Lost

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    Ghiaccioli
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    Lasciava scorrere la punta delle dita lungo una vetrina apparentemente interminabile, ad appena quella manciata di millimetri di distanza perchè non si sporcasse il vetro lucido ed impeccabilmente pulito.
    Il negozio all'interno in realtà, non le interessava poi molto: fasciato nei nastri delle sue luci dorate, la musica si diffondeva docilmente tra i clienti, ed il tepore e il profumo lievemente agrumato che fuoriuscivano dalla porta d'ingresso parevano un richiamo incantato per molti.
    Adeline però, aveva i pensieri diretti altrove.
    Avvolta nel suo cappottino grigio scuro e fasciata sotto da un completino elegante tono su tono che le lasciava scoperte le gambe tanto quanto le nascondeva l'animo inquieto, in quel tardo pomeriggio londinese gli occhi verde-azzurri della ragazza sondavano senza un reale obbiettivo il brulicante via vai della strada, le labbra strette in un piccolo cruccio, i capelli sciolti a mulinare nell'aria gelida.
    C'era una coppia poco più avanti di lei, sul marciapiede, che discuteva perchè la donna a quanto pare non arrivava mai puntuale agli appuntamenti. Traballava su quei tacchi troppo alti così come traballava sulle scuse che cercava di accampare: eppure, l'uomo non le lasciava andare la mano, anche mentre si sistemava il cappello che per una folata di troppo stava rischiando di perdere, o mentre lei inciampava al termine del marciapiede e nelle sue frasi mal poste.
    C'era poi un gruppetto di adolescenti, dall'altra parte della strada: chi chiacchierava a gran voce, chi prendendo sottobraccio l'amico gli confidava un pensiero, un segreto, magari solamente una battuta.
    Il traffico la distraeva: le macchine di passaggio facevano troppo rumore, gli autobus erano troppo grandi, lo smog troppo fastidioso.
    Vide soltanto una ragazzina, di quel gruppo sul marciapiede opposto, scontrarsi con una piccola insegna a terra di un locale e cercare di rimetterla a posto mentre ridacchiava imbarazzata, ma non udì le risposte ridanciane delle amiche.
    Non che poi le interessassero veramente, ma era semplicemente bello, pacifico, stare a guardarli per quella piccola frazione di tempo, che mai si sarebbe più ripetuta davvero.
    Come l'anziano a spasso con il suo levriero, il lavoratore di fretta che attraversava la strada, la cameriera esausta nel ristorante all'angolo, i taxisti fermi in attesa di una nuova corsa o chissà, di un caffè migliore di quello che stavano versando con sguardo piuttosto disgustato, nel tombino a margine della strada.
    E Adeline?
    Ad Adeline era piaciuta la smagliatura nelle calze della donna sempre in ritardo, rimessa a posto un po' come le era riuscito.
    Le aveva fatto pensare a qualcuno che sì, avrà anche spesso ritardato agli appuntamenti, ma ci teneva ad aggiustare le cose, anche se rotte o rovinate, o quantomeno provava sicuramente a rammendarle.
    Qualcuno che piuttosto che farsi vedere dal proprio amore e dalla vita mal messa e in preda alla confusione, si prendeva il tempo necessario per cercare di presentarsi al meglio e pronta a tutto, anche se in ritardo. Qualcuno capace di prendersi cura di sé, e in grado di difendersi, quando necessario. Anche se in ritardo, sempre.
    Poi, sul marciapiede di fronte, il ragazzino più casinista di tutti era stato il primo ad aiutare l'amica una volta buttata a terra l'insegna. Si era fermato ad aspettarla ed era rimasto indietro con lei, parlottando. L'uomo che con la sua ventiquattrore aveva attraversato la strada di tutta fretta, aveva la cravatta blu allentata, e un paio di bottoni della camicia aperti a dispetto del freddo che indifferente permeava l'aria: forse, considerata anche l'ora, stava tornando a casa il più velocemente possibile. Solo o in compagnia che fosse. Ad Adeline sicuramente, era piaciuto pensarla così.
