8 Dicembre 1926 Scomoda dorme la testa che indossa la corona

Era calato il buio quando aveva deciso di uscire dall’ufficio del Preside, affollato da un via vai di studenti che domandavano il permesso di tornare alle loro famiglie per un paio di giorni, in attesa che la situazione si calmasse, quando decise di uscire, chiudendosi alle spalle la porta di ebano con un movimento fluido della bacchetta ed incamminarsi in una passeggiata serale prima di cena.
Vigorosamente fregò le tempie con due dita, mentre in lontananza rintoccavano le cinque con altrettanti cupi tuoni, rispecchiando i suoi pensieri.
La Picquery non aveva dato risposta alle sue domande, esposte nella lettera inviata quella mattina stessa, nonostante entrambe fossero conoscenti tanto da presenziare già in alcune occasioni a cene e pranzi in vista delle festività natalizie. A differenza delle controparti oltreoceano il mondo magico americano era piuttosto unito come linea di pensiero per quel che riguardava gestione del governo e gestione scolastica, tanto che non era insolito che chi lavorava nel primo lavorasse anche nel secondo. All’edizione straordinaria del The New York Ghost non erano subentrate altre notizie tanto che molti studenti erano passati nel suo ufficio a domandare il permesso di essere accompagnati a casa per qualche giorno. Considerando l’eccezionalità degli eventi appena trascorsi non aveva potuto fare altro che assecondare queste volontà.
Una giornata infernale che non le aveva concesso un solo attimo di tregua e era anche per queste ragioni che aveva deciso di lasciare il suo ufficio di preside e recarsi qualche piano più basso, nel lato Est del castello che guardava sulle possenti statue di pietra, e cercare un po’ di pace nel suo studio personale nell’Aula di Erbologia. Un delicato aroma di spezie le pizzicò il naso varcata la porta: i boccioli di Peperoncino Saltellante del Giappone iniziavano a schiudersi con l’arrivo delle prime nevi. Non aveva ancora fatto tempo a girare intorno alla scrivania e prendere posto che alle sue spalle la porta rintoccò in due sordi colpi segno universale che suggellava la fine del suo attimo di pace. Lisciò il lungo abito cobalto che indossava sistemandolo con cura prima di sospirare un *Avanti!*