Do you remember that time?

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  1. James Kennegan
     
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    Osservava con decisa ostinazione il suo bagaglio, una massa informe di cuoio logoro riverso sul pavimento. Da quella posizione privilegiata poteva scorgere la difficoltà con la quale la cerniera di chiudeva e le cuciture cercavano di mantenere insieme le toppe di cuoio. Gli occhi di smeraldo erano fissi sul borsone come se con questa sola imposizione visiva fosse stata in grado di appellarlo a se ed evitarsi di ripetere le scale appena fatte con tanta fatica. E aveva una gamba un po’ più rigida a confermarlo. Stava già per lanciarsi in un sospiro di rassegnazione, con un piede già rivolto verso il basso quando una voce la fermò sul posto. Aveva deciso di mantenere un profilo basso per ne voleva evitare di incappare in qualche giornalista, come ad esempio quel George Wittacher che aveva scritto l’osceno articolo appena cestinato, o in qualche tifoso che potesse riconoscerla ma di fronte a una richiesta di supporto non poteva non mostrarsi interessata. E così un ampio sorriso si era allargato sul suo volto, scostando una ciocca d’oro dallo sguardo, per osservare meglio il suo soccorritore. << Grazie è un borsone davvero pesante. La mia camera è la numero sette.>> aveva appena finito di parlare quando si accorse del repentino cambio di sguardo nel suo interlocutore. Da gentiluomo disinteressato a ragazzo che aveva segnato un nome al suo volto. << Beccata>> ammise. Non aveva senso cercare di negare la sua identità, con il passare degli anni era diventato semplice assegnare al suo volto il nome da maschiaccio che tanto aveva fatto scalpore durante i primi anni scolastici. Sorrise, questa volta meno calorosamente che in precedenza perché sapeva che sarebbe stato più difficile passare inosservata. Ascoltò la presentazione del ragazzo e piano piano dalle nebbie dei suoi ricordi spiccò l’immagine del giovane Caposcuola di Corvonero, tanto bravo sul campo di gioco quanto in classe. Ricordava di essersi sentita inferiore perché lei eccelleva davvero soltanto in un campo, letteralmente, anche se poi i meriti sportivi l’avevano portata a diventare Caposcuola di Serpeverde. << Ma certo, ricordo! Ricordo anche che hai cercato di disarcionarmi con un bolide che io stessa ti avevo spedito contro.>> replicò puntandogli il dito indice contro come se avesse appena realizzato di essere in presenza di qualcuno che le aveva fatto un torto enorme. Ovviamente faceva parte del carattere della Kennegan estremizzare i suoi sentimenti e farcire le sue frasi con una buona dose di sarcasmo. << Sto... mi sto riprendendo da un brutto colpo sul campo. Ma ci vuole più di un bolide per distruggermi... comunque sono qui per un controllo al San Mungo.>> spiegò senza dare informazioni più precise perché non sapeva chi poteva ascoltarli. I giornalisti erano in agguato ovunque e magari anche il McNeal aveva seguito una carriera nel mondo dell’editoria.
    << Grazie ancora per l’aiuto... e tu? Che fai da queste parti?>> domandò al ragazzo che nel frattempo aveva recuperato il suo borsone. Si incamminò sugli scalini, procedendo con calma per non caricare più di quanto già avesse fatto la sua gamba, niente affatto preoccupata di mostrarsi effettivamente debole innanzi al suo interlocutore.
     
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8 replies since 21/12/2019, 20:42   233 views
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