuno avesse provato a sostenere il contrario sarebbe diventato bocconcini di carne per drago. Mago avvisato…
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