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    Diagon Alley era rimasta immutata nel tempo. James Kennegan aveva trascorso ogni giorno della sua adolescenza nella cittadina magica per via del suo lavoro come aiutante al Ghirigoro, poi con l’arrivo delle prime proposte delle squadre di Quidditch aveva iniziato a girare mezza Gran Bretagna e non aveva più messo piede a Diagon Alley o a Hogesmade. C’era troppa gente che poteva riconoscerla e lei era sempre sul campo di gioco ad allenarsi ache quando non c’erano allenamento perché voleva sempre essere la migliore in campo. Era maniacale nella ricerca della sua perfezione, nella sua smisurata ambizione di essere sempre la migliore e la più vincente. James Kennegan era un mostro a caccia di fama, di bolidi con cui abbattere i suoi avversari, di squadra con la quale vincere il prossimo campionato. Proprio come il suo Patronus, un lupo cecoslovacco, il suo animo era selvaggio e inquieto: aveva girato a lungo ma non aveva mai trovato un vero posto nel quale fermarsi. Era stato un bolide a fermarla forzatamente spezzandole le ossa e la bacchetta. Per le ossa ci avrebbero pensato i Medimag del San Mungo più avanti, ma per ora si sarebbe occupata della sua anima magica. Il corpo era solo uno strumento, un po’ come la sua mazza da battitore, mentre la magia era ciò che la definiva come strega. Doveva recuperare un catalizzatore magico per iniziare a guarire la sua anima ferita. Diagon Alley non era affatto cambiata in tutti quegli anni lontano. Le sue gambe sgambettavano lungo il selciato come mosse da una memoria antica, guidate da una mappa da tempo inserita nella sua mente e da troppo non usata. Il cuore mancò un battito nel passare davanti alle vetrine impolverate del Ghirigoro, apparentemente in uno stato in disuso che non rendeva giustizia alla libreria dove era stata impiegata. Passò oltre facendo ben attenzione a mantenere sigillati nel vaso di Pandora i ricordi sulla sua adolescenza, troppo doloroso da affrontare sul viale della cittadina magica. Si avvolse ancora di più nel mantello di smeraldo, nascondendo una ciocca dorata che era sfuggita alla morsa del cappello di lana bianca: di tratti che contraddistinguevano James soltanto le iridi di smeraldo erano visibili. Non voleva essere riconosciuta come James Kennegan, non voleva che si sapesse che era lì. Scorse le vetrine del Madama McClan’s e della gelateria, ma faceva troppo freddo per fermarsi a mangiare un gelato, e così era proseguita dritta verso Ollivander. Entrò, facendo risuonare il campanello sopra la porta, e si avvicinò al bancone, assicurandosi di essere la sola cliente del locale. << Buongiorno, sono qui per comprare un nuovo catalizzatore.>>
     
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    hedel anakin crawford

    Quando aveva preso in carico la gestione di Ollivander non si sarebbe mai immaginata di avere a che fare con problematiche che riguardavano la muffa. Muffa. Odiosa sostanza verde che aveva iniziato a crescere silenziosa sotto le bacchette magiche. Se ne era accorta quel giorno quando estraendo una bacchetta di faggio e crine di unicorno da uno scaffale piuttosto in basso aveva trovato la fuliggine verdognola a ricoprirne parzialmente l’impugnatura e la fodera interna della custodia. Il cliente, un brufoloso studente di 11 anni, quasi non se ne era reso conto da tanto era eccitato per quella sua prima bacchetta. Ma era un problema, un problema serio. La muffa poteva intaccare la qualità del legno e conseguentemente delle bacchette. Non poteva permetterlo.

    Ah, e così quel vecchio impostore di Ollivander si è dimenticato, così, casualmente, di menzionare il problema muffa. Ho sempre detto che questo posto ci sarebbe cascato sulla testa prima o poi. E io mi leverò di qui prima che possa accadere.

