Andare alle feste era qualcosa che aveva sempre trovato aberrante. Non solo perché come introversa si trovava per la maggior parte del tempo da sola, ad osservare da un angolo gente che si divertiva e si rapportava con altra gente senza il minimo sforzo, mentre lei avrebbe trovato difficile anche solo approcciarsi a uno sconosciuto e presentarsi, ma anche perché alla fine dei conti era una perdita di tempo. Il tempo speso per una festa era tempo sottratto allo studio, ad occupazioni più utili che avrebbero potuto arricchire il bagaglio culturale di una persona ben più di quanto potesse fare un evento sociale. Dietro le spesse lenti bifocali la Larsson si trovava a giudicare queste persone che ritenevano festeggiare una cosa importante, la parte migliore della settimana. Giudicava e per quanto si sforzasse di comprenderle non le capiva, riusciva solo a pensare alla mole di lavoro accumulato sulla sua scrivania che avrebbe potuto sbrigare invece che perdere tempo in un party dedicato all’amore, proprio lei che non si era mai innamorata veramente se non delle pozioni e del proprio lavoro. Ma l’invito ricevuto dalla collega era difficile da declinare, davanti a tanto entusiasmo non aveva trovato una scusa sufficientemente valida per evitare di andarci e così era stata costretta a venire. Costretta dalla sua ligia morale, non avrebbe mai dato buca se non per questioni di vita o di morte, aveva indossato un abito informale, grigio con alcuni ricami argentati ma comunque molto elegante. Subito aveva trovato un posto abbastanza tranquillo, sul lato corto del bancone e che si era infilata, sedendosi sullo sgabello e cercando di evitare accuratamente di essere coinvolta in qualunque tipo di conversazione. Sentiva quelle degli altri, li vedeva muoversi in coppia o aggirarsi come predatori: invidiava i primi ma era disgustata dai secondi. Una voce però accese immediatamente l’interesse della opzioni sta che quasi a sorpresa, alla prima occasione utile, si rivolse alla Barrow. "Cosa c’è davvero dentro a questo tè all’Amorentia?" forse nemmeno troppo gentile, un po’ brusca e giudicante, ma sapeva perfettamente che le qualità della docente di divinazione nella materia della Larsson non potevano essere tanto buone da creare un certo tipo di pozioni complesse o non si sarebbe spiegata la sua predisposizione per una materia tanto agli antipodi dai rigidi corollari imposti dalla nobile arte pozionistica.

Casella Postale della docente di Pozioni, Zelda Larsson.

Astenersi perditempo.

Risposte celeri in poco tempo assicurate, se siete studenti di Hogwarts siete pregati di usare la guferia del castello per domande sulle lezioni o sui compiti. Non si offrono lezioni private. Non si ammettono giustificazioni o proroghe.

No pubblicità, grazie.

Effluvi e vapori si levavano dai calderoni a lenta ebollizione in fondo alla parete dell'aula di Pozioni: gli studenti che quell'anno sarebbero stati impegnati ad affrontare gli esami M.A.G.O. avevano lasciato la pozione per una notte intera e solo nel pomeriggio sarebbero potuti venire a verificare il risultato dei loro sforzi. Il naso a punta della Larsson si era arricciato soltanto un paio di calderoni, segno che la maggior parte degli studenti poteva dirsi soddisfatta del proprio lavoro, mentre altri avrebbero avuto ancora molto lavoro da fare per poter sperare di passare con successo i temuti esami di fine anno. Intanto risuonava ancora in lontananza il greve battito della torre dell'orologio che annunciava l'inizio di una nuova ora di lezione: alcuni minuti erano trascorsi che già i primi studenti iniziavano ad arrivare nell'aula. Zelda Larsson gli accoglieva con un cenno del capo o ricambiando i continui saluti con altrettanti "Buongiorno" sebbene detestasse quella parte della lezione. Non era mai stata brava a rapportarsi con gli studenti persino quando era stata una di loro, figurarsi ora che era docente. L'imposizione rigida del suo ruolo, il fatto che fosse un'acclamata pozionista e che -sacrilegio- non era una Serpeverde rendeva la sua naturale timidezza ancora più evidente, ma spesso appariva come snob e cattiva. Nulla di più lontano dalla realtà, perchè dietro alle spesse lenti degli occhiali, si nascondevano occhi dolci che desideravano soltanto rendere tutti migliori di come avevano iniziato la lezione. Trasmettere il sapere era qualcosa che riteneva di fondamentale, un dovere che sentiva gravare sulle sue spalle più di quanto gli esami non gravassero sulle spalle dei suoi studenti: se fallivano perchè non avevano studiato era una loro negligenza, ma vi era un qualche concorso di colpa del docente se non raggiungevano l'eccellenza? Questo fatto la rendeva irrequieta, sebbene non si facesse mai dominare da emozioni illogiche era un dubbio che spesso l'affliggeva.
"Siamo a metà anno, metà percorso. Sui banchi, in ordine del tutto casuale, ho disposto dei calderoni con pozioni ancora in corso di svolgimento. " aveva deciso di dare inizio alla lezione quando aveva constatato essere passato un buon numero di minuti per permettere a tutti di arrivare e dopo che le sembrava che ogni singolo banco fosse stato occupato da uno studente. "Prima che ci guardiate dentro, qualcuno mi può elencare quali elementi si possono usare in questo caso per riconoscere una pozione? 20 punti al primo di voi che risponderà correttamente."

Benvenuti alla lezione di Pozioni! Avete tempo per postare il vostro ingresso fino al 24 Gennaio!