quella volta che il gatto mangiò la bacchetta

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    Cheyenne Luna Black
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    Si dice che la sfiga non arrivi mai da sola, che ami la compagnia del caos ed ancor più della disperazione. Quella mattina di caos nel angusto appartamento che condivideva con Olivia ce ne era quanto mai. In piedi sulla porta della cucina, con i piedi scalzi sulle fredde piastrelle del pavimento Cheyenne osservava con l’aria di chi vede ma non comprende il mulinello di confusione che devastava l’intera stanza. C’erano stoviglie e pentole che straboccavano in una montagna informe sul lavello fin quasi a toccare il pensile superiore, il tavolo si era trasformato in un campo di battaglia con cereali colorati mezzi sciolti nel latte rovesciato sul legno, con disgustose gocce di cioccolata sperando che fossero gocce di cioccolato e non regalini di topi ed altre sostanze che si erano sciolte a tal punto da essere non identificabili. Se la prima reazione fu di esclamare un «che cazzo hai fatto Liv?» che non ottenne alcuna risposta, la seconda e più ragionata azione fu quella di lanciare almeno una decina di gratta e netta per poter porre rimedio a quel massacro di igiene e buon senso. Doveva trovarsi un appartamento tutto suo. Tornò sui suoi passi, strisciando i piedi fino alla camera da letto per prendere la bacchetta e porre fine a quel macello. A colpo sicuro infilò la mano nella federa del cuscino per cercare la bacchetta. Non si fidava a metterla da altre parti e si sentiva più tranquilla a dormire con una pistola carica sotto il cuscino, non si sapeva mai. Ma non trovò nulla. Spostò il cuscino e controllò sul lenzuolo, poi sotto le coperte. Con il passare di tentativi senza successo credeva anche la sua ansia che si tramutava in forza distruttiva ed alla fine, dopo aver disfatto il letto completamente, aveva ribaltato persino il materasso ma della bacchetta nessuna traccia. Iniziò ad intaccare l’armadio per controllare che non avesse lasciato la bacchetta in qualche vestito, già metà guardaroba giaceva riverso sul pavimento quando un miagolio attirò la sua attenzione. Sulla scala antincendio Fergus, il gatto di Liv, la osservava con la coda ondeggiante. Se non avesse aperto la finestra per farlo entrare il felino si sarebbe avventato sulla finestra con le unghie, procurando ulteriori danni. La Black ormai non sperava nemmeno più che il proprietario gli avrebbe restituito la caparra assicurativa. Con un sospiro aprì la finestra per farlo entrare, mentre questo le sculettava davanti alla faccia la vide. Incastrata tra le grate di metallo che formavano la struttura della scala. «Cazzo!» Si precipitò fuori. Estrasse la bacchetta con un moto di rabbia. Il legno era mangiato, i segni dei denti del fottuto gatto avevano forato la bacchetta come se avesse contratto il morbillo. Ebbe quasi un mancamento nel notare che la punta della bacchetta era stata mangiata per almeno un pollice e che il nucleo della sua bacchetta si vomitava al esterno con filamenti sbavati. «Lumos!» C’era disperazione nel suo tono di voce. Nulla accadde, nessuna magia.

