Sweetie Monkey

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  1. little pickett
     
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    Alchimista
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    Mackenzie F. Reed

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    Prendere la Metropolvere non le era mai piaciuto particolarmente, eppure al momento rimaneva l’unica opzione plausibile per potersi spostare verso le mete a lei predilette; la Smaterializzazione al momento non era neanche lontanamente possibile, dal momento che non ne aveva ancora preso l’attestato – e comunque dubitava che avrebbe potuto compiere dei viaggi oltre oceano.
    In seguito ad una settimana molto pesante, colma di compiti chilometrici e mani da alzare per punti da accaparrarsi in vista della Coppa delle Case, la Reed per quel fine settimana aveva deciso di fare qualcosa di diverso, e tra le varie scelte quella più plausibile pareva essere proprio quella di infilarsi all’interno del camino di Ilvermorny e sbucar fuori da quello sito ai Tre Manici di Scopa, direttamente in quel di Hogsmeade; a detta di Clay, quel genere di viaggi sarebbero stati davvero fighi, mentre Mackenzie lo trovava oltremodo scomodo vista tutta la cenere che avrebbe dovuto togliere dai vestiti.
    Alzò gli occhi al cielo nel sentir parlare alcune compagne di Casa di un certo Ronald per il quale mezza Horned Serpent aveva perso la testa, mentre fissava la propria immagine riflessa allo specchio durante la sistemazione dei capelli: ne valeva veramente la pena agghindarsi per il pomeriggio, se ad aspettarla vi era comunque un volto sporco e le vesti impolverate? Morse il labbro inferiore cercando di farsi venire qualcosa in mente, quando prese a frugare nel primo cassetto del comodino della sua compagna di dormitorio; ne estrasse una spazzola per spolverare i vestiti, quella che tanto spesso aveva visto utilizzare a Marilyn sul suo mantello, e la sistemò nella borsetta di pelle nera. Gliene avrebbe parlato più tardi, era sicura che avrebbe capito e che non vi fossero enormi problemi se l’avesse presa in prestito per qualche ora. Giusto? Prima di chiudere la cerniera avrebbe messo un po’ di rossetto – dai toni bordeaux – e poi riposto nella borsa per potarlo con sé.

