[L1] Hunting

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  1. Alpha Wolf
     
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    ▬THE ALPHA▬

    SDMiGgX

    Davanti a lui la fiala contenente la Pozione Antilupo, quella che avrebbe attenuato gli effetti della luna piena sul suo corpo, lo fissava con sguardo inquisitore. Aveva già superato il punto di non ritorno, quel orario nel quale avrebbe dovuto assumere la sua “medicina” per attenuare gli effetti della trasformazione. Almeno quelli più violenti e imprevedibili. La questione si aggravava se si pensava che Mason Hough era tutto fuorché un pivello alle prime armi. Aveva perso il conto delle volte in cui la luna era stata sua nemica e amante più sincera, di quante il plenilunio lo aveva costretto alla sua forma animale. Non era un novellino alle prime armi, anzi. Lui era l’Alpha, forse uno dei più antichi esistenti suo territorio britannico, molti dei Figli della Luna erano sottomessi a lui. Una maledizione nella maledizione. Doveva essere il capo del branco ma non era capo nemmeno di se stesso. Il Lupo lo era. E quel mese il Lupo aveva deciso di non farsi incatenare. Gli aveva ringhiato contro. Il richiamo della foresta era stato così forte che Mason si era semplicemente arreso. Non si può dominare un istinto primordiale così forte e al tempo stesso affascinante. Aveva già superato il punto di non ritorno e sentiva già la Luna far fremere il sangue nelle sue vene. Non aveva bisogno di cercare l’astro nel cielo notturno per giungere alla conclusione che già si trovava nel suo apice: la trasformazione ebbe inizio.

    ...



    Non si era mai spinto tanto lontano da casa, la concezione di casa era cambiata drasticamente quando era diventato un Lupo. Casa era dove si trovava il suo branco, un branco che però continuava ad aumentare e a disperdersi, allargando la famiglia di lupi. In America essere un licantropo era molto difficile, complicato, esistevano delle leggi molto restrittive e parecchio severe se avessero dovuto catturare un licantropo che mordeva un mago o una strega. Ma era anche questo che rendeva così eccitante trovarsì lì.
    La luna piena splendeva alta in un cielo coperte di nubi, invisibile agli occhi umani eppure lui ne percepiva comunque l'influsso. Aveva corso veloce, per diversi chilometri e si era portato al limitare della foresta. La foresta selvaggia era un nome molto appropriato. Arrestò la sua corsa su un cumulo di foglie, acquattandosi sul terreno. Da quella posizione poteva scorgere il profilo del castello stagliarsi su un mare di nuvole.

    INDICAZIONI.


    Soltanto chi desidera diventare Licantropo può rispondere a questa discussione entro la fine della Luna Piena per ricevere il morso.

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    Edited by Wizarding World Master - 10/2/2020, 09:55
     
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  2. Carpe Diem~
     
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    Matthew Ryle
    Pukwudgie
    I mostri non dormono sotto al letto. Loro dormono dentro la tua mente


    Matthew sapeva che ciò che stava per fare non era ligio alle regole, ma era sempre stato un bravo studente... anzi, un ottimo studente e quella notte non avrebbe cambiato le cose. Scostarsi un poco dalle regole non avrebbe causato nulla di che, magari un piccolo richiamo se lo avessero beccato, ma ne valeva decisamente la pena. Sì, anche se avesse perso dei punti per la sua Casa ne sarebbe valsa la pena.
    Alzandosi dal letto sospirò piano a causa del vento fresco che avvertiva sulla pelle ora che si era tolto le coperte di dosso. Si coprì velocemente con il mantello preparato la sera precedente accanto al letto, si mise le scarpe, e si affrettò ad uscire dal Dormitorio, attento a non svegliare i suoi compagni. Una volta fuori si diresse attraverso i vari corridoi e le varie scale facendo il meno rumore possibile, attento ad ogni angolo. Non incontrò nessuno. Nessun professore che faceva la ronda, o nessuno studente e riuscì, in poco tempo, a raggiungere l'entrata principale.
    Aprendola sorrise trovandosi fuori, l'aria della notte che gli permeava nei polmoni, la luce della luna piena che rischiarava i suoi passi tranquilli.
    Presto l'avrebbe vista con i suoi occhi. Avrebbe visto il fiore di luna sbocciare. Era un fiore particolare e lui si era accorto della sua presenza vicino alla foresta in modo fortuito e puramente casuale. All'inizio non ci aveva fatto molto caso, ma il giorno precedente, trovandosi all'esterno durante un attimo di pausa decisamente lungo, aveva controllato fosse davvero lei, e lo era.
    Quella pianta era anche particolarmente alta perché raggiungeva i 10 metri di altezza (sui 30 a cui poteva arrivare al massimo) e le sue foglie erano lunghe circa 15 centimetri. L'aveva notata vicino ad un albero sul bordo della foresta, albero che stava cercando di raggiungere dopo aver pronunciato un Lumos per vedere meglio dove stava andando. Presto avrebbe potuto ammirare quei fiori che sbocciavano solo di notte. Chissà se saranno bianchi o rosa... se lo chiese a bassa voce, il cuore che batteva dall'emozione.
    Si poteva quasi dire che si emozionava maggiormente con una pianta piuttosto che con un essere umano.

