I believe I can fl - NO.

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    Ghiaccioli
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    Aveva chiuso il libro su "Allevare Draghi per lavoro o per piacere" con un lieve tonfo.
    La aveva appassionata, come lettura, tanto da aver passato gli ultimi pomeriggi liberi a divorare pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo.
    Poi, quel sabato sera, giunta alle ultime pagine del tomo..con un sospiro dal familiare sapore di quella tristezza e nostalgia che puntualmente la coglievano al termine di ogni singola lettura, aveva accompagnato la copertina rigida nel movimento di chiusura, aveva stretto un po' al petto il volume, ed infine lo aveva riposto ordinatamente nella sua libreria.
    Qualunque fosse il genere o tematica dei libri che si ritrovava tra le mani, per Adeline arrivare a quell'ultima pagina e a quell'ultimo rigo.. era come vivere un piccolo lutto, una separazione da qualcosa di cui – o almeno così le piaceva pensare – aveva sfiorato l'anima, e viceversa aveva sfiorato la sua.
    Quella sera, tra le altre cose, Abe non c'era.
    Lo aveva visto stanco e con la testa vagamente tra le nuvole, troppo pensieroso: così, con un sorriso mite e la proposta di passare la mattina successiva assieme davanti a deliziosi manicaretti per la colazione, la strega gli aveva suggerito di prendersi la serata libera – dovendolo poi di fatto convincere che sarebbe benissimo sopravvissuta per una sera da sola in casa.

    Ora una brezza tiepida entrava lieve dalle finestre aperte, gonfiando le tende bianche in cotone che sciolte incorniciavano i vetri puliti.
    Adeline, fasciata da una vecchia maglietta troppo grande per la sua fisicità minuta e in un paio di semplici pantaloncini da casa, a piedi scalzi se ne stava appoggiata al parapetto della finestra più grande del suo salotto, inspirando a fondo l'aria serale e, ad occhi chiusi, ascoltando il profondo e quieto silenzio che la avvolgeva.
    Le braccia nude si erano andate ad abbassare ancora lungo quel metallo verniciato di nero che di fatto le impediva di cadere. Il freddo percepito per quel piccolo movimento però, le aveva fatto riaprire gli occhi, lasciandoli fissare su di un punto non meglio precisato del marciapiede che, diversi metri più sotto, accoglieva qualche anonimo passante.
    Chissà se fosse caduta da quell'altezza, quanto male avrebbe potuto farsi.
    Una dislocazione di qualche arto, sicuramente, magari qualche frattura. Posto che riuscisse a proteggersi la testa, perchè da un'emorragia non l'avrebbe di certo salvata nessuno.
    Poi ovvio, se avesse avuto con sé la sua bacchetta.. se l'era sempre cavata egregiamente con gli incantesimi non verbali e talvolta anche senza il catalizzatore era riuscita ad imprimere a quella magia che le scorreva nelle vene, forma e direzione volute...... la magia.
    Già.
    Avvolta da quel silenzio assoluto, trasportata da quel filone di pensieri poco lineare ma decisamente tanto randomico, all'improvviso, quel pensiero: era passata a registrarsi al Ministero ormai più di una settimana prima.. e sapeva di essere in grado di farlo.
    Doveva solo abbassare quei muri, quelle difese erette contro quella parte di sé che più le metteva addosso un'enorme tristezza, quella parte di sé – della propria consapevolezza, della propria mente, cuore, anima – che per certi versi un po' la intimoriva persino.
    Doveva solo lasciare che quella lei fluisse libera nel petto, attraversandole il muscolo cardiaco, formando quel vortice, quel principio di buco nero che iniziava così a chiamarla, artigliando voce, pensieri, emozioni, corpo..

