[ESPERIENZA 8] - Halloween Nightmare

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  1. Oh damn‚ Black!
     
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    Cheyenne Luna Black
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    Nella sua mente razionale, le ipotesi su come si fosse ferita alla testa, con una serie infinite di cause e conseguenze più o meno gravi, fra tutte la peggiore sembrava essere proprio la morte, si inseguivano come il gatto con il topo, senza che nessuno avesse la meglio sull’altra. Tutte quanti parevano attendibili, razionalmente possibili e dunque verosimilmente applicabili al suo caso specifico. Il metodo scientifico che l’aveva accompagnata in anni di studi che l’avevano portata ad essere Medimag sembravano portare tutti alla medesima conclusione. Eppure da queste elucubrazioni mentali non traeva alcun piacere, soltanto una crescente frustrazione perché non riusciva a trovare una soluzione al suo problema. La sua indagine tattile aveva fornito ulteriori elementi, ma erano soltanto incognite che si aggiungevano al complicato meccanismo di equazioni e la Black non era mai stata un asso con l’aritmanzia o la matematica. Finché si trattava di aver a che fare con i calcoli del resto da dare ai 3 manici, alle percentuali di guadagno o alle provvigioni per i suoi fornitori poteva anche starci dietro e seguire il filo logico della questione, ma se si andava in un campo appena più complicato, diciamo dopo il consolidato modo delle percentuali per gli sconti, ci si avventurava in una zona oscura e grigia, fatta da una fitta nebbia che non aveva alcuna intenzione di districare. Avrebbe invece volentieri dissipato le nuvole dell’incognito che oscuravano i suoi ricordi, creando un mosaico tassellato di quadretti incompleti e poco chiari, senza permetterle di cogliere il quadro generale. Anche in questo caso la sua mente brillante era di ben poca utilità e cogliere tutti questi aspetti, comprese le loro sfaccettature, non faceva altro che incrementare la sua frustrazione per una situazione che iniziava a delineare, ma che non comprendeva e cosa ben peggiore non poteva risolvere.
    Da qualche parte udì il vento ululare, ma non percepì movimenti d’aria nel luogo in cui si trovava. Doveva essere al chiuso, in un ambiente senza finestre o spifferi. Non si trovava quindi in uno stabile abbandonato. Per sentire però il vento così forte non doveva nemmeno trovarsi nello scantinato sotterraneo di qualche maniaco e questa cosa la rassicurò, almeno in parte, riguardo alle sue possibilità di sopravvivenza. Sul terreno aveva rinvenuto un solco, quello che sembrava raffigurare una freccia. Sembrava poter riporre in questo mistico simbolo la chiave della sua liberazione. Si sarebbe mossa con cautela, sperando di percepire un potere magico uscire dall’idioma che aveva scovato nel terreno, capire quale fosse la sua natura e se soprattutto poteva essere collegato alla magia.
    Fu mentre analizzava questi aspetti, cercando la concentrazione al di là del profondo fischio che infastidiva la sua mente, che delle lettere arrivarono abbastanza chiaramente alle sue orecchie.
    «Io sono Cheyenne. Sono una donna. Sono una strega. Sono una Black. E tu?»
    Rispose, sapendo di esporsi notevolmente, con voce forte tanto da riuscirsi a sentire nonostante il suono forte alle orecchie, con la buona fiducia e l’ottimismo di avere a che fare con una voce amica, con qualcuno che poteva liberarla. Avrebbe mantenuto questa vena positiva finché non avrebbe avuto prova del contrario.
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
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