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  3. Alpha Wolf
     
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    ▬THE ALPHA▬

    SDMiGgX

    Si infilò su per le sue narici, che istintivamente si dilatarono un paio di volte, percependo odore di preda. I sensi del Lupo era all'erta, una silenziosa minaccia per tutti gli abitanti di Ilvermorny, che ignari dormivano nei loro letti o tornavano alle proprie sale comuni. Il pungente odore di fiori, quelli che sbocciavano soltanto nelle notti di luna piena, come quella, gli pizzicò la punta del naso umido. Dopo l'olfatto si attivò anche il senso dell'udito, acuito dalle grandi orecchie che si drizzarono sulla sua testa, orientandosi nella direzione. Percepì un rumore in avvicinamento, dei passi appena oltre il limitare della foresta. Si acquattò lungo il terreno, stendendo le zampe anteriori e accovacciandosi sulle posteriori, lasciando il retro-treno leggermene sollevato per aver maggiore possibilità di slancio e di reazione. Una fonte luminosa, più intensa e vicina della splendente luna, acceccò la vista del lupo, rendendolo cieco per qualche istante. L’udito da cane gli permise di percepire un suono, una formula che la parte umana, resa silente nel momento della trasformazione, riconobbe come voce. Razionalmente Mason provò a convincere il Lupo a battere in ritirata ma il controllo che esercitò fu così banale che non bastò a frenare la rabbia scaturita dalla momentanea cecità e farlo balzare in avanti, ringhiando profondamente. Il ringhio basso e sommesso, non udibile all’orecchio dello studente, era diventato più forte, anche come sua personale convinzione, quando l’umano era tornato vicino al limitare della foresta.
    La mente del Lupo ragionava per astratti semplici e basilari: se ringhio e ti allontani, lo fai per via del mio ringhio e questo mi fornisce ulteriori poteri e pretese su di te. E quindi, se allontanarsi da un cane rabbioso non era mai una buona idea perché rafforzava in lui l’idea che il suo comportamento avesse effetto, farlo da un Lupo poteva rivelarsi deleterio. Ma un Lupo non ragiona, agisce. E agì.
    La forza animale reagì nella muscolatura affinata da anni di selezione naturale per rendere il Lupo una macchia di distruzione, una vera arma da guerra che attaccava per uccidere. Il balzo fu silenzioso, ringhio a parte, e permise alla bestia di colpire lateralmente il ragazzo, facendolo scaraventare a terra. Di lato, ma in posizione predominante, il Lupo ringhiava, mostrando i denti, una tagliola fitta che prometteva di infliggere profonde ferite.


    INDICAZIONI.


    Può intervenire a questa discussione soltanto Carpe Diem~ per ricevere il morso.

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  4. Carpe Diem~
     
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    Matthew Ryle Pukwudgie
    I mostri non dormono sotto al letto. Loro dormono dentro la tua mente