    Capì di essersi trasformata quando provò nuovamente quell'aliena sensazione in cui gli arti – che sentiva suoi e non suoi al tempo stesso – si muovevano velocissimi, su e giù, sbattendo frenetici nell'aria, mentre quelli inferiori si ripiegavano sotto la pancia – una pancia piccola e piumata.
    Si muoveva in fretta, ad una velocità a cui non era abituata: complice di certo l'agitazione, era comunque consapevole che un incredibile quantità di fattori influivano sui suoi movimenti e sulle sue dirette conseguenze.
    Era così piccola e leggera, ed il mondo così vasto ed enorme.
    La testolina dagli occhi bicromi si muoveva a scatti, e una delle sensazioni più strane che avesse mai provato – a dispetto persino delle ali, che poteva ancora ancora associare alle sue braccia da umana – era sicuramente quella derivante dal suo becco. Piccolo e appuntito, scuro, Adeline lo aprì e lo richiuse un paio di volte, sentendolo schioccare rigido mentre il cervello cercava di registrare le enormi differenze rispetto ai movimenti morbidi che era solita fare con le labbra.
    Era faticoso, volare: il dispendio di forza e di energia le pareva simile a quello di una comune corsa da umani. Fattibile, certo, ma bisognava allenarsi per sviluppare un buon fiato ed una buona muscolatura – caratteristiche che riflettendo la sua forma umana.. aveva, ma sino ad un certo punto.
    Accidenti, per assurdo non sapeva neanche come muoversi, andare avanti o girare.. non esisteva mica la retromarcia, poi, nei volatili.
    La londinese fece qualche tentativo, parecchio disarticolato in effetti.
    Quantomeno, era riuscita a spostarsi in avanti e ora..
    Panico.
    Era partita da umana appoggiata al parapetto della sua finestra. Con il cielo stellato di fronte e accarezzata dall'aria tiepida ma.. in casa. Con un pavimento sotto i piedi – o zampette dir si voglia, una volta trasformata.
    Ora però.. Adeline neanche riuscì a guardare giù, complice il fatto che piegare solo la testa imitando il movimento del collo umano, da passero non era poi così semplice.
    Semplicemente si ritrovò all'improvviso in una pseudo picchiata/caduta libera: i suoi movimenti erano stati troppo rapidi e lei era così piccola, leggera e talmente tanto disabituata ed estranea a sé e al mondo vissuto da quella prospettiva..
    Il panico le fece impazzire quel muscolo cardiaco tanto piccolo, dentro quel petto piumoso e soffice mentre oramai incapace di recuperare il controllo della situazione, Adeline chiudeva i piccoli occhi, preparandosi all'impatto con il suolo.
    Inutile pensare alla bacchetta, né alla magia, che per quanto ancora sua, sotto quelle sembianze le sembrava enormemente lontana dall'essere a sua disposizione.
    ..Poi, l'impatto.
    In realtà, fu meno brusco del previsto: scontrò contro qualcuno, la cui giacca attutì la caduta mentre il passerotto si sentiva poi rotolare brevemente lungo una parte della schiena di quello sconosciuto – o era la spalla? - e poi effettivamente cadere a terra, ma con decisamente meno conseguenze lesive rispetto a quel che sarebbe stato dopo un impatto diretto dalla finestra al marciapiede sulla strada.
    Gli occhietti ancora chiusi, la mente della ex Corvonero - i cui neuroni sotto shock erano attraversati da scariche elettriche non da poco tra animagia ancora sconosciuta, paura e brusca caduta – in quel momento riusciva assurdamente ad elaborare un solo pensiero completamente no sense obviously :

    dal cuore Bronzo Blu da sempre.. mai prima di quel momento si era sentita tanto vicina all'animale della sua casata, il corvo. Entrambi volatili.
    Buffo.
    Anche se decisamente l'animale rappresentante l'astuzia e l'ingegno della sua casa, non sarebbe di certo finito in una situazione del genere.
    Meno buffo.
    Ahi.

    Edited by Adeline Walker - 15/5/2020, 23:40
     
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