[ESPERIENZA 8] - Halloween Nightmare

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  1. crw
     
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    Se scopro chi è l’idiota che ha avuto la brillante idea di rapirmi è un uomo morto. Una morte lenta e dolorosa, piena di torture. Cazzo di fischio alle orecchie che non mi fa concentrare. Vendetta. La sola cosa che mi fa avanzare nella vita. E si abbatterà come un’implacabile uragano nella vita di chiunque abbia avuto questa pessima idea.

    È il forte dolore alla testa che la fa svegliare. Un cerchio che opprime le tempie e che pulsa, come se avessero cercato di impiantarle un’aureola – non che abbia mai avuto a che fare con questioni angeliche- o ,sempre per restare in ambito biblico, una corona di spine. Istintivamente porta una mano alla tempie. Bloccata. Il desiderio di massaggiare la parte dolente supera il pensiero razionale e così la mano sinistra massaggia la pelle con movimenti ciclici per un paio di volte prima che la sentinella d’allarme, un enorme avviso rosso che si era già acceso quando il movimento era stato interrotto da terzi, venga presa in considerazione e quindi ascoltata dal sistema nervoso centrale. Merda. Si sveglia, sbattendo su un’oscurità ancora più buia di quella che ha animato i suoi sogni. Sotto di lei il freddo pavimento l’accoglie, assieme con una serie di dolori articolari che più che a una diciassettenne starebbero bene a una vecchia strega di 71 anni. Il dolore alla testa si fa più acuto, insieme con il fischio -anche questo ascoltato solo ora- che le tartassa la mente.
    Buongiorno fiorellino, siamo nella merda. Siamo davvero nella merda. Ora cerca di darti una cazzo di mossa che non ho sopportato 17 anni di buone maniere e inutili lezioni scolastiche solo per finire a marcire in un vecchio scantinato che Merlino, se trovo il barbone a cui appartiene lo scuoio vivo con le mie stesse mani.

    Stordita, per niente reattiva, avrebbe bisogno di una flebo di caffeina per poter davvero capire qualcosa. Annichilita, stordita e confusa cercava di capire quale fosse il suo ultimo ricordo. Molti problemi avevano turbato l’animo della Serpeverde da quando aveva improvvisamente abbandonato Hogwarts. I suoi genitori l’avevano ripudiata, si era trovata senza soldi e senza casa e i suoi vuoti di memoria iniziavano a farsi sempre più frequenti. Ma le cose sembravano finalmente iniziare a girare per il verso giusto. La convivenza con Nate, nel minuscolo monolocale, era diventata appena più che sopportabile e anche sul lavoro la situazione stava migliorando notevolmente. Non aveva ancora comunicato la notizia a nessuno, aveva svolto il colloquio da poche ore e attendeva di conoscere ufficialmente l’esito anche se dalla faccia stupita del signor Ollivander aveva capito di avercela fatta. Un paio di buste paga e si sarebbe potuta permettere, assieme con parte dell’eredità dei Crawrford, di diventare proprietaria a tutti gli effetti del negozio di bacchette. Insomma, stava vivendo un momento di turbolenza, di disagio famigliare e di problematiche interiori ma le cose stavano iniziando a girare per il verso giusto. E ora Anakin aveva guastato il tutto con un nuovo vuoto di memoria. Cosa aveva combinato questa volta? Massaggiò la tempia con la mano libera. Perchè era ammanettata? Il pensiero che fosse riuscita a rinchiuderla ad Azkaban non sembrava così remoto, ma si rifiutava di credere che fosse rimasta incosciente per tutta la durata di un eventuale processo. Negli anni, gli ultimi sempre più caratterizzati da questa ingombrante presenza malvagia, aveva capito che per quanto distruttiva la sua doppia personalità aveva uno spirito primordiale di autoconservazione. Tendenzialmente dunque non avrebbe fatto nulla che avrebbe nuociuto anche se stessa. Doveva essere una volontà imposta da altri quella di essere legata al pavimento. Cosa diavolo aveva combinato Anakin?
    Sempre colpa mia, la carnefice Anakin. Ancora una volta quella patetica controparte umana mostrava tutta la sua inutilità riuscendo soltanto a piangersi addosso e a non fare nulla di concreto. Hedel, la povera vittima, era buona solo come agnello sacrificale. E speravo che sarebbe arrivato presto il momento del tanto atteso sacrificio.
    Incatenata al suolo la sua mano non poteva fare molto così come il resto del suo corpo. Era una posizione scomoda, poco pratica. Non aveva bisogno di cercare il catalizzatore di ebano: si era abituata a percepire la sua presenza quando lo aveva con se, era consapevole dell’energia magica che emanava e il suo corpo la percepiva e se ne nutriva. Ma ora quel collegamento era reciso, inesistente. La sua fedele bacchetta non era lì con lei. Il pensiero di ricrearla con le stesse qualità la sfiorò per un’istante, prima di realizzare che anche partendo da ebano e fiamma di drago, non sarebbe riuscita a imporsi sulla lealtà della bacchetta. Il solo modo che aveva per poter avere una bacchetta come quella che era solita usare era soltanto quello di ritrovare la sua di ebano. Tastando con la mano libera avrebbe cercato di trovare un modo per liberarsi, per poi mettersi alla ricerca della sua bacchetta.
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
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