    ***


    Aveva raggiunto i Tre Manici di Scopa con molta facilità, infondo non era certo la prima volta che utilizzava la Metropolvere per raggiungere il pub più rinomato del piccolo villaggio di Maghi; prima di prendere posto in un dei tavoli della stanza, Mack si sarebbe diretta al bagno delle donne per darsi una pulita, quindi spazzò via tutta la polvere sita sui vestiti (aveva indossato un paio di pantaloni color glicine a vita alta dentro cui aveva sistemato una camicetta bianca a pois viola) e sul viso, per poi sistemare il rossetto sbavato ai lati della bocca.
    Tornò in sala fresca come una rosa, i capelli mossi a contornare il viso, ma tutto ciò non durò come sperato: infatti, prima che la studentessa potesse accaparrarsi un tavolo libero, avvertì uno strano fruscio vicino l’orecchio sinistro, lo stesso che la obbligò a voltarsi d’istinto. Durò tutto per una frazione di secondo, ma tanto bastò a non poter far nulla per prevenire la situazione: quella che pareva proprio essere una scimmietta le saltò sulla testa (scambiandola per un casco di banane?) scompigliandole i capelli ed obbligandola ad emettere un urlo per lo spavento. Di certo Mack non temeva le scimmie – anzi, non temeva proprio quel genere di creature in generale –, ma piuttosto fu la sorpresa di quel gesto a coglierla completamente alla sprovvista.
    «Non voglio farti nulla! Perché mi attacchi?»
    La ragazza alzò le mani fin sopra la testa cercando di acchiappare l’animale, mentre il suo proprietario si accingeva a richiamarla a sé chiamandola per nome; teneva gli occhi serrati, i muscoli delle spalle rigidi, finché non avvertì più alcun peso sulla testa.
    «Sai che mi saresti stata anche simpatica? Mi spiace, ma hai perso questo privilegio.»
    Guardò accigliata la scimmietta, rifugiatasi fra le braccia del suo padrone che non smetteva di chiederle scusa, da lontano mentre si sistemava i capelli con entrambe le mani e stirava i vestiti sul petto. Gonfiò il petto, poi con lo sguardo cercò un tavolo vuoto per prendere posto.
    Quel pomeriggio si prospettava davvero molto interessante.
    Puoi starmi accanto, se lo vuoi, ma non andare via senza nemmeno salutare.
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    Max Lynch
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    Se la Burrobirra fosse stata alcolica probailmente Max avrebbe dovuto ammettere di avere un problema con l'alcolismo. Fortunatamente per lei rischiava al massimo che le venisse il diabete, o l'appendicite o nel peggiore dei casi la salmonella. Insomma, cose da niente, sopratutto per qualcuno che lavorava al San Mungo. Non aveva grandi competetenze mediche ma poteva senz'altro determinare in quale reparto spedire un paziente piuttosto che un'altro, e se la riabilitazione degli alcolisti anonimi non era un'opzione percorribile, non le restava che il Reparto Malattie Magiche Comuni, al Secondo Piano, nemmeno uno dei più interessanti a dirla tutta.
    Da quando il padre, nonostante il disappunto di sua mamma, aveva firmato l'autorizzazione per trascorrere i weekend ad Hogsmeade non ne aveva saltato uno, prima per curiosità e senso d'avventura, poi perchè aveva capito che non c'era niente di meglio che fare una scorta di caramelle da Mielandia e trascorrere il resto del pomeriggio ai 3 Manici, con una Burrobirra. Non poteva dire di essere una cliente abituale, ma iniziava a riconoscere il personale di sala e una volta o due la cameriera che l'aveva servita le aveva chiesto se desiderasse il solito. Max era estremamente entusiasta di questa abitudine che stava inizando a sviluppare, capendo anche che non avrebbe mai potuto essere una Thunderbird e che se un serialkiller l'avesse pedinata sarebbe stato in grado di scovare le sue abitudini in meno di una settimana.
    Ma a Max non importava ed era felice con la sua Burrobirra tra le mani.
    Anche le inquietanti teste appese all'entrata che la deridevano con continui insulti e parole poco carine avevano iniziato a diventare un rituale importante della sua routine a Hogsmeade. Rimase perplessa quando le testoline non derisero la sua chioma rossa o il suo abbigliamento, ma stavano commentando le gesta di un "idiota con la scimmia". Perplessa dall'esoticità della frase appena sentita, ma anche interdetta perchè era venuto a mancare il suo rituale, entrò nel locale. Lo scenario che si trovò davanti le avrebbe fatto credere di trovarsi in un sogno, se non fosse che era abbastanza certa di essere sveglia. Una scimmia aveva appena importunata una ragazza. Sembrava al'inizio di una barzelletta ma era la verità. Maxine, spirto da crocerossina attivato, si avvicinò alla povera malccapitata ” Ciao, hey, va tutto bene?” la situazione sembra essere calma e "l'idiota della scimmia" era uscito dal locale non appena aveva recuperato la bestia. "In America non avrebbero permesso a una scimmia di entrare in un locale... ti sei fatta male?" domandò osservando attentamente la fronte della ragazzina, che doveva avere più o meno la sua stessa età, alla ricerca di segni evidenti. Tetano, rabbia... erano solo alcune delle malattie che la Wampus riusciva a collegare all'animale appena visto. "Scusa, io sono Max. Max Lynch. Non era mia intenzione importunarti, in effetti ero qui per una Burrobirra, ma lavoro al San Mungo e... " scrollò le spalle perchè dichiarare di essere un medimag, o di essere in grado di curare delle ferite, era irrealistico e non vero "Deformazione professionale." sorrise, sperando che la ragazza con cui stava parlando non prendesse la sua apprensione per una qualche forma di pazzia. Ecco, non importunava la gente a caso per strada, ne tanto meno era una feticista del sangue. Imbarazzata, cercando di mostrarsi indifferente, iniziò a cercare con lo sguardo un tavolo libero, magari defilato, dove riprendere la sua routine.
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    Tassorosso
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    Ci avevo preso gusto ad andare ad Hogsmeade durante il weekend: pensavo fosse un bel diversivo dallo studio e un modo per svagarmi per qualche ora fuori dal castello di ilvermorny. Mi piaceva molto la scuola eh, ma preferivo molto di più passeggiare per i negozi di Diagon Alley o per la pittoresca Hogsmeade.
    Quel sabato avevo convinto Charlotte ad accompagnarmi, lei c'era stata solo per la festa di Halloween e mi sembrava giusto fargliela vedere di giorno, per poter apprezzare lo stile antico del villaggio magico. E tappa obbligata erano certamente i tre manici di scopa. Entrammo nel locale insieme e subito capii che doveva essere successo qualcosa di strano, perché molti presenti avevano uno sguardo sconcertato e altri ancora bisbigliavano convulsamente. Fortunatamente notai un volto amico. Mi voltai verso Charlotte, sorridendo - Andiamo, ti presento una mia amica- era una parolona perché ci eravamo incontrate qualche volta al castello, ci eravamo conosciute quando lei era inciampata addosso a me e ancora al Ghirigoro dove mi aveva venduto i libri per erbologia, ma mi piaceva collocare un nome a quel volto, oltre che degli episodi. Mi avvicinai, sperando che Charlie mi seguisse.
    -Ciao Max! Ma che cosa è successo?- domandai con l'aria del detective investigativo, un po' giornalista un po' impicciona del paese, notando solo successivamente che stava già parlando con una ragazza. Ma io non ero timida e quindi mi presento prontamente. -Scusate, non volevo interrompere. Io sono Eve - mi presento, pronta a dileguarmi e a tornare con Charlotte nel caso si tratti di una conversazione privata e dove non sono gradita.
     