    Matthew si era rialzato dall'erba nell'avvertire quel basso ringhio provenire da un punto non precisato all'interno della Foresta. All'inizio non ci aveva fatto molto caso, troppo impegnato ad osservare quel fiore che stava aprendo finalmente i suoi petali dimostrandosi di un intenso color rosa. Fece appena in tempo ad apprezzarne il profumo quando quel ringhio gli penetrò nelle orecchie.
    Mosse piano la bacchetta di fronte a sé cercando di capire che creatura fosse la causa di quel verso. Qualcosa di cui doveva preoccuparsi? Da quanto sapeva non doveva esserci creature pericolose così vicino alla confine tra la Foresta e la Scuola, ma non si sapeva mai sapere.
    Co-cosa c'è là? la sua voce fuoriuscì con un sibilo tremolante a causa della paura ed effettivamente poteva essere stupido porre questa domanda al nulla, per non parlare del fatto che qualunque creatura fosse rimasta là fuori non avrebbe comunque potuto rispondergli in un linguaggio a lui comprensibile. Chiedere quindi cosa fosse era assolutamente inutile.
    Stava già facendo qualche passo all'indietro per arrivare in un punto più sicuro del cortile della Scuola; a quel punto si sarebbe voltato e avrebbe preso a correre come un forsennato per ritornare nel castello, ma purtroppo non fece in tempo.
    Qualcuno, o meglio, qualcosa, lo colpì lateralmente facendolo cadere a terra. Matthew perse la prese sulla bacchetta che finì poco lontano, ma l'incantesimo che aveva castato poco prima gli lasciò quel tanto che bastava di luce, prima di spegnersi, per notare cosa fosse ciò che lo aveva appena colpito.
    Un lupo!
    Matthew prese a sbattere gli occhi più e più volte cercando di ripetersi che era tutto un sogno. In realtà non era riuscito a svegliarsi, non era uscito dalla scuola di notte e non era arrivato fino al limitare della foresta. Non aveva mai visto il fiore sbocciare alla luna piena e un lupo non lo aveva attaccato.
    Chiuse gli occhi contando fino a tre, il respiro del lupo pesante sopra di lui, il suo ringhio che gli stava facendo alzare tutti i peli del suo corpo. E' tutto un sogno, è tutto un sogno. la voce era strozzata e quando riaprì gli occhi si lasciò andare a un urlo non troppo virile. I denti di quel lupo erano così vicini a lui che quasi avrebbe potuto contarli.
    Il corpo tremava dalla paura ed era troppo paralizzato a causa dello shock per riuscire a muoversi, anche solo per provare a liberarsi e scappare.
    Scappare dove, però? La sua bacchetta si era ormai spenta e lui non aveva intenzione di dove fosse finita, anche se non era troppo lontana da loro. La scuola era troppo lontana, per poterla raggiungere avrebbe dovuto correre così veloce da battere un ghepardo.
    Chiuse di nuovo gli occhi, il respiro che diveniva sempre più affrettato, un attacco di panico che stava per piombargli addosso pesante come un macigno. Gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre pregava di non morire proprio quel giorno, lì, in quello spiazzo d'erba.
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  5. Alpha Wolf
     
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    ▬THE ALPHA▬

    SDMiGgX

    L'istinto, quello stesso che gli permetteva di sopravvivere e sfuggire ai cacciatori, era esaltato all'ennesima potenza dalla situazione che si figurava davanti agli occhi d'ambra della famelica creatura. Irritato dalla luce aveva reagito, ma ora che il fastidioso bagliore che lo aveva reso cieco per qualche istante si era spento, la sua visione d'insieme era tornata molto più nitida. Questo non aveva tuttavia permesso alla sua mente, al lato umano di questa, di decidere di scappare. Il ragazzo disteso in terra era debole e facile, mentre le urla e le richieste d'aiuto erano sovrastate dal pulsare deciso del muscolo cardiaco che risiedeva nel petto della vittima. Il ricordo del sangue umano, erano passati alcuni mesi dalla sua ultima vittima umana, era così dolce da spingerlo a saggiarlo ancora una volta. Ancora una volta promettendosi che sarebbe stata l'ultima, ma mentiva persino a se stesso quando il Lupo era in carica. E quella notte la luna piena splendeva ancora più vicina alla Terra, aumentando la sua magnetica influenza.
    Impossibilitato a muoversi o a reagire lo studente non ebbe scampo quando il volto del lupo calò verso la gigulare della sua preda e morse nella zona della clavicola. Il gusto del sangue esplose nella sua bocca, dole e intenso, inebriante. I denti affondarono con forza nella carne, lacerando i muscoli, recidendo vene e facendo schioccare l'osso della clavicola che si ruppe sotto la pressione muscolare esercitata dalle sue fauci. Poi un forte rumore nelle vicinanze mise sull'attenti il Lupo. L'istinto della fuga ebbe la meglio su quello del sangue e anche con la Luna alta in cielo il lato umano riuscì a convincere quello animale ad abbandonare la sua vittima. Ferita e indifesa, ma viva.

    INDICAZIONI.


