Do you remember that time?

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  1. Brad McNeal
     
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    Edimburgo, Scozia

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    ▬Brad McNeal▬
    SPEZZAINCANTI

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    Tra vecchi ricordi e aneddoti che avrebbero fatto venire i brividi anche ad un Troll, Brad si consolò in quello che era stato, fino ad allora, il momento più bello della sua vita. Inutile negare che la scuola, soprattutto Hogwarts, formava un mago, che sin da bambino era impossibilitato ad utilizzare la magia con un catalizzatore, a diventare forte, potente, responsabile e saggio. A scuola si imparavano i primi incantesimi di attacco, di difesa, di utilità quotidiano e si trovavano le prime difficoltà, i primi amici ed i primi amori. Erano stati, quelli di Brad, sette anni fantastici adornati da importanti traguardi raggiunti ed ottimi risultati scolastici che facevano ben sperare nel suo futuro. Ed era per quello, forse, che McNeal aveva da sempre pensato in grande per sé stesso, aveva da sempre pensato che fare soldi non importava (non troppo) e che, invece, migliorare la comunità magica a crescere ed espandersi era l'unica cosa che contava davvero. Il suo era un sogno da undicenne, ma che per anni aveva provato a raggiungere, fino a quando Steve McNeal non lo prese sotto il suo controllo. Terminati gli studi, al giovane Brad non venne concesso di sognare, ma solo di lavorare per continuare a fare soldi su soldi. Le ambizioni, in quei dieci e più anni di lavoro con il padre, si erano bruciate ed erano diventate nient'altro che un lontano ricordo, proprio come Hogwarts.
    Rivedere James Kennegan riaccese una fiamma nell'animo di Brad che riprese, quasi, ad avere la stessa grinta e la stessa fame di quando era prima Prefetto e poi Caposcuola. Voleva conquistare il mondo, essere il migliore, non arrivare mai dietro nessuno. E in effetti ci riusciva spesso, tranne nel Quidditch. Lì, seppur bravissimo, Brad dovette lasciare il primo posto proprio alla Serpeverde. Era lei che aveva occupato il trono, meritatamente conquistato.
    "No, in realtà tendo a non fidarmi di nessuno. Solo che avevano bussato e... Non c'era nessuno."
    Dire quella frase gli aveva messo i brividi. Perché non c'era nessuno? Che fosse solo uno scherzo del fato per farlo incontrare dopo tanti anni con l'ex compagna di Hogwarts? Comunque, nessuno sarebbe potuto entrare in camera sua senza essere visto. Quel corridoio scricchiolante era vuoto e qualsiasi rumore Brad l'avrebbe udito senza alcun problema, proprio come il tonfo del borsone della Kennegan. Fu fortuna, forse destino, ma in ogni caso quel ritrovo aveva messo addosso al McNeal ancora più voglia di cercare informazioni riguardo Ilvermorny e il Professor Vincentius.
    "Una settimana? Oh bene, allora sarai mia vicina di stanza per ancora cinque giorni. Sto cercando anche un appartamento in zona, quindi la prossima volta che verrò a Londra spero di essere a casa nuova."
    Onestamente sperava di riuscire a passare altro tempo con James, per riaprire insieme quella porticina dei ricordi che voleva essere in realtà sfondata per farli uscire tutti allo scoperto e per discutere sulla situazione attuale dei due ragazzi, decisamente cambiata dopo essersi diplomati. Era Natale, però, quindi forse la ragazza aveva altri progetti, ma fino a che stavano entrambi al Paiolo Magico qualche incontro casuale poteva anche starci di mezzo. Sorrise all'idea, senza farla però trasparire. Non ci sarebbe stato nulla di casuale nello bussare alla porta accanto alla propria, ma quelli erano dettagli di cui Brad non teneva conto. Se si metteva in testa una cosa la portava a termine, a qualunque costo.
    Alla domanda del Professore di Difesa Contro le Arti Oscure, James tirò fuori un aneddoto che Brad aveva totalmente dimenticato e che lo fece scoppiare a ridere di gusto, con tanto di espressione 'cazzo è vero!'. La Kennegan non si smentiva mai e forse Vincentius si era ormai rassegnato: che senso aveva togliere punti alla studentessa più maldestra della scuola? Probabilmente nessuno e infatti così ragionò l'ex Insegnante. Le domande che poi gli fece James furono tanto difficili quanto banali. Non ci aveva ancora pensato, ad andare in America di persona, per controllare la situazione, ma forse non era poi una così cattiva idea. Come gli aveva insegnato suo padre Steve (almeno una cosa buona l'aveva fatta), andare sul posto per capire i comportamenti di una pianta (in questo caso di una Scuola) era sempre meglio che studiarlo sui libri.
