Nadine si era vestita di tutto punto per andare a lavoro quel giorno. L'ultima volta si era una bella strigliata dalla titolare perché era troppo casual e non in linea con l'eleganza e lo stile del suo negozio. Aveva ragione, in un certo senso, ma Nadine era molto legata alla moda. Non nel senso stretto, di vestire all'ultimo grido non le importava affatto, credeva però che il modo di vestire rappresentasse un po' la personalità della persona in questione, magari anche del mood della giornata. La moda era, per lei, il primo biglietto da visita che si dava all'esterno ed era giusto, quindi, presentarsi bene a lavoro, ma era un po' dispiaciuta che per risultare perfetta al McClan non poteva essere se stessa appieno. Lei era una ragazza tranquilla, che ancora non sapeva cosa volesse fare della sua vita, però le piaceva - e molto - comunicare attraverso segnali (motivo per cui preferiva di gran lunga il rapporto con gli animali che con gli esseri umani) e la moda, per lei, era uno dei segnali più forti del mondo. Si metteva lì, talvolta, al bancone del McClan per osservare i clienti e le loro scelte stilistiche, come se quelle potessero dirle implicitamente l'umore e i pensieri dei sopracitati clienti.
Era stata privata del suo stile, della sua firma personale, a vantaggio di quella del negozio dove lavorava. Forse funzionava così il mondo degli adulti, prima gli affari e poi la personalità. Come se non importasse di chi ci fosse dietro il bancone, l'importante è che si trovava lì per far guadagnare il più possibile l'attività. Qualsiasi genere di attività richiedeva un certo dress-code ed era giusto, ma allo stesso tempo limitante. I professori ad Hogwarts, ad esempio, erano vestiti quasi tutti uguali, pochissimi si distinguevano per il loro maglioncino più particolare o per il cappello più o meno sfarzoso. Per non parlare di loro, gli studenti, tutti omologati con la stessa divisa praticamente tutti i giorni, senza avere nessuna possibilità di trasmettere la propria identità. Erano dei nomi e cognomi, non delle persone. Erano un rendimento scolastico, non un insieme di sentimenti ed emozioni. Nadine doveva accettarlo. La moda, per quanto importante fosse per lei, non era ancora libera, non era ancora indipendente, non era ancora genuina. La moda era ancora legata a standard imposti dalla società e serviva per omologare più che per esprimersi.
L'attenzione della piccola Carroll venne richiamata dal campanellino posto sulla porta d'ingresso. Nuovo cliente in vista.
La donna entrata sembrava sapere esattamente cosa voleva, tant'è che nemmeno si guardò troppo attorno e si diresse velocemente verso il bancone dove si trovava proprio Nadine che stava sistemando il registro delle vendite.
- Buongiorno e benvenuta al Madama McClan, posso esserle d'aiuto?Chiese la commessa, gentilmente. Attese, dunque, la risposta e le richieste prima di muoversi per soddisfare la cliente. Raggiante, Nadine prese, tra i tanti Abiti che le galleggiavano davanti perfettamente appesi a delle grucce, quello corretto e ne verificò attentamente le condizioni. Una volta pronto lo sfilò dalla stampella, lo piegò delicatamente pronto per essere portato a casa dalla strega. Subito dopo si voltò ed aprì uno dei cassetti alle sue spalle, contenenti grandi quantità di accessori che erano in bella vista in vetrina e sui manichini all'interno della bottega.
- Per l'Abito Metamorfosi sono 80 Galeoni +40 DES , mentre per il Bracciale di Diamanti sono XX Galeoni, per un totale di XX Galeoni. Desidera dell'altro?La Carroll prese le monete d'oro necessarie per l'acquisto di quell'abito e attese nuove istruzioni, se ce ne fossero state, altrimenti avrebbe salutato cordialmente la cliente e si sarebbe concentrata sul successivo acquirente.
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