    Può intervenire a questa discussione soltanto Carpe Diem~: devi svolgere il tuo ultimo post. Ti ricordo che puoi decidere se recarti al San Mungo o farti soccorrere e curare da un'adulto.

    Modererò qualunque intervento di terzi, a meno che tu non lo richieda in OFF nel tuo prossimo messaggio.

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  6. Carpe Diem~
     
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    Matthew Ryle
    Pukwudgie
    I mostri non dormono sotto al letto. Loro dormono dentro la tua mente


    Matthew fece appena in tempo ad aprire di nuovo gli occhi, chiusi nel cercare di scappare, almeno mentalmente, a quello che stava accadendogli, quando vide il lupo scagliare la sua mastodontica faccia contro la sua giugulare.
    Ecco che muoio. fu il suo primo pensiero quando avvertì il dolore lancinante dei denti che andavano a chiudersi sulla sua clavicola spaccandogli l'osso a causa della pressione che stavano esercitando le fauci di quel mostro. Non riuscì neppure ad urlare, il dolore era così intenso che gli stava pervadendo ogni poro del corpo. Prese a tremare come se stesse soffrendo di convulsioni e la ragione abbandonò completamente la sua mente. Ormai l'unica cosa a cui riusciva a pensare Matthew era che la luna, così alta e splendente nel cielo, era davvero bella. Il suo cervello aveva cercato di chiudere il dolore fuori, era troppo elevato e Matthew avrebbe perso conoscenza instantaneamente se così non fosse stato. Invece riuscì a resistere fino a quando il lupo, per chissà quale motivo, lasciò la presa e scappò via, nuovamente all'interno della Foresta, quella stessa Foresta che sarebbe stata la tomba della sua morte.
    Tutto per vedere uno stupido fiore. Almeno lo aveva visto.
    Provò a parlare, anche solo per proferire le sue ultime parole da lasciare ai posteri (anche se non vi era nessuno lì pronto ad appuntarle), ma si rese conto che gli era impossibile. Se ci provava sputava sangue e il sapore ferreo di esso nella sua gola gli stava causando dei conati di vomito non indifferenti.
    Tentò di muovere le mani, tentò di fare forza su di sé per alzarsi e magari riuscire a tornare al castello: lì ci sarebbe stato sicuramente qualcuno in grado di aiutarlo, giusto? Ma gli fu impossibile perché, proprio in quel momento, a causa del dolore sofferto e del sangue che aveva già perso, svenì.
    Il suo corpo si abbandonò sull'erba lievemente umida a causa del freddo della sera, sotto il candore di una luna piena che faceva da testimone a quanto successo e vicino ai fiori che tanto aveva desiderato osservare sbocciare. Sarebbe morto così, abbandonato a se stesso e forse, sarebbe divenuto famoso come lo studente più sfortunato di tutta la scuola. Solo una volta non ligio alle regole e subito punito con la morte.

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    richiedo l'interventodi un adulto, ma non mi è chiaro se devo decidere io chi
     
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    Puoi decidere tu chi, in caso non avessi nessuno interverrà o Lena Lynch o Darren Lynch, docenti di Ilvermorny. La scelta spetta a te
     
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  8. Carpe Diem~
     
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    mi va benissimo qualsiasi docente di Ilvermorny (non avrei nessun altro a cui chiedere) grazie ancora!!
     