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  4. Carpe Diem~
     
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    Matthew Ryle
    Pukwudgie
    I mostri non dormono sotto al letto. Loro dormono dentro la tua mente


    Sinceramente non aveva idea di come diavolo fossero riusciti a convincerlo a compiere un viaggio del genere. Un viaggio in Metropolvere, in quel di Hogsmeade per di più! Non era propriamente da lui, soprattutto considerato il fatto che solitamente passava i suoi week-end in camera a leggere, o tutt'al più in giardino, ma sempre a leggere.
    Appena era "caduto" nel camino di quel locale si era rialzato rosso in volto, aveva aspettato che i suoi compagni arrivassero dietro di lui e, una volta capito che non sarebbe successo, si era diretto al bagno tentando in ogni modo di togliersi di dosso la fuliggine che lo ricopriva da cima a fondo. Non riusciva a lavarsi al meglio, vi era ancora della fuliggine tra i suoi capelli che fortunatamente, essendo molto scuri, riuscivano a nasconderla un poco. I suoi abiti erano leggermente sporchi e, dato che la divisa era abbastanza logora non potendo sempre permettersene di nuove ogni volta che le usurava. Guardandosi allo specchio sospirò piano. Sono un idiota mugugnò diretto al suo stesso sguardo riflesso nello specchio.
    Era riuscito ad arrivare fin lì, certo, ma i suoi "amici" non gli erano mica andati dietro. Questo significava che gli avevano giocato un gran brutto tiro. Se fosse tornato indietro subito lo avrebbero preso in giro a vita, se invece fosse rimasto in quel posto avrebbe sicuramente passato una giornata al limite della noia più totale. Non aveva neppure un libro con sé, come si sarebbe intrattenuto in quelle ore?!
    Lasciando che la porta dietro di sè sbattesse piano uscì dal bagno e si diresse verso il centro del locale facendo appena in tempo a vedere una ragazza importunata da una scimmia. Guardò stupefatto quella scena con il desiderio di avvicinarsi e provare a prendere in braccio quell'animale. Ovviamente non fece niente di tutto ciò, si limitò ad osservare la scena. Matthew non se ne era reso conto, ma aveva ancora della fuliggine che gli ricopriva la punta del naso e parte della guancia destra, era abbastanza buffo.
    Rendendosi conto che, forse, era rimasto per troppo tempo fermo a contemplare quella ragazza (che alla fine era persino stata raggiunta da altre persone), decise che era meglio sbloccarsi prima di essere additato come un maniaco. Si rimise in moto, un piede dietro l'altro e stava per superare il trio di ragazze quando ecco, il laccio della sua scarpa destra che lo fa irremediabilmente inciampare verso l'ultima arrivata. Matthew chiuse gli occhi sospirando piano. Attenta! avrebbe voluto fosse un grido, ma la sua timidezza aveva ridotto la sua voce a un borbottio. Sicuramente la ragazza non avrebbe sentito, lui le sarebbe franato sopra e tutto il locale avrebbe guardato verso di loro.