    Perchè Adeline in effetti era così.
    Si perdeva tra gli sguardi della gente, tra i suoi pensieri, tra dettagli che la facevano sorridere o storcere il naso: si perdeva e le piaceva perdersi.
    Si ritrovò a scrollare lievemente il capo, abbassando per un attimo lo sguardo e fissando un punto non meglio precisato del lascito multicolore di un gelato caduto per terra, a pochi passi da lei.
    Pistacchio e fragola, i suoi gusti preferiti.
    Rialzò così gli occhi bicromi, osservando il semaforo rosso lampeggiante di fronte a lei.. ma quanto aveva camminato?
    Dov'era finita?
    Perchè sì, Adeline si perdeva e le piaceva perdersi.. quando poteva. E ad un certo punto per giunta, doveva pur capire dove si trovava per poter tornare sui suoi passi.
    La strega così si strinse nel suo cappotto, guardandosi attorno con rinnovata attenzione e cercando velocemente un cartello, un qualcosa, mentre per un attimo pensava ad un semplice incantesimo di localizzazione, la bacchetta nascosta al suo fianco sotto i vestiti.. ma troppi babbani le gravitavano attorno e inoltre, per una volta, le sarebbe piaciuto cavarsela “alla vecchia maniera” come avrebbe detto sua zia Ada.
    - Scusi -
    Iniziò quindi con tono gentile, in direzione della prima figura che si trovò accanto l'attimo seguente, il miglior sorriso stampato sulle labbra – Mi scusi, ma credo di essermi persa. Questa è ancora Gloucester Road?-
     
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    Ghiaccioli
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    irvine carrow

    Non gradiva mai dover lasciare la sicurezza che gli davano le famigliari vie di Diagon Alley, o più in generale di un qualunque villaggio magico, per avventurarsi per le strade babbane di Londra. Era ironico per qualcuno che come lui aveva scialacquato il patrimonio di famiglia, trovandosi ora nell’esigenza di dover lavorare per arrivare a fine mese, in giro per il mondo nei suoi viaggi, alla scoperta di nuove culture e usanze, ma restando poi ancorato alla tradizionale mente chiusa di mago che è costretto a vivere nel segreto dello statuto di segretezza. Aveva viaggiato tanto, si era annebbiato la mente con i fumi del narghilè marocchino e delle erbe thailandesi, aveva accarezzato la pelle scura delle donne cilene e aveva viaggiato con un alpaca lungo le montagne del Perù. Aveva visto e fatto molte cose, animo tormentato e senza una meta, ma era tornato con un profondo senso di vuoto e con ancor più incertezze di quando era partito. Soprattuto non era tornato arricchito a livello culturale, ma appuntando bandierine sulla mappa dei paesi visitati ma mai vissuti. Si era fermato a Londra soltanto per via delle ristrettezze economiche, novità assoluta per uno come lui, ma ancora trovava difficile abbandonare i noti vicoli di Diagon Alley. Tanto che, anche se lavorava ormai al Ministero della Magia da qualche mese, non aveva mai messo piede a Londra, passando tramite collegamento di metropovere o con materializzazione.