    L’idea di inginocchiarsi e svuotare il primo ripiano dello scaffale alle sue spalle l’aveva sfiorata per un solo istante poi si era ripresa. Hedel Anakin Crawford non si inchina dinnanzi a niente e nessuno, sopratutto non si sporca le ginocchia di polvere. Tra un cliente e l’altro, in quel periodo la richiesta di catalizzatori aveva raggiunto un picco importante, aveva fatto in modo di convocare nella bottega delle bacchette un paio di elfi domestici che facessero il lavoro sporco. Jynx e Yxnj, questi i loro nomi impronunciabili, non erano entusiasti di essere stati prelevati dal Maniero dei Crawford, ma alla Serpeverde la questione non interessava affatto.

    Schiavismo. Decisamente troppo poco valutato per il suo reale potenziale. Mi ero domandata perché questo si limitasse solo a queste brutte creature. Insomma avrei preferito aver intorno un bel maschio, inferiore, magari da schiavizzare anche sess...

    Le bacchette, insieme con le loro custodie, erano state spostate dalla loro usale ubicazione e riposte con cura nel retro del negozio, quello che chiamava Laboratorio delle Bacchette, dove ogni custodia era stata aperta, controllata e in caso di presenza di muffa ripulita. Intanto il secondo elfo si occupava della pulizia e della rimozione della muffa dallo scaffale. Hedel si domandò da quanto tempo erano collocate in quella stessa posizione tutte quelle bacchette quando il campanello sopra la porta attirò la sua attenzione, distogliendo lo sguardo dal lavoro dei suoi schiavi. « Benvenuta da Ollivander! Io sono Hedel, la Negoziante. Ti chiedo scusa per il disordine odierno...» aveva capito che se voleva gestire un negozio che portasse notevoli profitti e che fosse remunerativo doveva mostrarsi gentile e cordiale, indossando una maschera che nascondesse il suo lato caratteriale che gli altri avrebbero definito come stronza, e così un sorriso invitante era affiorato sul suo viso. « Gliene faccio subito provare uno allora» rispose alle richieste della strega che si era presentata al bancone. Era un momento di tranquillità e per fortuna servire un cliente senza una coda di impazienti avventori rendeva più rilassato scegliere una bacchetta con cura. Dopo aver fatto scorrere lo sguardo sulla pila di bacchette alle sue spalle senza trovare nulla di soddisfacente e dopo che anche quelle sotto il bancone non avevano dato i risultati sperati la Crawford si scusò e si dileguò nel Laboratorio delle bacchette. Era lì appena creata, nella sua nera bellezza: una delle ultime creazioni della negoziante in persona. La afferrò con estrema calma e poi cercò la confezione più adatta nella quale riporla. Scelse un astuccio in pelle di drago, nero delle Ebridi, con interno rivestito di velluto viola. Ripose al suo interno la bacchetta appena creata e incise con lo stampo incandescente il simbolo di Ollivander e vi appose la medaglietta che indicava la costituzione della bacchetta magica. Tornò dalla sua cliente « Spero di non averla fatta aspettare troppo. Questa bacchetta è di mia creazione, una Crawford originale. Ebano, Crine di Thestral, 13 pollici, Solida. +20INT. Il costo è di 30 Galeoni. Ma prima deve provarla» spiegò alla sua cliente aprendo con una certa solennità l’astuccio ed estraendo il catalizzatore nel quale scorreva nero potere, una bacchetta forte e ambiziosa, porgendogliela perché la provasse.

    p4Tw05F Benvenuta da Ollivander!
    Puoi anche non rispondere a questa discussione, la bacchetta che sarà registrata avrà le caratteristiche appena elencate.
    Se però non è di tuo gusto puoi provarla e decretare il suo fallimento, te ne fornirò un'altra.
    Hai a disposizioni tre tentativi per trovare la tua bacchetta, la terza -che ti piaccia o no- sarà quella definitiva.

    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
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1 replies since 28/12/2019, 16:12   79 views
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