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    [spoiler_tag]Mi ha invitato Mack. Se fosse un problema la mia risposta la elimino seduta stante, nessun problema ;;[/spoiler_tag]


    Edited by Carpe Diem~ - 16/1/2020, 17:35
     
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  5. Evee Darcy
     
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    Evelyn Darcy

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    Evelyn Darcy sopportava davvero poche cose al mondo, meno ancora ne tollerava, motivo per cui difficilmente dava retta a qualcuno che non le andasse a genio fin dal primo momento. La sua domestica era, in effetti, una delle poche persone sulla faccia della terra che poteva ritenersi fortunata -o sfortunata, avrebbe detto la ragazza- a rientrare in quella misera e sottopopolata categoria, e la donna ne andava particolarmente fiera. Chissà perché poi, si era spesso domandata la giovane strega. Fin dagli albori della sua infanzia si era vista interpellare dalla gentile signora -che per comodità chiameremo Dorin- con il titolo di Miss Darcy, e questo era rimasto nel corso del tempo, rientrando nei pochi appellativi che Evee poteva sopportare di sentirsi rivolgere. Ma perché tutto questo preambolo? Non ci si aspetta di certo che i suoi compagni la chiamino in tal maniera, ma a questa umile narratrice, innamorata da anni di Mr Darcy, piacerebbe molto definirla in questa maniera.
    Dunque, Miss Darcy quel giorno si stava recando a Hogsmeade senza un motivo ben preciso. Non capitava di rado che la giovane optasse per luoghi tanto distanti, e il motivo era rappresentato dal fatto che amasse usare la Metropolvere. Non che le piacesse doversi poi spolverare gli indumenti e ripulire faccia e capelli -in verità indossava spesso un cappello che le permetteva di non sporcare la chioma brillante- ma rammentava alla perfezione quanto sua madre avesse da ridire sull’utilizzo di quel mezzo, quando invece aveva la possibilità di muoversi in maniera più “pulita e raffinata”.
    Lei, di tutta risposta, usava la Metropolvere.
    Giunta dunque a destinazione, non le restava che recarsi da Mielandia per fare la scorta di dolciumi; anche in America esistevano pasticcerie et simila, ma nessuno poteva battere il sopra citato. Fu però inevitabile cercare di darsi una sistemata e bere qualcosa di fresco: le fiamme non erano mai troppo calde, ma per una come lei che amava il freddo era sempre una buona scusa per prendere qualcosa da bere. Si recò dunque ai Tre Manici di Scopa e, prima di prendere posto, si infilò in bagno. Utilizzò della carta per ripulirsi la faccia, ma quando notò una ragazza con una spazzola, non ci pensò due volte a chiederle di poterla usare.