    Sottobraccio teneva una copia arrotolata dell'ultimo numero de "la gazzetta del profeta". Non lo faceva per comodità di trasporto ma perchè era più facile che così non si sarebbe vista l'immagine in movimento del Ministro della Magia, intento a rivolgere un accorato appello alla comunità al fine di rimanere unita per far fronte alla minaccia di Gellert Grindelwald. Riteneva comunque che il mago fosse semplicemente diventato capro espiatorio di qualunque cosa non andasse bene nel mondo magico, c'erano molte cose che non andavano, molte delle quali imputabili a errori - anche grossolani- del Ministero della Magia. Non era corretto sputare nel piatto dal quale si mangiava, come dipendente del ministero, che fra le altre cose era anche il suo solo sostentamento economico, ma era un uomo pensante e con una propria opinione. Anche se lavorava nell'istituzione ministeriale, non era affatto contento di come si stava gestendo tutta la politica, soprattuto a livello internazionale. Era un gradevole pomeriggio invernale, incredibilmente mite per gli standard conosciuti da Londra, ma tuttavia un vento piuttosto sostenuto sferzava nelle strade, schiaffo del gelido inverno. Si era recato a Diagon Alley per una questione lavorativa, incombenze del Ministero che erano state affidate a lui. Un banale caso di doxy che infestavano una vecchia cantina, mettendo a dura prova la famiglia che vi abitava, due maghi adulti e un bambino, tuttavia nessuno di questi era riuscito a contenere l'infestazione delle fastidiose, ma non letali, creature. Comunque questo lavoro gli aveva occupato giusto un paio di ore di tempo, il tempo di terminare il suo turno. Aveva poi mangiato qualcosa al Paiolo Magico e senza un motivo preciso aveva deciso di non attraversare il muro di mattoni che l'avrebbe ricondotto nel sicuro mondo magico, ma si era mosso per attraversare le porte battenti che davano sulla Londra babbana. Aveva iniziato a passeggiare con aria assorta, si era quasi scordato del quotidiano che stava tenendo sottobraccio, osservando come certe folate di vento arrivassero con più forza, come altre spazzassero l'asfalto portando con se cartacce e immondizia, confermando il suo pensiero su quanto i babbani fossero sporchi e incivili. Aveva svoltato due angoli, prima a destra e poi a sinistra, quando una signorina, dovevano essere quasi coetanei, lo fermò con una richiesta d'aiuto. - Mi dispiace io... - si fermò, perché l'accento inglese lo collocava innegabilmente come cittadino londinese, tuttavia non aveva idea di come fosse fatta la città - Non sono di questa zona della città- cercò di non sembrare un bugiardo, ma non avrebbe saputo nemmeno dire in che via si trovava. - Io arrivo da un locale sulla Charing Cross Road - spiegò restando vago, perchè non era sicuro che potesse dire a una babbana del Paiolo Magico, non aveva idea di come loro vedessero quel locale. -Spero le possa essere utile...- aggiunse, stringendosi nelle spalle e sistemando il giornale che teneva sotto braccio, si intravedeva soltanto la parola "Gazzetta" ma nulla in movimento. Certo, un mago lo avrebbe riconosciuto dal carattere con il quale era stato stampato, ma per una babbana poteva sembrare un giornale come un'altro.
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
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    Ghiaccioli
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    [- Mi dispiace io... Non sono di questa zona della città.-
    - Io arrivo da un locale sulla Charing Cross Road. Spero le possa essere utile... -]


    Sarà stato il caso, il destino, l'effetto farfalla o forse chissà, l'effetto “ho-mangiato-troppa-cheescake-due-anni-fa-a-quel-party-a-tema-cheescake” il motivo alla base del quale tante, taante cose capitavano nella vita di Adeline.
    Tante cose, tante persone, tante cheescake in effetti, capitavano, semplicemente accadevano, si scontravano, incastravano, ruzzolavano, si perdevano e si ritrovavano.
    Adeline spesso prendeva parte attiva a questo dinamico scorrere della vita, sovente divertendosi, a volte disperandosi, mentre altre volte ancora semplicemente preferiva rimanere ai margini di tutto, limitandosi ad osservare.
    Di fatto, quel giorno, quel tardo pomeriggio, la londinese non avrebbe saputo dire cosa l'avesse fatta arrivare sin lì, proprio in quella strada, proprio in quel momento, e cosa avesse fatto arrivare proprio fin lì quell'uomo, proprio in quella stessa strada e in quegli stessi istanti in cui si era persa lei.
