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  1. Madeline Mayson
     
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    Ilvermorny - Thunderbird – Age 17
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    Ancora non si capacitava di come avesse potuto commettere un tale sacrilegio. Madeline non era una ragazza precisa e il suo concetto di ordine si prestava ad una libera interpretazione. Al contrario del fratello, che aveva sempre tutto sotto controllo, lei riteneva l’ordine di una noia mortale.
    Ritrovava sempre gli oggetti, alla fine. Poco importava la loro collocazione, non prestava attenzione a dove li appoggiava. Quella caccia al tesoro, il tempo necessario per ogni ritrovamento, le piaceva. Si annoiava in fretta, ne era consapevole. Durante la propria infanzia era stata additata come incostante più volte di quante ne potesse contare. Non lo faceva apposta, ma era fatta così. La propria attenzione era flebile, effimera e non passava molto tempo prima che un nuovo interesse spodestasse quello precedente.
    Scosse la testa, rendendosi conto di essersi distratta, mentre pensava alla propria distrazione. Era possibile? Quella sera avrebbe scritto ad Evan, chiedendogli un parere su quell’ultimo quesito. Lui era bravo, diligente e studioso e, a differenza della sorella, non perdeva mai niente.
    Si schiarì la gola, resasi conto di avere deragliato, nuovamente, con i propri pensieri. Aveva perso la bacchetta, ancora non se ne capacitava. Dopo ore passate a cercare il catalizzatore senza tregua, Maddie era giunta alla conclusione che non l’avrebbe trovata. La vergogna, causata da quello specifico smarrimento, l’aveva costretta a tacere. Si era organizzata ed aveva raggiunto Diagon Alley, da sola.
    In altre circostanze, avrebbe chiesto a chicchessia di accompagnarla, odiava le missioni solitarie, ma la necessità, di salvaguardare la propria dignità, aveva prevalso sul resto.
    Cosa avrebbero pensato gli altri di lei? La studentessa temeva di diventare lo zimbello di tutti. Il solo pensiero di essere il possibile oggetto di scherno le mise ansia. Tentò di calmarsi, respirando profondamente dal naso, per rilasciare l’aria dalle labbra dischiuse.
    Le manine si chiusero a pugno; un gesto atto a darsi coraggio. Benché preferisse diversamente, la facoltà di scegliere le era preclusa, almeno quella volta. Si fece coraggio e spinse con delicatezza la porta di ingresso.
    L’odore legnoso, che la accolse all’interno di Ollivander, le strappò un minuscolo sorriso. L’aroma, leggermente pungente, le ricordò casa propria. Si mordicchiò il labbro inferiore, per evitare di farsi prendere dalla nostalgia in un momento come quello.
    Madeline attese il proprio turno, battendo impazientemente il piedino sul pavimento ligneo. Come sempre, odiava attendere. Pur rendendosi conto di non poterlo fare, avrebbe voluto passare avanti agli altri clienti e comprare subito quello per cui era venuta. Ora che aveva raggiunto il negozio, sentiva l’impellente necessità di ottenere il suo nuovo catalizzatore.
    Sbuffò piano, senza farsi vedere, quando la strega che la precedette perse un tempo, secondo lei ridicolmente lungo, a cercare i galeoni seppelliti da qualche parte nella borsa.
    ”Buongiorno” trillò, sorridendo cordiale, quando, finalmente, giunse il momento ”sono qui per acquistare una bacchetta. Non è la prima, ho diciassette anni. E’ solo che…” tergiversò, arricchendo il discorso di informazioni inutili, come la propria età. Le piaceva conversare e sebbene non lo notasse, era solita descrivere i fatti utilizzando molte più parole del necessario. Il contrario di Evan, pensò. Lui era molto più introverso e taciturno.
    ”Ecco, sì. L’ho persa!” concluse, pratica ”Potrebbe procurarmene un’altra, per favore?” aggiunse. Nonostante quella smania di volere ottenere a seduta stante quello che desiderava, era stata educata a dovere. Sorrise gentilmente, in attesa di una risposta.
    ”Capita anche ad altri?” Incapace di trattenere la propria loquacità, aveva espresso ad alta voce il quesito che le assillava la mente. Forse, da quando aveva pensato a quella domanda, era passato si e no un minuto, ma, al contrario, Maddie avrebbe potuto giurare che fossero diversi. Il tempo, dopotutto, era relativo e lei, impaziente com’era, lo governava a proprio piacimento.
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