    Una volta tornata nel locale si indirizzò verso il bancone, ma un urlo la fece inevitabilmente voltare verso la ragazza di poco prima alle prese con una scimmia. Le sopracciglia di Evee simularono un arco perfettamente elegante, ma la sua espressione divertita lasciava intendere quanto poco seria fosse la situazione.
    Vide un’altra ragazza avvicinarsi e dire qualcosa che scatenò in lei una reazione alquanto singolare.
    «Se è per questo dovrebbe essere vietato l’accesso a molti esseri umani. A volte gli animali sanno essere più civili.»
    Rispose con un mezzo sorriso reduce della situazione di prima, nonostante credesse davvero in ciò che aveva appena proferito. Poi, a causa dell’educazione ricevuta che non poteva rinnegare in toto, si rese conto di doversi presentare.
    «Perdonatemi, non volevo intromettermi.»
    O per lo meno di dover chiedere scusa per l’interruzione.
    Un attimo dopo arrivarono altre due ragazze ed Evee avrebbe lentamente colto l’occasione per svanire nell’ombra, ma qualcosa che non poteva supporre neppure nelle sue più rosee fantasie la portò a restare esattamente dov’era: un ragazzo fu lì lì per cadere addosso a una delle presenti, provocando una seconda volta la sorpresa nella bruna.
    «Ma che giornata è mai questa?»
    Forse Miss Darcy avrebbe fatto decisamente meglio a scappare, magari era ancora in tempo.
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    Charlotte Winters

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    Mi sono scritta con Eve per organizarci per andare ad Hogsmeade. Non sono mai stata nella cittadina magica, solo per la festa di Halloween a Mielandia, perchè è il primo anno che mia mamma mi da l'autorizzazione per andare. prima era preoccupata che mi avrebbe distratto dallo studio, ma visto che ho una buona media scolastica in quasi tutte le materie in queste vacanze sono riuscita a convinverla a firmare. E sono molto contenta di questo. Così io e Eve ci siamo organizzate per questo weekend. Mi ha parlato tanto di questa burrobirra leggendaria e voglio proprio provarla.
    per arrivare ad Hogsmeade siamo passate con altri compagni nel caminetto dell'Aula Magna, e siamo arrivate proprio in cima al viale principale. C'è ancora unpo' di neve, l'inverno inglese è più rigido di quello di Ilvermorny, e noi ci muoviamo subito verso i Tre Manici di scopa per entrare al calduccio.
    Delle teste mozzate, inquietanti e brutte, ci mandano insulti da vere maleducate e per tutta risposta mi rivolgo a loro con una linguaccia, evitando di fare il dito medio perché non so come la prenderebbe Eve.
    Entro nel locale, che sembra un antico pub, con molto legno, sia i tavoli che altri arredi sono fatti di questo materiale, ma mi appresto a seguire Eve. Andiamo, ti presento una mia amica mi dice, avviandosi verso due ragazze che sono vicine. La conversazione che segue non è una vera presentazione e resto un po' interdetta. Scusate, non volevo interrompere. Io sono Eve si presenta a sua volta. Ma non erano sue amiche? Mi domando per poi presentarmi subito anche io E io sono Charlotte mi aggancio subito alla presentazione della mia amica. Mi guardo attorno cercando se c'è un tavolo libero.

