[ESPERIENZA 9] - Escape from Last Year

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  1. James Kennegan
     
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    James Kennegan


    Annuì con quella che alla Kennegan sembrava essere un espressione sofisticata ed intelligente - ma la sua esperienza in questa materia era molto ridotta e decisamente poco attendibile - alle parole di Brad McNeal circa la quantità troppo eccessiva di persone presenti alla festa. Si domandò se fosse davvero così esclusivo trovarsi a quel party, visto che probabilmente avrebbe potuto contare in poche decine le persone non presenti a quella festa. Lo sguardo dell’irlandese tuttavia lasciò ogni aspetto di ricercatezza alla successiva domanda del Corvonero, scomponendosi in un’espressione perplessa e preoccupata. << Sono appena arrivata... perché? Sono in ritardo? Oddio questa cosa del fuso orario mi sconvolge un po’... è già una fortuna che sia riuscita ad uscire dalla stanza del Paiolo prima dello scoccare della mezzanotte.>> la conversazione era frizzante e piacevole, ma la Serpeverde era convinta che sarebbe stata ancora più carica di bollicine con l’aggiunta di bollicine. Sorrise con dolcezza alla proposta di Brad ad accompagnarla, probabilmente era consapevole del suo pessimo senso dell’orientamento e delle alte probabilità che la ragazza non sarebbe stata in grado di tornare al posto di partenza. Fortunatamente le persone erano piuttosto in movimento quella sera e non dovette ricorrere a sgomitate da Battitore per farsi largo fino alla fontana di champagne. Assuefatta dalle bollicine che le frizzavano sul palato, forse la combinazione tra queste e gli antidolorifici non era proprio consigliata dal parere medico, non si rese conto di quanto avveniva sulla scalinata e alle particelle d’oro che si alzavano da questa. Soltanto al terzo sorso, appena sopra al bordo di cristallo del suo bicchiere, intercettò lo sguardo assorto del McNeal. Era uno sguardo che ogni Capitano che si rispetti sapeva riconoscere negli occhi dei suoi giocatori, in particolare di un Cercatore quando individua un boccino d’oro sul campo. E Brad McNeal ne aveva trovato uno davvero enorme. In tempo zero le iridi di smeraldo seguirono quelle del mago e si focalizzarono sul enorme maschera di metallo apparsa a mezz’aria. <<e io che ho sempre creduto di essere egocentrica...>> commentò a mezza voce, udibile soltanto dai suoi vicini più immediati e da Brad. Danzò con lo sguardo sui dettagli che risaltavano nel oro, il monocolo e soprattuto le cicatrici. James Kennegan istintivamente passò due dita della mano libera nei punti dove aveva le sue, appena sotto la mandibola - era stata scalfita da un ramo in una brutta caduta nella Foresta Proibita- e lungo la coscia della gamba che aveva rotto. Si soffermò lì percependo un brivido al suono della voce mellifua che usciva dalla maschera. Non la riconobbe, ma soprattuto James si rese conto di essere più incantata dalla melodia con cui era decantata ogni frase che non dal suo contenuto in se. Quasi ipnotizzata non si era resa conto di aver un nuovo bicchiere di champagne tra le mani, come tutti quanti i presenti, e di essercelo portato alla bocca dove ne aveva bevuto un generoso sorso in quel Brindisi collettivo. Tutti erano stati ipnotizzati da questa maschera, se per la cadenza della voce o se per qualche fattura era difficile a dirlo, la stessa Kennegan aveva appena un lieve sospetto di aver agito contro la propria volontà. La maschera si dissolse, lasciando di nuovo il posto alla cascata dorata, e l’incanto fu rotto. E nessuno dei presenti parve più commentare questa cosa. La conversazione con Brad, qualcosa sugli auror e la sicurezza della quale però aveva mancato di cogliere il senso generale, fu interrotta bruscamente da un guanto bianco. Un guanto bianco con tanto di mano, braccio e tutto il resto del corpo. Era un cameriere che le porgeva un tovagliolo, uno di quelli usati come sottobicchieri. Stava per farlo cadere in terra quando notò la presenza delle scritte a deturpare la candida stoffa. Lo rilesse due volte, prima con curiosità e poi con uno sguardo fiero e un sorriso vittorioso a increspare le labbra. Si voltò per congedarsi dal Corvonero, ma scoprí di essere sola. Posò le iridi di smeraldo sulla scalinata e poi sulla sinistra di questa, rivolgendo lo sguardo attraverso la folla al punto dove doveva esserci lo Studio 1E. E Lloyd Holman. Sistemò il vestito sui fianchi e si diresse, camminata fiera, fino alla porta che portava la scritta 1E. << Sono James>> si annunciò aprendo la porta. Avrebbe studiato velocemente l’arredamento della stanza per cercare la figura del Capitano dei Pride of Portree e una sedia alla quale accomodarsi. James Kennegan sapeva trattare egregiamente. Sapeva quanto valeva e di valere molto. E prima della fine del campionato avrebbe apposto una fascia di capitano al suo braccio.

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