    "Forse sì, forse no. Dipende anche da cosa trovo qui a Londra. È difficile trovare un motivo per lasciare tutto e partire, dovrei trovare una scusa che mi faccia convincere. Tu come ti sei trovata lì? È tanto diversa dal Regno Unito?"
    Sarebbe bastato anche una sola lettera dell'ex Docente che gli diceva 'vieni qui a trovarmi' e lui si sarebbe lanciato. Era un'opportunità, lo sapeva, ma fino a che non era sicuro di ciò che andava a cercare era meglio rimanere lì, a cercare un lavoro sicuro ed un tetto sotto cui stare che non fosse abitato da altri McNeal. La giocatrice di Quidditch, in effetti, gli poteva dire qualcosa di più a riguardo, dato che gli pareva che lei c'era stata per un po' di tempo, quantomeno per giocare. Sapeva che lo sport principale americano era il Quodpot, ma il Quidditch era troppo amato per non giocarlo, anche per quegli strani degli americani.
    "Gli ho solo detto che mi ero licenziato dalla società di mio padre e che avevo voglia di cambiare completamente ambiente, che stavo cercando qui a Londra un impiego serio, un lavoro ministeriale o che so io. Lui mi ha risposto così."
    Era stato criptico. Poteva voler dire mille e più cose il nome della scuola di Ilvermorny, ma Brad non riusciva proprio ad incastrare i tasselli giusti per comporre il puzzle. Forse, non voleva comporlo, perché la risposta lo spaventava terribilmente.
    Fortunatamente, ad interrompere quei pensieri così strani e complicati arrivò il cameriere con la colazione richiesta dal McNeal per la stanza numero sei. Era buffo come, anche quella volta, il destino aveva giocato la sua parte. Brad aveva ordinato tanta di quella roba che poteva essere benissimo divisa per due. Il vassoio conteneva due ciambelle al cioccolato, un caffè, una tazzina piena di cioccolata fumante, un succo di zucca, gli immancabili toast uova e bacon e una manciata di macaron,
    "Ti offro una colazione, un pasto vale un altro, dai."
    Sorrise, controbattendo fiero alla battuta ambigua della Kennegan. Lui era un gran provocatore e se amava qualcosa era proprio l'ironia. Attese che James infilasse il borsone nella sua camera e poi, gentilmente, le aprì la porta lasciandole tutto il tempo di cui necessitava. Il letto nella numero sei era matrimoniale e, fortunatamente, già riordinato. La scrivania era piena di fogli, di lettere e di annunci di giornale ed, ora, anche il vassoio era riposto sul tavolo ligneo. Le tende erano spalancate, permettendo così la vista sull'esterno. I fiocchi di neve erano diventati più grossi e stava cominciando a nevicare proprio come ci si aspetta durante le vacanze natalizie.
    "Nessuno può dire di no alle ciambelle. Nemmeno una celebrità come te, Kennegan. La mia è stata una vittoria troppo facile."
    Ammiccò, facendo il simpaticone e facendo poi un gesto con la mano ad indicare il letto così che lei si potesse accomodare lì. Prese la bacchetta e fece levitare il vassoio proprio sul letto, tra lei e lui, per essere più pratici nel prendere tutto ciò che volevano mangiare. Prese un macaron, per iniziare, per permettere alla ragazza di scegliere quello che voleva senza troppe paranoie.
    "Prendi pure tutto quello che vuoi, non fare complimenti."
    Cominciò, per poi tornare a discorsi leggermente più importanti.
    "Ho sempre creduto che diventare insegnante fosse il mio compito, sai? Per questo ho scritto a Vincentius. Ero bravo a scuola, bravissimo a dirla tutta, ma terminati gli studi papà mi ha preso con lui e non so nemmeno io come sono riuscito a staccarmici. So solo che ora non mi parla più e mi sono messo contro tutta la famiglia. Però, con Hogwarts chiusa... Guarda qua."
    Si alzò dal letto, per andare a prendere un giornale che aveva sulla scrivania. Tornò immediatamente da James, con la pagina giusta in mano.
    "È a Diagon Alley. Pensavo di contattare l'agenzia immobiliare, così da farmi fare un preventivo. Potrebbe essere comodo stare lì: hai tutto ciò che ti serve sotto il naso e sei più tranquillo che qui al Paiolo Magico. E se dovessi lavorare al Ministero, beh non sarebbe nemmeno troppo male."
    Sorrise, mostrando orgoglioso l'appartamento che aveva adocchiato in quei giorni proprio passando per la via più famosa di Londra.
    "Tu, invece? Pensi che ti sistemerai qui? Hai qualche squadra che ti cerca o tornerai in America?"
    La domanda era a doppio senso. Da una parte, Brad era seriamente curioso di sapere cos'avesse fatto James una volta a Londra. Dall'altra, però, voleva sapere il più possibile dell'America e della cultura americana. Aveva così tanto da scoprire. Prese una delle due ciambelle e la mangiò, senza troppi complimenti, osservando dritto negli occhi della Kennegan.

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