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    Cheyenne Luna Black
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    Un altro weekend era arrivato nell magica cittadina di Hogsmeade e per i negozianti di tutto il villaggio questo significava un altro, intenso, giorno di lavoro. Grazie agli accordi con Ilvermorny per portare gli studenti dalla scuola di magia americana al villaggio magico tramite sistema di metropovere, la brusca frenata subita dagli affari inseguito alla chiusa di Hogwarts si era convertita in una impennata economica che aveva riversato numerosi profitti nelle casse di tutti. Gli studenti di Hogwarts erano stati costretti a trasferirsi in una nuova scuola, avevano conosciuto nuovi studenti che a loro volta ne avevano portati altri. Le prime settimane aveva rivisto vecchi clienti, studenti di Hogwarts che erano tornati al locale per gustarsi una burrobirra dal sapore di casa, poi avevano cominciato ad arrivare con nuovi amici, e da piccoli gruppetti si era passati a gruppi sempre più consistenti che si muovevano come branchi di pesci per il villaggio e nei locali. Cheyenne Luna Black si era insidiata soltanto di recente come Negoziante del locale, ma aveva visto la trasformazione avvenire sotto ai suoi occhi.
    Dopo aver servito un paio di burrobirre ad una coppietta innamorata era tornata nelle cucine del locale per mettersi a confezionare una crostata di mirtillo, che quel giorno stava andando via non appena ne usciva una nuova. Era impegnata con le mani in pasta, con le maniche del vestito blu arrotolate su fino al gomito per evitare che la farina lo rovinasse, quando Quincey, piuttosto agitato si precipitò dalla porta battente con frasi concitate e incomprensibile. «Scimmia, ragazza, testa» con aria perplessa sollevò lo sguardo dal suo impasto. « Due uova e un po’ di acqua. Non far venire grumi... io vado a decifrare questo tuo criptico rebus » ordinó al elfo domestico perché prendesse il suo posto, dopo essersi pulita le mani dalla farina in eccesso uscì nel locale senza sapere esattamente cosa aspettarsi, ma comprendendo che se Quincey l’aveva interrotta doveva essere per un valido motivo.
    La scena che si offrì davanti agli occhi della strega fu sconcertante. Una scimmia, dopo essere saltata sulla testa di una ragazzina, stava tornando nelle braccia del suo padrone che stava scusandosi per l’accaduto. « Signore. » tuonò la Black con le braccia incrociate sul petto, sapendo che far scatenare una rissa non sarebbe stato affatto saggio, ma le mani le pizzicavano parecchio. « Non sono ammessi animali, soprattuto animali esotici, in questo locale. Serviamo cibo e bevande e non è affatto igienico, oltre più la sua scimmietta non sa comportarsi in pubblico. La prego mi segua al bancone, avrò bisogno delle sue generalità prima di farla uscire dal locale. » spiegò con rigorosa formalità CLB, che non era mai stata una persona così tanto seria da quando era nata, ma vedeva in quel episodio una grave minaccia per i suoi affari. Dopo aver soppesato la faccenda, notando che la studentessa non sembrava riportare ferite evidenti o stato di shock, decide di occuparsi prima del proprietario dell’animale e della segnalazione che avrebbe fatto, non appena finito il turno al Dipartimento del Ministero della Magia di riferimento, anche se ancora non sapeva quale. Trascrisse il nome del uomo, Angus O’Brien, che poi fu scortato fuori ed allontanato con la scimmietta dal locale dei 3 Manici di Scopa. Si avviò poi con passo svelto verso la povera vittima della scimmia, circondata ormai da un capannello di altri studenti di Ilvermorny. «Sono molto dispiaciuta per l’accaduto, purtroppo ci sono certi maleducati in giro...stai bene? Se pensi ti occorrano cure posso provvedere immediatamente, ma mi sembra che nel complesso tu stia abbastanza bene. Per scusarmi del incidente ti offro un buono di 2 Galeoni sulla tua prossima ordinazione. » perché sapeva che questo tipo di incidente poteva avere ripercussioni poco piacevoli anche per i suoi affari, soprattuto se la voce si fosse sparsa e lei non avesse fatto tutto il necessario per scusarsi e far sentire la studentessa a proprio agio.
    « Ragazzi, la vostra amica sta bene, perché non prendete posto? Ecco, questo tavolo ha abbastanza sedie per tutti quanti, così non stiamo in piedi in mezzo al locale e potete ordinare...» indicò loro un tavolo libero perché potessero sedersi e non stare in piedi nel bel mezzo dei tre manici. Quando i ragazzi avessero preso posto, o se semplici curiosi si fossero dileguati, avrebbe portato a ciascuno di loro in menù del locale per permettere loro di ordinare. «Ecco il nostro Menù dove potete trovare i nostri piatti. La Crostata del giorno è ai Mirtilli, vi assicuro che è ottima con la Burrobirra! Mi fate un cenno quando siete pronti a ordinare? Passo comunque tra un paio di minuti per vedere se siete già pronti...» spiegò alla tavolata con un sorriso, sperando che la compagnia e il buon cibo potesse far dimenticare loro dello spiacevole incidente con la scimmia. Con discrezione lasciò il gruppo ben assortito alle loro chiacchiere e ai loro menù, pronta a prendere le ordinazioni quando fossero stati pronti, mentre lei tornava in cucina per assicurarsi che Quincey non avesse fatto venire i grumi al suo impasto.

    off topic: se volete potete già fare le vostre ordinazioni, al prossimo mio post dirò che sono passata a prendervele e ve le porto.

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