    Adeline non avrebbe saputo dire cosa, infine, li avesse fatti scontrare.
    Tanti pensieri, compressi nel minuscolo spazio vitale dato da appena una manciata di attimi.
    -Si figuri- rispose quindi inizialmente la ragazza, percependo le proprie gote colorarsi più che per il freddo pungente, per quel “lei” che, nei suoi confronti, proprio non si sarebbe mai aspettata.
    L'uomo in cui si era imbattuta sembrava avere all'incirca la sua stessa età, per cui inevitabilmente giovane. Il viso aveva dei bei lineamenti armonici, anche se il cipiglio dato dallo sguardo sembrava nascondere, appena sotto la superficie, un mondo di pensieri, emozioni e vissuti completamente a parte.
    Adeline sorrise, stringendosi ancora un po' nel suo cappottino: -Mi sono distratta a quanto pare più di “qualche attimo” e adesso stavo solo cercando un modo di recuperare il senso dell'orientamento. - ridacchiò, rivolgendo lo sguardo ancora alla strada, e constatando che per assurdo mancava seriamente qualsivoglia tipo di indicazione tornò rapidamente a scrutare il suo interlocutore.
    -Charing Cross Road?- esordì quindi contenta di sentire un nome a lei noto – come se fosse stato davvero necessario perchè una come lei prendesse a chiacchierare cercando di conoscere chi aveva davanti - -C'è un bel locale da quelle parti da cui passo spesso ..-
    Interruppe quasi bruscamente la frase, mozzandola appena in tempo: d'altronde mica poteva sapere se il giovane uomo che le si parava di fronte, elegante e cortese o meno, fosse un babbano o un mago.
    -Vento gelido oggi, vero?- cercò quindi di sviare completamente l'attenzione, mentre gli occhi bicromi scivolavano lungo la figura dell'uomo nella loro solita e curiosa ricerca di dettagli:
    sorrise ancora, Adeline, finendo per guardare per un attimo la punta dei suoi stivaletti neri prima di risollevare la testolina dorata, i capelli ancora a mulinare nell'aria, e rivolgersi al riconosciuto mago.
    -Certo, una burrobirra calda aiuterebbe.-
    Rise, scrollando un poco le spalle: dopo Charing Cross Road, il giornale che pochi attimi prima aveva notato sotto il braccio dell'uomo non poteva non essere riconosciuto..la Gazzetta del Profeta d'altronde era un must have quotidiano per la strega, che così non si era trattenuta dal concludere il vano tentativo di sviare la conversazione che dapprima le poteva essere sembrata pericolosa sul frangente “massima segretezza con i babbani”, con una battuta che chiaramente poteva così collocare anche lei, rispetto agli occhi dell'uomo, nel mondo magico che avevano a quanto pare in comune.
    - Non importa per la strada, volevo avventurarmi nel centro città come.. loro - tornò al discorso iniziale serena, accennando un lieve movimento della testa per indicare quei loro da cui erano in quel momento circondati -Ma in effetti nulla mi vieta di utilizzare mezzi più rapidi e semplici, quando lo vorrò - concluse, osservando in quei pochi istanti un bambinetto inciampare e ruzzolare a terra, un po' come qualche sua emozione ogni tanto.
    Buffo.
    -Adeline Walker, ad ogni modo, piacere di conoscerti.-
    Aggiunse infine porgendo la mano allo sconosciuto, lieta di quel incontro-scontro non premeditato.
    Che poi, di fatto, a quel mago l'averla scontrata non fosse piaciuto, quella per lei non era ancora una possibilità vagliata, troppo contenta come suo solito di avere l'occasione di conoscere qualcuno di nuovo, qualcuno, la cui storia era ancora tutta meravigliosamente un mistero.
    Un po' come lei.
    Buffo.
     
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2 replies since 8/2/2020, 12:49   125 views
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