[ESPERIENZA 2] something lost

Andrea Dumont, Irving Graham, Kimiya Pearson

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    The Way of the Sword

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    Misterioso come lo Yin; Veloce come il Tuono.
    ▬Irving Graham▬
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    Evitare le persone era una disciplina in cui Irving eccelleva da tempo, nonostante la sua fama di romantico corteggiatore e, se del caso, anche di estroverso buontempone; la vera natura del newyorkese era, infatti, tutt'altro che simile a ciò che ogni giorno mostrava al mondo intero: era sì capace di scherzare ed alleggerire la tensione a suon di battute pungenti ed argute, ma non disdegnava affatto neanche la tranquillità di una vita placida, all'ombra di un se stesso pieno di anima e di bon ton spinto in prima linea. Poteva essere, quindi, piuttosto difficile da inquadrare quell'uomo dal fisico snello e slanciato e tanto misterioso intellettualmente in un contesto come quello della Scuola di Ilvermorny o, perché no, in un luogo come la Grand Central Station della Grande Mela, dove risate, urla, stramazzi e passi riecheggiavano nell'aere come granelli di polvere attanagliano le pagine di un libro; eppure...il vero se stesso che campeggiava nelle profondità della sua anima non aveva dimenticato il bambino timido e scavezzacollo che fissava tutto e tutti con quei due grandi occhioni scuri e curiosi di capire come le cose funzionassero e si evolvessero nel corso del tempo. Sì, ne aveva fatta di strada da quel punto. Un punto in cui la sua infanzia fu travolta dall'età adulta in un mero battito di ciglia, senza l'intermezzo dell'adolescenza, ed imparare a convivere con certi pesi che squarciano da dentro le sue stesse membra non era mai stato facile; da lì il passo per conoscere l'oscurità e tingere con un po'di nero quella tela che era rimasta di un candido bianco per così tanto tempo era stato breve, acquisendo la non tanto gradevole capacità di non riuscire a tenersi stretto nessuno. E, il più delle volte, neanche a volerlo questo qualcuno. Un piccolo sbuffo dal retrogusto amaro si mescolò, nel silenzio momentaneo della sua mente appena prima che un pensiero tutto nuovo si facesse strada dentro di lui: da quando si era trasformato in un ibrido senza che nessuna fazione dentro di sé dominasse sull'altra? Probabilmente dai fatti accaduti in un passato neppure troppo lontano, direttamente dalle mura di Villa Graham che, in quel preciso momento, ai suoi occhi grondavano di molto più sangue rispetto a quanto lui ne avesse visto scorrere prima tra le insenature. A volte si stupiva di quanta fatica facessero il Bene ed il Male a sopraffarsi l'un l'altro, nella sua anima, in una battaglia senza esclusione di colpi ed il suo recente essere lunatico derivava proprio da questo scontro epico in cui, al momento, non era stato proclamato nessun vincitore.
    << No, signora. Mi dispiace non poterle essere d'aiuto. Peraltro, vado in direzione opposta alla sua: sono diretto a Long Island.>>rispose, sfoggiando il suo canonico charme da nobile aristocratico, fissandosi sul colore biondo platino dei capelli della donna che, all'improvviso, gli aveva chiesto delle informazioni in merito al presunto guasto commentato con leggera stizza da uno degli operai che Irving stava tenendo d'occhio. Erano chiarissimi, per inciso: color platino, più che biondo; non fosse stato per il colore degli occhi e per la carnagione non eccessivamente pallida, il rampollo Graham avrebbe senza dubbio constatato che la sua interlocutrice era affetta da albinismo. Non ne poteva essere sicuro, ma era ragionevolmente convinto che la donna, una volta ascoltata la sua risposta, si sarebbe fatta da parte e avrebbe cercato soluzione ai suoi problemi altrove. Fu per quello che, senza perdere il contatto visivo con la evidente macchia blu che camminava, veloce, nella folla, l'Incantatore riservò un gentile e delicato sorriso alla NoMag, chinando leggermente il capo verso sinistra.
    << Arrivederci.>> continuò con educazione, regalandole un ultimo sguardo, per poi concludere << E buon proseguimento di giornata.>>
    Così, quell'atmosfera di dolce cortesia venne bruscamente interrotta dall'innocente ma audace passo in avanti mosso dal dipendente del M.A.C.U.S.A. che andò a cozzare con l'immobilismo momentaneo della sua interlocutrice. Poggiò in avanti il braccio mancino, alla ricerca di spazio libero davanti a sé per muovere le gambe e riprendere a camminare per continuare il pedinamento degli uomini in blu. Deglutì, cercando di restare impassibile, tentando di darle un'impressione quanto più distaccata era possibile e che non lasciasse trasparire l'ansia, la fretta e la necessità di venire a capo di una situazione che, in quel momento, cominciava a snervarlo più del normale.
    Pausa.
    La situazione cambiò ancora quando Irving si rese conto, per l'ennesima volta, di non essere solo: c'erano due persone, in quel momento, a poca distanza da lui ma con lo stesso obiettivo e a quel punto, pensò lui, la cosa giusta da fare era riunire le forze per procedere insieme. Sarebbe stato facile, in quel momento, agire d'impulso e ruotare la testa per ignorare la card che giaceva, al sicuro, nella tasca del suo pantalone; ma lui non era mai stato tipo da cose facili né tanto meno da scelte prese alla leggera e fu esattamente per quella ragione che si lasciò trasportare dai movimenti delle sue prede per altri metri senza far niente Restò ancora inattivo, facendosi trasportare dalla scia di olezzo pregnante e unto che proveniva dalle divise un po'sporche e un po'logore dei NoMag, lasciando che gli occhi spaziassero liberamente su di loro, prima, e sul resto dei passanti, poi, alla ricerca di un qualsiasi segno o indizio utile a restringere il campo. Il Queens, in effetti, è il quartiere più grande di tutta New York, in quanto a superficie; non sarebbe stato per niente facile trovare la vera origine dell'improvviso innalzamento del RSM con così pochi indizi. Era fondamentale andare più a fondo nel minor tempo possibile. Fu solo a seguito di tale constatazione, che Irving decise di coinvolgere il resto della squadra e di rendere partecipi le due donne delle sue scoperte. Tese la mano destra all'interno della tasca del suo pantalone e ne riemerse con la card fornitagli dal M.A.C.U.S.A. : con il pollice ben fisso sull'estremità sinistra, dov'era posto il sensore di riconoscimento, bisbigliò il messaggio che doveva apparire sulle gemelle della Dumont e della Pearson: << Guasto nel Queens. Riaprire il cancello principale e poi seguire i tunnel o materializzarsi.>>

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