    * * *


    Aveva quasi le lacrime agli occhi quando si Materializzazò da Ollivander con quel che restava della sua bacchetta, ormai ridotta a gioco per gatti. La riposa in tasca, consapevole che non poteva essere riparata e che la sola speranza fosse di trovare una bacchetta che le sarebbe restata altrettanto fedele.
    Quando aprì la porta del locale un campanello annunciò il suo ingresso, mentre il profumo di legno e vaniglia arrivava al suo naso come una folata gradita. Aveva quasi dimenticato quanto fosse piacevole odorare qualcosa di pulito, di lavato. Avanzava sempre di più dentro di lei la convinzione di doversi trasferire.
    Il locale era abbastanza affollato e dovette fare un po' di coda prima di arrivare davanti alla commessa che l'avrebbe assistita. Mise da parte ogni imbarazzo, non era così che era fatta, ed esibì quello che restava della sua bacchetta. Dubitava si potesse fare qualcosa.
    «Buongiorno, avrei bisogno di una nuova bacchetta... la mia ha fatto una brutta fine...» Una fine indegna. Nello stomaco di un cazzo di gatto. Uno stupido gatto no-maj, sicuramente. Quel mostro era così ignorante che non aveva niente a che fare con gli esemplari venduti al Serraglio. Mise via la bacchetta, nascondendo la vergognosa morte, così indegna per il nobile scopo. Doveva cambiare casa, dopo questa malefatta aveva capito che non faceva più per lei vivere con Olivia. Ogni giorno in quella casa succedeva qualche dramma, doveva andarsene come una ladra per evitare i vari amanti della coinquilina e doveva sempre pulire al casino che lasciava in giro. Il più delle volte pensava di vivere con un maiale. Cambiare bacchetta era il primo passo verso una vita nuova.
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    Ruggì al mondo tutto il suo disappunto per quel turno mattutino con un sonoro sbadiglio che venne appena coperto dalla mano che la Crawford si era posta dinnanzi alle fauci. Bonjour finesse. Aveva armeggiato con la bacchetta magiche per far aprire con uno scatto la magica serratura di Ollivander. Aveva acceso con uno svolazzo di bacchetta il caminetto con uno scoppiettante fuoco che restava sempre acceso, persino in piena estate, ed anche il sistema di illuminazione a candele iniziava a risvegliarsi dalla quiete notturna. H.A.C. ricamate in smeraldo sul maglione della sua divisa scolastica apparivano sul suo petto appena sopra allo stemma di Serpeverde, mentre si sedeva sullo sgabello imbottito di cuoio sgualcito dietro al bancone. Al mattino non c’era mai molta gente e già sapeva che avrebbe dovuto occupare il suo tempo nel sistemare la contabilità e nel registrare gli acquisti del weekend, inoltre doveva fare una sorta di inventario dei legni più venduti per ripristinare le scorte che servivano al vecchio Ollivander nella produzione di bacchette. Desiderava tanto apprendere la nobile arte della creazione dei catalizzatori, ma per il momento doveva dedicarsi alla mera vendita e agli studi. Teneva il capo chino sui fogli di pergamena, con la dita stretta sulla sua piuma d’aquila mentre trascriveva minuziosamente i nuclei venduti quella settimana. Stava cercando di ritagliare un po’ di tempo tra un cliente e l’altro ma quel giorno non c’era un attimo di tregua. Dopo aver servito un giovane studente fu il turno di una strega adulta.
    « Benvenuta da Ollivander, temo dovrà prendere una nuova bacchetta allora..» la donna davanti a lei doveva essere abbastanza adulta per possedere già un suo catalizzatore, aveva sempre pensato che le bacchette durassero per tutta la vita, e solitamente era così, ma da quando lavorava nella bottega di Diagon Alley aveva imparato che non era così, anzi che accadeva più spesso di quanto ci si sarebbe immaginato.
    Si voltò scegliendo tra le custodie che si trovavano alle sue spalle una di un bel rosso brillante, con dei ghirigori dorati a decorarne i lati. Era una delle produzioni di Shikoba Wolfe.
    « Le andrebbe di testare questa in Corniolo, Crine di Unicorno, 11 pollici, Non Flessibile. +20 INT Il costo è di 30 Galeoni



    Benvenuta da Ollivander!
    Puoi anche non rispondere a questa discussione, la bacchetta che sarà registrata avrà le caratteristiche appena elencate.
    Se però non è di tuo gusto puoi provarla e decretare il suo fallimento, te ne fornirò un'altra.
    Hai a disposizioni tre tentativi per trovare la tua bacchetta, la terza -che ti piaccia o no- sarà quella definitiva.

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