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    ▬DARREN LYNCH▬

    SDMiGgX

    Batteva nervosamente il piede sul pavimento, contando in questo modo il minuto di attesa nel punto di osservazione vicino al portone d’ingresso. Gli era toccata la ronda notturna all’esterno del castello, una sorta di gavetta che solitamente spettava ai supplenti o ai nuovi docenti, non a un veterano come lui di Ilvermorny e per di più marito della Preside. Ma era proprio in questa sua carica coniugale che risiedeva la risposta alla domanda che da ormai un ora martellava la mente del Lynch con lo stesso ritmo nervoso del suo piede, fasciato nella calzatura italiana dalla suola ormai logora. Lei lo sa? Lei lo sa. Oscillava dal trasformarsi da domanda a risposta e viceversa, attanagliando il cuore del trasfiguratore con morse di paura e di eccitazione. Sua moglie, la preside di Ilvermorny, lo stava punendo per qualcosa e lui non riusciva a immaginare un misfatto peggiore del suo tradimento con Daphne. Il solo pensiero della donna francese provocò un brontolio al suo stomaco, ma era l’ansia che bruciava di tensione nelle sue membra a non fargli percepire il pungente freddo di quella notte di luna piena. Non si vedeva nemmeno una stella a coronare la volta celeste, mascherate dal bagliore del astro notturno si erano tutte quante dileguate e persino le nuvole che avevano pezzato il cielo con chiariscuri quel giorno si erano aperte per fornire uno spettacolo lunare alla suola di magia e stregoneria di Ilvermorny. Darren Lynch sospirò, ricreando una nuvola di condensa a pochi centimetri dal suo volto e gocce di vapore si cristallizzarono sulla punta degli ispidi peli della sua barba, per poi sciogliersi immediatamente per via del calore della sua pelle, che quasi ardeva per via dello sbalzo termico. Atteso il minuto in postazione si era rimesso a camminare per perlustrare il perimetro. Muovere le gambe in quella notte gelida gli faceva sembrare di dove spostare pesanti macigni, rigide e indolenzite ogni passo sembrava una sofferenza. E mentre la sua mente si lamentava degli acciacchi e dei malanni che fino a qualche anno fa non riscontrava, arrivando inevitabilmente a pensare riguardo alla caducità della vita e a come stesse invecchiando rapidamente, un grido di terrore squarciò il vello nero. Bacchetta alla mano, il docente di Trasfigurazione stava già correndo verso il punto dal quale si erano levate le grida, mentre la sua mente elaborava una strategia e apriva davanti ai suoi occhi per mezzo del ragionamento logico-deduttivo affinato in anni e anni di lavoro al MACUSA tutti i possibili scenari di cosa potesse essere. Non poteva escludere che tra le varie possibilità ci fosse una situazione di pericolo che avrebbe richiesto un duello, così come in cuor suo sperava solo che si trattasse di qualche studente che dopo una qualche birichinata si era spaventato o perso nel ampio territorio del castello. La punta della bacchetta illuminava il terreno ad ogni falcata, le sue gambe sembravano essersi dimenticate dei precedenti pensieri sugli acciacchi da vecchiaia e si muovevano a ritmo serrato, fluide come i pistoni del motore a scoppio. Il tempo di correre era finito perché immaginava di trovarsi abbastanza vicino al origine di quel grido. Si guardò attorno illuminando i tronchi degli alberi che mandarono ombre refrattarie e terrificanti quando colpite dal fascio di luce.

    C’è qualcuno?!

    Urlò mettendo nella domanda quanto più fiato potesse prendere dalla cassa toracica dopo la corsa a perdi fiato lungo il pendio scosceso, tendendo le orecchie alla ricerca di nuovi suoni.

    Sono Darren Lynch, mostrati!

    Sì identificó mentre la luce della sua bacchetta continua ad illuminare la zona che gli stava davanti. Doveva esserci qualcuno in quella zona. Avanzò di qualche passo e il suo stivale andò a battere su qualcosa di duro. Abbassò lo sguardo per superare l’ostacolo quando con terrore e senso di impotenza realizzò che non si trattava di un masso roccioso come aveva precedentemente ipotizzato ma bensì di un piede. Lo sguardo, accompagnato dal movimento del catalizzatore che illuminava la sua figura, risalì lungo il corpo disteso nel erba. Si trattava di un ragazzo di Ilvermorny ed era gravemente ferito.

    Merlino! Ragazzo mi senti?

    Varió al ultimo istante imprecazione solo perché la possibilità di essere udito da un minorenne a bestemmiare non era affatto professionale. Si abbassò, chinandosi sul corpo inerme del povero studente per esaminare al meglio la ferita.

    Chi ti ha fatto questo?

    Era una domanda tuttalpiù riservata per se stesso e per le autorità competenti che non per il ragazzo. Osservava senza toccare perché era consapevole di non essere affatto la persona più indicata per questo tipo di situazioni. Era Lena, sua moglie, la medimaga in famiglia, era lei che si occupava di somministrare sciroppo e pastiglie quando stava male, lui che si sentiva sul letto di morte con qualche linea di febbre. Ma era preparato ad affrontare situazioni di emergenza, il sangue (e lì ce ne era molto) non lo preoccupava, tuttavia vedere un giovane studente messo così male gli causò un groppo alla gola.

    Andrà tutto bene

    Disse con la sua voce da padre, rassicurante e calma, posando la mano su quella del giovane, una zona che non gli sembrava interessata dalle ferite, sforzandosi di compiere una materializzazione congiunta al Mungo.
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