Anche quando era più piccola Maxine aveva la capacità di sbucare fuori all’improvviso. Almeno per lui. Ricordava ancora la paura di calpestarla quando aveva iniziato a gattonare tra le stanze, frullando gambe e braccia sul parquet. Te la trovavi davanti ai piedi senza accorgertene, rischiando di inciampare. Comunicava soltanto per risatine e risolini che solitamente si scatenavano soltanto dopo la caduta del povero disgraziato. Aveva seriamente pensato di metterle un campanello per annunciare la sua posizione. Lena era stata contraria, non avrebbe trasformato la figlia in una capra. Lui non ci aveva visto nulla di male ma aveva assecondato la moglie, procurandosi altre cadute prima che la figlia imparasse a camminare e a parlare.
Si stupì di trovarsela alle spalle, silenziosa, lo aveva fatto irrigidire con la sua domanda. Stupida. Ovviamente non rispose nessuno. La osservò senza dire una parola, cercando di capire che stesse facendo lì su. Ma Maxine era ormai presa da questa faccenda, quasi fosse un gioco per lei, e si era messa a cercare assegnando compiti e dividendo la stanza. Si limitò ad annuire, stando al suo gioco come faceva quando era piccola e lo costringeva a prendere il tè con le bambole. Aveva mosso altri passi per spostarsi nel lato che aveva di fronte, quello pieno di ciarpame.
RevelioSarebbe stato il primo incantesimo che avrebbe lanciato dal suo infinito arsenale di conoscenza. Era sicuramente il più adeguato per escludere la presenza di altre persone. Avrebbe mosso la bacchetta con la punta accesa in un abile svolazzo, per innescare l’incantesimo. Successivamente si sarebbe messo a
cercare tracce vicino al loro vecchio divano dimesso.