[ESPERIENZA 0] - it's a family business

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  1. cinnamon
     
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    Ilvermorny
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    ▬LENA ALDEA LYNCH ▬
    DOMATORE

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    Per qualche istante il mondo si era fermato. Lena era rimasta con la mano sollevata, il coltello sospeso a mezz’aria come una spada di Damocle pronta ad abbattersi sul collo del marito. Il suo sguardo era ghiaccio, pietrificante come quello di un Basilisco, ma non aveva sortito alcun effetto sul Lynch. In anni trascorsi sullo scranno più alto di Ilvermorny si era abituata a leggere i segnali del corpo, a capire chi mentiva e chi diceva la verità. C’erano particolari posture che venivano assunte dagli impostori, un modo di comportarsi per evitare lo sguardo, un irrequietezza costante nei movimenti. Alcuni sviluppavano addirittura dei tic particolari, che potevano andare dal grattarsi come un cane con le pulci al tormentare i gioielli che indossavano. Si considerava brava nel suo lavoro, nulla le era calzato meglio indosso che la veste di preside, ma quando si trattava di Darren Lynch ogni sua certezza vacillava, In effetti suo marito non era mai stato un uomo troppo espansivo, al suo pari che non aveva mai avuto modo di mostrarsi espansiva. Sfiorava l'apatia, ma la maschera inespressiva che metteva su Darren era spiazzante. Quella lettera, che non aveva letto ma che nel suo inconscio sapeva essere qualcosa di sbagliato, le aveva fatto chiudere lo stomaco, impedendole di trangugiare il benché minimo boccone. Tristemente abbandonato l'arrosto con patate giaceva pressochè intatto sul piatto di porcellana, il servizio da pranzo della domenica e delle feste. Lilly . Tutta la sua rabbia, quel sentimento represso nelle profondità del suo cuore, fu riversato su quel nome, su quella persona della quale nemmeno conosceva il volto, che mai prima d'ora aveva sentito nominare. Lilly era proprio un nome da bassofondo di Nocturn Alley, di donna lasciva e ladra di uomini. In questo caso il suo. Perché se era vero che il loro matrimonio non fosse rosa e fiori, che l'amore aveva abbandonato da un pezzo il 4C e che il grigiore dell'abitudine aveva preso il sopravvento sulla vita coniugale, non poteva certo tollerare, figurarsi accettare, che un'altra donna si portasse via Darren. Avrebbero vissuto una vita senza amore, ma lo avrebbero fatto insieme. - Si trova nel mio ufficio, dopo pranzo andiamo a prenderla - rispose, come se la cosa fosse di poco conto, così di poca importanza che potevano perderla, e leggerla, insieme. Questo avrebbe decisamente messo alle strette il fedifrago Lynch, se davvero si trattava di Lilly la sgualdrina. Due tonfi sordi sopraggiunsero in sala da pranzo, suscitando la curiosità di Lena. - Twiggy?- chiamò, immaginando che potesse essere qualcuno che bussava alla porta di casa. Era estremamente maleducato presentarsi, nemmeno invitati, a casa di qualcuno in un simile orario... a meno che non si fosse tratta di un'emergenza.
    Si sentì un trambusto e in un attimo l'elfo domestico era al suo capezzale, con accuse e scuse, con la voce in evidente stato di panico che la colsero alla provvista. -Per l'amor di Merlino, calmati!- ebbe il tempo di esclamare, mentre le dita nodose della creatura afferravano le estremità del suo piatto. Un tonfo sordo, uno scricchiolio seguirono successivamente. Lena guardò sul soffitto. Non avevano vicini. Non c'era nulla se non il loro solaio al piano superiore. Guardò Darren, questa volta con una esplicita richiesta di aiuto. - Avete sentito? chiese, ignorando per un attimo la creatura che aveva accanto. Cos'era stato?
    Empatia Selvatica. L'attenzione di Lena questa volta si rivolte sull'elfo domestico, mettendo da parte il rumore del piano di sopra, avrebbe potuto controllarlo in un secondo momento. -Twiggy.- cercò di trasmettere serenità a quella povera creatura, pronta a punirsi per qualcosa che non aveva commesso. Doveva calmarlo, e lei era brava con le Creature Magiche - Calmo. Hai cucinato bene....vedi? Gli altri stanno mangiando, io non mi sento molto bene, ma è un problema mio, non del tuo arrosto- parlò come era solita rivolgersi a Maxine quando era ancora tropo piccola per comprendere perchè non poteva aggirarsi per casa con la sua bacchetta in mano.

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