La vergogna verde

accettazione

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  1. Nathaniel Tristan Crawford
     
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    Eseguire correttamente una materializzazione i primi tempi non era stato affatto semplice: avevo lasciato per strada alcune ciocche di capelli, un unghia del piede e per un po’ di tempo Dean era andato in giro a dire che mi ero spaccato un testicolo, lasciandolo per strada. Era stata poi Susanne Jonson, del Serpeverde, a confermare che la sotto era tutto in regola, così quella voce si era persa ed era rimasta soltanto un ricordo del ennesimo scherzo tra me ed il Lawrence.
    Non mi reputavo un esperto nelle materializzazioni ma potevo dire di averne fatte un bel po’ con discreto successo ed anche quelle in coppia con qualcuno si erano sempre concluse senza alcun trauma, giusto un sopracciglio scordato alla partenza. Quando giungemmo in un lieve crac all’ingresso del San Mungo avevo un sorriso fiero stampato sul volto, retaggio del l’adolescente che si vanta della più piccola magia eseguita.
    La curva di giubilo si spense quando la mia bionda viaggiatrice si sporse in avanti per...vomitare!
    Consapevole della delicata situazione in cui si trovava la donna mi preoccupai immediatamente delle sue condizioni, soprattutto perché dopo il reflusso non uscì più alcuna parola dalle sue labbra.
    -Tutto okay? Mi dispiace, avrei dovuto avvertirti... la materializzazione può essere un po’ brusca, soprattutto le prime volte -
    Cercai di prendermi la colpa per non far sentire ancora di più a disagio la ragazza che non aveva ancora aperto bocca ma sulle cui guance riuscivo ad intravedere un certo rossore.
    E il mio goffo tentativo di assumermi la colpa per quanto era successo non sembrava qver
    sortito alcun effetto motivo per il quale estrassi la bacchetta di recente acquisizione da Ollivander ed esclamai
    -Gratta e netta!-
    Un colpo di spugna magico che cancellò ogni residuo del incidente dal pavimento del San Mungo, gli Elfi Domestici avrebbero anche dovuto ringraziarmi per aver svolto un loro compito, mi avanzai di un passo sempre tenendo la mano di Hawke.
    -Ecco qui, come se non fosse successo nulla! Seguimi...-
    Avevo iniziato con un tono di voce scherzoso, giusto per alleggerire la tensione che si era protratta dal momento del nostro arrivo. Già l’odore di disinfettante che riempiva l’ambiente non aiutava a rilassarsi ma ero determinato a consegnare la donna nelle mani di un medico competente.
    -Buongiorno... ho trovato questa donna in stato confusionale a Diagon Alley, non ricorda chi sia, non ricorda nulla del suo passato. Ha qualche escoriazione ma non penso sia qualcosa di grave... però...ha delle lettere marchiate su un polso.-
    Dovevo farmi forza per arrivare fino davanti al bancone del accettazione dove qualcuno di più comportante avrebbe saputo che fare. Nel raccontarlo la situazione aveva sin da subito iniziato ad apparirmi grave, più grave di quando per le vie di Diagon Alley l’avevo trovata.
    -Non sono nemmeno certo sia una strega-
    Conclusi con tono grave, ma a bassa voce, le mie riflessioni in merito alla pericolosità di questa situazione. Se Hawke fosse stata una banana sicuramente sarebbero intervenuti per cancellarle la memoria di questo incontro, altri ricordo sperduti in una tabula rasa.
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